Capitolo
5
Phantomale
e Shinigami
Ciel
si voltò verso l'origine di quello strano suono, cioè verso Cassandra, e
spalancò gli occhi, mentre la vedeva trasformarsi in qualcosa che non riusciva a
definire.
<<
Ma che... cha cavolo è?! >> esclamò il conte
<<
E' una Phantomala >> rispose Sebastian secco per poi corrugare la
fronte. << Sono confuso ...
non si erano estinte? >> chiese poi, voltandosi verso le
streghe
<<
Ti sembra forse morta? >> gli rispose Sibill, indicando quella che fino a
poco tempo prima era una ragazza.
Già
perché adesso Cassandra sembrava più a un gatto: il pelo corto, gli occhi felini
e la coda che si agitava un poco. Il pelo partiva dal muso con un viola scuro
arrivando alla coda sul blu notte.
Cassandra
si accucciò in posizione d’attacco e ringhiò ancora, anche così il ventre del
felino arrivava alla testa di Sebastian... che vedendo il gatto formato maxi era
andato in adorazione; il maggiordomo alzò il braccio e cominciò ad accarezzarla,
lei fece per un secondo qualcosa che assomigliava a delle fusa prima di scattare
fuori dal portale.
***
Al
di fuori del portale appoggiato comodamente a una croce di legno abbastanza
solida, lo shinigami Grell Stucliffe guardava il cielo. Era silenzioso e passava
il tempo avvolgendosi continuamente una ciocca dei capelli scarlatti attorno al
dito.
Fu
sorpreso di vedere Cassandra quando questa balzò bruscamente fuori dal
portale.
Ebbe
un guizzo e sobbalzò
<<
COSA?
>>
Afferrò
senza esitare la sua Deathschite: il rumore della motosega che si metteva in
funzione arrivò subito dopo.
<<
Ancora tu?! >> gridò Ciel, guardando irritato il Dio della
morte.
<<
… Grell Stucliffe >> mormorò Sebastian, diventando di colpo di pessimo
umore.
<<
SEEEEEBAS-CHAN!
>>
gridò lo shinigami: il suo largo sorriso fece brillare alla luce del sole, ormai
sorto da qualche tempo, i denti appuntiti di Grell.
<<
Non iniziare, Grell... >> mormorò con finto tono calmo, quando in realtà
la sola presenza dello shinigami lo infastidiva.
<<
Oh, Sebas-chan! Dammi un momento per uccidere questa e sono tutto tuo! >>
disse per poi mandargli un bacio, il povero maggiordomo
rabbrividì.
Grell
fece un balzo pronto a colpire il felino che non sembra star molto
bene.
<<
Sebastian! >> urlò quasi subito Ciel.
Il
maggiordomo scattò all’istante bloccando in maniera fulminea e tempestiva la
motosega dello shinigami, già partito all’attacco.
L’enorme
felino mugolò accucciandosi a terra e coprendosi le orecchie con le zampe. Grell
fece una faccia scocciata, quanti ancora ne volevano
proteggere?
<<
Signorino, la signorina Cassandra.. >>
Lei
mugolò ancora
“che
mi succede? Non riesco a parlare! E fa male! “ pensava mentre continuava a
mugolare.
<<
Sebastian, falla tornare normale! >> ordinò il conte che però continuava a
restare lontano: non aveva dimenticato tutti gli anni trascorsi a starnutire
dietro il pelo di quei gatti.
Il
maggiordomo rimase immobile: non sapeva come farla tornare alle sue solite
sembianze.
L’unica
cosa che pensava potesse funzionare fu colpire la giovane sul collo: almeno
sarebbe svenuta... forse...
Lei
cadde a terra mugolando: perché Sebastian la stava
colpendo?
Nonostante
il colpo non fosse stato sufficiente, il demone doveva trovare qualcosa per
calmare Cassandra.
Sebastian
cominciò a pensare che l’unica cosa che faceva cambiare umore in pochi secondi
Cassandra per ora erano state le scuse del bocchan.. quindi..
magari..
<<
Che fai!? Mettimi giù Sebastian! >> urlò il conte
dimenandosi.
<<
Bocchan, lei mi ha detto di farla tornare normale, lo sto facendo >>
poggiò il conte accanto al “micione” << Forza l’accarezzi >> disse
il maggiordomo trattenendo un sorrisetto.
Tentennando
Ciel lo guardò male, ma poi allungò la mano e cominciò a farle dei grattini
dietro l’orecchio ricevendo in cambio delle fusa
soddisfatte.
Sebastian
sorrise vedendo che pian piano Cassandra era tornata semi-normale: aveva ancora
le orecchie e la coda.
<<
Mmh… >> continuò la ragazza avvicinando la testa a Ciel, che divertito e
tranquillizzato continuava a grattarle le orecchie.
<<
Francamente non pensavo che ti saresti gettato a salvarla >> disse Grell
alquanto scocciato.
<<
Ho semplicemente ubbidito agli ordini del mio signorino >> rispose il
maggiordomo arrotolando la coda di Cassandra con le dita.
Cassandra
fece di nuovo le fusa e pian piano aprì gli occhi: Grell si era chinato e stava
raccogliendo la sua collana… scattò.
<<
Non la toccare! >> disse strappandogliela di mano e stringendola al
petto.
Grell
fece una faccia disgustata, guardandola.
<<
Tranquilla, non m’interessa quello schifoso ciondolo
>>.
Lei
lo guardò un attimo male – anche se non capiva perché, aveva sempre adorato
Grell – per poi guardare triste la collana ormai rotta.
<<
Oh.. >> mormorò, non è che la catenina le importava più di tanto, ma il
pendente era l’unica cosa che fosse veramente sua, l’avevano trovata con quel
gioiello nelle manine paffute quando l’avevano raccolta davanti casa, quindi era
l’unica cosa della sua vera famiglia. C’era anche una catenina con esso certo,
bellissima, però aveva dovuto venderla per comprarsi le cose per scuola e
qualcosa per lei. Ci stava male per averla venduta, ma non poteva farci niente,
i suoi tutori non avrebbero mai sganciato niente per lei, non le facevano
indossare i vestiti del figlio solo perché sennò sarebbe stata ridicola… e no,
non è per gentilezza, ma solo perché sennò anche loro sarebbero stati derisi…
quindi preferivano regalarle degli straccetti neri, oppure qualcosa di veramente
ridicolo… ma mettendoli insieme erano una cosa abbastanza
decente.
Solo
allora Ciel e Sebastian guardarono davvero la collana con cui giocava sempre
Cassandra.
