Cap XIII La fine della missione
Cap. XIII^
15 aprile 1912 – Tempo del
Titanic, ore 02.10
L'interruzione della musica per Russel era il
segnale. Veloce, si diresse al ponte A che l'acqua continuava implacabile a
sommergere. A questo punto doveva andare tutto come un orologio. Era previsto
che allestisse una sorta di zattera, mettendo insieme alcune sedie a sdraio
della passeggiata. Messa in mare e salitovi sopra, doveva attivare il piccolo
disco che aveva messo in tasca. Questo era uno speciale dispositivo, in grado
di creare attorno al suo corpo un sottilissimo campo, che lo avrebbe protetto
dall'acqua e dal freddo per circa 20 minuti, dopodichè avrebbe semplicemente
smesso di funzionare. Sarebbe stato però più che sufficiente perchè dopo circa
15 minuti dall'affondamento della nave, sarebbe tornata a cercare dei
naufraghi, la scialuppa n 6, di cui prese letteralmente il comando Margareth Brown
Tobin, obbligando i suoi compagni, sia pure molto riluttanti, a tornare verso
la nave. Tratto in salvo, quindi a bordo del
Carpatia e poi ancora a New York, e lì, contatto per il ritorno a casa.
La sua missione, a quel punto, era praticamente finita. Mise la sua particolare
agenda e gli altri dispositivi, protetti da una pellicola assolutamente
impermeabile, sotto la camicia e scese a precipizio le scale. Dal centro del
piroscafo, cominciavano a sentirsi dei rumori di metallo lacerato. Lo scafo non
poteva resistere ancora per molto. In quel momento l'acqua aveva sfondato gli
oblò della cabina di comando, travolgendo ed uccidendo il comandante
Smith, che vi si era recato, ritenendolo
il posto più adatto per mettere fine alla sua carriera, e anche la volta in
vetro dello scalone di prima classe aveva ceduto consentendo all'acqua di
riversarsi ancora più velocemente nelle viscere dello scafo. Giunto sul ponte
A, Russel vide che già un altro lo aveva preceduto nel medesimo lavoro. Si trattava di Charles Joughin, il
capo panettiere che, pur palesemente alticcio, aveva messo insieme una
quindicina di sedie a sdraio e si preparava a varare la sua zattera. Ora la
prua del Titanic era completamente immersa e la poppa iniziava a sollevarsi
sempre di più. La superficie dell'acqua era vicinissima. Il giornalista, a sua
volta cominciò a costruire il suo natante unendo assieme una ventina di sdraio.
Quasi al termine del lavoro, notò una forma, sui gradini di una scaletta vicino
a lui. Guardando meglio, con sorpresa e grande amarezza, riconobbe la bambina.
Era Teresa Curatolo, intirizzita, terrorizzata e sola. Lo sguardo perduto nel
vuoto, tremante, aggrappata alla sua bambola di stracci, lentamente dondolava
avanti e indietro come se stesse ripassando una canzoncina da bambini. Ma cosa
ci faceva lì? E dove erano gli altri della sua famiglia? Di certo gli zii
avevano pensato per primi ai loro figli e lei l'avevano persa di vista.
Accidenti, proprio ora che tutto doveva filare senza il minimo intoppo. Russel
vide che la bambina lo aveva riconosciuto ed ora lo fissava con gli occhi
sbarrati, piangendo ma senza dire un parola. Non resistette e corse da lei.
Prima la prese per le spalle e poi la
dovette scuotere per farla uscire dal suo stato di apatia Poi la prese in
braccio come a proteggerla, a consolarla, a scaldarla. La bambina fra i
singhiozzi ripeteva: "Russel, ho paura, ho paura!!". Ed ora? Non ne
aveva già passate abbastanza quella povera bambina? Maledizione, il dispositivo
bastava per una persona sola. Perchè non glie ne avevano dati due, magari uno
per riserva? Ora che doveva fare? Ma si, che lo sapeva! La decisione venne
così, naturale, il tempo stringeva ed occorreva sbrigarsi. Mise il piccolo
disco nella tasca del capottino della bambina e le disse che ora lui la metteva
sulla zattera, che non c'era più tempo, che fra pochi minuti, la nave sarebbe
affondata, ma che lui sarebbe arrivato subito. Non doveva avere paura e semmai
sarebbe arrivata immediatamente una barca con una bella signora che si sarebbe
presa cura di lei. Mettendola sulla zattera che poteva reggere il peso di una
sola persona, dovette combattere quasi con la bambina che gli si era aggrappata
e che non sentiva ragioni e non lo voleva lasciare. Attivò il disco e poi con
uno strattone si liberò della presa della bambina spingendo la zattera lontano
dalla sua posizione. Udiva Teresa che dal buio gridava di andare presto e lui,
finchè riuscì a sentirla, continuò a rassicurarla. Ma che aveva fatto? Ed ora?
