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Autore: angelad    31/01/2012    10 recensioni
Kate si risveglia, ma non trova il suo uomo accanto a sè.. lo cerca, ma non lo trova.. dove sarà finito?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
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Aveva lasciato il suo appartamento di buon mattino e si era messa in viaggio nuovamente per la loro casa in montagna. Non era dell’umore adatto per passare il week end in compagnia dei genitori, ma sua madre aveva insistito così tanto che Kate non era riuscita a dirle di no.

Ascoltava distrattamente la radio, mentre il paesaggio fuori dal finestrino cambiava con il passare dei minuti.

Si ritrovò in breve tempo sulla strada di casa notando uno strano andirivieni di automezzi. Di solito era una zona molto tranquilla.

Capì che doveva essere successo qualcosa quando il fischio di una sirena dei vigili del fuoco le arrivò alle orecchie e fu costretta ad accostarsi al ciglio strada per dar loro il passaggio.

Quando arrivò in prossimità della sua casa si rese conto che era proprio quella che stava bruciando.
Parcheggiò la macchina nel primo spazio disponibile e cercò con lo sguardo i suoi cari. Vide suo padre parlare con alcuni uomini del soccorso, gesticolavano animatamente.

Kate corse verso di lui e gli domandò: “Papà, cos’è successo?”.

L’uomo la allontanò dalle altre persone per poter parlare con tranquillità: “Non ne ho idea tesoro, ero andato a fare la spesa e quando sono rientrato la casa stava già bruciando. Tua madre è ancora là dentro”.

Era visibilmente disperato..

“Che cosa?! Cosa stanno aspettando ad entrare in casa?”

Jim scosse la testa: “Dicono che è troppo pericoloso avvicinarsi..”, ma non riuscì a terminare la frase.

Kate rabbrividì: “Non avranno intenzione di non fare niente, vero?”.

L’uomo abbassò lo sguardo.

La donna rimase senza parole e, prima di potersene pentire scavalcò il cordone di sicurezza con un rapido salto e si diresse correndo verso la porta di casa. Udì a malapena suo padre urlare: “No, Katie”, ma non voleva ascoltarlo. Se lei era là dentro, doveva salvarla.

Non l’avrebbe lasciata morire un’altra volta.

Davanti alla porta infuocata ebbe un secondo di esitazione, poi, con tutto il coraggio che poteva possedere, la buttò giù con un calcio ed entrò. La sala e la cucina erano invase dal fumo, non si vedeva nulla.

La chiamò: “Mamma!!!”, ma iniziò a tossire.

La cercò al piano inferiore, ma non la trovò. Raggiunse la scala ed iniziò a salirla mentre il fuoco le avvolgeva. Appena raggiunse il pianerottolo si rese conto che non avrebbero potuto utilizzarle per il ritorno, erano quasi completamente bruciate.  Il panico incominciò ad impossessarsi di lei, se non l’avesse trovata in fretta, sarebbero morte entrambe. Scrutò ogni angolo che le si parava davanti, ma non riusciva a vederla, Johanna sembrava scomparsa.

La stanza dei suoi genitori era deserta, dove poteva essersi cacciata? Da dove stava cercando di scappare?

L’ultima possibilità era la sua vecchia stanza da bambina, quella in cui si rintanavano per giocare insieme, mentre suo padre puliva e curava il giardino. Quando si trovavano in montagna, sua madre aveva occhi solo per lei, il resto del mondo non esisteva.

Con molta difficoltà, schivando le lingue di fuoco che trovava sul suo cammino riuscì a raggiungerla.

La porta era aperta e con suo immenso stupore vide sua madre seduta sul letto che stava guardando un vecchio album di fotografie. Appariva molto tranquilla e rilassata.

Doveva essere in stato di shock, senza alcun dubbio, una persona sana di mente avrebbe cercato di scappare da quell’inferno con tutte le sue forze.

Entrò di corsa, mentre dietro di lei, le fiamme impedivano ogni via d’uscita. Erano in trappola. Kate era visibilmente preoccupata.

“Mamma, ma cosa stai facendo? Alzati, dobbiamo andarcene da qui!”.