Era
una rosa nera, con alcuni petali sporchi di rosso cremisi, due foglioline verde
smeraldo per spezzare un po’ e una pugnaletto d’argento – anch’esso macchiato di
cremisi - che trapassava la piccola rosa. La rosa era circondata da un cerchio
nero anche se non interamente.
Il
maggiordomo, si avvicinò alla ragazza per osservare meglio il ciondolo, aveva
già visto una cosa simile, ma dove?
<<
Non si preoccupi signorina, lo possiamo sempre riparare >> disse Sebastian
mettendole una mano sulla spalla.
<<
Sebastian! Ti ho già detto di darmi del tu! >> mormorò la
ragazza.
<<
Scusami Cassandra >>
<<
Sebastian >> sibilo Ciel guardandolo male, il maggiordomo che stava per
rispondere non riuscì ad aprire bocca.
<<
Sebastian un corno Ciel! Non voglio che mi dia del lei! Mi mette a disagio! Se
gli ordini di farlo giuro che ti stacco la testa a morsi!
>>
<<
Che delicatezza. Di un po’ ti sei dimenticata di essere una ragazza? Sono più
femminile io! >> esclamò Grell divertito ma fu completamente
ignorato.
<<
Signorino, me l’ha chiesto Cassandra, non mi posso rifiutare.. >>
.
<<
Tsk >> fece scocciato il conte ma non disse altro.
Silenzio…
che durò poco però.
<<
TU!
Tu lo sapevi! Che diavolo mi è successo!?!? >> Urlò Cassandra alla
rettrice.
La
donna dall’altra parte del portale non rispose nemmeno: si limitò a guardarla
sorridente.
<<
Se vuoi trovare delle risposte, comincia da quello, comincia dal ciondolo
>>.
***
<<
A proposito di ciondoli: mi spiega perché mi ha chiesto di portargliene anche un
altro, se ne ha già così tanti? >> chiese Sibill, osservando una delle
vetrine della rettrice piena zeppa di medaglioni e monili
vari.
<<
Oh, ma questo non è come gli altri. Perché non provi ad aprilo? >> disse a
Sibill avvicinandosi a lei e porgendole l'oggetto che teneva ancora in
mano.
La
strega guardò per la prima volta il medaglione che aveva portato alla
rettrice.
Era
un oggetto davvero insolito, fin troppo semplice e rude per essere qualcosa di
decorativo: essendo fatto di ferro, e anche di grosse dimensioni, era abbastanza
pesante.
Sibill
lo aprì lentamente, seguita dallo sguardo della rettrice.
Al
suo interno vi era un piccola foto che raffigurava una giovane donna, con un
viso dolce, due occhi grandi e dei lunghi capelli legati in una vistosa
treccia.
Sibill
la guardò per un attimo in silenzio: sfiorò con le dite la foto. Era
praticamente impossibile capire se la strega non volesse dire nulla o se non
riuscisse a parlare.
Dopo
aver guardato ancora un po' foto, chiuse il medaglione e lo girò: sul
retro vi era inciso un nome: "Edith"
<< Signora rettrice, mi scusi, ma
io ora dovrei andare. Sono stanca e vorrei riposarmi un po'
>>
Sibill
fece per ridarle il medaglione, ma lei non volle
prenderlo.
<<
Tienilo tu >>
La
strega lo strinse in un pugno
<<
... No, mi scusi. Era mio dovere consegnarglielo, non posso tenerlo con me. Deve
rimanere qui, potrebbe ... >>
La
donna la interruppe con un cenno della mano
<<
Tranquilla, ho capito. Va' pure se vuoi >> le disse poi,
sorridendo
Sibill
si avviò verso la porta-finestra da cui era entrata, prendendo Niala per le
briglie e portandola con sé.
<<
Io glie lo lascio qui ... le dispiace metterlo apposto? >> disse,
poggiando il medaglione sulla scrivania della rettrice
<<
Ma no, figurati. Non ti preoccupare >>
Prima
che se ne andasse, la rettrice la chiamò di nuovo
<<
Ah, Sibill ... >>
<<
Si? >> disse lei, voltandosi verso la donna
<<
E' qui, e ci sarà ogni volta che vorrai >>
Sibill
sorrise.
<<
La ringrazio >> mormorò con un filo di voce, prima di sparire assieme alla
cavalla tanto improvvisamente quanto quando era arrivata.
***
Intanto
Ciel vedendo che Cassandra stava per continuare la discussione le tappò la bocca
con la mano, mentre pian piano, il portale si chiudeva.
<<
Ahi! >> urlò il conte ritirandosi dalla giovane che lo aveva
morso.
<<
Mi spieghi perché l’hai fatto?! Voglio spiegazioni! Come ti sei.. >> ma
Cassandra non riuscì a finire la frase perché un Ciel infuriato l’aveva presa
per le spalle e sbattuta non proprio con gentilezza addosso una croce abbastanza
grande.
<<
Ma sei scema?! Vuoi capire che loro possono portarti via in qualsiasi momento?!
Non siamo abbastanza forti Cassandra! Sto cercando di tenerti con me come mi hai
chiesto, ma mi stai remando contro!
Già questa situazione è snervante e con la tua impulsività e la tua
cocciutaggine non mi aiuti! Abbiamo preso un accordo ma non credo che ci mettano
tanto a cambiare idea e portarti via! Ti lamenti tanto che io sia un idiota ma
tu non sei da meno! >> gli urlò contro Ciel.
<<
Ma… io… loro… >> Balbettò Cassandra ma si zittì quando Ciel le diede uno
scossone.
<<
Bocch… >> tentò il maggiordomo che teneva lontano con un braccio lo
shinigami che voleva abbracciarlo.
<<
Zitto Sebastian! >> lo interruppe malamente il conte. << Niente ma
Cassandra! >> le diede contro Ciel, ma poi sospirò, stanco tutto insieme.
<< Non voglio che ti postino via… >> posò la fronte su quella della
ragazza, distrutto. << E pensare che nemmeno ti conosco… >> mormorò
e corrugando le sopracciglia, lentamente, avvicinò ulteriormente il proprio
volto a quello di lei facendo sfiorare appena le loro labbra… s’irrigidì e
prima di dare tempo a Cassandra di
alzarsi sulle punte e posare le labbra sulle sue in un vero bacio s’allontanò
con un salto.
Cassandra
abbassò lo sguardo, delusa, e forse fu un bene, perché Ciel la guardava
famelico, con gli occhi rosa che brillavano.
Calò
per un po’ di tempo uno strano silenzio.
<<
Signorino, è tardi >> disse il maggiordomo estraendo e guardando il suo
orologio da taschino.