Ma si, lui era vecchio e tanti altri, come lui, magari migliori di lui, quella
notte se ne erano già andati. Lui aveva avuto in fondo una buona vita e poi non
lasciava nessuno e nessuno avrebbe pianto per lui. Il suo istinto di
conservazione lo spinse però a tornare sul ponte delle barche, anche per non
rimanere completamente solo in quel momento estremo. Sapeva bene che non
se la sarebbe potuta cavare. A quel
punto, lo scafo cedette e si spezzò fra il terzo e il quarto fumaiolo. Erano le ore 02.13. La prua, tutta
sott'acqua, fece drizzare ancora di più lo spezzone di poppa e poi si staccò
iniziando il suo viaggio verso il fondo. La poppa, ora libera, ricadde con
un pesante tonfo e per un breve periodo
rimase in posizione quasi orizzontale. Il contraccolpo fece staccare il
fumaiolo n 4 che precipitò, schiacciando la sala fumatori di prima classe con
tutti quelli che c'erano dentro. Lord Astor, che aveva presagito il pericolo,
era uscito per tempo dalla sala ma venne egualmente travolto e ucciso. Russel
si trovò a correre con gli altri verso
la poppa della nave. Vide accanto a sè l'operatore anziano alla radio sig. John
Jack Philips, e poi con grande amarezza vide il gruppo al completo della
famiglia Goodwin che
non aveva
evidentemente potuto mettere in salvo nemmeno uno dei bambini. Vedendo
la
disperazione di quella gente, si ritenne veramente fortunato in quel
momento e
sempre di più si convinse che aveva agito per il meglio. Peccato
per il suo
materiale che sarebbe andato perduto assieme a lui. Alle ore 02.18 la
nave
restò al buio. A bordo la gente si sentì prendere dal
terrore ma, per fortuna,
se così si può dire, non ebbe tempo di pensare
perchè, il troncone, messosi
praticamente in verticale, iniziò ad andare giù, sempre
più in fretta. Russel
aggrappato ad una bitta d'ormeggio sentiva che sarebbe finita presto,
bastava
non resistere. Presto lui sarebbe morto e Teresa Curatolo sarebbe
potuta vivere
e magari avere una buona vita. Poi, un lampo! Forse la tensione dovuta
al fatto di trovarsi davanti alla morte, aveva liberato la sua mente e
la sua memoria da chissà quale condizionamento gli avessero
trasmesso. Teresa Curatolo! Un dubbio che in
pochi istanti divenne certezza. Teresa Curatolo! TERRY CURATOLO!
Quella, TERRY CURATOLO! ma allora......! Come aveva
fatto a non ricordarsene, a non accorgersene? Marcus bastardo!
Maledetto
imbroglione! E anche il suo capo, bastardi! Come avevano detto?
"Bastera'
che lei segua le nostre istruzioni e tornerà sano, salvo e
notevolmente più
ricco". Bastardi e farabutti! Marcus già sapeva come sarebbe
andata! Per
quello l'avevano mandato, altro che la missione misteriosa! Che
farabutti! Ma
contemporaneamente Russel ora era cosciente di aver veramente dato un
senso
alla sua vita, di aver fatto qualcosa di veramente importante
paradossalmente,
proprio negli ultimi istanti. L'avevano imbrogliato proprio per bene,
un vero lavoro di cesello! Farabutti ma bravi.....! Poi l'acqua
gelida lo raggiunse ed egli fu
trascinato assieme agli altri nelle profondità dell' oceano.
Epilogo
18 marzo – tempo 'normale',
ore 11.00
Nell'ufficio del direttore del Morning Star, Backer
chiese per l'ennesima volta al consigliere Marcus, seduto davanti alla sua
scrivania, sulla stessa poltroncina dove, nel tempo normale, solo due giorni
prima, era stato seduto Russel:"Allora e' andato tutto a posto, è andato
tutto bene?". E per l'ennesima volta Marcus lo aveva rassicurato. Le
alterazioni nel passato, per fortuna,
non avevano un effetto immediato nel presente, ma si risentivano dopo un
intervallo di tempo che dipendeva dalla distanza temporale. Questa volta
avevano avuto a disposizione, per prendere atto della gravissima interferenza, per
trovare una soluzione e per metterla in atto, tre giorni di tempo, di tempo
normale. In realtà Russel era partito solo otto ore prima. "La linea del
tempo mostra che la trama si sta ricomponendo come se nulla fosse accaduto",
continuò Marcus," Russel era tuo amico ma non c'era altra soluzione e
soprattutto non ti dimenticare che la colpa di tutto ciò è stata tua".
