CAPITOLO
VII
Era sdraiata sul letto e
guardava il soffitto bianco neve
che sua madre, anni addietro, aveva pitturato con dovizia per rendere
più
ariosa la stanza. Sentì sbatacchiare leggermente la
finestra, la ignorò e la
lasciò spalancata: aveva bisogno di sentire la leggera
brezza fredda che
entrava da essa e che la lasciava sveglia e vigile. Aveva assolutamente
necessità
di analizzare e scomporre la situazione per poi ragionarci su con
calma;
possedeva la tipica mente scientifica e razionale dei calcolatori, il
che –come
Naruto le ripeteva sempre- era qualcosa di assurdo visto il
temperamento
emotivo e impulsivo di entrambi i genitori.
Sentì un lieve bussare alla porta e la voce calda e gentile
di Hinata chiamarla dal corridoio.
“Misaki, è pronto il pranzo. Vieni a
mangiare?”
Si rigirò nel letto, riuscendo solo a ingarbugliarsi nelle
coperte che la stringevano come una mummia millenaria;
mugugnò un “No, grazie”
insofferente prima di ingaggiare una lotta disperata contro le coltri.
“Ok, tesoro. Ma prima o poi dovrai
mangiare…”
Misaki non disse niente e tese l’orecchio per sentire i
passi di Hinata, appesantiti dalla gravidanza, percorrere il corridoio
e
scendere le scale. Una volta che la madre fu al piano di sotto si
rilassò e
tornò ai suoi pensieri.
Cerco di richiamare quella poca empatia che giaceva sopita
in un angolo del suo cervello per provare a immedesimarsi in Sakura.
Non fu
affatto facile cercare di mettersi nei panni di quella dodicenne dai
capelli
rosa e la fronte spaziosa, in primis perché non conosceva
abbastanza sua madre
per comprendere appieno la sua psicologia, ma sopratutto
perché il concetto di
‘innamoramento’ le era del tutto estraneo.
Non le era mai piaciuto nessun ragazzo, certo alcuni li
considerava abbastanza carini, ma nessuno di essi l’aveva mai
incantata. Le
vennero alla mente le sue compagne di classe che alla vista di Hajime
Hatake -capelli
grigio perla e portamento elegante- impazzivano e si prodigavano in
urletti e
complimenti banali mentre sgomitavano per attirare la sua attenzione. Bleah. Il tutto cozzava apertamente
contro la sua dignità personale e la sua intelligenza.
Sperò ardentemente che
Sakura non fosse stata una ragazzina del genere.
Sentì una corrente di aria fredda un po’
più forte e si
strinse istintivamente nelle coperte.
“Non te l’ha mai detto nessuno che si
può morire per assideramento?”
Si girò di scatto, senza considerare lo scarso margine di
movimento che le consentivano le coperte e si ritrovò a
cadere goffamente dal
letto, il lenzuolo stretto intorno al collo. Cerco disperatamente di
aggrapparsi a qualcosa, ma riuscì solo a portare con
sé, nella sua caduta,
anche il cuscino e la federa. Tossendo, cercò di strapparsi
via il lenzuolo
dalla gola.
“Non te l’ha mai detto nessuno che si
può morire per soffocamento?”
Aki la stava guardando, accovacciato sul cornicione della
finestra, con il suo solito sorrisetto a metà tra lo
strafottente e il
terribilmente annoiato.
“Non te l’ha mai detto nessuno che si
può morire per rompimento
di coglioni?”
Misaki era riuscita a liberarsi dalla presa omicida della
stoffa, a guadagnare la posizione eretta e ora guardava trucemente Aki
che, nel
frattempo, era entrato nella stanza e si era stravaccato sul letto
ormai in
condizioni pessime.
“Non dovresti usare queste parole.. non si addicono alla
raffinata nobiltà degli Uchiha..”
osservò il Nara, recuperando il cuscino da
terra e mettendoselo dietro il collo.
“Vuoi per caso morire
seriamente?!”
“No, ma mi annoio.”
Sorvolando sull’affermazione, Misaki si distese accanto a
lui e gli strappò da sotto il capo il suo cuscino.
“Tra l’altro perché non sei entrato in
casa come le persone
normali?”
“Tua madre mi ha detto che non facevi oltrepassare la porta
di camera tua a nessuno e ho pensato, quindi, che se dalla porta non
entrava
nessuno, magari dalla finestra avrei avuto più
fortuna.”