<<
Si… >> sussurrò il conte, poi si voltò: gli occhi tornati violetti. Guardò
Undertaker che sghignazzava come al solito << Andiamo >> disse più
forte.
Tornarono
tutti dentro le bare a loro assegnate – cosa che fece tornare il sorriso a
Cassandra che diceva che era bellissimo sdrarcisi dentro – e il becchino si mise
in marcia portandoli tutti e quattro nel suo negozio.
***
<<
Sono stanchissima! >> esclamò Cassandra entrando e sedendosi su una bara a
caso, Ciel l’imito mentre Sebastian rimase in piedi dietro il suo bocchan,
Grell, stranamente, era rimasto un momento fuori.
Cassandra
provò a dondolare le gambe mentre Ciel parlava di chissà cosa… lei sentiva solo
un noioso “blah blah blah”.
<<
Undertaker? >> chiese a un certo punto interrompendo il conte che
scocciato le mandò un’occhiataccia.
<<
Se vorresti attendere un momento, stavamo parlan… >> cominciò Ciel con
voce pacata, ma fu completamente ignorato, perfino Undertaker stava dando tutta
la sua attenzione alla giovane.
<<
Ma non ti annoi a sentirlo parlare? >> chiese indicando Ciel con uno
strano biscotto a forma di osso.
<<
IH
– IH – IH, ma no, è così divertente! Non trovi anche tu? >>
<<
Sinceramente io sento solo “blah blah blah” ma è divertente il suo faccino tutto concentrato
>>.
Il
conte fulminò la ragazza con uno sguardo minaccioso; per tutta risposta quella
fece spallucce, irritando ancora di più il giovane Ciel.
<<
Sei noioso Ciel, è colpa mia? >> disse lei tranquilla prendendo un altro
biscotto.
<<
Se tu mi trovi, noioso non è un mio problema >> rispose
freddo.
<<
Infatti è tuo perché poi pian piano la gente comincerà a riderti dietro..
Undertaker sono buonissimi! >> dissi poi prendendo il vasetto, che gli
stava porgendo lo shinigami, pieno di quei biscotti.
<<
Quello che mi succederà un giorno è affar mio, io so come cavarmela Cassandra!
>>
<<
Si è visto molto in questi anni guarda;
signorino-che-è-capace-solo-a-farsi-rapire. >>
<<
IO
NON TI PERMETTO DÌ PARLARMI COSI’! >>
disse il signorino alzandosi in piedi, quella ragazza – che ora aveva accertato:
era lunatica – riusciva sempre a fargli perdere la
pazienza.
<<
Non. Osare. Urlarmi. Contro. Io mi permetto di fare quello che mi pare. Prova a
impedirmelo. >>
<<
Senti…tu..! >> Ciel si avvicinò velocemente, ma il maggiordomo fu ancora
più rapido di lui: gli fu alle spalle in un lampo e lo afferrò per i
polsi.
<<
Signorino… si calmi... >> gli sussurrò in un
orecchio.
<<
Che provi a colpirmi pure! Ragazzino com’è non sa neanche parlare!
>>
<<
Cassandra… >> mormorò Sebastian senza lasciar andare il signorino ma
fissando lei.
<<
Perché è così che fai vero?! Cos’è?! Non sei riuscito a colpire Elizabeth e ci
provi con me!? >> urlò lei ignorando completamente il
maggiordomo.
Lo
sguardo di Ciel si fece più cupo.
<<
Cosa c’entra Elizabeth ora? >> Ciel si dimenò a tal punto da liberarsi
dalla stretta del maggiordomo, il ragazzo afferrò il polso di Cassandra e lo
strinse con forza, fino a fargli male.
<<
Non tirarla in mezzo >>
<<
Oh, cos’è? Ho premuto un tasto dolente? Perché non sei riuscito a sorriderle
nemmeno una volta? C’è sempre Sebastian, è grazie a lui se sei qualcosa, se non
era per lui mi avresti colpito senza pensarci due volte. E’ questa la persona
che sei Ciel Phantomive?>> alzò il polso stretto davanti al suo volto;
faceva davvero male, ma era abituata al dolore, quello che faceva male era che
Ciel glielo stava facendo provare.
Lui
che gli aveva promesso che non sarebbe mai più successo.
Lui
che non capiva il motivo per cui era così infuriata,
Lui
che non capiva che lei lo amava...
E
lei che non riusciva più a tenere ferma la lingua, che stava sputando cattiverie
e non riusciva a fermarsi...
<
<<
IH-IH-IH
non cadere così in basso anche tu >>.
<<
Sto solo dicendo ciò che penso, Undertaker, non sono io che sto stringendo il
suo polso >> rispose tranquilla la ragazza, però, guardando con furente
Ciel ancora visibilmente infuriato.
<<
Gneh-eh, come siete divertenti ragazzi. Siete davvero simpatici, ma credo che
non sia il tempo per questo. Temo che più continuiate così più sarete
interessati alle mie bare… >>.
<<
Preferisco morire che avere ordini da lui >> sibilo di nuovo, forse
finalmente, si stavano avvicinano al discorso che avrebbe voluto prendere fin
dall’inizio.
<<
Allora sei anche più stupida di quanto pensavo... >> sussurrò << …preferire la morte
alla protezione di qualcuno che è pronto a tutto… >>
<<
Come puoi proteggermi se ti vergogni di me? Pensi che non abbia sentito ciò che
hai detto a Sebastian? >> rispose lei, non riuscendo più a trattenere la
tristezza, era quello che gli rodeva, che faceva male… tirò il braccio
scostandosi e cominciando a massaggiare il polso con l’altra
mano.
<<…
Se la gente scoprisse che sei diversa forse ti posterebbero via…
>>.
<<
Non so come fai tu Ciel, ma io… Non voglio cambiare. Non sarei più Cassandra ma
una perfetta sconosciuta… non saprei neanche più io chi sono – non che ora lo
sappia bene – però… non sarei io. E’ questo che vuoi da me Ciel? >>
sussurrò lei, dopo qualche minuto di assoluto silenzio.
<<
Io vorrei solo che tu… >> si bloccò << No, e va bene, faremo come
vuoi tu. Sebastian! Annulla tutti i corsi che avevamo prenotato: lasceremo che
le cose vadano come devono andare. >>
<<
Come desidera signorino... >>
Cassandra
tentennò mordicchiandosi il labbro, c’era un corso però, che avrebbe desiderato
con tutta se stessa seguire…
<<
C-ciel… I-io… Volevo chiederti u-una cosa... >> balbettò guardandosi i
piedi, era veramente imbarazzante, ma ne aveva l’occasione e l’aveva sempre
desiderato…
<<
…Dimmi >> mormorò il conte con un’espressione
incuriosita.
