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Autore: Seta Kaiba    15/09/2006    3 recensioni
Premessa: Allora ecco qui vorrei proporvi una fan fic di mia creazione, che ho voluto dedicare a Radamantis, uno dei miei giganti dell'Ade preferiti, e in pratica la storia è centrata sul pg in questione ed è una specie di biografia su di lui: infatti ci saranno episodi della sua vita passata(che io ho inventato di sana pianta, visto che nel cartone non ne hanno mai parlato) fino ad arrivare alla sua investitura a gigante dell'Ade, in tutto saranno 5 capitoli. Niente spero che vi piaccia, e spero in molti commenti anche negativi, io sono molto sportiva e li so accettare quindi non preoccupatevi. Bene vi lascio alla lettura. SETA KAIBA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte I

Parte I

 

Un tuffo nel passato:

 

(Parte I ) “Un uomo tranquillo.”. 

M

 

entre, i Garuda e Minos , erano in viaggio per eseguire il volere di Pandora e di Hades,  in una città ad est, in una periferia malfamata , dove la mala regnava sovrana , un boss molto famoso era in giro con la sua macchina nera che si fermò vicino ad un bar.

A quanto parte qualcosa di losco stava per accadere.

La macchina nera lussuosa, si fermò avanti al bar  più malfamato della zona, da lì ne uscirono quattro uomini, tre di loro si avviarono verso l’entrata del bar mentre il quarto uomo aprì la porta al suo capo che aveva una valigetta nera che stringeva nella mano destra.

Il suo aspetto era molto semplice, un uomo di mezz’età , basso, dalla testa calva un viso arcigno e diabolico con un paio di baffi, era chiamato da tutti con il nome di Don Domingo, non c’era malavitoso che non conoscesse il suo nome.

Infatti quando entrò nel bar , la gente che vi era dentro, iniziò ad assumere un comportamento di assoluto rispetto ed anche di paura, visto la pressione che incuteva.

Il barista gli preparò subito il suo tavolo.

Si sedette con a fianco i suoi scagnozzi, poi fece un segno a uno dei suoi, che si alzò subito in piedi

 

Don Domingo: “Allora hai provveduto a chiamarlo?.”.

 

L’altro: “Si signore, dovrebbe essere…”.

 

L’uomo non fece in tempo a parlare che subito una voce lo fermò, alle spalle.

 

Voce: “Quanta fretta, vedo che volete , togliervi questo affare alla svelta. Degno di voi Don Domingo, ah ah ah.”.

 

L’uomo vicino a Don Domingo, si girò di scatto, e vide avanti a se una figura con indosso un impermeabile nero e un cappello dello stesso colore.

 

Uomo: “Ah eccoti.”.

 

L’atro: “I miei omaggi,.”.

 

Don Domingo: “Sono felice di vederti, Radamatis, hai fatto quel lavoro come ti ho detto?.”.

 

Il ragazzo alzò il suo cappello sfoderando il suo sguardo, maligno e beffardo dagli occhi gialli come i demoni, sorrise di scherno.

 

Radamantis: “A già che sciocco, dimenticavo di darvi il regalo che ti ho portato, da parte  di quel magistrato…”.

 

Il ragazzo, tirò fuori dalla sua giacca un sacchetto, dove vi era una falange di dito tagliato, poi lo gettò verso il boss che lo prese e notò il contenuto, poi emise un sorriso, mentre i suoi scagnozzi inorridirono, un po’ spaventati dalla crudeltà di quel’uomo, così terrificante e misterioso.

 

Radamantis: “Mi spiace, ma dopo il mio trattamento ci è rimasto solo quello, lo so che lei avrebbe voluto vedere il cadavere, ma non ricordo più dove l’ho seppellito…”.

 

Don Domingo: “Che importa, L’importante è che ora non mi dia più fastidio, sai bene quanto era fastidioso, quel insetto.”.

 

Radamantis: “Tranquillo, ora solo gli dei sapranno giudicarlo, sei coperto per ora…”

 

Radamantis, si avvicinò, al tavolo, mentre L’uomo che era vicino al boss gli si frappose avanti, cercando di tenerlo distante dal capo.

 

Don Domingo: “Non essere maleducato Ron, fallo avvicinare, dopo tutto sono un uomo generoso, ho qui quello che gli devo.”

