[Hermione]
Lo sento. Maledetto smettila.
Smettila subito di battere
così veloce. Lo sento, quel rossore che mi ha completamente
invaso. Quelle
parole, sincere, dolci. Ogni dubbio ed ogni paura che lui potesse
allontanarsi
da me, è svanito. Come se qualcuno ci avesse passato la
spugna, lavando via
ogni incertezza. Ogni dolore. Tornare ad essere per lui, quello che
sono stata
per tanti anni. Io e solo io. Nessuna ragazza ha mai vantato un
rapporto così
con lui. Persino Ginny spesso e volentieri, ci rimaneva male nel vedere
questa
intesa così forte, unita, unica. Mi distacco da quella
porta, attraverso la stanza
– occupata solo da me e da Ginny, dato che Calì
Patil ha trovato un valido
lavoro nel negozio di George e Lavanda … beh, sapete tutti
cosa è successo a
lei - e lentamente mi adagio sul letto. Ho voglia di pensare. Di fare
chiarezza
in me. Facciamo il punto della situazione. Harry mi ha appena detto che
Ginny
si stava divertendo con un altro. Mi ha detto che questo non lo faceva
soffrire. Mi ha detto che avrebbe parlato con lei. e ci sono tante
altre cose
che non mi ha detto, semplicemente perché sapeva che bastava
guardarmi negli
occhi per capire che cosa mi stesse comunicando. Ho letto il senso di
colpa che
gli aleggiava dentro. Che lo attanagliava. E immagino anche il
perché. Il suo
animo da grifondoro non poteva sopportare che qualcuno potesse venire
ferito
per un suo errore. No. Non lo accettava. Sento il cuore chiuso in una
morsa. È combattuto
tra due sentimenti vivi e contrastanti al tempo stesso. Il rammarico e
.. la
gioia. Ginny è la mia migliore amica. Mi è sempre
stata vicino ed ero felice
quando lei e Harry si sono avvicinati così tanto.
Però … ci deve essere una
motivazione che ha spinto la ragazza a comportarsi così.
deve esserci. E perché
sento una parte di me che continua a fare i salti di gioia per questa
situazione?
«Hermione!»
Una voce acuta mi strappa via
dal mio mondo di pensieri. E senza
aspettare che i miei occhi si posino su di lei, capisco già
che la rossa si sta
avvicinando al mio letto.
«Ginny! Mi hai
… spaventata» mi sistemo sul letto,
così da
potermi sedere a gambe incrociate e poter guardare negli occhi la mia
migliore
amica. L’odore del senso di colpa che aleggia attorno a lei
è tangibile e così
spesso che si potrebbe quasi tagliare.
« si ho notato. Non
mi hai neanche sentita entrare!» mi
abbozza un sorriso. ma riprende a parlare. « a che
pensavi?»
« alle lezioni di
domani. E al tema per il professor
Lumacorno.» Non ero mai stata brava a mentire. E infatti
sapevo che anche
questa volta non mi era riuscita bene la balla. Ma a quanto pare Ginny
associava
l’agitazione dello spavento ricevuto a quelle parole. o forse aveva
semplicemente voglia di
parlare. « come mai in giro a quest’ora? Lo sai che
è contro il regolamento
Ginny!» eccomi. Secchiona precisina rompipalle al vostro
servizio. Ma lo sapete;
è più forte di me.
« io
…» tace ancora per poco, dopo di che delle lacrime
rigano le sue guance chiare.
« Ginny …
ma cosa?» sono preoccupata e non faccio nulla per
nasconderlo alla mia amica. Mi avvicino sporgendomi col busto e
avvolgendole le
spalle con il braccio.
« io … io
oggi ho fatto una cosa gravissima.» si nascose il
volto nelle mani, e per risposta le strinsi con maggiore
intensità le spalle.
volevo farle capire che io c’ero. Che poteva continuare.
Aspettai che si
riprese, in silenzio e senza fiatare. Perché si sa che in
questi casi, le
parole non servono a niente, anzi, spesso e volentieri peggiorano le
situazioni. «Oggi mi sono attardata a tornare al dormitorio
perché ero con
Dean!» trattenni il fiato, sospirando. « Ginny
…» glie lo sussurrai, nella mia
voce non vi era ombra di rammarico o accusa. E forse fu questa che la
convinse
a continuare.
«Lo so! Lo so
Hermione cosa mi stai per dire! Che ho fatto
male, che sono una pessima ragazza, come mi è saltato in
mente» non continuò
più perché le presi la mano e gliela strinsi
forte. Scossi il capo in un
diniego. Come a negare ogni sua parola detta. «No Ginny
… però .. Solo …
Perché?»
solo questo. mi interessa solo questo. così la smetto di
pensare al fatto che
tutte quelle cose non mi passano neanche per la testa, quando
– a dire il vero –
dovrebbero farlo. Lei prende un bel respiro. Guarda fuori dalla
finestra e fa
un sorriso malinconico. « perché volevo sentirmi
amata …» rimango in silenzio. Confusa
visibilmente. Amata? Mi è capitato spesso di assistere a
scene tra i due. Harry
era così dolce e gentile con lei. perché mi stava
dicendo che le mancava
proprio l’amore?« lo so a che stai
pensando» stava continuando a parlare. forse
più a se stessa che a me «come è
possibile? È facile avere queste sensazioni
addosso fidati. lo sentivo quando lo baciavo. Quando mi abbracciava.
Quando nel
suo silenzio non sentivo nulla. Nulla. Non voleva farsi capire. non si
apriva
con me e non mi rendeva partecipe. E dopo la guerra … tutto
era peggiorato. Non
mi guardava più come faceva all’inizio, non mi
dedicava le stesse attenzioni. Ho
provato ad avere pazienza ma … non ce la facevo
più» ed aveva concluso così.
questa era la sua spiegazione. Seguita da un lungo silenzio e lacrime
di
dispiacere. Ma la mia bocca stava per aprirsi. Si muoveva da sola per
infierire. Perché ero avida di sapere. E mi sono odiata per
questo.