<<
I-io… m-mi piace tanto il pianoforte… a-avrei tanto v-voluto imparare a-a
suonarlo m-ma non ho m-mai potuto permettermi le... le lezioni... >>
sussurrò con il volto in fiamme, era umiliante…
Sul
volto del conte stava per affacciarsi un sorriso. Non ammise mai quel fatto, né
permise che accadesse: però gli rispose con un’impercettibile dolcezza nella
voce.
<<
Certo, per così poco >>
Cassandra
arrossendo ancora di più si alzò sulle punte e poso un bacio sulla guancia del
conte.
<<
G-grazie.. >> mormorò sulla sua gote.
I
due rimasero per qualche secondo a guardarsi in silenzio. I loro cuori battevano
all’unisono.
<<
IH,
IH, IH, cooonte, non doveva parlarmi?
>> ghignò il becchino rompendo il silenzio.
<<
No, Undertaker, abbiamo risolto tutto >>.
<<
Aaaah,
capisco. Menomale, così almeno non se la prenderanno con me,
eh-eh...
>>.
Ciel
sgranò gli occhi, Cassandra con il mento poggiato sulla sua spalla, tranquilla
come sempre.
Sebastian
rimase impietrito.
“E’
impossibile, ma come diavolo..?”
Come
diavolo era potuto succedere?
“Avevano
calcolato tutto, tutto… tutto quanto… ogni piccolo dettagio, ogni più piccola
parentesi: TUTTO.”
Ciel
rimase immobile.
Nella
stanza calò il silenzio; le facce impietrite si scambiavano sguardi sconvolti.
Solo Cassandra – che restava tranquilla vicino al suo Ciel – ed il becchino –
che sorride divertito – sembravano tranquilli.
***
Mentre
tutto questo accadeva, in un ghetto londinese due figure si scambiavano parole
confuse che, la poca e ignorante gente del posto non avrebbe mai
compreso.
<<
E dovrei seguire quella schifosa? >> esclamò lo shinigami Grell Stucliffe,
furioso.
<<
Sì, devi >> disse William T. Spears, capo reparto, lo shinigami eccellente
e ligio dagli occhiali rettangolari ed i capelli castani pettinati con rigore e
precisione.
<<
Non lo farò mai Will! >>
<<
Qualcuno deve pure farlo >>
<<
Di certo non sarò io! >>
William
sbuffò seccato.
<<
E chi allora, Grell? >>
<<
Uff, quanto rompi Will! Che so’... mandaci quel vagabondo di Ronald o qualcun
altro… >>.
<<
Ronald è già stato assegnato a un altro incarico. Grell…
>>.
“Dannazione
possibile che mi tocchi sempre fare così?”
<<
… VORREI
che
fossi tu a farlo >>
Gli
occhi del Dio della morte rosso, brillarono di gioia.
<<
OOOOOOH,
MA ALLORA MI STAI CHIEDENDO UN FAVOREEE!!! >>
William
sbuffò di nuovo.
<<
… Si >>
Gli
costava ogni volta pronunciare quelle parole, ma quello era l’unico modo di
farsi obbedire dal rosso.
Accompagnato
da un breve risolino Grell Stucliffe, sparì all’orizzonte.
<<
… Ah, che nervi… >>
William
si sistemò gli occhiali e continuò a camminare per le strade della
città.
***
Appena
arrivati alla magione Cassandra si era attaccata come la colla a Sebastian,
senza però dire niente, ora il maggiordomo stava preparando un
dolce.
<<
Ehy, Sebas-chan >> disse lei dopo un po’.
<<
… Si? >>
<<
Ciel è sempre così freddo? >>
<<
Si Cassandra, quello è il suo modo di fare >>.
<<…
con te delle volte è diverso… >>
<<
E’ molto raro e solo perché io sono l’essere di cui può fidarsi di più
>>.
<<
… Dici che un giorno si fiderà di qualcun altro..?
>>
<<
Se riuscirà a conquistarsi la sua fiducia… >>.
<<
E’ una cosa tanto stupida, secondo te, l’amore? >>
<<
Per me è insensato. >>
<<
E come mai? >>
<<
Gli umani corrono dietro a cosa che donano solo finte “felicità”. L’uomo è un
essere falso e meschino, anche più di noi demoni.
<<…
E’ vero che ci sono umani che semplicemente sono innamorati dell’idea
dell’amore… ma io ci credo davvero, non m’importa essere felice, non lo sono mai
stata, mi basta potergli stare vicino o anche solo guardarlo da lontano… pensi
che anch’io, sia meschina? >>
<<
Tu non sei umana, per cui non so cosa pensare di te.
>>
Cassandra
sussultò.
<<
… me ne ero dimenticata… >> sussurrò pianissimo.
<<
Ti ci abituerai. >> rispose lui continuando a girare la
crema.
<<
Tu avevi mai visto qualcuno come me? >>
<<
Una volta sola… e di sfuggita per giunta. >>
<<
… Tu hai detto che siamo estinti… cos’è successo?
>>.
<<
C’è stata una guerra e avete perso. Siete stati sterminati, tutti… o almeno così
credevo. >>
Silenzio.
…
Ancora silenzio.
<<
Sebastian, a te ha mai voluto bene qualcuno? >> chiese lei dopo un
po’
<<
No >>
<<
Allora, sono contenta di sapere di essere la prima persona che ti vuole bene!!
>> mormorò lei sorridendo.
Sebastian
la guardò confuso.
<<
La ringrazio signorina >> sorrise << Ora, se vuole scusarmi, devo
impastare il dolce per la cena. >>
<<
Ti sei dimenticato di darmi del tu… ma comunque vado! >> disse prima di
dargli un bacio sulla guancia e saltellare via – cosa che non riusciva a capire
come faceva poiché aveva dei tacchi molto alti…
Il
demone la guardò uscire
<<
Curioso… interessante…>>
***
Cassandra
era tornata nelle sue stanze e osservava con sguardo adorante Grell Stucliffe
tranquillamente sdraiato sul suo letto che giochicchiava con uno dei suoi
scacciapensieri.
<<
Beh, che hai da guardare? >> chiese lui annoiato,
voltandosi.
<<
Sei così… così figo… >> disse con voce tremante, aveva sempre adorato quel
personaggio.
Lui
la guardò alzando un sopracciglio
<<
Lo so tesoro, non c’è bisogno che me lo dica tu >>
<<
I tuoi capelli sono fantastici, il tuo comportamento è così… waaahh >>
l’idolò lei.
