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Autore: Vis    03/02/2012    6 recensioni
-Amo Ruri- disse semplicemente Ace, guardando fuori dal finestrino.
Sentì una risatina e irritato si voltò a guardarlo, fulminandolo con lo sguardo:-Perché ride?!-
-Ami Ruri- ripeté Dragon, scuotendo la testa divertito -non credi di essere un po’ precipitoso nel dire che ami una persona? Questa parola ha un significato molto profondo, Ace, che spesso viene usato a sproposito-
-Beh, non nel mio caso- rispose seccamente il ragazzo.
-Vedremo-
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nefertari Bibi, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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L’incubo di Ace





 
Ace buttò a terra lo zaino di scuola e subito una delle tante cameriere lo prese e lo portò via. Si diresse in cucina e lì aprì il grande frigorifero, e prese una lattina di Coca-Cola e un panino. Si sedette ad uno degli sgabelli della cucina e poggiando le braccia sopra il bancone metallizzato aprì la lattina e ne bevve un lungo sorso.
-Ciao- sua madre entrò nella cucina e gli si avvicinò, sul viso un sorriso dolce.
-Ciao- lei gli scompigliò i capelli neri e gli diede un bacio sulla guancia. Ace non si spostò e apprezzò l’abbraccio di sua madre. Era sempre molto dolce con lui.
-Come è andata oggi?- Rouge si mise davanti a lui, e poggiando il viso sulle dita intrecciate attese una sua risposta.
-Bene- Ace morse il panino e osservò sua madre: aveva sempre saputo che era bella, ma quando qualcosa la rendeva felice, diventava ancora più affascinante.
-Che è successo?- le chiese.
-Niente- Rouge alzò le spalle e solo in quel momento Ace notò l’anello che aveva all’anulare sinistro, vicino alla fede: un altro dei regali di suo padre. Roger non era molto presente a casa, e almeno una volta al mese se ne usciva con dei regali per l’amata moglie e per il figlio. Ma Ace, a differenza di Rouge, non li apprezzava. Non voleva bene a suo padre. E lui lo sapeva. Si ignoravano spesso, ma quando stavano tutti e tre insieme, entrambi cercavano di non far pesare alla donna il loro astio.
Ace finì in poco tempo il panino e bevve fino all’ultimo goccio la bibita, per poi alzarsi e dirigersi verso la sua camera. 
-Oggi non ti vedi con Sabo?- 
-Sì, usciamo fra poco-
Rouge sorrise ancora e disse:-Salutamelo. E digli di venirci a trovare più spesso-
Ace annuì. Mentre saliva le scale di marmo, si sciolse il nodo alla cravatta, si sbottonò i primi bottoni della camicia e con un grande sbadiglio aprì la porta della sua camera.
Si buttò sul letto e subito si addormentò.
 
Un pugno in testa; possibile che venisse sempre svegliato in malo modo?!
Aprì gli occhi e fissò la faccia esasperata di Sabo.
-Che vuoi?- si girò, per riaddormentarsi.
-Mi hai fatto preoccupare, idiota! Ti ho aspettato per mezz’ora davanti al bar e poi non vedendoti sono venuto a cercarti!-
-Sei tu che sei in anticipo- sbadigliò ancora.
-Sei tu che hai dormito troppo… come tuo solito- ribatté il biondo ed Ace guardò la sveglia. Strabuzzò gli occhi e sedendosi disse:-Mi sarà capitato sì e no un paio di volte…-
-Sei volte-
Ace lo fulminò con lo sguardo e aprendo l’armadio, prese una maglia e dei jeans. Si cambiò e infilandosi le scarpe da ginnastica uscì insieme a Sabo.
-Sei riuscito a svegliarlo, eh?- Rouge vedendo il bernoccolo sulle testa di Ace rise e Sabo, anche lui ridendo, disse:-Era l’unico modo!-
Rouge vedendo l’espressione imbronciata di Ace disse, dandogli un buffetto sulla guancia:-Non essere arrabbiato- poi ridendo -sei così buffo e tenero!- e lo abbracciò. Rouge era più bassa e piccola di Ace e gli arrivava solo alle spalle e non riusciva proprio ad abbracciarlo, per via della stazza del figlio. Ace con un po’ di imbarazzo ricambiò l’abbraccio.
-Sabo, vuoi fermarti a cena, sta sera?- chiese la donna, prima che uscissero.
-Mi piacerebbe, ma sta sera lavoro- si passò una mano fra i capelli, imbarazzato, vedendo il disappunto di Rouge.
-Quante volte te l’ho detto? Puoi venire a stare qui da noi! Non è un bene che tu lavori! Hai solo diciassette anni! Devi divertiti e pensare a studiare!-
Il biondo fece un sorrisino imbarazzato e disse:-Ma non posso… vi disturberei-
Rouge aggrottò le sopracciglia e con il broncio sul viso e il suo aspetto grazioso sembrò una bambina.
-Dai, mamma, ci pensiamo dopo, okay?- Ace la batté una mano sulla spalla e trascinò fuori di casa l’amico.
-Prima o poi verrà lei a prenderti- scherzò Ace.
-Ace- Sabo sospirò -tua madre è sempre così gentile… ma proprio non posso-
-Hai ragione. Quell’appartamento, se si può chiamare così, che ti sei trovato è fantastico… perché abbandonarlo?!- esclamò Ace, sarcastico.
-Sai che è il meglio che ho trovato. Gli altri erano tutti troppo cari…-
-Ma, amico, pensaci: se tu venissi a casa mia, potremmo fare quello che ci pare! Pensa a quando i miei non ci sarebbero, alle sensazionali feste che potremmo organizzare!-
Sabo sospirò: Ace era andato.
-Ci penserò, okay?!-
-Dici sempre così-
 
