Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: sayuri_88    01/02/2012    4 recensioni
« Le tre regole d’oro delle ragazze dello chalet. Prima regola: niente amici nello chalet. Seconda regola: feste finché vuoi, basta che la colazione sia sul tavolo alle otto in punto. Se non ti svegli, fai i bagagli. Terza regola: non si va a letto con i clienti. Salvo che non siano in forma o ricchi o che ci provino ».
« In pratica, ci sono solo due regole ».
« In pratica ».
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Eccomi! Allora come state? Da me nevica^^ è tutto bianco ma purtroppo a causa di una talpa che non ne vuole sapere di andarsene il mio giardino è cosparso di buchi di terra, grrrrr...

Beh, tornando al capitolo, David torna e con lui i genitori e Dafne dovrà sopportare anche una spiacevole compagnia.
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite e preferite, sono davver felice e un 10000000000 di grazie alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo.
Vi ricordo la mia pagina FB dove potete trovare spoiler avvisi, ecc...

Buona lettura!!

 

 

 











Capitolo 3 - febbraio

1 parte







    Ho scoperto qualcosa che mi fa più paura di quei ragni grossi e pelosi che mi terrorizzano dall’età di cinque anni quando, appena coricatami nel letto, ho alzato il cuscino e ci ho trovato un esserone nero che ha iniziato a zampettare nel mio letto. L’infame mi ha anche lasciato un ricordino sul cuscino. 

    Amo gli animai, credetemi, non uccido nemmeno le mosche che mi ronzano a due millimetri dall’orecchio quando cerco di dormire in un’afosa giornata di agosto, ma i ragni proprio non li riesco ad accettare, per me sono come la kriptonite per Superman, e siccome non uccido animali, se ne trovo uno, lo evito e se ho anche il sospetto che ci sia un ragno nel mio letto, dormo sul divano.
    Chiedetelo a mio padre, lui confermerà.

    « Hai detto che devo essere onesta, no? » gli chiedo prima di dare il mio parere. David annuisce e mi guarda attento, anche se credo immagini già la mia risposta. « Bene. Per rispondere alla tua domanda » inizio dopo aver poggiato il piattino di tè sul tavolino del soggiorno ed essermi accertata che nessuno sia nei paraggi « tua madre mi terrorizza! » bisbiglio facendolo ridere. « Non è divertente. Hai visto come mi ha squadrato all’aeroporto? »
    Beh credetemi, sembrava volermi incenerire con lo sguardo, dopo avermi sottoposta a un attento esame. Nemmeno mi ha salutato!  Mi è passata davanti ordinandomi di recuperare la sua valigia e di sistemarla nel bagagliaio e poi è salita in macchina. 

    Per quello che mi ha detto Lizzy, Mrs Adrianna Collins in Modigliani, è figlia di un facoltoso imprenditore inglese, è sposata da venticinque anni con Roberto Modigliani, figlio di un ricco banchiere milanese. Si conobbero a Oxford, dove lui aveva intrapreso studi di economia mentre lei architettura. 
    Tre anni di fidanzamento e finita l’Università si sono sposati con al benedizione delle famiglie, più che felici di unire due patrimoni tanto cospicui. 

