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Autore: Giggle_lazy    31/01/2012    1 recensioni
Adam è un leader.
Con quel suo sguardo fiero e quella sfacciataggine è sempre stato un punto fermo
per chiunque avesse la fortuna di incrociare la sua strada.
E’ perfetto, di una perfezione che stona.
Cameron al contrario fa di tutto per passare inosservato.
Tratti duri e tendenza alla misantropia, questi sono gli aspetti che lo caratterizzano.
E’ imperfetto ed è semplicemente se stesso.
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’erano però un ragazzo ed un uomo alla destra del bancone di legno laccato, li aveva notati perché uno dei due –con una vistosa camicia bianca a righe argentate- era voltato dalla loro parte e fissava intensamente Bree con un sorriso sornione.
Il tale probabilmente superava il metro e 75, aveva capelli corti e biondi abbinati ad un paio di anonimi occhi scuri. Doveva essere un patito di qualche sport perché aveva un corpo allenato con delle spalle larghe e una vita stretta, la camicia e il paio di jeans chiari che aveva lo fasciavano perfettamente. Non aveva un’aria molto sveglia, sembrava pensasse solo ad una cosa mentre guardava la sua amica, così per istinto di protezione si porse un po’ più vicino alla ragazza e le poggiò il braccio sulla spalla attirandola a se, gli arrivava appena al petto. Lei rimase immobile, non amava il contatto fisico e talvolta l’amico se ne dimenticava.
Adam iniziò a valutare anche il ragazzo: ugualmente alto, sembrava avesse anche lui un corpo allenato ma non pompato come il vicino, aveva capelli scuri e corti, occhi smarriti -dal colore indecifrabile a quella distanza- che teneva fissi sul bicchiere di birra che aveva di fronte, aveva dei lineamenti duri ma belli, la mascella quadrata e un accenno di barba sulle guance. Indossava abiti comodi: una maglia a righe sopra dei jeans e delle converse dai colori scuri che si accostavano attentamente al suo aspetto. Lo stava ancora esaminando quando si voltò: aveva uno sguardo vagamente allucinato e profondo, le labbra semi aperte. Delle belle labbra.
Adam sobbalzò quando si rese conto di ciò che stava pensando, tornò con lo sguardo a Bree che aveva ancora il suo braccio attorno alle spalle e lo guardava interrogativamente.
“Allora? Scegliamo il tavolo o stiamo qui tutta la sera ad osservare la bellezza del locale?”
Adam le sorrise divertito, già dimentico di quei due e si spostò con lei attraverso le due sale del locale in cerca dei loro amici.  
Non vedendoli decisero comunque di occupare un tavolo e mentre Bree chiedeva notizie dei compagni col cellulare, Adam ne scelse uno vicino al palco di legno, un grande cartellone recitava la scritta “STASERA I ‘ONE NIGHT’ COVER BAND DEI RADIOHEAD” Quel posto già gli piaceva.