-Sono a casa- Ace si rimise la chiavi in tasca e chiuse la porta, sbadigliando.
Si diresse verso la sua camera e andò in bagno, per farsi una doccia.
Restò sotto il getto caldo per mezz’ora e quando uscì si lego un asciugamano in vita, mentre con un altro si asciugava i capelli.
Aprì la porta che collegava il bagno alla sua camera e si paralizzò sulla soglia: che ci faceva Ruri lì?!
-E tu come sei entrata?!- esclamò -e soprattutto come sai dove abito?!-
Lei si voltò verso di lui e calma disse:-Me l’ha detto Rouge-
Ace non capiva: cosa voleva da lui quella ragazza?! Come faceva a sapere il nome di sua madre?! E perché era in camera sua?!
-Che cosa vuoi?-
-Io qui ci lavoro- rispose lei.
Per Ace era troppo: quella ragazza era completamente fuori di testa.
Uscì dalla camera e cercò, seminudo, per la casa sua madre. 
Quando la trovò Rouge sgranò gli occhi e lei lo rimproverò:-Ace! Sai che non devi girare per caso in quel modo!-
-Mamma, che ci fa quella lì in camera mia?!-
-Oh, povera Ruri. Avrà capito male le mie indicazioni- Rouge si affrettò a raggiungere, accompagnata da uno scandalizzato Ace, la camera del figlio ed entrò.
-Ruri, hai sbagliato- le sorrise e la portò fuori dalla camera. 
-Qualcuno si degna di spiegarmi la situazione?!- esclamò Ace, ma venne ignorato.
-Vedi- continuò sua madre -lì in fondo, la porta a due battenti-
-Grazie!- Ruri corse verso il punto indicato da Rouge e senza bussare entrò.
Ace, dietro sua madre, aspettava spiegazioni.
-Vatti a vestire!- gli rispose lei, quando le ripeté la domanda.
Ace sbuffando si vestì e poi, seduto in salotto con sua madre, aspettava che Rouge iniziasse.
-Ti ricordi che tuo padre aveva deciso di assumere un’altra cameriera?-
-Sì… ma non avevate già risolto?-
-Appunto. Ma vedi, Ruri non lo sapeva ed è venuta per il lavoro- Rouge sorrise 
-vedendo il suo viso così grazioso non ho saputo dirle di no-
Ace giocò quella che credeva fosse la sua carta vincente:-Ma sai che è una mia compagna di classe?!-
-Me l’ha detto… e all’inizio non ho voluto. Poi mi ha spiegato la ragione per la quale voleva lavorare-
Ace con un gesto della mano la incitò ad andare avanti.
-Abita con il nonno. Mi ha detto che la sua passione è mangiare, ma il nonno non è disposto a darle tutti i soldi che chiede per comprarsi del cibo. E lui la incita spesso ad essere indipendente. Allora non le ho potuto dire di no. Sai, è un tipetto molto determinato- concluse Rouge sorridendo.
Ace era rimasto a bocca aperta. Non sapeva davvero che dire.
L’ultima possibilità era suo padre: gli costava ammetterlo, ma in quel momento aveva bisogno di lui se non voleva avere la ragazza sempre fra i piedi. Si alzò e si diresse verso lo studio del padre. Aprì la porta.
Roger e Ruri ridevano, come se si conoscessero da molto tempo. Non ci credeva. Non voleva crederci.
-Ace!- Roger era sorpreso di vederlo lì: non era mai successo prima.
Il ragazzo non rispose e chiudendo la porta uscì. Si mise in fretta e furia le scarpe e scappò letteralmente fuori di casa.
Corse fino all’appartamento di Sabo. Bussò e bussò ancora, rischiando quasi di sfondare la porta.
-Arrivo!- esclamò il biondo. Aprì la porta e lo guardò confuso, vedendo l’espressione dell’amico. Lo fece entrare e chiese:-Che è successo?-
-E’ un incubo- Ace si mise le mani fra i capelli.
-Spiegati!-
-Mi perseguita- continuò Ace.
-Ace, ma che stai dicendo?!-
Il moro alzò lo sguardo e disse:-Ruri. Ora lavora anche a casa mia!-
-Rouge non è contro al lavoro minorile?- chiese Sabo confuso, ripensando a tutte le volte che lo aveva pregato di mollare il lavoro.
-Sì! Ma è stata stregata dalla faccia da angioletto di quella ragazza!-
Poi disse, afferrandogli le mani:-Ti prego Sabo, devi venire ad abitare a casa mia! Fallo per la mia salute mentale!-
-Ace, frena! Stai esagerando! E’ solo una ragazza… che ti succede?!-
Ma Portuguese non l’ascoltava più. Aveva preso una borsa dove aveva iniziato a buttarci tutte le cose di Sabo.
-Mi stai ascoltando?!-
-No. Ho deciso. Da sta sera abiterai a casa mia-
-Te l’ho già detto. Sta sera lavoro!-
-Da domani allora-
Sabo non seppe che dire. Sapeva che quando l’amico prendeva una decisione, era impossibile dissuaderlo.
Beh, almeno Rouge sarebbe stata contenta.
   
 
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