 

Ron ubbidì e fece passare Radamantis.

 

Radamantis: “sono contento, vedo che sei uno ragionevole.”.

 

Don Domingo, emise un sorriso, maligno.

 

Don Domingo: “Certamente.”.

 

Il boss, mise la valigetta sul tavolo , poi la aprì  e all’interno vi erano dodicimila dollari, tondi,tondi.

 

Don Domingo: “Ecco qui. La tua ricompensa, come promesso.”.

 

Radamantis non disse niente, si limitò a prendere la valigetta con i soldi, tuttavia Don Domingo, lo trattenne ancora, aveva bisogno di un altro lavoro da parte sua.

 

Don Domingo:”Aspetta ho ancora bisogno di un tuo lavoro.”.

 

Radamantis, si fermò, poi guardò l’uomo con il suo sguardo severo.

 

Radamantis: “Quanto ?”.

 

Don Domingo: “Il triplo.”.

 

Radamantis, sembrò interessato, c’erto se la somma era triplicata, non poteva farsi sfuggire un’occasione del genere, il suo sguardo si fece più acuto, però poi una sola frase uscì dalla sua bocca.

 

Radamatis: “Chi?.”.

 

Don Domingo: “Si tratta di un poliziotto, a quanto pare questo sta indagando su alcuni affari che ho lasciato indietro tempo fa , su alcuni appalti.”.

 

Radamantis, non era disposta ad ascoltare i suoi affari, dopotutto stava lavorando anche lui, quindi gli bastava sapere semplicemente il nome della sua vittima, senza tanti sotterfugi inutili.

 

Radamantis: “Io con le tue storie del  c***o  mi ci pulisco il c**o, quando imparerai a dirmi solo il nome del fottuto bastardo che vuoi che ammazzi, senza annoiarmi con le tue stronzate? Ho da fare lo sai bene.”.

 

Ron: “Ehi come osi rivolgerti al boss così?”.

 

Radamantis, guardò l’uomo con un’espressione, di sfida assassina.

 

Radamantis: “Senti amico è da prima che continui ad infastidirmi, guarda che se voglio che tu mi lustri le scarpe con la tua lingua, sta pur certo che te lo farò fare, anche se qui davanti c’è il tuo capo che ti para il c**o.”.

 

Ron: “Fottutissimo figlio di…”.

 

Ron stava per mettere le mani addosso a Radamantis, e in tanto lui stava caricando la

sua pistola , all’interno dell’impermeabile scuro.

 

Don Domingo fermò i due, non gli conveniva far arrabbiare il suo socio Radamantis, ora che aveva più bisogno.

 

Don Domingo: “Ron, smettila. dimenticavo, tu sei un uomo impegnato, scusami, comunque si chiama Lutor, è uno della squadra investigativa federale. Ecco la sua foto.”.

 

Radamantis, distolse lo sguardo dall’altro uomo, poi prese la foto e  guardò la sua vittima.

 

Radamantis: “Ok  dammi tempo di trovarlo e poi di lui, non se ne sentirà più parlare.”.

Si prestò ad andarsene,poi però si fermò sembrava aver dimenticato qualcosa.

 

Radamantis: “ A dimenticavo…”.

 

Si voltò per guardare il boss,poi continuò.

 

Radamantis: “La prossima volta evita di portare con te la spazzatura, altrimenti sarò costretto a dare una bella ripulita…”.

 

Il ragazzo naturalmente, era rivolto all’altro Ron che sentì il sangue ribollire, ma si trattenne, perché per ora il suo capo voleva così.

 

Radamantis: “I miei omaggi Don Domingo.”.

 

Continuò a ripetere mentre si allontanava a passo lento.

Radamantis dopo aver ricevuto il lavoro che doveva fare, si diresse verso la sua casa che era un mini appartamento, situato verso l’estremità della via.

Arrivò al portone di un palazzo molto vecchio che non si reggeva in piedi, dove vi erano delle crepe e delle finestre mezze rotte, dal quale si potevano udire grida di litigio, infatti subito dopo si vide una valigia buttata fuori dalla finestra.

 

Radamantis: “Che p***e. Hanno rincominciato di nuovo, prima o poi li ucciderò.”.

 

Il ragazzo stava per infilare la chiave, quando la porta si aprì di colpo, e una donna , dall’aria arrabbiata , ne uscì fuori.