Marcus iniziò a ricordare a Backer, con l'atteggiamento volutamente offensivo
di un adulto che si rivolge ad un bambino, nemmeno tanto intelligente :
“Il 10 marzo, tu, per fare un favore ad
un tuo caro e potente amico, hai insistito perchè fosse inviato nella Londra
del 1912, il 9 aprile per la precisione,
un giovanotto che voleva fare solo una particolare esperienza, accreditandolo
come tuo reporter, e che a mio giudizio, per la scarsa preparazione e maturità,
mai avrebbe dovuto essere mandato nel passato. Questo giovanotto, nel compiere
male il suo lavoro, correndo lungo una pubblica via, ha malamente urtato una
signora, la sig ra Margaret Holden, alla
quale, e almeno questo va riconosciuto a suo merito, ha poi prestato soccorso.
Purtroppo la signora ha riportato nell'urto un discreto trauma alla caviglia
destra. Il marito, il vicario della Chiesa di S. Paul, padre Herbert Holden,
sarebbe dovuto partire assieme a lei il 12 aprile, guarda caso proprio sul
Titanic, per partecipare come tanti suoi colleghi, al Christian Congress che si
svolgeva il 20 aprile a New York alla Carnegy Hall. In seguito all'increscioso
incidente, la coppia non e'più partita. E proprio padre Holden, la mattina del
15, sul Titanic, notando Teresa Curatolo che si aggirava sola e spaventata, la
avrebbe presa sotto la sua protezione e avrebbe provveduto a imbarcarla,
assieme alla moglie sulla scialuppa n 6. Lui poi, si sarebbe salvato sul
battello B. Ma, padre Holden, causa il tuo indiretto, importuno e maldestro
intervento nel passato, non è partito e la bambina non sarebbe stata salvata da
nessuno!”. Il tono della voce di Marcus, andava crescendo di intensità via via
che ripercorreva gli eventi. E Backer, non potendo dargli torto, saggiamente si
astenne dal replicare quando Marcus, con una studiata pausa lo invitò a cercare
delle scuse. L'anziano riprese: “Il punto è che quella bambina, non era una bambina qualsiasi. Salita sulla
scialuppa n 6, fu presa sotto la protezione della signora Tobin che appurato
che Teresa era rimasta sola al mondo, in seguito la portò con sé quasi fosse
una figlia. La fece poi studiare nelle migliori scuole dello stato e Teresa,
anzi Terry, come ormai la chiamavano tutti, ormai una bella ragazza, preparata,
colta e sicura di sé, seguì le orme della sua protettrice, diventando una
giornalista di discreto successo. Nel 1937, ebbe una breve e disgraziata
relazione con un suo collega, restando incinta. Teresa rifiutò di sposarsi e
decise di allevare da sola il figlio, Joseph Vincenzo Curatolo che nacque
nell'agosto del 1938. Il figlio diventò
un medico, molto in gamba, e nel 1976, sposò la sua infermiera Sally. Dal
loro matrimonio nacque nel 1977 Martin Curatolo che, con entusiasmo, seguì le orme paterne, diventando uno dei
migliori ricercatori al mondo nel campo della medicina. Aveva 60 anni, quando nel
2037, una mutazione di un semplice virus influenzale, provocata da una casuale
e sciagurata esposizione ad una sorgente radioattiva, dette luogo ad un vero
flagello che diffondendosi a vista d'occhio rischiò di falciare miliardi di
vittime, causa la sua estrema resistenza a tutti i rimedi conosciuti. Forte dei
suoi studi e dei suoi rivoluzionari metodi di lavoro, Martin Curatolo, nei suoi
futuristici laboratori riuscì dove nessun altro aveva raggiunto il benchè
minimo risultato. Mise a punto, in tempi ragionevoli, un vaccino che, nel giro
di poche ore, debellava l'infezione.
