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Autore: simovscalliope    05/02/2012    2 recensioni
Draco, il suo nome era Draco, e non vedeva l'ora che qualcuno fosse contento di ripeterlo insieme a lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu Chiamami Draco 

Draco, il mio nome è Draco.
Ogni tanto me lo scordo, ma quelli son problemi miei.
Sarà che ho deciso di non parlare con troppa gente, ma qui in giro è soprattutto la gente che ha deciso di non parlare con me. Forse la mia decisione è dipesa proprio da questo fatto. 
Io nella mia testa non sono matto, anzi, alcune volte sento cori di voci nella testa, tutti ad urlare frasi distinte e non troppo stabili. In quei momenti mi sento matto, perché non vorrei che quelle voci parlassero tutte insieme, quelle voci mi stanno simpatiche, e vorrei capire i loro problemi.
Magari risolverli.
Sì, mi chiamo Draco e una volta risolvevo i problemi della gente nei sogni, poi lo psichiatra mi ha costretto a prendere delle nuove pillole e ho smesso anche di sognare.
Se chiedeste ai miei genitori di loro figlio Simone -loro continuano a chiamarmi così- scapperebbero con le mani fra i capelli. Ed io ringrazio il Dio in cui non credo che non mi abbia fatto rimanere figlio unico, così almeno hanno un figlio sano al quale possono voler bene.
Io sono Draco, e mi piace ripeterlo, non so, forse perché è bello.
Non ne ho voglia, ma costringo le mani a ricordare che stringono una matita. Ho gli occhi chiusi ma la posso immaginare: nera, e mozzicata.
Devo proprio riaprire gli occhi?
Non è più bello così? Beh, sì, ho sicuramente i miei privilegi. 
Con gli occhi chiusi è più facile convincermi che non sono seduto, che volo. Con gli occhi chiusi è più facile pensare di essere un uccello che torna volando al nido, come dice la canzone che sto ascoltando.
E se poi cadessi volando?
Ora ho paura, e non mi piace aver paura, quindi senza nemmeno accorgermene apro gli occhi.
Sono seduto al solito posto, dove di solito vado a disegnare quando non voglio più sentire quelle voci che urlano.
Il mio solito posto è tutto di pietra, ed è molto in alto nonostante io soffra di vertigini. 
Oltre a molte altre paranoie e paure ho anche un terrore smodato verso le altezze. 
Ma perché lo preciso? Tanto è una paura come un’altra, e forse per non far offendere le altre di paure dovrei elencarle tutte.
No, ho di meglio da fare, tanto le ho contate anche cinque minuti fa.
Ho di meglio da fare, sì, perché quando vengo qui porto sempre una matita e un solo foglio. Ne porto solamente uno altrimenti li userei tutti senza poi riuscire in nulla di concreto, sarebbero soltanto fogli di prova. Invece con un solo foglio posso provarci una sola volta, e se non ci riesco me ne vado più triste di quando sono arrivato.
Ogni volta racconto al foglio tutto quello che vedo, ma quando sono distratto, come oggi, finisco con il perdere l’unico foglio che ho portato, e probabilmente anche oggi me ne andrò cercando di non piangere.
Un rumore, come se un piede sfregasse sulla terra.
Ma non è possibile, sono solo qui. Saranno sicuramente quelle cose che ha detto il dottore che sento anche se non ci sono.
E se fossi speciale a sentire cose che non posso sentire? Se fossi qualcosa come un supereroe?
No, son troppo grasso per fare il supereroe.
Non ho bisogno di ricordarmelo, ma tocco l’osso dell’anca per vedere se riesco ancora a sentirlo, o se il grasso l’ha già ricoperto, e sì, ho paura anche di diventare grasso.
Merda, voglio buttarmi. Ma mi hanno detto già che poi non avrei il coraggio.
Loro però non possono decidere al posto mio.
Pensa che il mio nome l’ho deciso io.
E il mio nome è Draco: proprio un bel nome.
Ora che il foglio è finito e che l’opportunità se n’è andata me ne andrò.
E chissà se glielo dirò alla psicologa che ho scritto su un foglio.
Sai cosa faccio? Faccio come le persone normali, anche se sono normale anche io, e scrivo il mio nome alla fine del foglio.
Sperando di chiamarmi,
Draco.

   
 
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