Nota
dell’autore:
Questo racconto non è nulla di particolare, ma mi è molto caro, proprio
perchè mi permise di superare un momento un po' critico della mia vita,
che forse avrei vissuto ancora peggio, se tutte
le idee ed energie “incasinate” che frullavano in me in quel periodo,
non fossi
riuscita a convogliarle in qualcosa di creativo.
Spero
che faccia trascorrere anche a voi del tempo in maniera serena e
spensierata,
com'è stato per me mentre lo scrivevo.
Buona lettura!
FLY WITH ME
La
porta sbatté con violenza alle spalle del
capitano Harmon Rabb.
Dopo aver riaccompagnato Renee, era rientrato
in casa e si sentiva distrutto. Aveva provato a parlare con Sarah, a
dirle
quello che aveva nel cuore, ma non era sicuro di esserci riuscito. Lei
se n'era
andata con Brumby.
“Ma cosa pensavo? Che dopo quel
discorso
assurdo, fatto alla sua festa di fidanzamento con un altro, lei
lasciasse
l’uomo col quale aveva deciso di trascorrere il resto della vita, per
tornare a
casa con me? Che stupido che sono! Avevo tutto il tempo per dirle prima
quello
che pensavo, quello che volevo… E non l’ho fatto. Ho aspettato. E ora?
Cosa
pretendo, ora, da Sarah?“
Sarah…
Gli
piaceva tanto il suono del suo nome, ma,
ancora di più, quello dei loro due nomi assieme. Solitamente non la
chiamava
così, ma quando pensava a lei, quello che gli veniva in mente era il
suo nome e
non Mac, il soprannome col quale tutti la chiamavano di solito, lui
compreso.
Quando pensava a lei si sentiva sempre
vulnerabile e forse, proprio per questo, solo pochissime volte gli era
sfuggito
di chiamarla col suo nome di battesimo. Le rare volte che l’aveva
chiamata
Sarah, mentre lo faceva aveva sempre provato il desiderio di baciarla,
di
stringerla a sé, ma non lo aveva mai fatto… neppure sul battello a
Sidney,
neppure quando lei non aspettava altro.
Poche ore prima Sarah gli aveva chiesto perché
in Australia si fosse tirato indietro ancora una volta.
“Per le complicazioni, ho
risposto. Ma quali
complicazioni? Prima mi sembravano insormontabili; ora non vorrei altro
che
averla qui con me!”
Non
l’aveva mai baciata, tranne la volta in
cui credeva che ci fosse Diane con lui, e non Sarah.
Alla festa, tuttavia, quando lei gli aveva
sfiorato le labbra con quel bacio che sapeva di rimpianto, non era più
riuscito
a resistere. Non aveva permesso che le labbra di Sarah lasciassero le
sue.
Cercandole di nuovo la bocca, l’aveva stretta tra le braccia e l’aveva
baciata
con dolcezza, assaporando la gioia di essersi concesso, finalmente, di
fare
quello che desiderava da tempo. Per un meraviglioso attimo anche Sarah
si era
abbandonata al bacio e quando aveva schiuso le labbra per lui, gli
aveva fatto
desiderare disperatamente di poter fare l’amore con lei. L’aveva
lasciata andare
solamente quando lei aveva posto fine al loro bacio. Non lo avrebbe mai
fatto,
altrimenti: avrebbe continuato a baciarla all’infinito, e al diavolo se
li
avessero visti! Al diavolo Brumby, Renee, l’ammiraglio…
nessuno avrebbe potuto impedirgli di portarla con se. Lei, però, si era
sciolta
dal loro abbraccio, lo aveva guardato sorpresa e poi era rientrata.
Ora temeva che anche la loro amicizia fosse
compromessa. Per questo si era sempre impedito di baciarla. Fin da
quando
l’aveva conosciuta, l’aveva trovata una donna molto desiderabile. Non
gli
sarebbe spiaciuto avere una storia con lei, anche quando la considerava
ancora solo
una cara amica. Tuttavia non l’aveva mai voluta, proprio perché teneva
moltissimo alla loro amicizia.
Di
solito le sue storie finivano sempre. A
volte era lui che le faceva terminare, anche se più spesso era la sua
partner
del momento che lo scaricava. Ma in fondo era sempre lui che se
l’andava a
cercare perché era continuamente preso dai suoi problemi, dal lavoro,
dalle sue
fissazioni.
Ogni volta che stava con una donna, c’era
sempre qualcosa in lei che lo attraeva, che lo affascinava, che gli
toccava
anche il cuore, ma mai a sufficienza. Mai a sufficienza per farlo
pensare anche ai
desideri della sua compagna: prima di tutto venivano sempre i suoi
bisogni, le
sue necessità, la sua volontà; se la donna lo seguiva, bene,
altrimenti… La
storia, prima o poi, finiva.
