Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: Willy Wonka    05/02/2012    3 recensioni
George scoppiò in una risata pazzesca, come mai aveva riso in vita sua. Questo era il suo grande potere: riusciva sempre a strappargli un sorriso, anche nelle situazioni meno appropriate. “Sei proprio un pazzo Ringo!” disse dandogli un piccolo pugno sulla spalla. Si lasciò invadere le orecchie dalla risata dell'altro, poi chiuse gli occhi divertito. Si appoggiò allo schienale morbido del suo posto, forse poteva sperare di dormire almeno un po', quanto bastava per potersi risvegliare a terra e in un altro stato. Sarebbe stato possibile chiudere gli occhi per un secondo e BAM! riaprirli in un'altra dimensione? Puff. Tutto finito. Ma la paura di precipitare tornava feroce e gli faceva salire brividi su per tutta la spina dorsale. Stava per prendere le pastiglie dalla tasca del cappotto quando... un calore alla guancia lo colse alla sprovvista.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Harrison, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando la pioggia lo fece ridere come un bambino


George quel pomeriggio dovette sorbirsi mezz'ora solamente di lamentele, sembrava quasi che John non suonasse da una vita. E cercò pure di scusarsi, ma niente da fare, John era fuori di sé, così, a testa bassa, afferrò la sua chitarra gentile e cominciò a provare la nuova canzone scritta da Paul.
Riuscirono a concludere qualcosa verso le sette e mezzo, giusto per l'ora di cena.
“Ehi John” gridò George rincorrendo l'amico fuori dagli studi di Abby Road “Dai, mi faccio perdonare, ti offro la cena”
“Oh, sarebbe il minimo George ma...” rispose l'altro saltellando sul posto per combattere il freddo.
“Eddai non sarai mica ancora arrabbiato! Ti ho già chiesto scusa!”
“Non è questo tesoro, è proprio-”
George si fece più vicino “... guarda che ordino delle pizze, mica cucino io”
“E ci mancherebbe altro! No vedi è che questa sera avrei già altro da fare...”
“Ah sì?!” chiese George stupito. “Cioè con questo non voglio farmi gli affari tuo-”
“Sono con Paul”
Il chitarrista si ammutolì di tutta fretta. Questa volta fu John ad avvicinarsi.
“A casa sua”
“...oh”
“Soli”
“...ooh! Ho afferrato!” tagliò corto arrossendo un po' “a-allora buona ser- no aspetta, non farmici pensare!” finì strizzando gli occhi con una smorfia.
“Ci si vede!” disse infine Lennon correndo via e saltando in macchina con Paul.
George si voltò credendo di aver fatto la completa figura dell'idiota, le sue scarpe risuonarono sull'asfalto bagnato delle strade confondendosi nei mille clacson delle auto che impazzivano per il traffico. Alzò per un attimo la testa, fissando quei nuvoloni neri farsi sempre più minacciosi. I suoi occhi furono attraversati da un lampo. Continuò a camminare sistemandosi il bavero del suo cappotto e tirando dei calci ad un sassolino. Puntò gli occhi su delle pozzanghere ai lati del marciapiede. Si fermò. Era da quando era bambino che non ci saltava più dentro. Ricordava chiaramente che poteva infangarsi fino alle ginocchia e che poi doveva scappare via da sua madre. Era una gran bella pozzanghera. Si guardò attorno. Magari per questa volta... Si ficcò le mani in tasca. Ma no, che diavolo gli saltava in mente.
Beh, visto che proprio non si aspettava che John avesse... ehm per così dire “altri impegni”, non sapeva proprio che cosa fare quella sera. Poteva tornarsene a casa e mettersi su un 45 giri fino a quando il sonno non lo avrebbe colto, ma doveva pur mangiare qualcosa e la strada di ritorno era ancora lunga.
Dall'altro lato c'era un piccolo e colorato bar, uno di quei locali tipici degli anni 50/60.
Attraversò di tutta fretta la strada ed entrò appena in tempo per scampare a quello che sembrava l'inizio di un acquazzone.
Si sfregò le mani per scaldarsi un po' e cercò infreddolito un posto libero. Ce ne era uno proprio vicino ad una grande finestra. Si sedette su un comodo divanetto color rosa sporco, con davanti un piccolo tavolino bianco pieno di briciole, si sistemò i capelli con le dita e ricadde nuovamente nei suoi pensieri guardando la pioggia bagnare il vetro. Magari avrebbe piovuto fino alla fine della settimana. Fino alla fine dell'anno. Ne sarebbe caduta talmente tanta che quella finestra non sarebbe stata più una finestra, ma un oblò attraverso il quale ci avrebbe potuto vedere i pesci nuotare. E magari una sirena. Sì, una bellissima ragazza con la coda che avrebbe appoggiato la sua mano al vetro, e lui avrebbe fatto lo stesso facendo combaciare i palmi. E se avesse aguzzato lo sguardo, avrebbe notato degli alligatori suonare lungo la strada sommersa per arrivare fino ad un enorme sottomarino giallo. Poi vide il capo della banda, vestito da sergente e con un grande cappello con una lunga e morbida piuma. Signore. Signore.
“Signore!”
“Mmmh?!” George scosse appena il capo e ruppe quella follia di mondo che si era creato.
“Lasci signora, ordino io per lui... qualcosa di caldo per favore”
“Vi va bene la zuppa?”
“Perfetto, molto gentile”
George scosse nuovamente la testa. Mise a fuoco la figura che aveva seduta davanti a sé. Udì gente parlare e una canzone di Elvis scorrere da un juke-box.
“C-che ci fai qui?!”