Johanna Beckett alzò lentamente lo sguardo e regalò alla figlia uno splendido sorriso: “Finalmente sei arrivata Katie, ti stavo aspettando”.

Kate era incredula: “Mi stavi aspettando? Cosa diavolo stai dicendo mamma? Non ti sei accorta che questa casa sta bruciando? Dobbiamo andarcene via, ora! O moriremo entrambe”.

La madre la guardò con aria rassicurante: “Bambina mia non essere preoccupata, non può accaderci alcun male. Tutto questo non è reale..”

Kate la interruppe: “Mamma per favore...”.

Johanna si alzò in piedi e si avvicinò alle fiamme che lambivano il muro. Guardò la figlia e con un rapido gesto allungò la mano verso di esse, mentre Kate, pensando che la donna fosse totalmente impazzita, urlò: “No!!”.

La voce le morì in gola, quando si rese conto che la mano di Johanna non stava subendo alcun danno. Le fiamme toccavano le sue dita e si ripiegavano su se stesse, come se stessero giocando. Non la stavano bruciando, non la stavano toccando veramente, sembrava una danza.

“Com’è possibile?” sussurrò la giovane donna.

“Katie rifletti, questa non può essere la realtà, la tua vera vita. Io non potrei farne parte, sono morta tanti anni fa tesoro. E tu lo sai, te lo ricordi benissimo. Hai sofferto troppo per essertene dimenticata, anche se ti trovi qui”.

“Dove siamo allora? Cosa mi è accaduto mamma?”.

“Questo posto non ha un nome preciso, i medici lo chiamano coma, ma per ognuno che si è trovato nelle tue stesse condizioni è diverso, per ognuno è un viaggio differente.

Questo “male” sta giocando con le tue fragilità, facendo leva sul tuo desiderio maggiore, sul quale hai basato tutta la tua vita: rivedermi, sperare che un giorno io potessi tornare da te. Ti sta trattenendo qui contro la tua volontà, impedendoti di fare ciò che senti nel cuore, tornare da lui, tornare da Rick.
Non devi permettergli di vincere”.

La giovane donna era confusa: “Non riesco a capire..”.

“Ti è stata fatta vedere come sarebbe potuta essere al tua vita se io quel giorno non fossi andata in quel vicolo per le mie ricerche, se quel maledetto killer non mi avesse strappata da te. Sono sicura che ti sarai chiesta milioni di volte se la tua esistenza sarebbe stata migliore se le cose fossero andate diversamente.

Bene, guardati intorno. Sei stata felice da quando ti trovi qui? No tesoro  per niente. Non hai amici veri con cui confidare i tuoi problemi, ma soprattutto qui lui non c’è. Il tuo cuore non può amare veramente, perché la tua anima gemella non ha mai incrociato la tua strada, né mai lo farà.

Per quanto dolorosa sia stata la mia morte ha contribuito a costruire il tuo futuro. Se io sono dovuta morire per far in modo che tu conoscessi il vero amore, sono felice d’averlo fatto. Sei la cosa più importante della mia vita Katie, lo sei sempre stata, e lo sarai per sempre. Farò qualunque cosa per aiutarti a tornare indietro, per vedere di nuovo il tuo splendido sorriso.

 Ti starai chiedendo il perché di questo incendio, perché siamo proprio dentro di esso in questo momento.  

E’ alimentato da una fiamma particolare: il fuoco della vita.

Esso ci pone davanti a molti pericoli, se non si sta attenti si rischia di bruciarsi e di soffrire, ma se si sa godere della vivacità e del calore che esso emana, i nostri giorni saranno meravigliosi. Devi sapere che ciò che la mantiene viva e rigogliosa è un unico elemento: l’amore.

Questa fiamma Katie è quella della tua vita, tenuta accesa dalla tua grandissima forza di volontà e dal sentimento così profondo di Richard. Inconsciamente, continuando a restarti al tuo fianco e donandoti incessantemente il suo cuore, non le ha permesso di spegnersi, ti ha salvato, ti sta dando la possibilità di tornare indietro. Ora tocca a te trovare la forza di farlo”.