<<
Ehi, ehi calma: hai intenzione di estinguere definitivamente la tua specie?
>>
<<
Mi fai un autografo? >> Beh… Grell era il suo idolo!
<<
NO! Neanche per sogno lo farei ad una come te! >> gridò lui disgustato
scattando a sedere. [ * ]
Cassandra
fece un passo indietro, ferita.
<<
Scusami, mi sono lasciata andare, delle volte esagero.
>>
<<
Preferirei essere da un’altra parte. Uff, tocca sempre a me svolgere i compiti
più noiosi. >> sbuffò lui, sdraiandosi di nuovo e ricominciando a
giocherellare con gli scacciapensieri.
<<
Però questi cosi sono davvero carini, almeno ho qualcosa da fare
>>.
<<
Se vuoi ne ho alcuni rossi >> borbottò Cassandra.
Grell
continuò a guardarla, perplesso
<<
Fammeli vedere
>>
Lei
sorriso e prese una delle sue borse, tolse dei poster di Grell posandoli vicino
a lui: sotto di essi, nella borsa, c'erano degli scacciapensieri di colore
rosso, fatti tutti di conchiglie o di vetrini che aveva trovato e tagliuzzato
con attenzione
<<
Su questo c'ho messo anche il tuo nome >> disse, prendendolo e dividendo
con attenzione i fili di spago che lo componevano. Fece tintinnare un filo fatto
di conchiglie sulle quali c'erano le lettere che componevano il nome dello
shinigami. Di scacciapensieri rossi en aveva fatti pochi: soltanto 4, ma ci era
impegnata con tutta sé stessa per mettere anche le più piccole
sfumature
Nonostante
l'espressione che ebbe alla vista dei poster fosse una delle più strane e
confuse che avesse mai fatto, Grell decise di non soffermarsi troppo su quelle
foto: osservò bene lo scacciapensieri rosso.
Per
essere stato fatto da una ragazzina era veramente bello: aveva un aspetto
delicato ma appariscente, con tutta quella vernice e quei brillantini color
rosso scarlatto. Le conchiglie, tutte diverse e di varie dimensioni, lo facevano
apparire fine ed elegante, come il tintinnio che si udiva quando si muovevano i
fili. La scritta "Grell", poi, non aveva prezzo.
Lo
shinigami prese l'oggetto e continuò a guardarlo
incantato.
<<
Lo hai fatto tutto da sola? >> chiese a Cassandra.
La
ragazza annuì lievemente
<<
E' l'unica cosa che mi facevano fare senza distruggerla, poi mi piace farli e
sentire il suono che fanno quando passa il vento. >> disse lei imbarazzata
<< ti... ti piace? >>
Lui
stette per un attimo in silenzio, come se avesse bisogno di tempo, per
riflettere sulla sua risposta.
<<
Si >> disse dopo un po' << E' accettabile
>>.
Lei
sorrise e gli occhi le brillavano di felicità.
<<
So che mi odi... ma perché? >> disse dun’tratto diventando
seria
<<
La tua è stata una specie di esseri viscidi e senza ritegno >> mormorò lui
freddo << Una razza di essere schifosi e ripugnanti, senza neanche un
briciolo di razionalità >>.
Cassandra
si sedette sul letto, anche se lontano da lui: non voleva dargli
fastidio.
<<
Beh ma io non c'entro niente, fino a poco fa credevo di essere umana.
>>
Lui
non le rispose neanche.
<<
Senti un po', dov'è che li hai presi questi? >> disse poi, indicando i
poster sul letto.
<<
In una bancare... >> iniziò ma poi si morse la lingua con forza <<
Ehm... >>.
Lui
la guardò serio
Lei
si agitò sotto il suo sguardo
<<
Perché lo vuoi sapere scusa? >>
<<
Vorrei sapere come una come TE,
che tra l'altro era convinta di essere un’umana e che non dovrebbe neanche
SAPERE
della mia esistenza, abbia delle MIE
foto! >>
Esclamò
lui, più indispettito di Cassandra.
<<
Ho anche il tuo peluche se è per questo >>.
<<
CHE
CAVOLO
... ? >> esclamò balzando in piedi. << DOVE
DIAVOLO HAI PRESO UNA COSA SIMILE?
>>
<<
Ehm... >> tentennò, e ora? << L'ho comprato
>>
<<
COMPRATO?!
>> gridò, sempre più sconvolto << E
DOVE!?
>> Grell si sentiva scoppiare
<<
In un negozio mi sembra ovvio >>
<<
In un ... negozio? >> mormorò abbassando lo sguardo
<<
Sì, perché? >>
Lui
non rispose. Continuò a tenere lo sguardo basso e a stare
fermo.
Non
si muoveva, sembrava una statua: solo i suoi occhi andavano da una parte
all'altra, in maniera estremamente lenta.
Guardava
i poster e lo scacciapensieri, e le sue pupille facevano sempre il percorso
poster-scacciapensieri, scacciapensieri-poster. Grell ripeté la cosa, un sacco
di volte
Cassandra
lo guardava leggermente preoccupata.
<<
Oh beh ... >> mormorò poi, mettendosi una mano di fronte al
viso.
<< D'altronde, mi sarei dovuto
aspettare che facessero cose del genere ... >> continuò, salendo sul letto
<< ... per uno come ME!
>> Esclamò mettendosi nella sua solita posa << INFONDO
IO L'HO SEMPRE SAPUTO CHE ERA SOLO UNA QUESTIONE DÌ TEMPO! PRIMA O POI PERSINO
LA GENTE PIU’ SQUALLIDA SI SAREBBE RESA CONTO CHE IL MIO FASCINO E IL MIO STILE
NON HANNO PARAGONI, è UNA COSA DEL TUTTO NATURALE!
Come si può non notare un essere così splendido che si aggira in continuazione
per le strade di Londra? Ma io lo sapevo, lo sapevo, lo sapevooo! PRIMA
O POI LA GENTE MI SI RADUNERA’ IN TORNO OGNI VOLTA CHE MI VEDRA’!
E mi dirà: "Oh, signore in rosso, lei è così affascinante" TUTTI
I PIU’ BEI UOMINI LONDINESI CADRANNO AI MIEI PIEDI, E QUANDO ANDRO’ A MIETERE LE
LORO ANIME PRIMA DÌ MORIRE MI CHIEDERANNO UN BACIO COME LORO ULTIMO DESIDERIO!
SI, SI, SII!
