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Autore: Ria-chan    01/02/2012    4 recensioni
Raccolta di Flash-fic su varie coppie e personaggi.
1)Neko (Ikuto/Amu) - E’ vero, sembra proprio un gatto e, Amu, si aspetta quasi che da un momento all’altro le faccia addirittura le fusa. 
2)Sospetti (Kukai/Utau) - Non era raro che Kukai l’andasse a prendere sul set e la invitasse a pranzare insieme...
3)Lunapark (Kukai/Utau) - Ikuto si sollevò un po’ a fatica dalla piccola e stretta tazza e questa volta Amu non potè fare a meno di arrossire...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Kukai Soma, Utau Hoshina
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Rieccomi qui!!!
Prima di tutto, dovete scusarmi T_T ho saltato un'aggiornamento lo so T_T ma non volevo propinarvi una pessima flash e le idee mi mancavano. Così ho preferito aspettare che l'ispirazione tornasse ed eccoci qui oggi. 
Non sono completamente convinta di questo scritto ma vi assicuro che ci ho messo tutta la mia buona volontà T_T e spero perciò che possa piacervi almeno un pochino :)
Aggiungo anche un piccolo angolino pubblicità...non picchiatemi XD : ho aperto un mio blog/sito, ci sono date di aggiornamenti, contest, storie e altro :) se vi fa piacere e volete farvici un giro...beh, questo è il sito :)  

Non vi faccio perdere altro tempo :) 
Buona lettura!
Ps. grazie mille per le splendide recensioni *w* mi fate davvero felicissima, sappiatelo!





 

LUNAPARK


La piccola attrazione a forma di tazza girava su se stessa: le luci, i colori, la musica, tutto era magico. Tutto, perfino il flebile sorriso di Ikuto che dimostrava quanto anche lui si stesse divertendo e quanto, stare insieme ad Amu, gli faceva bene. Sembrava calmarlo e cancellare, come per miracolo, tutti i problemi che lo affliggevano; la sua mente veniva svuotata e riempita solo dalla semplicità e genuinità della ragazzina sorridente che gli era seduta di fronte: le ginocchia dell’uno a tozzare appena contro quella dell’altra. Amu non arrossì nemmeno, troppo presa dall’atmosfera e dalle luci per accorgersi di quel lieve contatto; Ikuto invece lo sentiva bene e, pensando a quanto in realtà desiderasse abbracciare la ragazza continuò a guardarla sorridendo per un po’.
“Quella non l’abbiamo provata” esclamò in fine indicando il carosello su cui giravano cavallini bianchi, colorati cocchi e altri animali.
“Qu-quello?”.
“Sì, andiamo”.
Ikuto si sollevò un po’ a fatica dalla piccola e stretta tazza e questa volta Amu non potè fare a meno di arrossire quando la mano di lui strinse la sua, trascinandola verso l’attrazione e ignorando bellamente le proteste di quest’ultima.
“Che-che stai facendo?? Mettimi giù!”
Inutile dire che le guance della ragazzina si colorarono ancora di più quando Ikuto la sollevo delicatamente per i fianchi e, mentre lei scalciava appena, nell’intento di liberarsi da quel contatto così intimo, la sistemò a cavalcioni su di uno splendido cavallo bianco.
Amu sbuffò appena mentre, stretta attorno al palo la cui funzione era appunto quella di fornire l’appoggio, avvertiva dietro di sé il petto di Ikuto che inaspettatamente era montato a cavallo, anche lui.
“Sc-sc-scendi!”
“Ti serve un cavaliere no?”
“N-no! Avanti, scendi! Si sta stretti!”
Ikuto rise a sua volta. Adorava quella ragazzina e nonostante l’avesse vista poche volte non poteva negare quanto già si stesse affezionando a lei.
“Solo per un po’” riuscì infine a sussurrare dritto nell’orecchio di lei che, arrossendo per l’ennesima volta, parve infine acquietarsi ed accettare quella situazione.
In fin dei conti neanche lei poteva negare quanto quel contatto le piacesse: il leggero calore, il profumo di Ikuto, la protezione che sembrava infondergli attraverso quell’abbraccio indiretto;
un momento davvero perfetto, magico, e Amu chiuse perfino gli occhi per lasciare che l’agitazione non le impedisse di goderne a pieno.
 
Quando riaprì gli occhi però, Amu era fuori dal lunapark: le luci spente, le attrazioni smontate una a una, la musica interrotta. La polvere veniva sollevata qua e là dalla scavatrice e dalla gru che, premurandosi di spostare e rimuovere i “giochi”, stava smantellando quel vecchio lunapark in cui lei aveva vissuto una notte magica, indimenticabile. Insieme ad Ikuto, certo.
Ma lui ora era partito, era lontano e forse neanche sapeva di quello che stava succedendo a quel posto a cui lei – e sperava valesse lo stesso per lui – era tanto affezionata.
Amu guardò la gru muoversi lenta, sospirò profondamente e cercò, sforzandosi, di sorridere. Infondo se anche quel posto veniva cancellato, scompariva per sempre, lo stesso non sarebbe valso per Ikuto: sarebbe tornato, di questo Amu era certa.
 
S’incamminò allora allontanandosi di poco: le mani strette attorno alla piccola borsetta e il volto basso, leggermente corrucciato e intristito. Le mancava, eccome se le mancava. Ma di certo non l'avrebbe mai confessato se non a se stessa. Sospirò ancora e camminò. Ma camminò poco poiché due braccia, da dietro, arrestarono il suo procedere:
“Ti sono mancato?”
“A-a-affatto!”
“E perché sei qui?”
“Ci..ci passavo per caso!”
Il ragazzo rise piano: una risata leggera e più matura, ma pur sempre la debole risata che Amu aveva imparato a conoscere:
“Mi sei mancata anche tu. Amu.”

   
 
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