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Autore: LoveShanimal    29/01/2012    1 recensioni
“E.. – lui sorrise, con quel sorriso ingenuo che lo caratterizzava, almeno a quel tempo. L’ingenuità lo abbandonò tempo dopo – mi prometti che non mi lascerai mai? Che staremo insieme per sempre?”
Lei arrossì.
“Te lo prometto, Shannon.”
Ps. Ispirata ad una storia vera :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 1: Birth.
3: Here we are at the start.
 

I due ragazzi passeggiavano per strada ridendo.
Erano due anni che si erano conosciuti, ma solo da qualche mese uscivano insieme. Si era creato questo strano gruppo di non meno di dieci persone nella loro classe, e loro ne facevano parte.
A loro si era aggiunto anche il fratello di Shannon, Jared, che stava simpatico più o meno a tutti, e si era trovato bene con quelle persone perché erano gli unici, di tutti quelli che conosceva, che non lo insultavano per i suoi capelli lunghi, e per il suo carattere introverso.
Era successo molte volte, e altrettante Shannon era intervenuto e aveva ‘parlato’ - o soprattutto picchiato – con quelli che si erano azzardati, prendendo le difese del fratello, e beccandosi anche diverse note disciplinari. Ormai la preside della loro scuola lo conosceva, e lo salutava anche quando si incrociavano nei corridoi.
Uscivano insieme tutti quanti, tutti i giorni, approfittando delle belle giornate che la primavera finalmente offriva loro, e poi qualche volta Shannon e Deborah si ritrovarono anche a stare da soli, come in quel momento.
Nessuno dei due era infastidito quando accadeva, anzi si trovavano bene insieme e c’era un certo feeling tra loro.
 
“Shannon.. ti dovrei dire una cosa.” Disse lei, per niente nervosa, solo leggermente imbarazzata.
“Bene.. in realtà anche io.” Si fermarono, e si ritrovarono l’una di fronte all’altro.
Indugiava, non sapendo da dove iniziare. Poi decise che era inutile, e andò dritto al punto.
“In questi giorni tutti mi stanno chiedendo se io e te siamo fidanzati. Eh, beh..”
Lui inarcò il sopracciglio, e assunse un’espressione a metà tra il sorpreso e l’incredulo.
“E.. mmh..” cercava le parole esatte per continuare il discorso.
“Taglia corto Deb. Tu non hai mai negato, giusto?” concluse lui.
“Ma.. come fai a saperlo?” lei era curiosa.
“Perché è da giorni che chiedono la stessa cosa anche a me, e io rispondo nel medesimo modo.” Sorrise.
“Quindi..”
“Cosa?” lui guardò i suoi occhi, che però erano abbassati a guardare le mattonelle della strada.
“Cosa devo dire la prossima volta che me lo chiedono? Cioè se dobbiamo dire una cosa.. mmh.. almeno mettiamoci d’accordo!” la ragazza corrugò la fronte, cercando un senso nelle parole che aveva appena pronunciato, con la certezza che non esistesse.
Però lui capì al volo, e rispose, dopo essersi grattato la testa, impacciato.
“Potremmo.. beh.. semplicemente dire che siamo fidanzati no? Cioè, per me non c’è nessun problema, figurati.. e poi, comunque, se ci pensi, sai che casino dire a tutti quelli che ce l’hanno chiesto e a cui abbiamo risposto affermativamente che invece non è così? E l’imbarazzo della finta situazione post-fidanzamento? Poi se per te è un proble..”
“Ma sei partito a razzo! Stai facendo tutto tu! – rise – ..per me non c’è nessun problema, non è un fastidio dire che io e te stiamo insieme.”
“Oh. Bene, allora!” gli angoli della bocca si incurvarono, spontaneamente.
 
Anche se era una finzione, lui ne era felice. Ne era felice perché non aveva visto sulla faccia di lei un’espressione inorridita, che invece si aspettava, ne era felice perché lei non aveva rifiutato, perché sperava che, prima o poi, dalla finzione sarebbero passati alla realtà.
 