« ne sei
pentita?» glie lo chiesi con un soffio di voce.
come se sussurrandolo facesse meno male.
« no ..
»rispose con un altrettanto sussurro. Forse pensava
la stessa cosa. « ed è la cosa peggiore. Io amo da
morire Harry ma … viste le
circostanze lo rifarei ancora e ancora.»
Non aveva senso. Non capivo. Non volevo capire forse. o semplicemente, gioivo nel constatare che tra lui e lei non sarebbe più successo niente. « coraggio. Ora andiamo a letto … » la accompagnai fin sul suo letto e le rimboccai le coperte. Le feci un sorriso sincero e rassicurante a cui lei rispose. E dentro di me mi odiavo terribilmente, soffocavo il seme del dubbio e annegavo le domande in un finto dispiacere che provavo per lei. A chi la volevo dare a bere? ero felice che Harry non fosse innamorato di lei. Ero felice che Ginny non si era pentita. Ero felice che – alla fine – Harry potevo riaverlo per me. Ma l’unica domanda capace di distruggere tutta questa inebriante sensazione era unica e pericolosa al tempo stesso. Perché?
«Caposcuola?»
La professoressa Mc Granitt ci
aveva convocato nel suo
studio meno di dieci minuti fa. A noi. A me e ad Hermione. Ci aveva fatto aspettare
qualche minuto nel
quale i miei sguardi e quelli di Hermione si erano incontrati parecchie
volte,
interrogativi entrambi. Avevo parlato con Ginny. Ovviamente non
c’era nulla da
salvare. Mi dispiace e si, mi sento in colpa. Ma è giusto
così. non voglio
vivere per sempre nella menzogna. O nell’illusione. Stavo meglio con me stesso.
e lei se ne
sarebbe fatta una ragione. le ho detto quanto per me sia importante
averla
vicino. Le voglio bene. tanto. Ho bisogno anche di lei.
«Si esatto signor
Potter. Caposcuola. Questo è il vostro
ultimo anno e non c’è nessun’altro di
cui mi fidi così ciecamente. E poi ho
pensato che vi sarebbe piaciuto vagliare ogni esperienza possibile,
dato che lo
scadere del tempo qui ad Hogwarts sta per esaurirsi» aveva
incrociato le mani
sulla scrivania e ci aveva guardato da oltre i suoi occhiali.
« dunque?
accettate?» sorrisi alle sue parole. dietro la scorza di
donna ligia e severa,
mi aveva dimostrato di tenere agli studenti della scuola. ad ognuno di
loro. Era
sempre stata in prima fila a difendere i diritti di tutti e a sistemare
le cose
che non andavano. Come quando c’era quel rospo pittato di
rosa della
Umbridge. Era forse
la mia professoressa
preferita, dopo Hagrid « ne saremo onorati
professoressa» anche hermione
sorride al settimo cielo. So che per lei è davvero un grande
onore questo. lei
così ligia per le regole e con la voglia e la passione nel
farle rispettare. quando
le ritiene giusto ovvio. Non come al quinto anno.
« Bene signori. In
qualità di caposcuola alloggerete in due
stanze separate ma della stessa ala. Ovviamente potrete tornare nella
vostra
sala comune ogni qualvolta vogliate. Le vostre mansioni le troverete
appese
nella bacheca che troverete nella vostra sala di ritrovo. Per
delucidazioni o
altro, contattatemi pure. » salutammo alzandoci. Fu un
congedo abbastanza
veloce. Se c’era una cosa che non si faceva con la Mc Granitt era proprio perdere tempo.
tornammo alla
scalinata principale, intenti a salire al settimo piano per raggiungere
il
ritratto della signora grassa.
« ho parlato con
Ginny» la buttai sul naturale. ma la stavo
guardando di sott’occhio. « non stiamo
più assieme. Le ho chiesto però di non
chiudere definitivamente. Sai io … le voglio lo stesso
bene» e lei rispose nel
modo migliore che potessi aspettare. Mi sorrise. Un sorrise che fece
fare al
mio cuore un balzo.« Harry è normale.
L’affetto che vi lega ci sarà sempre. Ma se
non è amore allora hai fatto bene. ora puoi smetterla di
provare senso di
colpa. Eri giovane, e la guerra spesso
mette paura e così ci aggrappiamo saldamente alla prima
emozione che proviamo»
spiegò in maniera diligente. e mi scoprì a
chiedermi se tra lei e Ron fosse
così. ma allontanai questo pensiero dalla mente. «
ero … Giovane?» chiesi
facendo il finto offeso. « per chi mi hai preso? Un
vecchio?» la colsi
impreparata. Quell’espressione che fa sempre di smarrimento
quando capisce che
non ha di che rispondere. E questo mi fa sempre ridere. Come adesso.
« dovresti
guardarti Hermione. Eri così buffa. Certo che lasciarti
senza parole non ha
prezzo davvero.» e per gli ultimi due piani mi sono dovuto
sorbire i borbottii
e le ramanzine dalla ragazza. tutte cose che però non sono
riuscite affatto a
togliermi il sorrisetto dalla faccia. Era bello scherzare e ridere con
lei. perché
mi faceva volare ben più in alto dei miei problemi. Era
naturale con lei. E
senza che lo immaginassi, anche qualcun altro stava osservando con
occhi
diversi, quegli scambi di sguardi, quegli scambi di parole,
quell’intesa che c’era
tra di noi. Persino ai suoi occhi eravamo visibili.