    « È la donna più spaventosa che io abbia mai incontrato ».
    « Ti avevo avvertito » già ma non credevo che fosse la matrigna cattiva di Biancaneve. « Per controbilanciare c’è mio padre » e una luce gli si accende negli occhi quando lo nomina. È davvero affezionato all’uomo. Riccardo - chiamami Ricky, perché lo fa sentire più giovane - Modigliani, è un uomo sulla cinquantina, capelli leggermente brizzolati, sguardo gentile, un po' eccentrico nei modi, ma molto affabile. In molti aspetti fisici ricorda il figlio. 
   David ha ereditato i suoi occhi, azzurri come l’acqua marina, anche se quelli del figlio tendono al verde sotto la luce del sole, facendoli assomigliare a un prato primaverile. La prima volta non lo ho notato ma oggi c’è il sole e quando gli sono stata abbastanza vicina, la cosa mi ha colpito molto. Anche nella corporatura si assomigliano molto, e sono arrivata alla conclusione che da giovane il Signor Modigliani doveva assomigliare molto al figlio.
    Il conoscere i suoi genitori mi ha fatto sviluppare una teoria o meglio me ne ha confermata una. I figli sono esseri distinti dai genitori ma che portano in loro qualcosa di uno e qualcosa dell’altro, così la scienza insegna. La cosa vale anche per David.
    Mr. Hyde, rappresenta quella parte ereditata dalla madre, mentre il Dr. Jekyll la parte ereditata dal padre.
    « Sembra uno a posto ».
    « Sì… » e sembra voler aggiungere altro ma si blocca e scuote la testa. Si sistema meglio sulla poltrona e inizia a bersi il suo te. 
    « Allora, cosa hai fatto in queste tre settimane? » mi chiede, cambiando discorso, dopo qualche sorso di tè. 
    Questa è facile…
    « Studiato, pattinato, tanto, tenuto in ordine la casa, dormito, conosciuto qualche amica di Lizzy » e ometto il fatto che hanno fatto qualche pigiama party proprio qui « e ancora studiato ».
    « Sciato? »
    Storto la bocca al ricordo del primo giorno che ho messo quelle armi mortali ai piedi, ci ho riprovato ma anche quella volta è stata un completo disastro.
    « Ho appurato che lo sci non fa per me. Okay, diciamo che sono proprio negata » ammetto borbottando l’ultima parte.
    « Nessuno è perfetto in tutto, ricordi? »
    « Infatti, ti ho detto che sono negata ».
    « Basta solo della pratica ».
    « La pratica dovrà aspettare. Qui devo lavorare » e a conferma arriva dalla porta la voce, soave, dolce e delicata della Signora Modigliani. « Visto? Meglio che vada » aggiungo sparendo in cucina.
    « Sweetheart, sei già a casa? »
    « Sono in salotto » sento rispondere David. Dei passi veloci percorrono il corridoio.
    « Non sei uscito? » la voce ora è più chiara e vicina e proprio mentre mi volto per una breve sbirciatina, la Signora Modigliani fa il suo ingresso in salotto, coperta dalla sua pelliccia di visone e in mano un paio di occhiali che sembrano due occhi da mosca. Non riesco a trattenere un lamento che per mia sfortuna è sentito da entrambi. David ha capito a cosa è dovuto, infatti i suoi occhi saettano subito sulla giacca della madre mentre quest’ultima mi lancia un’occhiata interdetta. 
    « Ero stanco » gli risponde richiamando su di se l’attenzione della donna. Io emetto un sospiro di sollievo e mi rimetto a sistemare la cucina.
    « Sono stati giorni pesanti, vero? Ma come sempre ci hai reso orgogliosi di te ».
    Sono di spalle e non posso vedere la faccia di David e quindi la sua reazione. Li sento accomodarsi e subito la signora mi ordina, si perché non chiede, pretende, di portare anche a lei del tè, ma di farne uno nuovo e non riscaldare quello già pronto.
    Ricchi…

    Una volta sistemato tutto sul vassoio ritorno in salotto. È la signora Modigliani a tenere le fila del discorso, il figlio si limita ad annuire.
    «Questa sera io e tuo padre siamo invitati dai Goldman e Lana, oh quella cara ragazza… » si blocca quando mi sente arrivare. Io non ci do peso, poggio la tazzina di te davanti a lei assieme a un nuovo piattino di biscotti da te e mi congeda mandandomi a raccogliere della legna per il camino. Solo quando esco dal salotto e sparisco dietro alla porta, la sento riprendere il discorso.
    « Lana, ha chiesto di te e se parteciperai. Io ovviamente ho detto di sì… ».
    Le sue parole arrivano ovattate e piano, piano, che mi allontano non sono altro che un sussurro poi più nulla.

    Voi direste che è ingiusto giudicare qualcuno quando lo conosci da meno di otto ore ed io sono d’accordo ma per inquadrare una donna come Adrianna Modigliani non ci vuole molto. Il suo pregio è che mostra subito chi è. Niente trucco, niente inganno.
    Algida, nobile e autoritaria. Fa sentire la sua presenza, anche se non c’è, attraverso i suoi ordini, il suo modo di gestire la casa.
    Lo sguardo severo, è inquietante ed è peggio di una chimera, e poi nessuno slancio affettivo verso il marito o il figlio, ma si sa che gli inglesi mostrano il loro affetto solo a cani e cavalli...

    « Già non la reggo più… » borbotto appena entro in camera da letto. Lizzy è seduta su materasso e un piede è poggiato sul comodino. Attenta si passa lo smalto rosso sulle unghie di quello sinistro, quello destro poggia a terra, già pitturato e con i distanziatori per le dita.
    « Ci fai l’abitudine dopo un po' »è la sua saggia risposta.
    Sono le otto di sera e siamo sole nello Chalet visto che i Modigliani sono usciti a cena, ospiti da Tal dei tali.
    Saranno snob come lei? E questa Lana di cui parlava la signora questo pomeriggio? Sarà un'amica di David o qualcosa di più?
    Ma che t’importa? Saranno fatti suoi.
    Appunto, e così come sono venuti questi pensieri se ne vanno.
    « La prima volta che mi ha richiamato ho pianto per dieci minuti buoni » confessa la mia amica, finendo di passarsi lo smalto.
    « Che avevi fatto? » chiedo senza riuscire a trattenere un sorriso.
  « Dovevano arrivare ospiti e io avevo messo il servizio sbagliato. Anche se non lo era » si affretta ad aggiungere con sguardo scuro « semplicemente lei aveva cambiato idea e ha dato la colpa a me » conclude piccata.
    « Ricchi... » ci ritroviamo a dire nello stesso momento.
    Ci guardiamo negli occhi, allegre, ci tocchiamo il naso e scoppiamo a ridere.
    In queste settimane Lizzy ed io abbiamo fatto amicizia e devo ammettere che non è male, certo se si sorvola la sua fissa per ogni ragazzo che respira, soprattutto se è ricco, e il fatto che si è messa in testa di insegnarmi l’arte del vestire bene, mi piace stare con lei.