“Hai visto che bella biondina? Mi mangiava con gli occhi!” Gli diede di gomito Ivan facendo scivolare il suo bicchiere lungo il bancone di legno, avanti e indietro. Aveva bevuto un po’ troppo quella sera, era il classico tipo che annegava i dispiaceri nell’alcol e nelle nuove fiamme. Amava Caren ma era spesso incapace di manifestare i suoi sentimenti, fingeva che andasse tutto bene e che non gli dispiacesse averla persa.
“Oh andiamo, non guardarmi così… è lei che mi ha lasciato! Ha detto che non la so amare quindi stasera voglio divertirmi con donne che non mi chiederanno mai nulla più di una scopata! Ormai l’ho dimenticata…” Aggiunse, più che convincere il ragazzo cercava di convincere se stesso ad andare avanti.  Anni prima Ivan l’avrebbe preso a calci se si fosse comportato così quando tutto andava male, forse il segreto della loro amicizia era proprio quello: si bilanciavano alla perfezione, razionalità e istinto.
“Oh, sì amico! Sembra proprio che tu l’abbia completamente dimenticata.” Rispose caustico Cameron mentre fissava la birra mezza piena e ascoltando infastidito i suoi vaneggiamenti. Gli aveva fatto fare una figura di merda con quella coppietta di ragazzi, il ragazzo sembrava pronto a sferrare un pugno al suo amico se necessario e il moro non poteva dargli torto. Iniziò a strofinare sovrappensiero il boccale sporco di schiuma ai lati per poi prenderne un sorso, sperava che l’altro si stancasse presto di quella patetica serata così l’avrebbe potuto riaccompagnare con la macchina, si sarebbe assicurato che fosse lontano dal fare stronzate e poi sarebbe tornato a casa.
Per distrarsi dalle chiacchiere dell’amico iniziò a far vagare lo sguardo per il locale, individuò subito il tavolo –al centro della sala- dove si erano accomodati i due ragazzi che adesso ridevano e chiacchieravano rilassati.
Lei era carina, era abbastanza minuta, probabilmente se l’avesse abbracciata non gli avrebbe raggiunto neanche il petto. Aveva curve dolci e appena accennate, un viso gradevole dai colori chiari ed un sorriso perfetto. Aveva anche un sguardo carico di ironia indice di una profonda intelligenza, sembrava divertirsi col suo ragazzo.
Lui però era decisamente più bello, aveva dei tratti del viso gentili ad eccezione della mascella solida, un sorriso aperto, con il labbro inferiore pieno rispetto a quello superiore e degli occhi felini. Ma la cosa che più lo incuriosiva era il portamento da leone -dritto e composto- che aveva. Si chiese se fosse sbagliato da parte sua esaminare il ragazzo piuttosto che la sua fidanzata ma decise che non valeva la pena preoccuparsene.
In quel momento, quasi avesse letto i suoi pensieri, il ragazzo volse lo sguardo affilato su di lui. Rimase un attimo interdetto e poi mutò la sua espressione in sospettosa curiosità come se non sapesse cosa aspettarsi dal suo sguardo. Così, un po’ per scusarsi della gaffe di essersi fatto beccare a studiarlo e un po’ per sorprenderlo, Cameron curvò leggermente le labbra in una sottospecie di sorriso e si sorprese quando l’altro, dopo un attimo di indugio, inarcò a sua volta le labbra in risposta. Forse pensava che si stesse scusando per l’atteggiamento famelico dell’amico o forse era pazzo, come lo era lui, a sorridere senza motivo ad un estraneo. Il rosso distolse lo sguardo -tornando a parlottare con la ragazza- dopo pochi secondi facendo nascere l’impazienza in Cameron: voleva capire perché gli avesse sorriso e voleva anche sapere come mai -dopo così tanto tempo- pensava che un ragazzo fosse attraente.
Quando il ragazzo si congedò dall’amica, si alzò e si diresse verso la porta esterna del locale con la giacca drappeggiata sul braccio, Cameron non ci pensò su due volte: attese finché vide la porta chiudersi e si drizzò a sua volta per seguirlo.
“Dove vai?” Gli chiese Ivan un po’ stordito.
“A fumare” Rispose velocemente dando un ultimo sorso alla birra per poi poggiarla velocemente sul bancone, prese le bionde dalla tasca e si diresse con ampie falcate verso la porta.


