Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: BellatrixWolf    07/02/2012    2 recensioni
Ok, premetto che il titolo originale era "fantasticherìe", perché inizialmente questa era una storiella che scrivevo per me, ma è dato che ci sta venendo fuori qualcosa di interessante ho deciso di pubblicarlo come racconto. "Quasi per caso" si riferisce alla creazione della fic.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo non-so-quanto-tempo aggiorno Quasi Per Caso. A dire il vero il capitolo era pronto già da un po', ma non era ancora finito e rifinito.



Il giorno dopo mi svegliai di buon ora, insolitamente. Non so a che ora mi addormentai, ma so che iniziavo già a vedere il sole. Mi misi a sedere, chiudendo gli occhi e mettendo una mano sulla fronte, leggermente disorientata. Non mi sentivo troppo bene. Le emozioni forti non mi fanno mai troppo bene.

Ripensai alla sera precedente, con un misto di sentimenti che andavano dalla rabbia incontrollata alla tristezza profonda.

Scossi la testa e mi alzai, guardando la sveglia che con le sue lucine rosse segnava le sei meno un quarto. Feci il punto della situazione.

«Alle otto devo essere allo stage. Ho due ore e un quarto. Cercare di dormire è futile. Ho fame. Voglio vederla.» sbuffai ironica e mi diressi verso la cucinetta per prepararmi qualcosa da mangiare.

Verso le sei e mezza, mentre stavo ascoltando un po' di musica delle Celtic Woman -che hanno l'incredibile capacità di mettermi in pace col mondo-, sentii bussare alla porta.

Per un attimo sperai che si trattasse di Lei, lo sperai con tutto il cuore. Mi diressi alla porta, coprendomi con una vestaglia, ed aprii. Rimasi delusa, sinceramente.

Davanti a me, in tutto il suo splendore, Claude. Cosa voleva, quell'idiota?

«Ciao. Dimmi.» dissi, cercando di non essere troppo fredda. Lui mi squadrò per qualche attimo, infastidendomi non poco. «Cosa.» sbottai dopo un po', scocciata.

«Hai visto Lucille? Non è nella sua stanza.»

Lo guardai perplessa, dopotutto la sera prima l'avevo chiaramente vista entrare in camera, le avevo sorriso, mi ero trattenuta a malapena dall'invitarla, ero rimasta sveglia e vigile per ore...

«No, non l'ho vista, mi spiace.»

Claude mi squadrò di nuovo. Perché lo chiedeva a me? Lasciami in pace.

Finalmente, se ne andò. Senza una parola, senza un saluto. Si voltò e se ne andò, gelido.

Come una bimba di cinque anni, feci la linguaccia alle sue spalle larghe e sbattei la porta.

Dopo i primi istanti di irritazione, arrivò puntuale l'ansia. Lucy non era nella sua stanza, ed io mi stavo preoccupando.

Non pensai, non seguii il buonsenso, mi fiondai fuori e basta, in pigiama, non m'interessava, volevo solo vedere Lucy, assicurarmi che stesse bene.

Corsi per il corridoio fino alla sua stanza e bussai. Nulla. Bussai ancora, i sensi all'erta. Un impercettibile sbuffo.

«Lucy. Luce! Rispondi, per gli dei!» bussai più forte, appoggiandomi con la testa alla porta.

Forse stavo esagerando, ma diamine, ero preoccupata.

Sentii dei passi provenire dalla stanza e sospirai. La porta si aprì ed io sollevai la testa, il mio cuore mancò un battito. Quando Lucille mi comparve davanti, le saltai letteralmente addosso abbracciandola.

«Rob! Sei impazzita?»

«Scherzi? Il tuo ragazzo è venuto da me dicendo che non eri in camera.»

«E ti sei preoccupata?»

«Maledettamente.»

Mi allontanai dall'abbraccio per guardarla in volto. Mi sorrise. Le sorrisi, infinitamente sollevata.

Lucy mi invitò dentro ed io la seguii senza fiatare, chiudendomi la porta alle spalle.

Mi spiegò che quando si era svegliata, mezz'ora prima, aveva deciso di non andare allo stage, saltando un giorno, solo per evitare tutto e tutti e poter rimanere da sola a pensare, ma Claude si era presentato da lei per fare colazione assieme, così quando il ragazzo aveva bussato lei non aveva risposto, tanto la porta era chiusa a chiave.

«Ed è venuto da te?» chiese ridendo.

Annuii. «Sei fermamente convinta di non voler venire a danza oggi?»