    « Ecco il vostro salvatore… »  esclama Axel entrando dalla porta di servizio. Subito, Lizzy ed io, lo azzittiamo. Se la Signora Modigliani lo scoprisse, ci licenzierebbe. 
    La matrigna cattiva ci aveva consegnato il menù per il pranzo solo mezz’ora fa dicendoci che sarebbero arrivati degli ospiti, i famosi Goldman, e che questi sarebbero arrivati per l’una del pomeriggio.
    Ebbè? Direte voi, ebbè siamo bloccate allo Chalet perché i padroni di casa stanno per uscire e prenderanno la macchina per andare, con i già menzionati ospiti, in una gita fuori paese e noi non abbiamo nessun altro mezzo per raggiungere il mercato e recuperare quello che serve. 
    Capite il nostro cruccio?
    « Grazie, Axel » lo ringrazia Lizzy con un bacio.
    Già, non avete letto male, l’ha proprio baciato e tutto grazie alla sottoscritta che in veste di moderno cupido li ha fatti incontrare. No, non è vero, non avrei mai immaginato che i due potessero avere un futuro insieme. Anche se non ho ancora capito se fanno coppia o sono solo amici di letto. Certo è che il tedesco era molto preso.
    Avevo chiamato Axel per portare la spesa e si sono conosciuti, il giorno dopo Lizzy ha voluto andare lei in paese e poi, si sa, da cosa nasce cosa e puntini, puntini, puntini…
    Suvvia non fate quelle facce scioccate, non sono male!
    « Allora, la megera se ne è già andata? » chiede il ragazzo sedendosi su uno degli sgabelli.
    « No, si stanno ancora cambiando e… »
    « Elisabetta, Dafne! » tuona una voce dalle scale. Lizzy, scatta sul posto e si piazza davanti al tavolo a nascondere il tedesco. Adrianna è stata categorica. Nessun estraneo soprattutto ragazzo nello Chalet.
    « Nasconditi » dico e con poca grazia obbligo Axel a buttarsi a terra, non senza fargli picchiare la testa contro la gamba di una sedia.
    “ Scusa” mimo con le labbra prima che Adrianna faccia il suo ingresso in cucina. Perfetta nel suo abbigliamento casual, che certamente sarà costato una fortuna.  Il maglione è della nuova collezione invernale di Burberry. 
    « Stiamo andando. Tutto deve essere pronto per l’una e mi raccomando » e assottiglia lo sguardo, guardando la mia amica con severità, « il servizio che dovete usare è di murano ». 
    « Certo, Signora Modigliani » le rispondo con un sorriso finto come una banconota da due euro. « All’una sarà tutto sistemato sul tavolo del salone e il fuoco scoppietterà nel camino ». L’ho detto che quando sono agitata straparlo?
    Adrianna, mi riserva un’occhiata dall’alto in basso e dopo le ultime raccomandazioni se ne va. Del Signor Modigliani o di David nessuna traccia, probabilmente sono già fuori ad aspettare in macchina. Devo ammettere che un po' ci sono rimasta male, speravo che David facesse un salto a salutare. Sono una dipendente ma, dopo la famosa serata, speravo che ci sarebbe stato qualcosa di più di una semplice relazione lavorativa.
    Forse sono io che sto ingigantendo le cose. È qui con la famiglia e certamente vorrà passare del tempo con loro, soprattutto ora che sono appena arrivati e devono riallacciare i rapporti con il vicinato. Effettivamente sembra di essere in uno dei romanzi della Austen. Ci manca solo che organizzino un ballo ed è perfetto. 
    « La odio. Hai sentito come mi ha chiamato! » esclama Lizzy. È rimasta ferma dietro l’isola, vicino al nostro amico che, ancora nascosto attende, il via libera.
    « Puoi uscire Axel » dico mentre dalla finestrella della cucina guardo la macchina nera dei Modigliani allontanarsi.
    « Nah… sto bene qui. Aiah » lo sento lamentarsi, incuriosita mi volto e quello che vedo è Lizzy dare un calcio dove teoricamente dovrebbe esserci in suo ragazzo tedesco.
    « Pervertito! Non guardarmi mai più sotto la gonna » lo avverte, « Ora fuori che dobbiamo lavorare » e con poca grazia lo caccia via, inutili sono stati i tentativi del ragazzo di scusarsi.
    L’amore non è bello se non è litigarello, no?

