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Autore: Hilda Polaris    09/04/2004    1 recensioni
- 2019, ATTO I rimaneggiato e corretto. ATTO II revisionato e aggiunta scena V! -
Il Silenzio dei ghiacci, la maestosità dei monti, l'infinito fulgore dei cieli... Le Alfe, fate del gelo, si riuniscono in una radura tra gli abeti durante un'abbondante nevicata, e iniziano, a turno, a raccontarsi una favola.
What If strutturata come un'opera teatrale per chi ama il mondo di Asgard, vorrebbe sapere di più sul passato, presente e futuro dei protagonisti e, soprattutto, vorrebbe che la storia non fosse finita così.
Grazie in anticipo a chi vorrà leggere e commentare.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ATTO I

SCENA I


 

Il mio nome è Seelye, un nome che evoca il soffio del vento.

Noi ci chiamiamo Alfe.

Voi ci chiamate Fate.

Siamo immortali custodi del gelo, invisibili genii dei boschi.
Conosciamo ogni roccia dei monti che ci circondano, ogni albero, ogni sua foglia.
Chiamiamo per nome ogni creatura di questa terra,
e conosciamo la lingua del vento e quella del mare.

Odi questo lieve stormire?

È l’algida Borea, un vento amico. Ti sta augurando il suo benvenuto.

Vedi quello scintillio su quell’iceberg?

È il sole. Ti sta sorridendo attraverso il ghiaccio.

Sì, perché qui il sole è timido, non ama dispiegare la sua possanza. Sa inoltre che un suo raggio troppo intenso distruggerebbe la magia di luoghi che anch’egli protegge,
che anch’egli ama.

Anche il popolo di mortali che qui risiede dall’epoca del mito aiuta noi e la natura a difendere questa terra, secondo la volontà degli Asi.
Fu per compiacere la volontà di Odino, infatti, che essi, come monito allo straniero, edificarono un’imponente effigie del Dio: la vedi, tra le nebbie che avvolgono quel picco lontano? Essa domina tutta la zona.
È Odino, che veglia sull’intera Norvegia brandendo la Spada divina che nella notte dei tempi fu forgiata per lui da Mimir: Balmung.

Per sua diretta volontà, allorché le circostanze lo richiedano, Balmung si pone nel pugno di un prescelto tra gli uomini e lo guida alla difesa di Asgard.

Ci fu però una volta, solo una volta,
in cui la sacra Spada si concesse ad uno straniero e contro Asgard, perché Asgard venisse salvata.

Ed è qui che comincia la nostra storia.


***

 

Uno degli Dei del Sud, Poseidone, sottrasse ad Odino l’Anello del Nibelungo, un oggetto che conferisce a chi lo indossa potere assoluto e permette di dominare il mondo,
ma anche di annientarlo.
Un’arma troppo potente e ardua da controllare,
per finire in mani imperfette come quelle umane.
Ma Poseidone, per un oscuro piano che mirava a soddisfare i suoi scopi sacrificando Asgard, pose con l’inganno e la violenza l’Anello al dito di un essere umano.

Vennero gli Stranieri, dalle terre assolate di Grecia.

Vennero, e portarono in Asgard una guerra che comunque si sarebbe scatenata per colpa di uno dei loro Dei, la cui nefasta volontà dominava l'Anello e chi era costretto a portarlo.
L’unico modo per porre fine al conflitto, liberando la vittima di Poseidone,
si rivelò essere Balmung.
Ma la morte in battaglia dei soldati scelti dell’esercito asgardiano,
l'antica casta dei Guerrieri Divini,
rese impossibile il suo utilizzo da parte di uno di essi;
così Odino scelse di consegnarla nelle mani di un condottiero greco che combatteva contro Nettuno per la fine delle ostilità e per il ripristino della pace nel Nord e nel Mondo.

L’incantesimo dell’Anello fu così spezzato dal potere della spada, la vittima fu liberata
e la guerra lasciò Asgard per trasferirsi, con i Cavalieri di Grecia,
alla corte di Poseidone nelle profondità del mare.

 

Ma da allora Asgard  non fu più la stessa.
Privata di ogni difesa, semidistrutta,
la nostra terra versava in uno stato di prostrazione desolante.
Gli abitanti contemplavano annichiliti
le rovine di quello che un tempo era stato il loro orgoglio,
diffidenti e impauriti, privi di fiducia nel loro avvenire.

Da molti secoli la guerra non bussava alle loro porte.

Asgard era stata città ostile e guerriera finché l’avvento al potere di una dinastia di regnanti, i Polaris, aveva permesso la fine di tale atteggiamento, e da allora l’isolamento della città era stato condotto in pace ed operosità.

Il loro simbolo in cielo era la Stella Polare, l’astro che indica il Nord;
le loro preghiere ad Odino impedivano lo scioglimento della calotta polare,
minaccia paventata dall’imprudenza del genere umano
e della sua inarrestabile corsa tecnologica
i cui effetti collaterali avevano determinato l’innalzamento della temperatura del pianeta. La condizione di benessere a cui i Polaris avevano condotto Asgard
aveva ben pochi precedenti nella storia,
perché era in massima parte dovuta alla pace.
Troppo impegnati ad assecondare la natura guerriera della gente del Nord,
troppo occupati dalla smania di riportare in patria trofei
di nemici sconfitti e città conquistate,
i precedenti re.
Figli troppo diretti di un bellicoso passato vichingo.

Ma a cosa serve un regno pieno di ricchezze e onori
se tutto questo viene spazzato via dalle tempeste della guerra?
I Polaris sembrarono aver inteso, unici,
l’importanza della pace e la futilità dell’orgoglio
la cui conferma vada cercata solo in battaglia.

Oh...

 

Dei del Walhalla, è così difficile a volte
seguire ed interpretare i vostri imperscrutabili disegni!
La bella favola di pace dei Polaris era destinata a terminare nel sangue.

Una guerra.

Rumore di cavalli in corsa,
orrore di urla,
sibilo di frecce e spade…


E il sangue e la morte.

Il pianto di un bambino,
una fuga nella tormenta…

E il sangue e la morte.

La fine di tutto quella volta fu anche un inizio,
ma di una tragedia il cui lento e inesorabile dispiegarsi fu incontrollabile per molti anni.

Fu così che avvenne.

Ai confini di Asgard c’era una cittadina, Yslung, che Asgard aveva occupato tempo addietro dopo il protrarsi di scontri e guerriglie per questioni di confini.
Alla lunga, la popolazione di entrambe le città aveva concluso che questa fosse la soluzione migliore, senonché la sete di vendetta e l’invidia per la posizione di Asgard, mai sopite, portarono un pugno di facinorosi di Yslung
a guidare una nuova ribellione che poi finì per trascinare l’intera popolazione.
Nel tentativo di sedarla Harald dei Polaris, il regnante di quegli anni,
aveva inviato una delegazione del proprio esercito nel territorio di Yslung,
dove essi avrebbero dovuto innanzitutto provare a parlamentare con l'altra parte
tentando la strada della diplomazia.
La violenza sarebbe dovuta intervenire solo in casi estremi.
Purtroppo uno dei soldati più forti e temibili dell’esercito reale, Fölken,
si lasciò andare all’uso della forza uccidendo uno dei consiglieri di Yslung e sua moglie,
e in seguito si diede alla fuga per motivi misteriosi.
Questo assassinio determinò un’inconsulta reazione a catena da parte dei soldati di Yslung, che inferociti, assaltarono in forze Asgard e il Palazzo Reale rimasto sguarnito dopo la partenza dei cavalieri.
Credevano che Fölken si fosse rifugiato dietro i mantelli dei suoi sovrani.
Le sale del castello furono invase e date al fuoco.
Ma mentre re Harald, alla guida degli ultimi rimasugli della sua Guardia personale e col solo appoggio del capitano, opponeva una coraggiosa quanto disperata resistenza agli invasori,
sua moglie, incinta, portata al sicuro dalla servitù nei sotterranei del palazzo
assieme alla primogenita,
veniva sorpresa dai dolori del parto, sopraggiunti inaspettatamente a causa dello choc dovuto all’invasione.

Oh, Odino… Concedi a me, tua serva, la forza di narrare ai mortali eventi tanto terribili!
Fu notte di dolore, urla e lacrime.


E di sangue e di morte.

 

Le complicazioni conseguenti al parto prematuro portarono a morte la giovane regina. Venne alla luce una creatura piccola e debole
che non ebbe neanche la forza di annunciare al mondo la propria presenza
mediante il primo vagito, e che solo un miracolo avrebbe potuto mantenere in vita.
Contemporaneamente Harald cadeva,
sopraffatto dalle ferite e dalla forza degli avversari.

La distruzione definitiva del Castello fu evitata

soltanto grazie al sopraggiungere dei Guerrieri Divini,
gli uomini scelti dell’esercito reale che nel frattempo erano riusciti a calmare la battaglia acuitasi in Yslung.
Uno di loro, fortunosamente, aveva scorto in lontananza le fiamme invadere le mura e assieme ad alcuni compagni aveva ripiegato disperatamente verso la cittadella,
con pochi cavalli e attraverso una delle inclementi tormente di neve dell'inverno polare.

Ma tutto fu invano, ahimè…

Una famiglia, una storia, una dinastia, una leggenda, una fiaba…
Tutto cancellato,
annientato in pochi minuti dalle trame segrete tessute in cielo dalle Norne.

Entrambi i sovrani chiusero gli occhi nello stesso istante.
Poi, non ci fu che il silenzio.


Di sangue e di morte.

 

E dell’erede al trono, della bambina spaventata che gli inservienti avevano portato via in lacrime assieme alla regina, nessuno seppe più nulla.

Il suo nome era Hilda dei Polaris.

 

  
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