Le prese il braccio e alzandolo le mostrò il ciondolo che pendeva dal suo bracciale: “La via per ritornare alla realtà è questa, te l’ha suggerita lui attraverso il suo ultimo dono. Conosci la leggenda dell’araba fenice? La fenice quando sente arrivare la fine o si trova a stretto contatto con essa si prepara un nido nel quale prende fuoco spontaneamente e torna alla vita dalle sue ceneri, uguale a prima, ma, nello stesso tempo, completamente diversa.

Lascia che il calore e l’amore che hai dentro di te ti avvolgano tesoro mio, non contrastarli più. Lasciati bruciare da esse. Continua ad essere la persona splendida che sei, ma abbandona qui tutte le paure e i dolori che affliggono la tua anima. Ti meriti molto di più di ciò che hai ottenuto finora.

 Di raggiungere finalmente la serenità.

Lanciati verso la vita e risvegliati. Non puoi restare qui ancora per molto o sarà troppo tardi”. 

Kate aveva ascoltato ogni singola parola con stupore sempre crescente. Stentava a credere a quella storia, ma capì che sua madre non le stava mentendo. Anzi le aveva dato i mezzi necessari per poter uscire da quella terribile situazione.

Era ancora immersa nei suoi pensieri quando si sentì tirare i pantaloni all’altezza delle ginocchio.

Abbassò lo sguardo e vide la bambina conosciuta al parco qualche tempo prima che le stava sorridendo.

“Tu cosa ci fai qui! È pericoloso!” sentenziò la donna.

 “Sono venuta a prenderti” rispose la piccolina visibilmente felice.

Non portava i codini in quell’occasione, i capelli le scendevano lunghi sotto le spalle e quando ne scostò una ciocca dietro l’orecchio mentre parlava, Kate restò paralizzata. Quel gesto le aprì improvvisamente gli occhi.  

Solo in quell’istante si rese conto quanto quella piccola creatura le assomigliasse, sembrava il suo ritratto da piccola.

Si accucciò accanto a lei per poterla vedere meglio in faccia e, con voce tremante, le chiese: “So che me lo avevi già detto, ma mi ripeteresti il tuo nome?”

La bambina sorrise: “Mi chiamo Johanna, ma tutti mi chiamate Joy”.

Kate chiuse gli occhi per un secondo e quando li riaprì le lacrime avevano già incominciato a rigarle il volto. Istintivamente una mano si mosse verso la sua pancia e vi si posò sopra.

Tutto le era finalmente chiaro.

“Finalmente hai capito mamma, ci hai messo un po’!!- la bimba rideva felice- te lo sei ricordato! Evviva!!”.

Mamma…

L’aveva proprio chiamata mamma.

Non aveva mai provato un’emozione così intensa.

Sì, ora ricordava tutto.. le nausee improvvise, la sensazione inspiegabile di quando aveva capito di essere incinta, anche prima di fare il test, l’immensa gioia che aveva provato quando su di esso era apparsa la famose lineetta blu.. e la sorpresa preparata per Rick in fretta e furia.

Allungò le braccia verso Joy e, raggiuntala, la attirò contro il suo petto stringendola in un abbraccio struggente, mentre la piccola appoggiò la testolina sulla sua spalla. La tenne stretta a sé per un tempo che le sembrò infinito, mentre piangeva come una bambina. Quando la allontanò le diede un caloroso bacio sulla guancia. Continuava ad ammirarla ed ad accarezzarla, non riuscendo ancora a credere che fosse possibile: “Quanto sei bella tesoro mio, come ho fatto a non rendermi conto di niente mentre giocavamo insieme in quel parco?”.

Joy inclinò la testa ed alzò le spalle: “Eri confusa, però mi aspettavo che quando ho detto che la Cia piace tanto al mio papà, un dubbio ti sarebbe venuto! Invece eri troppo immersa nel tuo limbo...”

“Già papà e la Cia..- e scoppiò a ridere anche lei- oddio hai i suoi occhi.. hai i suoi magnifici occhi azzurri..”

“Si, lo so.. sono belli vero? Papà sarà contento di avermeli imprestati?” chiese la bambina inarcando le sopracciglia,

 Kate era esterrefatta da quanto Joy assomigliasse fisicamente a lei, e caratterialmente a Rick. Aveva la stessa battuta pronta ad ogni occasione e la sua proverbiale loquacità.