    I piatti non sono molti ma usando il linguaggio dei ricettari, hanno tutti una difficoltà alta e richiedono molto tempo di preparazione, ma soprattutto c’è un solo     forno!
    Dove sono finiti i piatti semplici e con pochi ingredienti? 
    Sta di fatto che per un caso più che fortuito alle tredici tutto è pronto e nemmeno è scoccato il minuto che sentiamo le ruote del fuoristrada fermarsi davanti all’ingresso, seguite da quelle di un’altra macchina, di grossa cilindrata a sentire la frenata. Sbircio dalla finestra e dalla macchina dei Modigliani vedo scendere i signori e altre due persone, un uomo e una donna, quelli devono essere i Signori Goldman, mentre dall’altra macchina, una jeep nera, scende David con una ragazza, una mini Adrianna, che con tutto quel trucco in viso sembra più grande di lui e in certo senso mi ricorda la Tatangelo che nonostante abbia pochi anni più di me sembra una che ha passato la trentina. 
    Appena David le si affianca, si appropria del suo braccio e lui da gentiluomo la accompagna alla porta. Il giaccone bianco che indossa gli calza a pennello, risaltando il suo fisico longineo. Come sempre gli occhi sono nascosti da un paio di lenti scure e i capelli sono scompigliati da una leggera brezza. Da bello e impossibile, come direbbe la Nannini.
    Perché deve sempre sembrare come uno saltato fuori dalla pubblicità di Dolce e Gabbana o Gucci?
    Come se si fosse accorto di me, alza lo sguardo nella mia direzione ed io lascio andare di scatto le tende, che mi coprono alla sua vista. 
    Spero proprio che non mi abbia visto.
    Insieme, raggiungiamo l’ingresso per accogliere i padroni di casa e i loro ospiti. Lizzy si affretta a raggiungere la porta e fa appena in tempo ad aprirla che Adrianna fa il suo ingresso seguita da un più pacato Ricky, poi i Signori Goldman e la ragazza al braccio di David.
    « Benvenuti nella mia umile dimora. Non badate al disordine. Siamo arrivati ieri e le nostre domestiche non hanno ancora finito di sistemare » si lamenta la donna guadagnando un’occhiata da parte mia e della mia amica. Abbiamo pulito tutto, alla faccia di mastro lindo, e lei ha il coraggio di lamentarsi?
    « Non preoccuparti. Oggigiorno è difficile trovare dipendenti competenti. Hai visto casa mia, no? » la asseconda la rossa rifatta che entra dopo di lei.
    Adrianna con poche cerimonie si libera del suo cappotto e lo lancia a Lizzy assieme alla borsa. 
    Qualcuno di voi ha visto il diavolo veste Prada? Se sì, vi ricorderete la scena in cui Meryl Streep, che interpreta l’odiosa Miranda, lancia le sue cose alla nuova segretaria, Anne Hathaway. Ecco, la scena è quella.
    Il Signor Modigliani è più gentile e dopo essersi tolto il giaccone, me lo porge con un sorriso di scuse. 
    Che cosa ci abbia trovato in quella donna, proprio non lo capisco.
    Meno gentile si rivela la piccola minime di Adrianna che, anche lei con poca grazia, mi consegna il suo cappotto.
    Trattenendo uno sbuffo e qualcosa di peggio, guardo verso David che ha osservato tutta la scena senza proferire parola. Resto allibita nel vederlo togliersi il giaccone, consegnarlo a Lizzy e raggiungere gli altri in salotto.
    Non una parola in nostra, okay, mia, difesa. Niente, nada, nothing, nichts, rien. Ho reso l’idea? 
    Non so che mi aspettavo che facesse, non certo che si innalzasse a paladino dei più deboli e che, sul suo cavallo bianco, l'armatura  lucente e brandendo la spada della giustizia, ci difendesse dalla matrigna e dalla sorellastra cattiva di Cenerentola ma almeno che dicesse qualcosa, sì.