>> Gridò con tutta la voce che aveva mentre danzava sul letto i poster che
aveva preso in mano << QUESTI
SONO L'INIZIOOOO!! *DEATH!*
>>
Cassandra lo guardò sorridendo "forse
però è meglio non dirgli niente delle statuette e della copia dei suoi vestiti e
anche la sua parrucca – che naturalmente ho – che si vendono in giro”
pensò.
<<
Sono contenta per te. >>
<<
Beh, tesoro, il mio stile è qualcosa di assolutamente perfetto: a volte penso di
dover cambiare questo schifo di città. Prova a immaginarti una metropoli tinta
di rosso: non sarebbe terribilmente accattivante e trendy?
>>
<<
Sì ma poi chi sarebbe degno di portare questo stupendo colore qui a Londra?
>> Disse Cassandra sorridendo, quanto le piaceva
lodarlo!
<<
Già, infatti, è sempre questo quello che mi blocca >> pausa << A
parte Will... >>mormorò poi per non farsi sentire. << Quelli lì non
sono degni di indossare e di vivere immersi in un colore così meraviglioso e
perfetto. Non dovrebbero neanche guardarlo, perché non è in grado di apprezzarlo
e di capirlo >> continuò poi ad alta voce.
Lei
gli sorrise, ma poi tentennò
<<
Sei ancora arrabbiato per il fatto che io abbia dei tuoi poster? Io ti ho sempre
adorato, non so cosa ha fatto la mia razza, non so niente, quindi vorrei che tu
mi dessi una chance per farti vedere che non sono né viscida, né meschina
>>.
<<
Diciamo che per ora non ho più l'impulso di renderti scarlatta, poi si vedrà
>>.
<<
Grazie, Grell >> gli sorrise << sei uno shinigami fantastico!
>> poi alzò e si mise alla scrivania riprendendo a lavorare allo
scacciapensieri per Ciel, mentre pensava, doveva dire da dove veniva? Beh almeno
poteva dirgli la sua “storia”
<<
Ehi, e ora che fai? >>
<<
Sto facendo uno scacciapensieri per Ciel. Sembrava che piacessero anche a lui e
a parte questi oggettini non posso permettermi niente... >> disse
imbarazzata ma rivolgendogli un dolce sorriso
<<
Uno scacciapensieri per quel moccioso viziato? >>
Cassandra
tentennò
<<
Già, ma io sono sicura che non sia solo questo... anzi io lo so. Non è solo
questo... >> disse lei abbassando la testa, si sentiva incredibilmente
ridicola.
<<
Ah beh, se proprio ci tieni. Come glie lo vuoi fare?
>>
<<
Con delle conchiglie ma mischiandoci anche dei vetrini che ho messo da parte.
Tutto sul turchese e poi potrei lucidarli con un po' di smalto in modo che il
colore non sbiadisca. Poi voglio metterci degli stras viola qua e la >>
tentennò << So che probabilmente non gli importerà mai niente. Ma... è
l'unica cosa che posso fare per fargli capire che a lui ci tengo, anche se
sembro una bambina >>.
Lo
shinigami tentennò.
Non
capiva cosa la spingesse a tanto: perché fare tutto questo se era perfettamente
consapevole che lui non l'avrebbe mai degnata di una dimostrazione
d'affetto?
Cassandra
intanto cercava con delicatezza di sistemare i vetrini, le sfuggì un mugolio di
dolore però quando cercando di legare uno di essi si
tagliò.
Grell
le si avvicinò e le prese il dito: si era fatta un taglio bello
profondo.
<<
Lo sapevo, sei maldestra >> disse poi con un'aria che poteva sembrare
delusa, ma che in realtà non lo era << Guarda le tue mani, sono piene di
ferite. Non è la prima volta che succede, eh? Da qua, faccio io
>>.
Lo
shinigami si mise a incollare i vetrini sui fili di spago, con Cassandra che gli
rimaneva accanto senza muoversi e senza smettere di guardarlo, nonostante il suo
dito continuasse a sanguinare.
<<
Tieni >> disse, strappandosi un pezzo di manica rossa e porgendolo alla
ragazza << Se proprio devi starmi così vicino, fasciati il taglio,
altrimenti con tutto quel sangue sporcherai le conchiglie
>>.
La
ragazza timidamente prese il pezzo di stoffa che gli porgeva lo shinigami e si
pulì i sangue per poi fasciarsi il palmo della mano.
<<
Già, sono un po' impacciata... >> sussurrò guardando a terra <<
grazie, Grell >> mormorò poi sorridendo allo
shinigami.
<<
Non mi succede molto spesso in realtà... solo che sapere che questo è per Ciel e
che lui lo vedrà mi agita e finisco per tagliarmi... gli altri tagli non me li
sono fatti io >> disse tranquilla cercando le sue salviette umidificate,
facendo finta di non aver fatto caso a quello che aveva appena
detto.
<<
Davvero? Non mi sei sembrata molto abile col maneggiare i vetrini
>>.
<<
Sono solo agitata... ma il resto me li hanno fatti apposta, per farmi male...
>> Cassandra fece spallucce trattenendo un brivido.
<<
Chi? >> chiese lo shinigami cercando di apparire indifferente, mentre
continuava a incollare conchiglie.
<<
I miei tutori... >> sospirò << mi hanno trovata davanti casa loro
che avevo pochi mesi/giorni, non ne ho idea. E beh, non gli sono mai piaciuta
gran che... >> cercò di sorridere ma le uscì fuori più una
smorfia.
<< Tsk, gli umani. Che ti puoi
aspettare da loro? Sentiamo, che hanno fatto? >>
<<
Beh, mi hanno sempre picchiato e frustrato, usandomi come una schiava, vivevo in
una casetta su un albero perché non mi volevano in casa, poi quando compii
dodici anni, il mio tutore cominciò a violentarmi, tutte le sere, ogni scusa era
buona per ferirmi, e quindi sapendo che con le mani fuori uso avrei sbagliato
tutto quando pulivo più volte, mi hanno tagliato i palmi >> Cassandra
guardò da un'altra parte << come vedi, non sei l'unico a odiarmi
>>.
<<
L'odio degli umani è stupido. E' un odio senza senso. >> disse secco
<< E come fai a sapere che ti odio?>>.
Cassandra
tentennò
<<
Mi stavi per uccidere e poi se non sbaglio poco fa, sembravi disgustato a me
>>la ragazza guardò a terra << Tanto, sono abituata, a essere
trattata così >>.
<< Io non ti ho detto nulla.
L'unica cosa che sai è che ora non ho più intenzione di ucciderti
>>
Cassandra
tentò di sorridere
<<
Beh, grazie. >>
Si
alzò di scatto e si allontanò di qualche passo dando le spalle allo shinigami,
sapeva già di essere debole e non voleva che lo shinigami la vedesse
piangere.