Adam uscì nella fresca sera di Settembre, l’uscio dava su una stradina secondaria stretta e buia ad eccezione di qualche lampione che però non riusciva ad illuminarla abbastanza. Accostò la porta dietro di sé e tirò fuori una Chesterfield dal pacchetto, cercò a lungo l’accendino nelle tasche dei jeans consumati ma quando finalmente lo trovò non riuscì ad accenderla.
“Sto cazzo di accendino…” Brontolò innestandolo ripetutamente, era di pessimo umore perché si era ricordato come mai non fosse più uscito con Jackson: era un ritardatario cronico ed era una cosa terribilmente fastidiosa.
In quel momento Cameron spinse la porta verso l’esterno e quasi si scontrò col ragazzo che stava seguendo, Adam lo osservò per un attimo e poi si mosse un po’ lungo il muro per permettergli di uscire a sua volta, finse di non prestargli attenzione e continuò a trafficare con la sigaretta.
Così il moro estrasse una Luckies e l’accendino per poi godersi la scena comica con un sorrisetto ironico.
“Me lo presti?”Gli chiese alla fine il rosso esasperato gettando l’accendino lontano. Aveva una voce felpata, un tantino alterata ma indubbiamente mascolina che Cameron trovava affascinante.
“Sicuro” rispose lui, ma invece di passargli l’arnese aspettò che si avvicinasse e con la sigaretta già accesa fra le labbra piene e le mani a coppa, gliela accese lui stesso, portandosi ad una vicinanza intima che però non sembrava infastidire l’altro.
“La tua fidanzata non fuma?”Gli domandò subito il moro, in effetti la domanda che avrebbe voluto fargli sarebbe stata un po’ diversa ma non l’avrebbe mai potuta porgere senza risultare un maniaco.
“Sta cercando di smettere” mormorò Adam dopo un attimo, avrebbe voluto chiarire a quel ragazzo dagli occhi cianotici che l’amica che era con lui quella sera non era la sua ragazza ma dopotutto era un estraneo, perché avrebbe dovuto preoccuparsene? Forse perché era un estraneo assolutamente interessante che l’aveva seguito di proposito dopo quel fugace sorriso che si erano scambiati. Adam liberò lo sguardo da quegli occhi penetranti di un blu elettrico e osservò ancora le labbra che vibrarono vagamente, il rosso non seppe riconoscere quel movimento e si chiese perché fosse così difficile leggere ciò che quel ragazzo pensava, perché non fosse come tutti gli altri.
Il moro sperava in una smentita che non arrivò perciò si limitò a scrutare in silenzio i mattoni sbeccati che costituivano l’edificio davanti a loro, a quel punto anche l’altro distolse lo sguardo, spostandolo verso il cielo stellato che gli si specchiava negli occhi azzurro-verdi.

Da quel momento stettero in silenzio così ci misero un po’, una volta tornati all’interno del locale, per comprendere la situazione che gli si poneva davanti e reagire.
Ivan, decisamente alticcio, stava prevedibilmente importunando Bree seduto al loro tavolo, decantava le sue lodi e allungava di tanto in tanto le mani su quelle della ragazza che opportunamente le spostava lontano dalla sua presa, sembrava a metà fra il divertito e l’infastidito così Adam pensò subito di intervenire.
“Hey biondo, la smetti di seccare la mia ragazza? Non le importa niente di quanto i suoi occhi splendano e le sua bocca sia fatta per baciare.” Assicurò il rosso, completamente concentrato su quell’esaltato da dimenticare il ragazzo alla sua destra, che si mordeva le labbra e pensava febbrilmente ad un metodo per evitare la rissa fra il suo migliore amico e quel bel ragazzo.
“Esattamente. E poi non mi dici niente di nuovo!” Fece notare la bionda cercando nel contempo di rassicurare l’amico con un sorriso, non voleva che si mettesse nei guai per lei, quell’uomo le faceva anche un po’ di pena: era evidente che cercasse conforto per qualcosa che gli era capitato, ma alcune cose i ragazzi non erano capaci di comprenderle.
“Sentito? Sparisci amico!” Gli consigliò, il biondo però non sembrava neanche sentirlo, Adam stava per strattonarlo quando finalmente Cameron intervenne fermandolo.
“Ivan, vieni via.” Borbottò combattuto fra la fratellanza che li legava e che in un altro momento lo avrebbe spinto a difenderlo senza pensarci due volte –salvo ammonirlo in un secondo momento- e l’attrazione che provava verso quel ragazzo.
L’amico sgranò lo sguardo e lo fissò per qualche minuto dritto negli occhi.
“Per favore” Aggiunse, sapeva di essere disonesto. Il loro rapporto era fondato sul sostegno reciproco e sulla fiducia, stava trasgredendo ad uno dei loro più importanti principi ma non poteva permettere che litigassero seriamente. Così in silenzio Ivan si alzò, lanciò un ultimo sguardo di sfida ad Adam e si allontanò insieme al fratello senza aggiungere altro.