“Ti va.. di.. mmh.. fare un giro? Cioè, un giro solo io e te? Non credo che gli altri si offenderanno.”
Infatti gli altri non si sarebbero offesi. Anzi, negli ultimi tempi, da quando la loro relazione era diventata, per così dire, ‘ufficiale’, approfittavano di ogni occasione per lasciarli soli. Come la sera precedente, quando tutti stavano nella taverna di Jack, uno del gruppo, e se n’erano andati per una buona mezz’oretta solo per ‘andare a comprare la pizza’, e li avevano lasciati lì, dicendogli “E’ inutile che veniate anche voi!”.
In realtà a tutti sembravano una bella coppia, quindi erano felici che tra loro ci fosse qualcosa, e si divertivano a punzecchiarli con battutine ogni qual volta gli era possibile. Come quando tornarono alla taverna, e prima di entrare urlarono “rimettetevi i vestiti!”.
Per dirla tutta, la situazione era stata davvero ambigua là, seduti sul divanetto, da soli, con la televisione a fare da unico sottofondo e da unica fonte di luce, a causa della lampadina che era stata spenta – da chi poi? – ma non avevano fatto altro che fingere di vedere quel programma stupido di cui non avevano capito nemmeno il nome.
Lui era semplicemente schiavo di quell’atmosfera che si era creata, pensava ai mille risvolti che quella serata poteva prendere, alle mille possibilità che si aprivano davanti a lui, alle mille mosse che avrebbe potuto fare.
Pensava ma non agiva, indugiava e il tempo passava, e quando sentì la porta aprirsi semplicemente sospirò, deluso. ‘Codardo!’ pensò, rivolgendosi a se stesso, amareggiato. Non era la prima volta che era sul punto di fare qualcosa, e poi si tirava indietro.
Lei era semplicemente annoiata, tutte le immagini che si sovrapponevano in tv non l’attiravano minimamente – aveva anche provato a seguirle, ma aveva rinunciato subito – non si era accorta che la situazione era diventata un poco ambigua, anche perché era abituata a stare sola con Shannon, e stare in una taverna o per strada non faceva differenza.
 
“D’accordo, non c’è problema.”
Deborah si alzò, prese l’enorme – o almeno, enorme per una ragazza della sua età – borsa nera e se la mise sulle spalle. Tutti lanciarono alcuni sguardi sospetti nella loro direzione, e tra quelli il più intenso era quello di Jared.
Sapeva che il fratello stava aspettando solo il momento giusto per dichiararsi, anche se la cosa non lo faceva saltare di gioia, e l’unica cosa che riusciva a sperare era che fosse felice, in qualunque caso.
Sapete quelle persone che non piacciono a pelle? Non che abbiano fatto qualcosa di male ma.. quando le vedete, non potete far altro che fare un’espressione tutt’altro che carina e voltare la faccia dall’altra parte, pur di non vederla?
Ecco, questo era più o meno il comportamento di Jared nei confronti di Deborah.
Non la sopportava. Né lei, né il modo in cui Shannon ne era completamente cotto, né il suo carattere così superficiale.
Da parte della ragazza il rancore non era ricambiato, però rabbrividiva vedendo quegli occhi ghiaccio che, di solito, le ragazze amavano, perché nei suoi riguardi celavano disprezzo, e forse, addirittura, odio.
Fecero un tratto di strada in silenzio.
L’aria era diventata improvvisamente pesante, ancora più opprimente di quel caldo che annunciava ormai l’inizio dell’estate.
Shannon era impaziente, nervoso, agitato, per quello che si apprestava a fare.
Deborah era curiosa di sapere cosa lui volesse e per quale motivo fosse così serio.
“Ci sediamo?” chiese lui, mentre attraversavano la villa dove usavano andare tutti insieme – proprio per questo lei non fu sorpresa, o spaventata, o imbarazzata – perché c’erano moltissime panchine, abbastanza per tutto il gruppo, e soprattutto in quel periodo era particolarmente bella, colorata dai colori dei fiori che sbocciavano.
“Va bene..” ma lui si era già seduto, prima che lei potesse dare la sua risposta.
Capì finalmente che c’era qualcosa che non andava, e guardò il ragazzo perplessa.
Dopo qualche minuto, o forse anche di più, di silenzio, lei chiese: “Ma ti senti ma..?”
“Vorresti ancora stare con Greg? Pensi mai a lui? Rimpiangi mai di averlo lasciato?”
Shannon pose quelle tre domande tutte di seguito, senza neanche aspettare che lei finisse la sua di domanda, con sguardo cupo e un’espressione corrucciata.
“Cosa c’entra ora?” disse lei, infastidita.
 