Solo
con Mac era diverso. Loro, prima di
tutto, erano amici e lei era l’unica donna per la quale provava un
sentimento
d'amicizia e tenerezza così forte, al punto di sentirsi in ansia quando
la
sapeva in una qualunque difficoltà, anche minima. Con lei riusciva a
confidarsi
come con nessun’altra e quando aveva un problema, Sarah gli era sempre
stata
accanto.
Solo Mac era a conoscenza di tutta la pena
vissuta in Russia, alla disperata ricerca di suo padre. Solo Mac aveva
capito
fino in fondo il suo desiderio di tornare a volare.
Solamente Sarah… Solo lei gli era sempre
vicina e lo accettava per quello che era.
Non poteva baciarla: se lo avesse fatto,
sapeva per certo che non sarebbe riuscito a fermarsi ad un bacio. Era
sicuro
che con Sarah non avrebbe potuto mantenere il controllo della
situazione. Oltre
a desiderarla come donna, aveva scoperto di essere innamorato di lei e
questo
lo rendeva vulnerabile.
Mentre
pensava a tutto questo, si era sdraiato
sul divano; vista l’ora sarebbe dovuto andare a letto, ma non ci
riusciva.
Irrazionalmente, aveva pensato che quella sera lei sarebbe stata nel
letto con
lui, come aveva cominciato a desiderare da qualche tempo, all’inizio
senza
quasi rendersene conto. Ora quel letto vuoto lo faceva soffrire. Renee
avrebbe voluto riempirlo; ma lui non voleva trascorrere la notte con
lei. Era
una donna piacevole, le era anche affezionato, ma non era la donna che
desiderava, nonostante avesse detto a Sarah che pensava fosse
la donna
giusta per lui.
Aveva
nascosto i suoi veri sentimenti, ancora
una volta. A chi? Agli altri, oppure soprattutto a se stesso?
Mac
aveva ragione, quando aveva affermato che
vedeva in lui un uomo che non si lasciava mai andare, che non voleva
mai
perdere il controllo. Eppure non aveva desiderato altro, nella sua vita
adulta,
che trovare una donna di cui riuscire ad innamorarsi, come suo padre
era
innamorato di sua madre. Una donna da voler far sorridere e che facesse
sorridere lui.
Pensava d'averla trovata nella sua compagna
d’accademia, Diane, ma era stata brutalmente uccisa e il dolore per
averla
perduta era stato troppo forte. Poi aveva conosciuto la sua nuova
collega, il
maggiore dei Marine Sarah MacKenzie, e aveva creduto di essere
impazzito. Somigliava a
Diane in maniera impressionante, anche se erano molto diverse come
personalità.
All’inizio avevano faticato ad andare
d’accordo: Mac era molto dura con lui. Ma il tempo e le esperienze
vissute assieme
avevano creato un legame molto profondo, anche se continuavano a
litigare come
cane e gatto. Lui, però, adorava punzecchiarla a volte, così come
trovava
divertente quando lei gli rispondeva per le rime. Era come un gioco;
una specie
di loro codice segreto per parlarsi. Anche chi li conosceva, anche chi
lavorava
con loro, lo percepiva.
Nei momenti importanti, tuttavia, erano sempre
presenti, l’uno per l’altra.
Una
donna con cui dividere la vita… L’aveva
trovata, ma non era stato capace di capirlo in tempo.
Prima
si era impedito di desiderarla perché
aveva pensato che assomigliasse troppo a Diane. Lui teneva troppo alla
loro
amicizia, per metterla a rischio con la fine di una loro storia: se
avesse
perso anche Sarah, avrebbe temuto di soffrire quanto aveva sofferto
perdendo
Diane. In seguito aveva capito che non poteva fare a meno di lei e
aveva
iniziato a pensare a loro due assieme, ma si era anche reso conto che
lei si
stava attaccando troppo a Brumby.
Brumby! Quell’uomo lriusciva ad infastidirlo anche solo quando
pensava a lui… Figuriamoci quando lo vedeva! O quando lo vedeva con
Mac. Anche
ora, il solo pensiero di loro due assieme lo faceva infuriare. Ma era
anche
colpa sua: non si era fatto avanti, quando aveva capito che Sarah era
la donna
che desiderava, perché sempre bloccato dai suoi timori… e poi lei si
era messa
con l’australiano.
“Dannazione! Non riesco a
sopportare l’idea
che si sposi con quel tizio! Voglio andare da lei. Voglio farle capire
che la
amo e che desidero stare con lei! E non m'importa se, per dirglielo,
prima sarò
costretto ad affrontare Brumby!”
Si
alzò dal divano; infilò il suo giubbotto da
Top Gun, si richiuse la porta alle spalle e scese gli scalini a due a
due.