Grell
non si voltò a guardarla, ma aveva capito che stava piangendo. Non era preparato
a quei tipi di situazioni, non aveva mai consolato nessuno… O forse non aveva
mai avuto qualcosa che si sentisse di voler consolare.
Continuò
a costruire lo scacciapensieri: ormai aveva quasi finito.
Cassandra lo sentì smanettare alla
velocità della luce, fino a quando non si volse verso di lei ed esclamò
<
<<
Ormai devi solo mettere qualche alta conchiglia e i lustrini: io non mi sentivo
di farlo. Il regalo è il tuo, no? >>
Cassandra
annuì lievemente, sapeva che le lacrime continuavano a scendere bagnandole il
volto ma non riusciva a smettere.
<<
G-grazie G-grell... >> mormorò piano cercando di trattenere i singulti
<< Forse è.. è m-meglio.. c-che non l-lo t-tocchi ora o-o mi c-casca..
>> mormorò cercando ti trattenersi, ma non ce la faceva più, per quanto
odiava mostrarsi così debole non riusciva a trattenersi
Lo
shinigami le asciugò in fretta le lacrime con la manica del cappotto rosso,
lanciandole uno sguardo di disapprovazione.
<<
Ehi! Che sono queste lacrime! Piano, che se bagni troppo lo scacciapensieri
magari sciogli pure la colla!>>
Cassandra
gli sorrise lievemente
<<
Hai ragione... grazie >> mormorò, schierendosi la
gola.
<<
Di nulla >> gli rispose lui facendo spallucce.
In
quel momento, Sebastian bussò alla porta.
<<
Signorina Cassandra, la cena è pronta >> disse il maggiordomo con la sua
solita calma.
Grell
sobbalzò "E'
SEBAS-CHAN!"
Stava per correre verso la porta, quando un pensiero lo bloccò improvvisamente:
William.
"Quello
mi farà di sicuro una ramanzina enorme se sente che odoro di demone, anche
perché mi ha detto di fargli subito rapporto e di non stare qui troppo. Ah,
quell'antipatico quattr'occhi!" pensò lo shinigami
seccato.
Prima di andare via, afferrò lo
scacciapensieri rosso con il suo nome e chiese alla ragazza << Questo
posso prenderlo? >>
<< Certo, se ti piace, prendilo
pure >> disse Cassandra sorridendo, poi si rivolse a Sebastian << Ti
ho detto di darmi del tu, mi metti in imbarazzo sennò
>>.
<<
Scusami, ma ho sempre il sospetto che il signorino possa sbucare da qualche
parte. Non sarebbe per niente strano trovarlo accanto alla tua porta, sai?
>> continuò il maggiordomo
Intanto
Grell aveva afferrato l'oggetto rosso ed era corso via.
Cassandra
non era tanto sicura, ma credeva di avergli sentito dire un "Grazie" prima che
sparisse dalla finestra.
<<
Davanti... alla mia porta? Perché dovrebbe? >> Disse lei guardando la
finestra da dove era saltato lo shinigami, per poi andare ad aprire a
Sebastian.
<<
Il signorino si preoccupa molto per te, Cassandra. Non era mai capito da quando
lo conosco >>.
<<
Lo farà solo perché ha paura che lo faccia vergognare. >> disse lei
abbassando il capo, non voleva sognare.
<< Il signorino ti ha spiegato
perché fa così, no? Non continuare a pensare quello che ti pare
>>.
<<
Io l’amo Sebastian, ma lui sembra così vicino in un momento e subito dopo...
>> Cassandra sospirò.
<<
Se lo ami, dovresti pienamente essere consapevole del suo carattere e del suo
atteggiamento. Che puoi pretendere? Sta già facendo più di quello che fa di
solito >>.
<<
Lo so. Lo so perfettamente. Ma non voglio illudermi che lui possa provare
qualcosa per me, potrebbe diventare semplicemente affetto, e a me va bene così,
e poi, non sono nemmeno una Lady >> sospirò Cassandra, sapeva che Ciel
stava facendo molto per lei, ma non significava niente, magari poi l'avrebbe
vista come un'amica e niente più, le andava bene certo, ma illudersi
no.
<<
Al signorino questo non importa >> le disse il maggiordomo con un
sorriso.
Cassandra
lo guardò, poi sorrise dolcemente e si alzò sulle punte per baciare la guancia
del maggiordomo, rimanendo così per pochi secondi, per poi tornare a guardarlo
sorridendo.
<<
... speriamo. Grazie, Sebastian >>
Lui
sgranò gli occhi e la guardò, poi le disse sorridendo << Di nulla. Ora è
meglio che scenda, sennò le portate si raffrederrano
>>.
La
ragazza annuì e corse in corridoio, lasciando il mero maggiordomo solo nella sua
stanza.
Sebastian
non si mosse e si sfiorò la guancia con uno delle mani
guantate.
"Già,
anche da te posso aspettarmi di tutto. Siete davvero un’accoppiata strana" pensò
fra sé e sé, prima di chiudersi la porta della camera della ragazza alle
spalle.
Cassandra
corse nella sala da pranzo e si sedette vicino a Ciel.
<<
Ma ciao! >> esclamò sedendosi per poi sorridergli
dolcemente.
<<
... Ciao >> le disse il conte guardandola << Passata l'arrabbiatura?
>>
Cassandra
arrossì vivamente.
<<
Sì... si scusami >>
<<
... Non ti preoccupare >> rispose il conte, iniziando a tagliare la fetta
di manzo con contorno d’insalatina carote e salse che aveva preparato
Sebastian
<<
E' qui che ti sbagli, mi preoccupo pure troppo >> sussurrò piano lei
iniziando a mangiare dopo un sospiro.
<<
Beh, questa volta non devi. E' buona la carne? >>
<<
Non è che io abbia molto appetito... >> sussurrò lei giocando
distrattamente con il cibo.
<<
Ti conviene mangiare invece. Hai perso molto sangue, dovresti mettere dentro un
po' di proteine. Sebastian ha cucinato la carne apposta ...
>>.
<<
Ah... Okay... >> mormorò per poi mandare giù un boccone, era buono ma
sentiva lo stomaco chiuso, si sforzò per mandare giù un altro boccone con un
bicchiere d'acqua.
<<
Che hai ora? >>
<<
Niente, fa ancora un po' male tutto qui >> disse lei facendosi piccola
piccola, possibile che ogni cosa che facesse gli desse
fastidio?