“Intelligente da parte tua.”
“Poi volevo constatare di persona che non stessi preparando
un omicidio di massa o un suicidio solitario”
continuò il biondo, raccattando
anche le coperte dal pavimento e coprendo sia lui che Misaki.
“Che nobiltà d’animo.” lo
sbeffeggiò l’altra, tentando di
accaparrarsi tutto il piumino. “Stavo solo provando a
immedesimarmi in loro.”
“E come è andata?”
“Fino ad ora, male. Non riesco proprio a provare empatia
verso Sakura…”
“Prova a dire ‘mia mamma’..” la
interruppe Aki.
“Mia madre è Hinata.”
“No tua madre è Sakura. Hinata è la tua
mamma adottiva.
Dovrai accettarlo prima o poi.”
Sbuffò.
“Vabbè, tornando al discorso di prima...
perchè non ci sei
riuscita?” la assecondò Aki per evitare una lite.
“Il fatto è che non riesco a capire le ragazze
innamorate…”
“Questo perché sei un’anafettiva del
cavolo.”
“E te sei uno stronzo.”
“Smettila di dire queste parole, Misaki! Lo sai che mi danno
un fastidio tremendo.” si intestardì
l’altro, guardandola con espressione
contrariata.
Altro sbuffo.
“Da una parte però riesco a capire
Sasuke.”
“Mio padre.” la interruppe di nuovo Aki, con uno
sguardo
innocente.
“Va bene.” alzò gli occhi al cielo.
“Riesco a capire mio padre.
Anche io avrei voluto
vendicarmi se fossi stata nei suoi panni.”
“Ammazzando un intero villaggio? Che, per di più,
era
all’oscuro di tutto?!”
“Mmm. In effetti è un po’ esagerata come
cosa..”
“Un tantino direi.”
Misaki si girò dall’altra parte, con il viso
rivolto verso
il muro, e rimase in silenzio. Anche Aki aveva smesso di parlare.
“Dovresti cercare di comprendere di più
Sakura” riprese a
parlare il Nara.
Non ricevette nessuna risposta. Dopo un po’ si
issò sui
gomiti e guardò Misaki: la mora si era addormentata
profondamente. Aki si sdraiò
di nuovo, piano, in modo da non svegliare la ragazza e decise di
concedersi
qualche minuto prima di tornare a casa.
“Naruto! Puoi andare te ad aprire che sto stendendo, per
piacere?”
“Tranquilla, Hinata. Vado io” le urlò di
rimando Sakura.
Si avviò ad aprire la porta e, una volta aperta, si
ritrovò
sull’uscio di casa Shikamaru Nara.
“ Ciao Sakura, sono contento di rivederti!”
“Shikamaru! Anche io sono contenta di
rincontrarti..”
“Come stanno andando le cose?” le
domandò, mentre si
accomodava in casa.
“Per ora è tutto sotto controllo.” gli
rispose lei,
cogliendo il discorso sottointeso nella domanda. “Vedremo nei
prossimo giorni
come si evolverà la situazione. Comunque dimmi pure cosa
volevi.”
“Ah, cercavo Aki. Prima mi ha detto che veniva a trovare
Misaki e non è più tornato a casa.”
“Mi dispiace, Shikamaru. Io non lo vedo da quando
è venuto
alle due di pomeriggio e gli abbiamo detto che Misaki non lasciava
entrare
nessuno nella sua stanza.”
“Non penso si sia arreso così
facilmente.” constatò l’altro.
“Avrà trovato di sicuro un altro modo per andare a
trovare Misaki.”
In quel momento comparvero Naruto e Sasuke, il primo
concentrato in un personalissimo monologo, l’altro perso come
al solito nei
suoi pensieri.
“Ehilà Shikamaru! Come va?”
“Naruto.” lo salutò l’altro
con un cenno alla testa. “Avete
per caso visto Aki?”
“No, mi dispiace.”
“Vuoi che andiamo a vedere se sono in camera?”
Propose
Hinata, appena comparsa dalla lavanderia.
“Se non è un problema.”
Shikamaru e Sakura si alzarono dal divano avviandosi dietro
a Hinata che stava salendo le scale. Solo Naruto e Sasuke erano rimasti
fermi,
in mezzo al soggiorno, in un religioso silenzio.
“Perché mai Aki e Misaki dovrebbero essere in camera insieme?” chiese Naruto.