    Il resto della giornata non andò meglio, nemmeno i giorni seguenti, e a dire il vero per tutta la settimana, la situazione non cambia.
    La signora Modigliani comandava a bacchetta Lizzy e me e ci portava al limite dell’umana sopportazione.
    Il Signor Modigliani non fa nulla per frenare la moglie, guarda passivamente lo svolgersi degli eventi e spesso s’isola chiamando il suo studio per gli aggiornamenti delle cause in corso mostrando quanto sia dedito al suo lavoro e se da una parte lo ammiro per questo, dall’altra gli vorrei urlare di prendere in mano la situazione e fare il marito. Con David parla sempre dello studio e con lui discute delle cause, lo ascolta attentamente e si vede che ci tiene al parere del figlio, lo prepara al suo futuro lavoro. Lo studio legale un giorno sarà suo.
    Mr. Hyde, intanto, ha il pieno controllo di David, il ragazzo gentile del primo giorno è completamente sparito.
    Meriterebbe un bel calcio alle parti con la cerniera dei pantaloni.
    Mi sembra di aver a che fare con un’altra persona, con il suo gemello cattivo, e il fatto che ogni due per tre mi ritrovo, a veder gironzolare per casa, quella spocchiosa Lana mi manda all'esasperazione. 
    Adrianna, infatti, la invita a cena ogni volta che le è possibile e quando è qui, comanda come se fosse la padrona. Forse è proprio questo l'obiettivo di Lana, diventare la futura signora Modigliani e David non sembrava disdegnare le attenzioni della ragazza, nonostante sia un ragazzo intelligente sta cadendo nella rete del ragno. Forse non è cosi intelligente come credevo. 
    O, inizia la mia vocina interiore, forse lo sa e non gli importa, forse ha il suo stesso obbiettivo. No, mi rifiuto di credere che dietro le azioni di David c'è un mero interesse verso i soldi.
    E se ci fosse la madre dietro a istigarlo? Ritenta la vocina. 
    Forse, certamente ne sarebbe capace.

    Cosi Lana è diventata uno degli argomenti principali tra madre e figlio. 
    “Lana di qua” 
    “Lana di là” 
    “David, sono felice che hai invitato Lana ad uscire…”
    “Lana, siete proprio una bella coppia…”
    « Non è che sei un po’ gelosa? » mi domanda Lizzy dopo il mio ennesimo sclero.
    La guardo visibilmente scioccata. Ma che c’era nel vino che ha bevuto di nascosto dai Modigliani?
    « Cosa? No, solo che non la sopporto, che m’importa se fa la smorfiosetta con lui ».
    Per quello che m’interessa, potrebbe stare con chiunque lui voglia ma se io devo sopportare l’oca di turno, allora no.
    La mia amica aveva liquidato l'argomento con uno accondiscendente "certo, certo" che aveva aumentato la mia irritazione.
    Sono pagata per sopportare Adrianna e le sue pazzie non mi danno nessun extra per quelle di Lana. “Voglio dell’acqua minerale, francese mi raccomando…”. 
    Ma vai in Francia se vuoi l’acqua francese!
    E poi non puoi chiedere a un italiano qualcosa di francese! Siamo come cane e gatto.

    Potete capire che le cose tra noi non erano certo rose e fiori, anzi spine e ortiche. Le cose più assurde le chiede a me, se c’è Lizzy lei mi manda a chiamare e con un sorriso malvagio mi ordina quello che devo fare. Specialmente quando c’è David nei paraggi, quindi sempre e lui non dice mai nulla, mi guarda e rimane zitto ed ogni volta è una pugnalata. 
   Credevo che fosse uan persona diversa invece è solo il solito ragazzino viziato che si crede sopra tutto e tutti, fregandosene di quelli che non sono al suo livello sociale. Ma l’ultima sera non era stato così e nemmeno quando abbiamo diviso il pezzo di dolce. 
   Di una cosa ero certa, l’emicrania stava aumentando a furia di cercare una spiegazione e a questo punto sono arriva alla conclusione che non ne vale la pena. Lascio perdere. 
    Dafne, mi dico, stringi i denti e vai dritta per la tua strada.