<<
Perché non la fai vedere a Sebastian? Potrebbe darti una mano ... >>
mormorò il conte, mantenendo lo sguardo sul piatto.
<<
Fa male dentro Ciel, non fuori, non vedo come potrebbe aiutarmi... >>
disse Cassandra riprendendo a giocare con la carne.
<<
Che cosa senti? >>
<<
Brucia, e mi tira, mi sento spaccata in due >> sussurrò guardando basso.
<<
Magari un po' di dolce potrebbe tirarla un po' su, signorino. Se permette ...
>>
Cassandra
alzò lo sguardo
<<
Dolce? Che dolce? >>
<<
Ho preparato una torta di panna e fragole per sta sera. Non avevo molto tempo,
quindi ho scelto qualcosa di semplice e veloce >> disse il maggiordomo,
togliendo il coperchio da un vassoio al centro della tavola: in pochi secondo il
dolce profumo delle fragole e della pasta fragrante invase l'aria della
stanza.
<<
Ooooooh, le fraaagole >> mormorò Cassandra con gli occhi a
stellina.
<<
Sebastian, dagliene pure quante ne vuole >>.
Il
maggiordomo si mosse in fretta: mise su un piattino di porcellana una grossa
fetta di torta e la porse alla ragazza.
Cassandra
prese delicatamente il piattino regalando al maggiordomo un dolcissimo sorriso,
poi prese a mangiare con gusto, cosa cui Cassandra non poteva resistere? Le
fragole.
Ciel
guardò la ragazza mangiare contenta la torta. Un po' si sentiva stupido: perché
non ci aveva pensato lui?
<<
... Va' meglio? >>
Cassandra
finì l'ultimo boccone con una sorsata d'acqua e lo guardò.
<<
Fa comunque male, ma io amo troppo le fragole! Non saprei mai dir di no a una
fetta di dolce >>.
<<
Prendine dell'altra se vuoi ... >>
<<
No sto bene grazie >> disse lei per poi alzarsi << Scusami Ciel, ma
vorrei tornare in stanza, sono un po' stanca e siamo solo all'ora di pranzo, ti
spiace se vado a stendermi un po'? >> gli chiese lei poggiandosi sulla
sedia, in realtà voleva che lui la trattenesse, voleva stare un po' con lui...
ma lui aveva i suoi obblighi da Conte, non aveva tempo, se avrebbe proprio
voluto la sua compagnia, l'avrebbe fermata, sennò sarebbe rimasta in camera a
finire lo scacciapensieri.
<<
Se non ti senti, va pure a riposarti >> le disse il giovane conte,
cercando di mostrarsi meno preoccupato di quello che
fosse.
Cassandra
gli sorrise lievemente
<<
Grazie, a dopo allora >> mormorò, poi diede un bacio sulla guancia a
Sebastian, ci stava prendendo gusto. << grazie per la torta, era davvero
buona >> poi si diresse verso la porta.
<<
Buonanotte >> disse prima di chiudersela alle spalle e correre nelle sue
stanze.
<<
Beh, cos'è tutta confidenza? >> sbottò il signorino a Sebastian appena
Cassandra abbandonò la stanza.
<<
Mi scusi signorino, ma io non ho fatto nulla. Ho semplicemente cercato di
aiutare la signorina da buon maggiordomo ... >>.
<<
Quindi a te non sembra confidenziale quel che ha fatto eh? >> sibilo il
conte stringendo il tavolo fra le dita cercando di
calmarsi.
<<
Signorino, poiché maggiordomo di casa Phantomive ho il dovere di prendermi cura
degli ospiti, altrimenti ... >>
<<
una cosa è prendersi cura degli ospiti, un'altra è quello che Cassandra fa con
te >> lo interruppe stizzito il conte.
<<
Mi scusi signorino, ma quello che fa la signorina Cassandra non è di mia
competenza. Io non ho nessuna colpa >>
<<
Qualcosa deve pure indurla a comportarsi così non credi? >> sbottò sempre
più scocciato
<<
No, non credo signorino >> mormorò il maggiordomo con un tono più freddo
del ghiaccio. Lo sguardo di Sebastian si era fatto più freddo e penetrante:
chiunque avrebbe capito che si era innervosito.
<<
Quindi, di punto in bianco una persona comincia a prendersi certe confidenze con
un'altra persona così per gli gira? >> sibilo il
conte
<<
Signorino, che le succede? Non mi dica che è geloso ... >> mormorò il
maggiordomo con un piccolo sorriso a fior di labbra.
<<
E anche se fossi geloso di lei?! >> sbottò il conte alzandosi di
scatto
<<
Ehm... S-sebastian... mi ero dimenticata il mio ciondolo... >> mormorò una
vocina intimidita vicino la porta che cercava di guardare dappertutto tranne che
il conte.
Forse
quella fu la prima volta in quel il conte Ciel Phantomive avrebbe preferito
nascondersi piuttosto che stare lì. Sentiva le guance bollire e il cuore
battere: che figura! La sua espressione era indescrivibile. La sua bocca si
muoveva come per cercare di dire qualcosa, ma senza alcun
successo.
<<
Oh, sì, certo. Prego signorina, mi segua >>
Lei
tentennò e poi guardò Ciel regalandogli un piccolo dolce
sorriso.
<<
Sei proprio un'idiota, sai? >> sussurrò dolcemente per poi seguire il
maggiordomo.
Il
signorino aspetto un po' di tempo dal chiudersi della porta, poi sospiro e si
riprese a mangiare la sua fetta di dolce.
"Idiota,
eh? Beh, forse mi ci potrei anche abituare ... " pensò fra sé e
sé.
***
<<
Ti ho sentito, sei tornata, mia piccola Cassandra. Ti troverò e stavolta non ti
farò più andare via... >>disse una figura incappucciata che guardava il
cielo stellato, seduta su un tetto di chissà quale luogo.
<<
Ti ritroverò, te lo prometto... >>
Note autrici:
[*] in questo capitolo le risposte di Grell sono ambigue e inizialmente disgustate poiché lo shinigami si trova nella condizione di non poter dimostrare una lieve tenerezza per la ragazza a causa delle loro specie che sono in conflitto: per questo di non far trapelare quello che pensa rispondendo in maniera a volte in maniera anche troppo cattiva.
Atremis: e rieccoci con un nuovo capitolo. scusate se abbiamo postato tardi anche se vi avevamo già avvisato che non saremo riuscite a pubblicare in tempo per vari motivi. ringrazio Virgily e Yako-chan per le recenzioni, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e che continuiate a seguirci nonostante il ritardo!
XnihalX : ha già detto tutto lei xD
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