Il suo aspetto era anziano e non più bello, come quando era giovane, però i suoi occhi erano decisi, anche se il suo aspetto era trasandato e cadente.

 

Radamantis: “Signora  Sperman? Che c’è un'altra volta? lo ha beccato ubriaco e se ne sta andando?.”.

 

Donna:” Me ne vado per sempre, non voglio più vederlo, basta adesso mi sono rotta le p***e di lui. Non ne posso più sempre la solita storia.”.

 

Radamantis:”Se vuole posso ammazzarlo?.”.

 

Donna: “Non servirebbe, io lo odierei anche da morto, la saluto Radamantis e si ricordi che ogni tanto potrei venire a farle visita.”.

 

La donna gli ammiccò un occhiolino malizioso, mentre il ragazzo pensava nella sua mente.

 

Radamantis: “Questa ci prova sempre, ma non ha capito che ormai è vecchia decrepita per me, che P***e, e poi comunque torna sempre alla fine anche se il marito la tratta male. E’proprio vero che l’amore rende stupidi, per fortuna io ho deciso di levarmi questo problema, meno male, preferisco di più farmi una notte con una della strada più tosto che innamorarmi come un idiota.”.

 

Il ragazzo andò nel suo appartamento, entrò in casa.

Era un appartamento molto piccolo che aveva solo la cucina e di fronte lo spazio, per la branda che aveva come letto, mentre qualche metro più in là c’era il Water e la doccia con un piccolo lavandino e uno specchio.

Il disordine regnava sovrano, il tavolo della cucina era pieno di giornali vecchi e macchiati di caffé e di olio, poi i piatti sporchi nel lavandino, con le mosche che ronzavano, e sulla cucina vi erano pentole incrostate con dentro avanzi di cibo, a terra schifezze di ogni genere e polvere sui pochi mobili che vi erano,poi non parliamo di come era ridotto il Water e il lavandino, del resto Radamantis con tutto quello che aveva da fare non poteva pensare anche a pulire, tanto viveva da solo, non gli importava neanche.

Appoggiò la valigetta con i soldi vicino ad uno stendi panni sul quale appoggiò il suo cappotto, poi il capello, infine si tolse anche il cinturone con la pistola, provvista di silenziatore e pallottole a volontà.

Sbadigliò, stiracchiandosi un po’, visto l’ora poi si diresse verso la branda vicino e notò che su di essa vi era coricato qualcuno.

Era una donna, molto carina anche se era magrolina e scarnita portava dei capelli lunghi fino alle spalle neri,e il suo corpo mezzo nudo era longilineo e mostrava bene le sue fattezze, anche se erano mezze coperte dal lenzuolo nero che la copriva,nonostante lei comunque dormisse bella spaparanzata, come se fosse la regina del letto.

Radamantis,la guardò , e mise le braccia sui fianchi, era un po’ arrabbiato nel vederla.

 

Radamantis: “Ehi ma che cavolo ci fai ancora qui Silvia?ti ho detto di andartene ti ho pagato solo per ieri sera. Cavolo.”.

 

La ragazza si girò dall’altra parte, facendo finta di non ascoltare.

Il ragazzo ne fu ancora più irritato.

 

Radamantis: “Ehi insomma Silvia?.”.

 

La chiamò più volte,alla fine la ragazza si svegliò sbuffando.

 

Silvia: “Che noia , ma che cavolo hai da gridare, sai che ore sono?.”.

 

Radamantis: “Certo è ora che alzi il tuo bel culetto da qui.”.

 

La ragazza sbuffò di nuovo.

 

Silvia: “Uffa, come sei acido oggi?”.

 

Radamantis: “Senti domani ho da fare, ho bisogno di dormire se non ti spiace,”.

 

Silvia: ”Anche ieri mi hai detto la stessa cosa, è possibile che hai sempre da fare? Perchè  non trovi un po’ di tempo per me?”.

 

Radamantis: “Guarda che non sei la mia ragazza per sempre. Su smamma se non vuoi che ti ammazzi.”.

 

Silvia: “E dai non fare lo s*****o, lo sai che infondo noi due siamo fatti l’uno per l’altro, non posso andarmene, e tu non puoi ammazzarmi, anche perché so che non lo faresti mai.”.

 

Radamantis: “Chi te l’ha detto? tu sei solo una che ho trovato all’angolo, non sei mica la mia ragazza, posso farti quello che voglio visto che la grana la tiro fuori io, ma ora non ho intenzione di spendere nulla per te quindi fuori.”.

 

Silvia lo guardò con aria maliziosa.

 

Silvia: “E dai, stanotte te la offro gratis.”.

 

Radamantis sbuffò, non era la prima volta che quella ragazza non se ne voleva andare, ormai era un po’ che infondo che stava con lui, ed anche se era una donnaccia, lui sentiva che  non poteva stare senza di lei, forse si stava innamorando senza però volerlo ammetterlo apertamente, quindi non poteva ucciderla, non lo avrebbe mai fatto, perché qualcosa lo fermava avanti a lei, ed anche lei provava pere lui qualcosa di molto di più che un semplice rapporto come faceva con i suoi clienti, quel ragazzo dagli occhi così strani quasi demoniaci, la affascinavano stregandola sempre ogni volta che lo guardava.

Il ragazzo si accendette una sigaretta, mentre si dirigeva verso la finestra, guardò fuori e non potette far altro , che guardare la bellezza della luna alta nel cielo  e le stelle così immense e poi l’oscurità che tutto avvolgeva nella sua morsa, affascinante, la città era avvolta in un silenzio surreale.

Radamantis, si fermò a pensare.

 

Radamantis: “La notte è così intensa e misteriosa. Delle volte mi sento quasi un suo servo, il servo dell’oscurità.”.

 

Fece un tiro con la sigaretta, che si accorciava man mano, mentre la cenere cadeva, e la sua bocca faceva uscire le sottili nuvole di fumo, che si confondevano attraverso l’ambiente circostante.

Poi ancora un pensiero.

 

Radamantis:”Ricordo che qualcuno mi ha detto , che ognuno di noi è nato sotto la protezione di una stella, chissà se anche io…”.

 

IL suo pensiero si interruppe, quando Silvia gli si avvicinò toccandogli le spalle e avvicinando le sue labbra  calde, al suo orecchio mordicchiandolo, poi gli sussurrò qualcosa con la sua voce seducente.

 

Silvia: “Cosa fai? Mi fai aspettare? O preferisci la luna a me? Sono un po’ gelosa lo sai?.”.

 

Radamantis: “Scusami, mi ero un attimo perso, sai la notte ha potere di farmi perdere nei miei pensieri.”.

 

Silvia: “E cosa pensi?”.

 

Radamantis: “Niente di particolare, stavo pensando se anche io ho la mia stella guida, sai in Grecia  alcune persone dicono che le loro stelle guida gli permettono di vedere il proprio destino e gli infondono poteri come dei.”.

 

Silvia: “Affascinante.”.

 

La ragazza mentre parlava iniziò a baciarlo sul collo.

Radamantis, sospirò.

 

Radamantis: “Che stronzate, vero? Sono un po’ troppo visionario non trovi? Come faccio a pensare alle stelle dopo aver ammazzato uno, e pensando a domani quando dovrò ucciderne un altro? Assurdo.”

 

Silvia si fermo un attimo, poi  gli fissò i suoi occhi.

 

Silvia: “E’ proprio questo che mi piace di te, sai essere freddo e senza scrupoli, un vero demone, ma nel tuo cuore vedi anche qualcosa che va al di là di ogni immaginazione.”

 

Il ragazzo le sorrise, lei era l’unica che lo capiva , e per questo che le piaceva, anche se non aveva nessuna intenzione di innamorarsene, per lo meno così vuole a farlo crede lui.

 

Silvia: “Baciami.”.

 

Il ragazzo, le spostò una ciocca dei capelli corvini che scendeva leggera sulla fronte , mettendola dietro ad uno orecchio, poi le sfiorò il collo con le dita, mentre le sfiorava le labbra, con le sue.

Lei chiuse gli occhi, poi fu lei stessa a baciarlo ormai impaziente, mentre le sue mani longilinee e sottili , percorrevano le forme muscolose  del corpo del suo compagno, che erano coperte ora dalla sua maglietta nera, poi si spostarono come serpenti, più giù fino a cingere la vita del ragazzo, dove vi erano i pantaloni neri cinti da una cintura di cuoio nera con una fibbia spessa con inciso un drago, poi risalì  sollevando la maglietta ed infine togliendola, mentre il ragazzo le aveva già tolto la veste leggera, che cadde leggera a terra ed ora l’aveva stesa sul letto, continuando a baciarla dappertutto, a toccarla , a stringerla a se.

Poi ad un tratto si fermò, gli sembrò di aver avvertito un qualche cosa nel l’aria, si alzò e si diresse di nuovo alla finestra e guardò giù.

Era pieno di volanti della polizia.

Radamantis, sentì una sensazione di inquietudine, poi vide a fianco di una volante un uomo, vicino all’ispettore, che indicava  il palazzo, precisamente la sua casa e diceva “è lì dentro il figlio di p******a  che ha ucciso mio padre…”.

Radamantis iniziò a capire, quell’uomo era il figlio del magistrato che aveva ucciso, per conto di Don Domingo, probabilmente non si era accorto, che c’era qualcun altro che lo aveva visto mentre commetteva quel misfatto.

Che errore.

 

Radamantis: “Cristo.”.

 

Silvia: “Che c’è amore?”.

 

Radamantis: “Presto vestiti, gli sbirri, mi hanno beccato, hanno circondato l’edificio, siamo futtuti.”.

 

Silvia: “Merda.”.

 

La ragazza si vestì velocemente, mentre lui prese la sua pistola, e preparò i colpi.

 

Radamantis: “ Su tu prendi i soldi.”

 

Silvia. “Si ma da dove scappiamo?”.

 

Radamantis: “La scala antincendio, useremo quelle dal retro. Su muovi il culetto.”.

 

Silvia: “Siamo fottuti. Non c’ la faremo mai.”.

 

Radamantis   si avvicinò a lei e la trascinò per un braccio, verso l’uscita.

 

Radamantis: ”Non preoccuparti, andrà tutto bene ci sono io qui con te, qualunque cosa accada io ti proteggerò e adesso muoviamoci, tieni stretta la valigetta e stai dietro di me.”.

 

Intanto la polizia fece incursione nel palazzo , e velocemente percorsero le scale arrivando nell’appartamento di Radamantis , sfondarono la porta, l’appartamento era vuoto.

 

Poliziotto: “Dannazione è vuoto.”.

 

Un altro: “Ecco li, sono laggiù!”.

 

Il poliziotto indicò i due ragazzi che erano già sulla scalinata antincendio.

 

Poliziotto: “Fermi bastardi , o sparo.”

 

L’agente intimò con la pistola, puntata.

 

Radamasntis: “Fottiti  sbirro!”.

 

Sparò dei colpi all’impazzata, mentre gli agenti si paravano e  rispondevano a fuoco , imprecando.

Silvia intanto era salita sulla scalinata, mentre Radamantis, la seguiva sparando indietro cercando di allontanare i poliziotti.

Arrivarono in cima al tetto, ormai erano in trappola.

 

Silvia: “Siamo in trappola.”

 

Radamantis: “Cavolo. Dannazione.”.

 

Gli agenti ormai erano arrivati, stavano sfondato la porta che vi era per entrare in terrazza.

Radamantis guardò Silvia, non voleva che finisse anche lei in prigione, doveva salvarla, allora gli venne un idea, guardò verso l’altro palazzo che distava pochi metri, quindi prese Silvia con se.

Silvia: “Rada cosa vuoi fare? “.

 

Radamantis: “Lascia i soldi a terra e tieniti stretta a me , ora si fa un bel salto.”.

 

Silvia:” Cosa vuoi saltare nell’altro palazzo?sei impazzito non c’è la faremo mai.”.

 

Radamantis: “Non preoccuparti.”.

 

Silvia: “Ci ammazzeremo.”.

 

Radamantis: “Voi fottere con gli sbirri? È l’unico modo che abbiamo per cavarci da questa seccatura. Ce la faremo vedrai.

 

Silvia: “ Ma…”

 

Radamanti la guardò negli occhi poi le disse.

 

Radamantis: “Ti fidi di me?”.

 

Silvia per ora non rispose, anche perché non ebbe tempo di farlo, poiché gli agenti ormai era già arrivati e avevano le pistole già pronte a far fuoco.

Radamantis sparò ancora, e gli agenti indietreggiarono , poi mise la pistola tra i denti e prese in braccio Silvia, dopodichè si preparò a prendere una lunga rincorsa, ed infine saltò dal cornicione.