    È venerdì sera e i Modigliani hanno organizzato un piccolo bouffe, con alcuni soci dello studio legale e amici di famiglia. Partiranno domenica e per mia gioia, torneranno solo alla fine del mese.
    Lizzy ed io andiamo avanti e indietro gironzolando per il grande salone con vassoi pieni di piccoli stuzzichini in una mano e con l’altra versiamo lo spumante.
    Adrianna ha preteso un abbigliamento formale, nel messaggio, che ci aveva lasciato in cucina, era sottolineato e in grassetto.
   Così, Lizzy, sfruttando l’assenza dei Signori ospiti a casa dei Goldman mi aveva portato in paese a comprare qualcosa di elegante visto che mancava dal mio armadio.
    La scelta è ricaduta su un vestito di jersey nero, senza maniche che scende accarezzando la mia figura fino al ginocchio, ed è ravvivato da diverse drappeggiature. Lizzy poi, mi aveva abbinato un paio di scarpe col tacco, adducendo alla scusa che saremmo rimaste in casa.
    A detta sua, avrei fatto schiattare d’invidia Lana e per quanto avrei voluto pensarla come lei, non posso competere con un abito di alta sartoria.
    La mia amica, che invece di vestiti eleganti ne aveva a bizzeffe, non aveva resistito e se ne era comprata anche lei uno. Nero con delle leggere arricciature a decorare le spalle, l’abito è stretto in vita da una sottile cintura rossa, con un motivo di nodo sul davanti, e cade liscio fino al ginocchio.
    “Siamo due gran fighe” aveva trillato mentre ci rimirava allo specchio. Io avevo scosso la testa sconsolata. Quando si parla di vestiti, trucco e parrucco, Lizzy regredisce alla fase “adolescente che ha appena scoperto la moda”. 
    Terribile.

   Come avevo immaginato non posso competere con Lana. È perfetta nel suo abito grigio scuro, dalle maniche a chimono, lungo fin sopra al ginocchio e stretto in vita da un’alta cintura nera. Gli accessori che indossa, credo che potrebbero pagare il mio primo anno di università, compresi libri, alloggio e trasporti.
    Anche Adrianna è magnifica nel suo abito rosa antico dal taglio classico che la fa sembrare più giovane di dieci anni.
    La musica di sottofondo, leggera e delicata è a pezzi sovrastata dal chiacchiericcio degli ospiti che ridono, scherzano, parlano e borbottano. Una cacofonia di suoni disarmonici, in netto contrasto con la voce della cantante in sottofondo.
    David l’ho visto solo all’inizio della serata quando ancora non era arrivato nessuno e mentre sua madre ci dava le ultime istruzioni. È rimasto a fissarmi per un po' di tempo, distraendosi solo quando suo padre lo coinvolse in una discussione. Poi… beh… è arrivata Lana e ne ha catturato completamente l’attenzione.

    « Lizzy, vado a togliere le ultime cose dal forno » l’avviso mentre con alcuni vassoi vuoti recuperati per la sala torno in cucina.
    Stavo per sparire dietro l’angolo quando un vassoio, su cui poggiava una sola tartina, faceva bella mostra di se su un tavolino a fianco di un gruppo di persone. Non mi preoccupo di guardare chi siano e mi chino a recuperarlo quando, nello stesso momento, vedo una mano protendersi per prendere la tartina.
    « Oh… scusi » dico sorridendo e lasciando il tempo alla persona di recuperare il cibo, ma quando alzo lo sguardo le mie labbra hanno un fremito, devo sforzarmi per mantenere intatto il sorriso e uno sguardo cordiale.
    « No, scusami tu » mi risponde abbassando gli occhi e lasciando la tartina al suo posto e fortunatamente non può vedermi perché la mai faccia deve essere proprio scioccata. È imbarazzato, non ho mai visto David imbarazzato. « Porta pure via » borbotta prima di rigirarsi e inserirsi nel discorso degli altri.
    Ancora interdetta, mi allontano e vado in cucina. Dalla finestra si vede il ritaglio di cielo notturno, le cime degli alberi completamente bianche così come tutto attorno tanto che è difficile distinguere una cosa dall’altra. Ho sempre pensato che la neve avesse questa capacità di uniformare le cose, di cancellare le differenze…
   « Dafne? » una voce maschile mi fa sobbalzare. Vicino alla porta, sposta lo sguardo a destra e a sinistra, mentre rigira il calice, pieno di quel liquido giallo e ricco di bollicine che ho versato a tutti gli ospiti per tutta la serata, tra le mani.
    « David? Serve qualcosa? » gli chiedo non sapendo il motivo che lo potesse portarlo dietro le quinte. 
    « No » si affretta a dire. Si gratta una tempia distrattamente e si avvicina poggiando il calice sull’isola tra vassoi di portata e porta salse.  Lo sguardo è serio e certamente non deve dirmi che mancano salatini o pizzette. 
    « Un brutto tempaccio, vero? » inizia additando alla bufera che sta imperversando fuori.
    « Già, ma al meteo hanno detto che non durerà molto, si dovrebbe calmare sul tardi » rispondo atona. Non ho mai capito come i meteorologi prevedono il tempo, perché il più delle volte sbagliano alla grande. 
    « Forse non è un buon momento ma Dafne, senti… » gelo alla sua voce seria. L’aria iniziava a mancarmi e… è una mia impressione o le pareti si stanno avvicinando?
   « Scusa David, ma ho da fare e se non mi sbrigo la Signora è capace di licenziarmi »  lo blocco recuperando l’ultima teglia dal forno e poggiandola sull’ultimo spazio libero sull’isola.
    « Sì, scusami » dice accennando un sorriso, ma che in realtà sembra più una smorfia. Mi giro dandogli le spalle, e recupero un vassoio. « Ti lascio lavorare » dice ma non se ne va subito lo sento tentennare per qualche secondo prima di sentire i suoi passi allontanarsi per imboccare l’uscita e tornare dagli ospiti.
    Solo quando il silenzio ritorna sovrano, mi permetto di liberare il respiro che inconsciamente ho trattenuto.
    Il problema è che ora sono piena di domande… che voleva dire? Perché era così serio? 
    No, mi ammonisce la solita vocina interiore, hai detto di finirla di preoccuparti di quello che passa nella testa di quel babbeo.
    Giusto, basta.
    Prendo il mio vassoio e ritorno in sala con un sorriso smagliante a servire cibo minuscolo ai ricconi nella sala. 