La voce di sua madre ruppe l’incantesimo: “Katie è tempo di andare”. Era un sussurro dolcissimo.

“Beh sì, nonna ha ragione io dovrei nascere ed avrei anche una certa fretta!” continuò Joy.

Kate si alzò e raggiunse sua madre. Erano a pochissimi centimetri l’una dall’altra, i loro corpi potevano toccarsi.

 “Quindi sto per perderti di nuovo” disse Kate. Aveva gli nuovamente gli occhi pieni di lacrime.

Johanna la accarezzò: “Tu non mi perderai mai amore mio. Io sarò sempre accanto a te, tutti i giorni della tua vita. Nei momenti belli sarò lì a gioire con te, in quelli difficili asciugherò le tue lacrime. E, se la mia malinconia e la mia mancanza dovessero assalirti, chiudi gli occhi e guarda nel tuo cuore, mi troverai lì. Io ci sarò.

 Voglio che tu capisca una cosa, che ti sia chiara per sempre: non mi hai mai deluso, mai. Quando ti ho lasciata eri un bocciolo che doveva sbocciare, ora sei uno splendido fiore, figlia mia. Ti sei presa cura di tuo padre, hai preso il mio posto anche quando non dovevi e lo hai salvato.

Sei diventata una donna meravigliosa della quale io sono orgogliosa e fiera. Non devi mai averne il minimo dubbio, sei esattamente come avrei voluto che diventassi.

Devi solo farmi una promessa, una soltanto. Non lasciare mai più che le ricerche del mio omicida ti rovinino la vita. Avrò giustizia, quel giorno arriverà, ma tu non devi più affannarti a far in modo che accada.

Devi vivere serena. Io sono il tuo passato, ed esso non può farti del male, guarda come sarà splendido e roseo il tuo futuro- ed indicò la nipote- vivi bambina mia e goditi ogni attimo, sii felice. Fallo per me”.

Fu il turno di Kate ad essere stretta in un abbraccio rassicurante nel quale la giovane donna riuscì a sentire tutto l’amore che la madre provava per lei. Prima di lasciarla Johanna le asciugò l’ultima lacrima che aveva sul viso e la baciò: “Ora va, risvegliati, è venuto il momento”.

Kate annuì, non riusciva a parlare per le emozioni che le stavano sussultando nell’anima. Prese sua figlia in braccio e guardò in direzione del fuoco.

Dopo aver preso un lungo respiro, vi voltò per l’ultima volta verso sua madre.

“Un giorno ci rivedremo, vero?”

“Assolutamente sì, quando sarà il momento”.

“Ti voglio tanto bene mamma. Grazie di tutto! Grazie per avermi salvata”.

“Ti voglio bene anch’io tesoro mio”.

Kate dovette raccogliere tutte la sua forza di volontà per girarsi e darle le spalle, ma sapeva cosa era giusto fare, cosa il suo cuore le stava dicendo.

Appoggiò la testolina di Joy contro il suo seno e, circondandole le spalle con un braccio per proteggerla, si lanciò verso le fiamme.
 

Angolo mio

Ho aggiornato presto, lo so, ma non ho resistito!

Ecco svelato il misterioso compito di Johanna, far capire alla figlia di vivere davvero, di lasciarsi guidare dai suoi sentimenti. Le dona tutto il suo cuore, le dice tutto quello che non è riuscita a dirle in vita, ciò di cui Kate ha bisogno per andare avanti.

Joy, invece, rappresenta il futuro a cui Kate deve aggrapparsi. Joy è il diminutivo di Johanna, come avete notato in tante, ma significa anche “gioia”, (bravissima evidence per averlo intuito). La gioia che Rick e Kate si meritano.

Il mito della fenice è spiegato bene (almeno spero) da Johanna, io non aggiungo nulla.

Ora Kate deve rincontrare Rick..

Se pensate che io sia contorta, avete ragione. Se avete voglia di lasciarmi un commento, ne sarei felice.

Grazie infinite a tutti!

Grazie a Rebecca per la supervisione!! :-)

  
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