“Ho fame anch'io che credi” esclamò Ringo togliendosi il cappello e il cappotto e gettandoli a un lato del divanetto. “E guarda caso proprio qui c'era un posto libero!”
“Allora mi metto il cuore in pace. Offri tu stasera!”
“Mica ho detto questo!”
“Sì, ma tu sei il più grande fra noi due”
“Ma tu hai dei canini grossi così!”
“E va bene hai vinto...” sbuffò George versandosi un bicchiere d'acqua.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
“Ehi” si fece improvvisamente serio Ringo “che ti prende in questo periodo?”
“In che senso?”
Ringo si preoccupava sempre.
“Nel senso che sei sempre con la testa altrove” rispose appoggiandosi ad un gomito “anche oggi pomeriggio...”
“Sarà questo tempaccio” fece spallucce George “mi fa deconcentrare”. Ma c'era un'altra cosa che lo deconcentrava in quel momento, ancora una. Erano due universi blu che lo fissavano. Sembrava di specchiarsi in un cielo terso. Quegli occhi lo mettevano sempre in pace con se stesso, avevano un potere indescrivibile su di lui. Sembrava quasi che quella pioggia grigia facesse risaltare ancor di più quelle pupille in cui era sempre estate. Senza nemmeno che se ne accorgesse, si ritrovò a sorridere.
“Geoorge... non sarai mica ritornato nel tuo stato di coma vero? Hellooo...” disse Ringo scuotendolo per una spalla.
“Hmm?” lo guardò George sgranando lo sguardo.
“Accidenti Georgie” esclamò Ringo accomodandosi sullo schienale del piccolo divano “speriamo che questa pioggia passi presto!”
“Scusa Ringo è più forte di me” mugugnò giocherellando con le posate. “E' stata una giornataccia...”
“Devi solo dormire un po', tutto qui... ah ma tu non dormi vero signor Dracula?” provocò mordicchiando un grissino.
“Oh lascia in pace i miei splendidi denti!”
“Sei un pescecane”
“E tu un elefante!”
“E tu dormi in una bara!”
“Ah sì?! Vediamo allora questi canini cosa riescono a fare” si sporse George ridacchiando. Senza nemmeno che se ne rendesse conto, Ringo se lo ritrovò a qualche centimetro di distanza. Lo vide mordere con aria compiaciuta l'altra estremità del grissino che aveva in bocca. In un batter d'occhio, le guance di Ringo si infuocarono.
“Ma che d-diamin-...”
“Ahahahahah! Ti ho fatto arrossire!”
“Non dire cretinate scemo”
“Sei un bambino Ringo”
Questo lo guardò malissimo, fino a quando le zuppe non arrivarono al tavolo e non si occuparono con qualcos'altro. Tra una cucchiaiata e l'altra, il batterista non disse nemmeno una parola. Mangiava con gli occhi bassi tentando invano di far andare via il rossore dalle sue guance, e questo dettaglio non sfuggì di certo a George. Ma anche quando se ne stavano in silenzio, questo si sentiva bene, era come riscaldato dalla presenza dell'altro.
“Grazie” se ne uscì il chitarrista guardando la sua minestra finire.
Ringo alzò le sue iridi chiare.
“Come?”
“Ti preoccupi per me” appoggiò con un tintinnio il cucchiaio al piatto ormai vuoto “grazie”
Perfetto, il rossore tornò su Ringo più forte di prima. Riuscì a rispondergli solamente con un sorriso sincero. George si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo, aspettò che anche l'altro finisse di mangiare e poi, dopo aver discusso su quale aspetto avrebbero avuto John e Paul fra vent'anni, si accordarono sul fatto che Paul sarebbe diventato un organizzatore di matrimoni e John una sorta di Highlander/Messia e alla fine toccò a George, come al solito, pagare tutto. Si misero i cappotti ed uscirono verso quello che sembrava il più violento temporale che avessero mai visto. Il vento fischiava minaccioso e faceva svolazzare le vesti di entrambi. Il chitarrista si inzuppò subito e i suoi ciuffi di capelli si appiattirono e sgocciolarono senza sosta.
Ringo tremò come una foglia e disse qualcosa che però George non riuscì a cogliere a causa del soffiare del vento. L'altro parlò più forte mettendosi le mani ai lati della bocca. “Che diavolo fai ora???”
“Me ne vado a casa!” un lampo li illuminò e un tuono li fece sussultare.
“Sei un pazzo Georgie denti d'oro!” esitò un attimo l'altro, poi decise che in fondo non c'era niente di male ad offrirgli ospitalità “Casa mia è più vicina...”
“Come?”
“Ho detto che-”
“Sì sì ho capito! E' solo che-”
“Andiamo non ti farai la strada tutta a piedi! Stai dall'altro lato della-”
Un nuovo lampo, troppo vicino, e questa volta un cartello stradale brillò e con un tonfo sordo cadde sul marciapiede a pochi metri da loro. Rimasero entrambi di sasso.
George sentì afferrarsi la mano. Guardò Ringo stupito.
“Dai vieni! Non riesco nemmeno a pensare con questo tempo!”
L'altro cercò di rifiutare dicendo che non voleva disturbare e questo e quest'altro, ma alla fine il più grande ebbe la meglio. Lo seguì con una mano davanti agli occhi per quella che era una strada semi-buia e resa scivolosa dall'acqua che cadeva, poi ad un certo punto si fermò.
Si fermò a guardare Ringo più avanti rispetto a lui.
Lo guardò saltare sulle pozzanghere infangandosi tutto.
George si mise a ridere come un bambino.
















Bene bene, secondo capitolo. Spero vi piaccia, di certo l'ispirazione è venuta da tutto quel gelo che sto sopportando in questi giorni a causa della neve!
Un bacio a tutti! <3




   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Willy Wonka