“Perché sono amici, forse?!” gli
rispose, sarcastica,
Sakura.
“Guarda che se la tocca anche solo con un
dito…” iniziò
Naruto
“..ci vendicheremo.”
completò la frase Sasuke, sempre nel suo timbro vocale
freddo e privo di
apparenti inflessioni.
Tutti si girarono a guardarlo, non tanto per la frase –ormai
prevedibile al limite della banalità-
ma principalmente per il fatto che stesse apertamente difendendo e
dimostrando preoccupazione
per una persona.
“Esatto.” approvò Naruto, dirigendosi
anche lui verso il
gruppetto di amici, seguito da Sasuke.
Una volta arrivati di fronte alla porta della camera di
Misaki, Hinata bussò.
“Misaki, puoi aprire per piacere?”
Nessuna risposta.
“Che dite? Entriamo lo stesso?” domandò
Sakura.
“Rischiamo un kunai in piena fronte.. ma a questo punto
direi che non c’è alternativa”
concordò Naruto.
Hinata, quindi -non dopo aver bussato un’ultima volta-
aprì
la porta e, una volta entrati tutti e cinque, guardarono la scena che
si
presentava ai loro occhi: Misaki, che era ancora profondamente
addormentata,
nel sonno si era girata verso Aki, che nonostante i suoi propositi era
crollato
nel sonno pure lui, e come risultato i due si ritrovavano con i nasi
non più
lontanti di dieci centimetri.
Naruto tossì, contrariato alla vista della sua figlioccia
così vicino a un’esponente di sesso maschile,
mentre Shikamaru si avvicinò al
figlio e lo scosse per risvegliarlo.
Il biondo, dopo un attimo di stordimento, aprì gli occhi e
mise a fuoco il viso di Misaki così vicino al suo; subito si
alzò a sedere.
“Buongiorno Aki.” lo salutò,
sarcasticamente, Shikamaru. “O
forse è meglio dire
‘Buonasera’..”
“Mi sono addormentato.” si giustificò il
biondo una volta
messo a fuoco il gruppetto che lo guardava.
“L’avevamo notato.”
“Dai, tirati su. Tua madre mi ha mandato a cercarti ed
è
arrabbiata con te. Non l’hai avvisata che facevi tardi per
cena e sai quanto le
diano fastidio i ritardatari.”
“Oh no” sospirò Aki, ripensando a tutte
le sfuriate della
madre.
“Oh sì” lo prese in giro Shikamaru.
“Vedi di sbrigarti.”
Nel frattempo Hinata e Sakura si erano avvicinate alla
ragazza.
“Misaki, svegliati, tesoro.”
La mora si strofinò gli occhi e ne aprì uno, con
riluttanza.
Si stupì nel vedere la piccola folla che si era raggruppata
ai piedi del suo
letto.
“Che volete?” domandò, sgarbatamente,
tirandosi le coperte
fin sopra la testa.
“Aki si è addormentato qua.” le
spiegò brevemente Sakura.
Solo allora Misaki notò il ragazzo, ancora seduto al suo
fianco.
“Dio! Devi proprio addormentarti dappertutto?!” gli
domandò
tirandogli un calcetto sulla coscia.
“Sei proprio scorbutica appena sveglia” le rispose
lui,
alzandosi dal letto. “Ci vediamo domani a scuola”
la salutò.
Si avviò verso la porta, sorpassando il padre, Naruto,
Sakura, Hinata e infine Sasuke che gli rivolse un’occhiata
che significava
chiaramente “attento a cosa fai o te
la
vedrai con me.”
“Bene” si ritrovò a pensare
“Ora mi sono attirato pure le
ire dell’Uchiha senior” e, sconsolato, si
avviò a casa dove come
minimo Temari gli avrebbe lanciato un
mestolo per essere arrivato in ritardo.
SPAZIO AUTRICE:
Hem, si, lo so che ho pubblicato
questo capitolo in tremendo e imperdonabile ritardo
ç.ç Ma sono sommersa dagli
impegni e trovare un minuto libero –e con
l’ispirazione dalla mia parte- è
stato arduo. Fatto sta che ora il capitolo
c’è… anche se non mi convince molto.
Vabbè ringrazio come sempre i
recensori fedeli, la mia beta Fede, chi segue e chi legge
silenziosamente... siete
la mia ‘felicità di
scrittrice’ ^^
Bè, detto questo vi lascio
Un beso,
Eikochan. (: