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Autore: _Slash_    02/02/2012    3 recensioni
"Il mio mondo stava crollando, le mie convinzioni sparendo e io avevo solo bisogno di qualcuno a cui aggrapparmi, di qualcuno che mi salvasse, avevo bisogno di un'ancora di salvezza.
Ecco, Lui era la mia ancora di salvezza, trovata per caso nel caos della città"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

 

 

 

Mi avvicinai a lei cautamente, quasi avessi paura di disturbarla, e le poggiai delicatamente le mani sulle spalle.

A quel contatto sobbalzò, probabilmente non mi aveva sentita arrivare.

Alzò il capo e per me fu un colpo al cuore, non mi piaceva vedere mia madre in quelle condizioni.

Per “Quelle condizioni” intendo, il volto rigato dalle lacrime che ininterrotte scendevano, occhi gonfi e un taglio abbastanza profondo sulla mano destra, l’aveva fatto di nuovo, 

si era auto lesionata di nuovo.

E che diamine! Non potevo permettermi di essere felice anche io? Perché la tristezza doveva essere onnipresente nella mia insulsa vita? 

E la felicità dove la vogliamo mettere?

Ero sul punto di lanciare un urlo tanto forte che avrebbe potuto rompere i vetri delle finestre proprio come succede nei film, ma mi trattenni.

Non potevo farlo, avrei letteralmente distrutto il già precario “equilibrio”, se così si poteva definire, di mia madre.

Mi limitai a respirare profondamente e a sedermi accanto a lei cingendole le spalle con un braccio.

In quel momento mi sentivo più adulta di quanto fossi realmente, mi sentivo come una mamma che sta consolando sua figlia reduce da una relazione amorosa finita male, 

quando invece quella che doveva essere consolata ero io, la vera “diciassettenne delusa” qui ero io non loro, ma erano troppo presi a litigare per capirlo, 

erano troppo impegnati perfino per ricordarsi della mia esistenza.

Era già da qualche anno che andava avanti questa storia.

Il lavoro di mio padre non produceva più come prima, avevamo, e abbiamo ancora tutt’ora, molti problemi economici, e con “molti” intendo una miriade.

Inizialmente però era sempre tutto uguale, eravamo anche più uniti di prima, forse perché credevano che in quei momenti la famiglia fosse l’unica cosa che rimane, 

forse perché….

Non lo so perché!

Fatto sta che sembravamo la perfetta famiglia felice, andavamo in Chiesa la Domenica, facevamo passeggiate tutti insieme…

Avete presente la famiglia del Mulino Bianco? Ecco, eravamo più o meno come loro.

Poi però evidentemente a mio padre non è bastato più tutto ciò, del resto non si pagavano mica con l’unita familiare le tasse?! Eh!

Cominciò a distaccarsi sempre più da noi.

Non c’era mai in casa, era sempre a lavoro o in giro a bere con la sua banda di squilibrati che lui chiama “amici”, 

ma che alla fine sono pronti a pugnalarlo alle spalle non appena possono.

Quando era in casa invece urlava e sbraitava contro mia madre per qualsiasi cosa.

Quest’ultima a sua volta non ce la faceva più, ha un carattere molto debole di conseguenza subiva tutto senza opporsi mai.

Il massimo si è raggiunto però quel maledettissimo Lunedì 20 Ottobre.

“E’ in coma, non tanto grave, ma la cosa non è comunque da sottovalutare”

Ricordo ancora, furono queste le parole che ci disse il medico con tanta professionalità.

Mi crollò il mondo addosso, mi sentii come se quel minimo briciolo di ottimismo che mi era rimasto avesse deciso di abbandonarmi e di lasciarmi avvolgere dal pessimismo.

Perpetuò in quello stato per ben tre mesi, tre mesi d’inferno.

Io, mia madre e mio fratello, Logan che all’epoca aveva solamente sei anni, rimanevamo costantemente seduti su quelle poltroncine che “ornavano” i corridoi dell’ospedale.

E quando si è svegliato come ha ricambiato tutto ciò?

Con un freddo “Potevate anche risparmiarvela so badare a me stesso”.

Da allora è cambiato tutto, i miei litigavano di continuo, più volte si è parlato di divorzi, ma fortunatamente le parole non sono mai divenute realtà.

In tutto questo io soffrivo in silenzio, non osavo esternare le mie emozioni, già c’erano abbastanza problemi .

Quei pensieri fecero rafforzare in me il senso di abbandono, di tristezza, di rabbia, e fu così che mi ritrovai a singhiozzare insieme a mia madre.

«Ma, perché piangi mamma?» mi decisi a chiedere mentre continuavo a fare lo stesso, ma non ricevetti risposta.

Non so per quanto tempo rimanemmo su quel divano, so solo che ad un certo punto con gli occhi che bruciavano ed un forte mal di testa, mi addormentai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mattino seguente mi svegliai di colpo sentendo il mio cellulare squillare.

Lo estrassi dalla tasca con molta fatica e risposi:

«Pronto?»

«Buongiorno, è lei la signorina Gabriella Cox?» rispose una voce squillante che mi fracassò i timpani.

«Sì sono io, con chi parlo?»

«Bene vorrei elencarle tutte le promozioni che la TIM ha da offrirle questo mese.»

Ogni parola equivaleva ad un pezzo del mio timpano che andava a farsi fottere e alla mia irritazione che cresceva.

«Ma vada in Culonia» e attaccai.

Solo in quel momento mi resi conto di essere sola su quel divano.

«Mamma!» chiamai. Nessuna risposta-

Riprovai, il silenzio totale.

Comincia a preoccuparmi. Corsi al piano superiore, nessuna traccia di lei.

Andai in cucina e proprio sul tavolo trovai un folio piegato sul quale c’era scritto “Per Gabry”.

Avevo paura di leggere ciò che c’era scritto, tremavo tutta e il cuore mi batteva a mille.

Passavano i minuti e io continuavo a rimanere inerme, ma alla fine mi decisi e leggerne il contenuto.

 

 

Cara Gabry,

Ciao! Sono la tua mamma, esatto sì, quella che ti ha messo al mondo, quella che ti ha vista crescere e quella che in questo momento ti sta abbandonando con un’insulsa lettera.

Mi faccio schifo da sola, credimi ma come ben sai non mi piacciono gli addii, e nemmeno a te, perciò è la scelta migliore.

Sai ricordo ancora quando eri piccola e correvi con un pannolino in testa per casa gridando:

-Arggggh! Eccomi sono Peter Pan e sono qui per ucciderti brutto barbone di un Capitan Uncino!-.

Adoravi Peter Pan, dicevi che anche tu volevi rimanere per sempre bambina così la tua mamma avrebbe sempre potuto prenderti tra le sue braccia e coccolarti.

Eri dolcissima.

Con quei tuoi occhioni verdi e quelle tue giancie paffutelle.

Ieri con tuo padre è successo un casino.

Vuoi sapere perché abbiamo litigato? Ancora per colpa di quel suo lavoro di merda.

Però e stato diverso dalle altre volte, i suoi occhi trasmettevano rabbia, disprezzo.

Se n’è andato Gabry, ci ha abbandonate e prima di sbattere definitivamente la porta di casa ha affermato esplicitamente che di noi non gli importa nulla.

Io non ce la potevo fare a rimanere in questa casa, ogni singola cosa fa riaffiorare in me determinati ricordi, prova a comprendermi.

Ho deciso di non portarti con me dal momento che non voglio portarti via dalla vita che ti sei creata qui, hai i tuoi amici, le tue abitudini, il tuo modo di vivere.

Logan è con me, non ti preoccupare.

Probabilmente quando leggerai questa “cosa” io sarò già diretta in Florida da qua nonna.

Ho esaurito le parole, ricorda piccola mia che ti vorrò sempre bene, e che non ti ho realmente abbandonato, sentiti libera di chiamarmi ogni volta che vuoi.

 

 

                                                                              Con tanto affetto la tua mamma.

 

 

 

 

 

Sul fondo della pagina si distingueva la forma delle labbra di mia madre.

Mi aveva abbandonata, ero sola…sola.

I singhiozzi ormai mi possedevano a intervalli regolari, presi il telefono, avevo bisogno di loro in quel preciso istante.

Chiamai Lizzie.

«Pronto» rispose dopo il terzo squillo.

«Ti prego vieni subito, avvisa le altre, ho bisogno di voi»

«Gabry, oddio cosa è successo? Stai singhiozzando!»

«Muovetevi a venire e vi spiegherò tutto»

«Ok» rispose solamente, e attaccò.

Arrivarono circa 10 minuti dopo e appena mi videro mi strinsero fortissimo tra le loro braccia.

Gli raccontai tutto, gli feci leggere la lettera e cercai rifugio ancora una volta tra le loro braccia.

«Vieni a stare da me!» esclamò Lizzie ad un tratto.

«Da te?!» quella ragazza aveva un cuore enorme ma non volevo approfittarne.

«Sì dai, il posto c’è per te, per mia madre non ci saranno problemi la conosci e poi, proprio nella casa affianco alla mia i sono trasferiti cinque ragazzi che soni dei perfetti chiav..»

«Lizzie! Ma ti sembra questo il momento?!» La interruppero Lucy e Mafy.

Sapevo come finiva la frase. “Chiavatone” era il nostro modo per definire “bello” un ragazzo.

Non sapevo cosa fare. Di sicuro non volevo rimanere da sola in quella casa, ma non volevo approfittare di Lizzie.

Alla fine mi decisi.

«Vengo. Però a petto che darò un aiuto in casa».

Lizzie mi guardò con un sorriso a 54 denti e disse:

«Sì, sì, ok, che bello non vedo l’ora, su sbrigati e impachetta la tua roba».

Lucy e Mafy in tutto questo erano rimaste in disparte.

Erano molto silenziose e timide ma erano davvero buone amiche.

Nel giro di un’ora riuscii a prendere tutte le mie cose, non che avessi molto.

Ci avviammo tutte a casa di Lizzie, avevamo deciso, o meglio avevano, di fare un pigiama party in mio onore.

La madre acconsentì, d’altronde aveva sempre affermato che le stavo simpatica.

Mi aiutarono a sistemare la mia roba e riuscirono anche a strapparmi qualche sorriso di tanto in tanto.

Finimmo proprio mentre Diana, la mamma di Lizzie, ci chiamò per andare a tavola.

 

 

 

«Cosa facciamo io mi annoio!» esclamò Mafy.

Avevamo da poco finito di pranzare, ci trovavamo nella stanzetta di Lizzie e non avevamo nulla da fare…non che mi andasse di fare molto..però!

«Già anche io.» questa volta parlò Lucy, mettendo su il broncio.

Salii sul letto mi misi in piedi e per attirare la loro attenzione esclamai “Carrots”.

«Cosa c’è Gabry?» chiesero.

«Niente, vi voglio solo bene!»

Non l’avessi mai detto! Mi ritrovai addosso tre ragazze anche abbastanza pesanti che mi stavano sfracassando uno sterno.

«Anche noi ti vogliamo bene!»

Ecco con la vocetta che fecero sembrarono proprio delle bambine di quattro anni.

«Vabbè, ora però toglietevi che non respiro»

E così fecero senza risparmiarsi una linguaccia rivolta a me. Alzai gli occhi al cielo, non cresceranno mai.

Ad un tratto squillò il cellulare, un messaggio.

 

 

Ciao Gabriella, sono Harry ricordi, il tizio che mafia alle tre del pomeriggio. Ecco mi chiedevo, ti andrebbe di rivederci?”

 

Mi spuntò un sorriso da ebete sul volto, certo che lo volevo!

Mentre decidevo le parole da usare nella risposta sentii le altre dire:

«Dicci» iniziò Mafy.

«Subito» la appoggiò Lucy.

«Chi era» concluse soddisfatta Lizzie-

Devolsi il mio cellulare a loro che cominciarono a gridare manco fossero degli antifurti.

«E questo quando avevi intenzione di dircelo?!Eh?!» esclamò Lucy.

«Non so…ora?!»

Raccontai loro dell’incontro e di come mi aveva salutato.

Notai che mentre parlavo i loro occhi brillavano come diamanti.

Risposero loro al posto mio esattamente così:

 

 

Ciao! Sì mi ricordo di te. Comunque va bene! Quando ci vogliamo vedere?”

 

La sua risposta non si fece attendere:

 

 

Facciamo stasera alle otto?”

 

Risposero sempre loro per me:

 

 

“Va bene, perfetto.”

 

 

«E il pigiama party?» chiesi.

Mi guardarono come a dire “ ma sei scema o cosa?!”

«Lo rimandiamo!» disse Mafy.

«Ok, come volete.»

«Ed ora, abbandonati tra le nostre braccia, abbiamo solamente tre ore per farti diventare una principessa» esclamò Lizzie entusiasta.

Riuscii a pensare solo “aiuto” prima di essere trasportata nel mondo della moda con annessi e connessi.

 

 

 

ZUMBA!

Salve a tutte *-*

Okkei lo so, già i capitoli fanno schifo loro e blablabla poi ci metto pure anni ad aggiornare è ovvio che nessuno la segue ‘sta storia ç__ç

No dai.

Volevo solamente dire grazie.

Alle 3 che l’hanno inserita tra le seguite *w*

Alle 6 che l’hanno recensita *w*

E alle 88 visualizzazioni *w*

Davvero, pensavo facesse totalmente schifo v.v

Vabbè dai mmi fate sapere cosa ne pensare con una minuscolerrima recensione? Non costa nulla a voi e fate felice me *w*

Okkei vi lascio che devo andare a studiare ç__ç

KissKiss _Lalle_

  
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