    Girovagando, spesso incontro lo sguardo di David che mi segue ed io lo ignoro, cambio direzione e continuo come se nulla fosse successo.
    Al suo fianco c’è sempre Lana che mi riserva uno sguardo infastidito, ogni volta che mi vede attardarmi un po’ troppo sulla figura di David, perché sì, a volte cado in tentazione e vorrei mandare a quel paese Oscar Wild e la sua teoria sul cedere alle tentazioni per liberarsene perché non è così.
    « Che è successo in cucina? » è il bisbiglio di Lizzy appena riesce a raggiungermi.
    « Nulla » rispondo con un’alzata di spalle e verso lo spumante nel bicchiere di un signore di sessant’anni. « E anche se fosse successo qualcosa non sarebbero fatti tuoi » mormoro mentre istintivamente guardo nella direzione in cui ho visto David l’ultima volta. È ancora lì e proprio in questo momento si volta e incrocia il mio sguardo.
    Spesso ho letto, nei miei romanzi d’amore che sono i miei amici più fidati, che la protagonista riesce a leggere le emozioni dell’uomo guardando solo i suoi occhi ma io non vedo nulla o forse non voglio vedere nulla per paura di leggervi qualcosa che potrebbe ferirmi. 
    Ecco questo è uno dei pensieri che la protagonista farebbe… 
    « Quindi è successo qualcosa » insiste eccitata dal possibile pettegolezzo, riportandomi alla nostra conversazione.
   « Quanto sei pettegola. Comunque non è successo proprio nulla, credo che volesse parlare ma io ho da lavorare » concludo indicando con un cenno del capo il salotto pieno di gente.
    « Okay, per ora lascio stare » e dallo sguardo capisco che non si arrenderà facilmente « Serve dell’altro vino, vai tu » la sua dovrebbe essere una domanda ma è più un ordine visto che prende la mia bottiglia e, con uno sorriso sornione, continua il giro.
    Con uno sbuffo giro i tacchi e scendo in cantina.

    « Serve della legna. Vai a prenderla fuori » esclama Lana apparendo sulla soglia della stanza dei vini, cinque minuti dopo di me. E già, i vini hanno una stanza tutta loro con la temperatura controllata. 
    « Ce ne è di legna vicino al camino » ribatto senza nemmeno girarmi a guardarla. Mi ero premurata di riempire lo spazio proprio il giorno prima quando Lizzy era appena uscita per andare a fare la spesa.
    « Adrianna ha detto che ne serve altra » ribatte con il suo tono acido. Come fa David a sopportarla?
    « Ma fuori c’è la bufera! » 
    La neve al posto di diminuire sembra aumentare, alla faccia delle garanzie del meteo.
    « Sei pagata per lavorare in qualsiasi situazione. Quindi metti la giacca ed esci a prendere la legna » e dopo questo ordine perentorio Lana se ne va non senza lanciarmi uno sguardo di sdegno. 
    Altro che Carolina, è lei la matrigna di Biancaneve.
    Con uno sbuffo di esasperazione, poggio lo scatolone pieno di bottiglie per terra e salgo i pochi scalini della cantina. Chiudo la porta e svogliata mi dirigo verso la porta di servizio. Indosso gli scarponi da neve, prendo la vecchia giacca, metto il cappello, recupero la cesta della legna ed esco.
    « Dio, che freddo » balbetto appena l’aria ghiacciata e i fiocchi di neve mi colpiscono in viso. Ma che è saltato in mente alla signora Molinari di mandarmi a recuperare la legna? Quella deve odiarmi molto…
    Con pensieri omicidi, verso la mia datrice di lavoro e l’inverno austriaco, affronto il piccolo pezzo di strada che mi separa dalla baracca dove sono conservati i tocchi di legno già tagliati e protetti da una tela impermeabile. La nebbia e la neve che impediscono di vedere bene, fanno sembrare la distanza maggiore di quella che è effettivamente. E i muri di neve che fiancheggiano il sentiero fanno sembrare tutto una massa unica e compatta.
    Nonostante il sentiero è stato ripulito questa mattina, è già ricoperto da quaranta centimetri di neve bianca e soffice. In un altro momento mi ci sarei buttata dentro a bomba, ma ora vorrei solo tornare al calduccio del canino e rimanervi fino a che smette di nevicare. 