Era abbastanza viziata da odiare quando qualcuno la interrompeva mentre parlava, quando qualcuno si rivolgeva a lei con quel tono, quando qualcuno le faceva domande inappropriate, ma soprattutto quando qualcuno le chiedeva di Greg.
Greg era il tipico ragazzo popolare, che conosceva tutti e che era conosciuto da tutti.
Era la massima ambizione per una ragazza.
E Deborah aveva avuto la fortuna, sfortuna, a suo avviso, di essere abbastanza popolare, e bella, da attirare la sua attenzione.
Si, perché Deborah era davvero una ragazza bellissima.
Aveva gli occhi un po’ schiacciati alle estremità, un naso piccolo, e le labbra piene. Una delle cose più belle, che tra l’altro furono quelle che colpirono anche Shannon, erano le fossette che si creavano ogni qual volta lei rideva, che le davano quell’aspetto angelico che il ragazzo tanto amava.
Aveva lunghi capelli neri, che ricadevano mossi sulle spalle, voluminosi, che lei aveva il vizio di spostare frequentemente con la mano destra.
Infine, cosa che attraeva la maggior parte dei ragazzi che la corteggiavano, era il fisico, che non solo era snello, ma era munito di belle forme, in qualche caso anche troppo belle.
Comunque, Greg come gli altri l’aveva notata, e l’aveva corteggiata.
Fiori, cioccolatini, qualche sorriso, ed era riuscito a strapparle un appuntamento.
Purtroppo, però, alla bellezza esteriore, si contrapponeva una vera e propria bruttezza interiore.
Era così.. arido?
Arido di sentimenti, arido di parole, arido addirittura di argomenti.
Capitava che qualche serata uscivano e, dopo solite domande di routine come “come stai?” o “come va la scuola?”, si ritrovavano in silenzio. Un silenzio differente di quello con Shannon, perché in quel caso le parole erano troppe, erano superflue.
Nel caso di Greg, non erano abbastanza.
La loro storia era miseramente finita, e al contrario di quello che lui diceva in giro, era stata lei a lasciare lui.
Cosa c’entrava Greg con Shannon?
Greg e Shannon, in teoria, dovevano essere migliori amici.
Lui, infatti, si era ritrovato a parlare con Deborah per caso, sostanzialmente, in una serata in cui entrambi dovevano accompagnare due loro amici che si volevano conoscere, ma che alla fine non si erano piaciuti.
Dopo quell’uscita a quattro mal riuscita, Shannon si avvicinò sempre di più alla ragazza, inizialmente perché aveva intenzione di farla tornare insieme al suo migliore amico – più volte nel corso dei mesi in cui furono fidanzati, lui fece battute del tipo “Ma tu staresti meglio con Greg che con me!” – e, successivamente, perché si era innamorato.
 
“C’entra, credimi. Allora?” chiese impaziente.
“Perché devi mettere sempre in mezzo Greg? A me di lui non frega nulla, e mi dispiace che è tuo amico. L’ho lasciato io, quindi non sono né pentita né tantomeno vorrei tornare a stare con lui. Contento? Finito l’interrogatorio?” sbuffò.
Sentire il nome di quel ragazzo, dalla bocca di chiunque, Shannon, le sue amiche, anche da sua cugina, la irritava particolarmente, perché era semplicemente stata una delusione per lei, una semplice perdita di tempo.
Ed era stufa, più che stufa, di sentirsi ripetere sempre il suo nome e di quanto fosse bello.
“Ne sei sicura? Davvero?” la sua espressione era indecifrabile. Si morse il labbro, aspettando una risposta.
“Non so che ti è preso oggi, ma mi sembri un po’ duro di comprendonio. Ho detto di si, si, SI! Ne sono sicura.” Girò la faccia dal lato opposto,  seccata. Un’altra cosa che odiava era quando le persone le facevano ripetere più volte una stessa cosa.
“Mmh.” Riuscì a dire solo Shannon.
Ci fu un attimo, un unico attimo di pausa, prima che lui, con il pollice e l’indice della mano destra, afferrasse il mento di lei e lo facesse girare di nuovo verso se stesso.
La guardò negli occhi, concentrato, cercando chissà cosa nelle sue iridi color cioccolato, che incorniciavano due pupille grandi e nere.
Un attimo ancora, prima che protendesse verso di lei, e portasse il suo viso ad un centimetro dal proprio, i loro respiri che si intrecciavano. Ancora un attimo, l’ultimo, prima che posasse le sue labbra carnose su quelle di lei, altrettanto carnose e altrettanto morbide.
Fu un bacio dolce, lento, casto.
Le loro lingue non si muovevano, erano a riposo, e per quella volta non si svegliarono.
Semplicemente le loro labbra si adattarono a vicenda alla forma delle altre, semplicemente si scaldarono a vicenda, semplicemente combaciarono per una manciata di secondi che sembrarono un’eternità.
Quando si staccarono, lei aveva un’espressione sorpresa, la bocca semiaperta e gli occhi sbarrati.
Lui la guardò soddisfatto, fece un mezzo sorrisetto, e poi si alzò, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Andiamo?” ancora, senza aspettare una risposta della ragazza, Shannon si girò e si allontanò senza fretta.
Lei prese la borsa, con movimenti meccanici, e raggiunse il ragazzo, con lo sguardo basso, le guance rosse, e le mani giunte. C’era molta distanza tra loro, che nessuno dei due sembrava voler colmare.
Tornarono dal resto del gruppo accompagnati da un silenzio imbarazzante, e quando gli altri li videro si lanciarono strane occhiatine. Jared aveva capito tutto, e non sapeva se esserne felice.
“Andiamo a prenderci un gelato?” disse Jack, cercando di allentare la tensione.
“Si” “Perché no?!” “E’ perfetto per questo caldo!” “Speriamo che ci sia la nocciola, l’altra volta era finita!”
Un vociare confuso si alzò nel gruppo, e mentre tutti si incamminavano verso la gelateria, Shannon raccontava tutto a Jared, al contrario di Deborah che continuava a guardare verso il basso, non ascoltando nemmeno una parola di quello che le amiche dicevano, in silenzio.
 
Quel semplice bacio fu l’inizio di tutto.
  
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