Dieci mesi dopo, Martin mise a punto un procedimento in grado si
analizzare praticamente ogni tipo di virus mutato, identificando un valido
antidoto. Forse è solo grazie a lui che tu ed io e chissà quanti altri ora
siamo qui e possiamo condurre una vita normale dopo che circa 70 anni fa
abbiamo rischiato l'estinzione”. Nuova pausa, poi alzatosi in piedi e
poggiate le mani, strette a pugno, sul
piano di vetro della scrivania, continuò: “Una volta che il tracciato del tempo
viene variato, l'evento non può essere semplicemente annullato. Occorre agire
con un'azione ulteriore ed opportuna di correzione. Ora, per i motivi che ho
appena esposto, siamo stati costretti a mandare nel passato un povero
disgraziato che ha dovuto sacrificare la sua vita perchè la linea del tempo
fosse recuperata in qualche modo, evitando chissà quale catastrofe. E io, ho
dovuto praticamente ingannarlo per convincerlo ad accettare, cosa questa che
non mi e non “ti” perdonerò mai. L' unica consolazione, se vogliamo, e' che uno
dei criteri di scelta che ci ha portato ad Alan Russel e' che, lasciato il
lavoro, fra una settimana, sarebbe partito secondo il suo progetto per l'Italia
per andare a trovare un suo caro amico, e nel corso del viaggio sarebbe morto
per un banalissimo incidente. Almeno gli abbiamo dato modo di vivere in
bellezza i suoi ultimi giorni e se, alla fine ha capito, tanto meglio, si sarà
reso conto di aver fatto una buona fine”. "Ma doveva proprio
morire?", azzardò a quel punto Backer. "Si! Purtroppo si. Perchè
Russel si era affezionato alla bambina, e su questo avevamo contato. Ma poi,
proprio per questo motivo, una volta sul Carpatia, avrebbe interferito con gli
eventi. Credi che non ci avessimo pensato? Credi che se fosse stato possibile,
non l 'avremmo salvato? Ma che razza di gente pensate che siamo noi?". Si
ripiegò in avanti come se avesse esaurito gran parte delle sue energie. Dopo
pochi secondi, fatto un profondo
sospiro, si ritirò su e, sistemandosi al meglio la giacca, prese commiato,
aggiungendo con voce ferma che dal quel momento in poi l'avrebbe fatto
tenere d'occhio e avrebbe curato
personalmente la procedura che aggiungeva il nome del direttore del Morning
Star alla 'lista nera' di coloro che avevano malamente interferito con il
passato. Non avrebbe potuto interferire mai più con i viaggi nel tempo. Detto
questo, si girò e se ne andò lasciando la porta aperta dietro di sé. Subito la
signorina Milly si affacciò per vedere
se il suo capo aveva bisogno di qualcosa ma ad un suo secco cenno di diniego,
si limitò a chiudere la porta. Backer, sotto quella 'tirata' aveva preferito
tacere, consapevole di aver combinato un bel guaio, dal quale apparentemente
erano usciti ma non certo per merito suo. In cuor suo si augurava che il dolore
e l'angoscia. legati a quell'episodio, si potessero sopire con il tempo. Ma che
ne sapeva lui di passato, viaggi nel tempo, interferenze temporali. Suo nonno
gli aveva insegnato a fare il giornalista, e gli aveva insegnato bene. E lui,
quello faceva. La storia dei viaggi nel tempo non gli era mai piaciuta ed aveva
evitato il più possibile di farvi ricorso ed ora, per fare un piacere ad un suo
amico importante, aveva rischiato di
creare un danno incalcolabile per l'umanità e indirettamente aveva causato la
morte di un suo vecchio e valido collaboratore. Maledizione! Rimpiangeva i
tempi di suo nonno, in cui le notizie, la gente se le cercava per strada e, se
era necessario viaggiare, era solo per recarsi in paesi lontani. Bei tempi,
quelli. E lasciandosi andare ad antichi sogni e ricordi, si ritrovò ad
osservare davanti a lui, il prezioso orologio di suo nonno, e quasi
ipnotizzato, non riusciva a staccare lo sguardo dalla lancetta dei secondi che
imperturbabile continuava a correre da almeno due secoli su quell'antico
quadrante.
IMPORTANTE!!!!
Riservato a tutti coloro che hanno avuto il coraggio
e la pazienza di seguire il racconto fino alla fine : ho potuto scrivere il
presente lavoro grazie alle notizie fornite dal fantastico sito del sig Claudio
Bossi, "TITANIC", alla
fornitissima banca dati costituita dalla "Encyclopedia Titanica" ed
alle discussioni del Forum "Titanic-Titanic.com". Mi sembra anche il
caso di segnalare il sito "Miti del mare", sezione dedicata al
Titanic, per ammirare l' incredibile lavoro svolto dal sig. Duilio Corradi.
Ora è veramente finito. Se qualcuno affermerà che
avrei potuto utilizzare il mio tempo in modo più proficuo, rispondo con l'osservazione
che mi ha fatto la mia imperturbabile, saggia figliola: "Ma tu, ti sei
divertito? Allora...........". Un saluto a tutti.