    I miei piedi affondano nella neve con un suono che assomiglia a uno scricchiolio e ogni passo corrisponde a una serie di brividi che dai piedi salgono fino alla testa. Le calze si sono bagnate, anzi sono zuppe, e più che proteggermi dal freddo, fanno tutto il contrario.
    « Ah ti odio neve! » urlo quando perdo l’equilibrio e mi ritrovo sommersa dalla neve che fiancheggia il sentiero. « Prenderò un accidenti. Poco ma sicuro » borbotto mentre a fatica cerco di rialzarmi.  
    Tremante, recupero la cesta e finalmente dopo qualche metro mi ritrovo al sicuro sotto la piccola tettoia. Velocemente metto la legna nella cesta fino a riempirla completamente. 
    « Così dovrebbe bastare per tutta la serata » dico soddisfatta mentre, senza non poca fatica, sollevo la cesta e rifaccio la strada per tornare allo chalet.
    Sto già pregustando la sensazione di calore che mi accoglierà quando abbasserò la maniglia per entrare in casa quando un piccolo imprevisto mi fa ghiacciare sul posto. 
    La porta non si apre. 
   Provo una, due volte, poggio la cesta a terra perché sta diventando troppo pesante da reggere, e riprovo una terza e quarta volta spingendo con forza la porta ma nulla, ottengo sempre lo stesso risultato. 
    Io fuori al freddo e al gelo e il calore chiuso dietro dieci centimetri di legno di noce.

    Inizio a bussare, come una forsennata, contro la porta sperando che qualcuno, e con qualcuno intendo Lizzy, mi senta e venga ad aprirmi.
    « Ehi! Qualcuno mi sente! » urlo per la millesima volta dopo che l’ennesimo brivido di freddo mi ha provocato la pelle d’oca su tutto il corpo. 
    Una folata di vento gelido rispose alla mia domanda.
    Evidentemente, no.
   Mi tasto spasmodicamente le tasche, solo dopo un paio di secondi realizzo che; uno, è impossibile che il mio cellulare sia nelle tasche del giaccone e due, il mio vestito non ha le tasche.
    « Cavolo » sibilo. 
    Okay, basta solo scendere per il piccolo pendio - sì, perché lo chalet è costruito sul pendio della montagna -, arrivare all’ingresso, scendendo le scale, e bussare, suonare fino a che non mi aprono. Mi rassicuro, ma il fatto che in questo periodo ho continui battibecchi con me stessa non è un buon segno. 
    Lo sapevo che i ricchi mi avrebbero mandato al manicomio.
    Recupero la cesta e a passo lento, per non scivolare sulla neve o peggio sulle lastre di ghiaccio nascoste dal manto candido, m’incammino, rimanendo attaccata al muro.
    Alzo lo sguardo e vedo le finestre del piano padronale che diffondono la luce all’esterno. La neve sembra aver rallentato la sua caduta e mi perdo a osservare i piccoli fiocchi cadere leggeri, alzo una mano e ne raccolgo uno che ovviamente si scioglie a contatto con la mia pelle.
    È un forte brivido di freddo a ridestarmi dal torpore. Rischio un malanno a rimanere fuori con questo tempo e oltretutto bagnata.
    Un ultimo sguardo alle finestre, le persone che si muovono all’interno della casa, lasciano ombre scure sulla neve. Qualcuna guarda fuori ma non mi vede. 
    E come fanno? Quelli non vedono al di la del loro naso…
    Lentamente scendo i gradini, sotto lo strato di neve, posso sentire il ghiaccio freddo e scivoloso. Faccio molta attenzione cercando di mantenermi in equilibrio, la cesta poggiata sul mio fianco mi fa male ma stringo i denti.
    Sono quasi alla fine della scala e già esulto per non aver rischiato di perdere l’equilibrio nemmeno una volta quando metto il piede in fallo. 
    Ride bene chi ride ultimo.
    Scivolo e poi quello che sento è il rumore della legna che cade sulla neve, un colpo doloroso alla testa e in fine il freddo della neve. 
    Dopo solo il buio.








__________________________________________________
Allora? Piaciuto? Sarò felice di leggere qualche vostro commento.
Alla prossima!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: sayuri_88