“Bricconcelli che cosa facevate qui tutti soli soletti?” Si fece notare Jack –seguito da Alexia- aprendosi in un sorriso mentre si dirigevano verso il loro tavolo. Aveva perso tempo per prepararsi e poi per trovare la casa della compagna secchiona, sapeva che l’attendeva un duro rimprovero dall’amico, in questo non era per niente cambiato negli anni.
“Aspettavamo i vostri comodi, idiota!” sbottò Adam seccato al cui tono risposero scoppiando tutti a ridere.
“E Queen?” chiese Bree interessata.
“Aveva da fare, mi sembrava sospetto che una reginetta come lei volesse uscire con noi comuni mortali!” La informò Jack, continuando a ridere a crepapelle.
“Comune mortale a chi? Parla per te” lo contraddisse Adam spostandosi accanto a Bree con un sorrisetto arrogante, così da permettergli di sedersi con loro e finalmente poter ordinare. Non aveva una tale stima di se stesso ma era divertente provocare l’amico.
“*Sono dappertutto: a scuola, al supermercato, in giro per le strade, ci scassano le palle e ci danno il voltastomaco… chi sono? Ovviamente parlo dei pel di carota!” citò Jack guadagnandosi un’occhiata iraconda da parte dell’amico e le risate genuine delle due ragazze, sapeva di essere infantile e si divertiva anche per quello.
In quel momento si diffusero le prime note di “Exit Music”, finalmente la cover band aveva deciso di iniziare a suonare. Quasi un salvagente per quella serata iniziata in modo stravagante, riconobbe le prime parole della canzone e si mise a canticchiarle sottovoce, scovando all’interno di quelle semplici parole molteplici significati nascosti.

Wake…. from your sleep
The drying of your tears…
Today we escape, we escape.

“Arrivederci Bea, Liz e Robert. Ci vediamo domani!” Cameron salutò i suoi colleghi che erano in turno quella sera, prese le leggere giacche e si diresse con Ivan all’esterno del locale.
“Ciao Cam, arrivederci capo!” Risposero in coro prima che la porta si chiudesse alle loro spalle.
Cameron allungò la mano e l’altro gli offrì le chiavi dell’auto, l’accompagnò a casa e lo lasciò sulla soglia della villa. Non avevano parlato durante il tragitto perciò si dissero un semplice ‘notte’ sulla porta prima che Cam si incamminasse verso la moto posteggiata sul vialetto, Ivan era pensieroso sembrava che la sbornia gli fosse passata, era raro che arrivasse a vomitare. Si infilò ancora vestito nel letto, quel letto gelido e impersonale senza il corpo della donna che amava accanto. Gli sfuggirono delle lacrime che sembravano fare a gare per chi fosse la più veloce a sparire ed inzuppare il colletto della camicia, si addormentò vestito e per l’ennesima volta si diede dell’idiota per averla lasciata andare.
Il moro si sentiva in qualche modo un traditore ma non diede a vedere di essere turbato, quando arrivò a casa lo accolse un silenzio tombale, entrò e notò che non vi era più nessuno sul divano così salì al piano superiore e senza accendere la luce si sedette sul suo letto disfatto dalla mattina passandosi le dita fra i capelli. Lentamente si spogliò e si sdraiò sul letto tirando su le lenzuola, chiuse gli occhi spossati e venne risucchiato immediatamente in un sonno profondo.

*Citazione di Eric Cartman, personaggio della serie televisiva South Park.

Spazio autrice!
Ciaaao fanciulle!
Per cominciare milioni di grazie a tutte coloro che hanno messo la storia fra le seguite( 12 oooh **), fra i preferiti, le ricordate ma soprattutto alle 3 persone che hanno recensito... non sapete quanto mi rendete felice <3
Questa volta ci ho messo un pò di più a pubblicare per due ragioni: è un capitolo 'cerniera', necessario ma meno interessante da scrivere di altri e poi perchè sono entrata a far parte di un gruppo (Sono la cantante... non fate quella faccia, sono sconvolta anche io!) perciò ho passato il mio tempo libero ad imparare canzoni x°D
Precisazioni:(lo so che vi ho rotto le palle co ste precisazioni ma ho paura di offendere xD)
Quando scrivo "anonimi occhi scuri" è un modo di dire, ho gli occhi castani anche io quindi non prendetela a male non è che penso siano anonimi, diciamo che i gusti di Adam sono diversi... tipo gli occhi blu di qualcuno *-*
Vi è mai capitato di essere a vostro agio con una persona dal vostro primo incontro? Adam e Cam sono molto spontanei nonostante non si conoscano granchè per questo, è una simpatia a pelle (non pensate maleee) :P
Ivan non può dimostrare chi è per ora, prima o poi lo conoscerete xD 

Ci saranno altri due capitoli così e così(uno è già scritto e solo da revisionare :3) e uno molto carino quindi alla prossima!
Bye bye, Giggle_lazy <3


  
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