Il salto era abbastanza lungo per sua fortuna quindi arrivò paro, paro ad aggrapparsi all’altro cornicione  con una mano.

Gli agenti non credevo ai loro occhi, però stava scappando quindi continuarono a sparare.

Uno dei proiettili colpì il braccio del ragazzo, che teneva sospesi i due.

Un dolore atroce lo percosse, ma non si poteva arrendere, doveva arrivare su.

Ad un tratto il cornicione mezzo rotto cedette, e i due ragazzi stavano per cadere, ma una mano coperta da un guanto metallico nero come la pece , prese il braccio del giovane tirandolo su.

Radamantis e Silvia furono in salvo anche se però non erano fuori pericolo, dato che la polizia  stava arrivando anche nell’altro palazzo e i poliziotti a fianco continuavano a sparare.

La voce del loro salvatore però li portò alla realtà.

 

Voce: “Ehi voi due state bene?”.

 

Radamantis e Silvia si voltarono e videro un uomo ammantato di nero con un cappuccio intesta.

 

Radamantis: “E tu chi cavolo sei?.

 

Un'altra voce gli rispose, e un altro uomo ammantato di nero ne venne fuori dall’oscurità.

 

Voce: “Chi siamo noi? Diciamo che siamo i messaggeri della morte.”.

 

Radamantis: “a buono a sapersi? Cos’ è siete venuti a prendermi allora?”.

 

Uno dei Due: “No non preoccuparti non è te che vogliamo, per ora, dopotutto l’averti salvato è già un chiaro segno non trovi?altrimenti avremmo aspettato che tu morissi per portarti al cospetto del giudizio del nostro signore.”.

 

Radamantis, non ci capì molto, pensò che i due fossero pazzi, però qualcosa in quei due lo inquietava , perché?.

 

Silvia: “Gli sbirri stanno arrivando.”.

 

Uno dei due uomini: “Tisk. I vivi…”.

 

Poi si voltò dall’altra parte, il retro dell’altro palazzo, e si incamminò avanti.

 

Uomo: “ Ehi voi due se volete sfuggire a quegli umani venite qui.”.

 

Radamantis e Silvia si avvicinarono un po’ titubanti verso l’uomo, il quale aveva tirato fuori una mano dal suo mantello e la aveva posta fuori dal cornicione, mentre alcuni filamenti sottili iniziarono a scendere leggieri e a formare una rete poco più in giù quasi a terra.

I due ragazzi non credevano ai propri occhi, non avevano mai visto nulla del genere, quel uomo aveva creato una rete poco più in basso come aveva fatto?.

 

Radamantis: “O cacchio, ma che cosa cavolo…”.

 

Uomo: “Forza saltateci sopra, la rete che ho creato con i miei filamenti cosmici, resisterà al vostro peso, poi vi  farà cadere dolcemente a terra. Lì quegli umani non vi raggiungeranno potete scappare tranquillamente.

 

I due non sapevano se fidarsi o meno, però era l’unico modo per salvarsi, non avevano scelta.

Radamantis guardò per un attimo l’uomo , sotto a quel cappucci , il suo volto, era coperto da uno strano elmo e ciuffi bianche, uscivano fuori coprendo il suo volto, che lasciava un sorriso quasi beffardo.

Minos del grifone.

 

Radamantis: “Per chi lavorate?”.

 

Minos: “Il nostro non è un lavoro, diciamo che è un compito un dovere che le stelle ci hanno messo avanti, per il nostro signore.”.

 

Radamantis, fu sorpreso di vedere che qualcuno era visionario come lui, non se lo aspettava, sorrise.

 

Radamantis: “ Già le stelle, tutte stronzate…”.

 

Minos: “Voi vivi non potrete mai capire cosa significano le stelle. Tuttavia non te ne faccio una colpa, anzi ti auguro che un giorno quando guarderai il cielo potrai sentire il calore dell’universo infinito da cui ebbero origine gli dei.

 

Radamantis prese in braccio Silvia.

 

Radamantis: “Ora non ho tempo di parlare con te di queste cose, e convincerti che sono tutte cazzate, ti dico solo grazie.”.

 

Così  si buttò giù, cadde sulla rete cosmica, che poi si dissolse facendoli cadere  dolcemente a terra, poi fuggirono.

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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