«Credo che a questo punto non serva. Dovrò andare a cercare Claude per farmi accompagnare. Che palle...»

«C'è sempre il mio motorino.» Mi offrii. Perfetto, esattamente ciò che ci voleva per incasinare le cose.

Mi sorrise di nuovo.

«Bene. Allora vado a cambiarmi.» dissi sorridendo, e le diedi un bacio sulla guancia. «Quando sei pronta, vieni nella mia camera ok?»

«Bene. Grazie! A dopo.»

Tornai in camera ghignando alla faccia di Claude; oh, com'ero soddisfatta.

Entrai nella mia stanza, presi la mia maglietta rossa della Duff, un paio di pantaloni di tuta neri ed una felpa.

Tempo cinque minuti, ed ero pronta. La porta si aprì ed entrò Lucy, splendente, nero vestita.

Controllai l'orologio.

«È presto. Sono le sette meno un quarto, abbiamo un'ora di libertà.» mugugnai, a metà tra la felicità e il disappunto: felicità perché.. beh, un'ora con Lucy non può che rendermi felice, disappunto perché le cose sono già difficili così tra noi, e un'ora assieme potrebbe creare situazioni... varie.

Lei mi si avvicinò scrollando le spalle e si sedette sul divano, accavallando le gambe. Dovetti distogliere lo sguardo, nonostante avesse i pantaloni.

«Allora... Che si fa?» chiese innocentemente?

Mille pensieri, uno peggio dell'altro, mi passarono per la mente. «Non saprei. A te che va di fare?»

Uno sguardo che non mi piacque molto -ma che dico? Lo adorai.- le attraversò il volto.

Mi sedetti accanto a lei, andando contro la vocina nella mia mente che si autoproclamava buonsenso e urlava “no!” con tutte le sue forze.

Lucy mi si avvicinò ulteriormente e più le distanze diminuivano, più la mia voglia di saltarle addosso saliva. Sentii chiaramente il mio buonsenso dire addio a questo mondo crudele quando mandando affanculo tutto e tutti mi sporsi per baciarla. Chissà come mai, non sembrò troppo sorpresa, e ricambiò subito. Che bel modo di passare il tempo.

Una volta separate, ci fissammo per qualche istante.

«Credo che Claude sia ancora qui intorno.»

«Sai dove può andare quell'idiota?» sbuffai. Lei rise e mi baciò il naso. In un raptus di affettuosità l'abbracciai. Devo dire che questo la stupì di più. Mi sentivo come una bimba, sentivo il forte bisogno di abbracciarla, di stringerla ed essere stretta a mia volta, di sentire bugie come “andrà tutto bene.” Dopo il primo momento di perplessità, anche Lucy mi abbracciò, poggiando la testa sulla mia spalla in un sospiro.

«Tutto bene?» mi chiese, senza allontanarsi.

«Mhm.»

Rimanemmo così per qualche tempo, poi ci separammo e guardai l'orologio.

«Sono passati ben sette minuti.» commentai. «Ancora cinquantatré rimangono.»

Scattai in piedi e mi misi davanti a lei, così che le mie gambe circondassero le sue, e posai le mani sullo schienale del divano, chiudendola tra le braccia.

Lei mise le sue mani sul mio bacino e mi fece sedere dolcemente sulle sue cosce. Poggiai la testa sulla sua le lei aprì la cerniera della mia felpa, cominciando poi a baciarmi la spalla.

Portai indietro la testa e lei iniziò a scendere lentamente tirandomi via la felpa e buttandola di lato, quando all'improvviso le suonò il cellulare e nell'aria si diffuse a massimo volume una canzone dance. Quasi caddi all'indietro per lo spavento mentre lei cercava il telefonino, furente; quando lo trovò sospirò furiosamente e chiuse gli occhi prima di rispondere, sorrise e premette il bottone.

«Pronto?»

«Lucille, che fine hai fatto?» riuscii ad udire attraverso l'apparecchio la calda voce di Claude, ed alzai gli occhi al cielo, quasi sperando che il ragazzo venisse fulminato da Zeus.

«Ciao anche a te, eh.»

«Scusa. Dove sei?»

Lucy mi guardò interrogativa ed io scossi la testa.

«Tu dove sei? Io sono nella mia stanza.»

«E stamattina com'è che non mi hai risposto? Comunque, sono al bar a fare colazione. Devo venire a prenderti?»

«No, no, non serve grazie. Mi farò accompagnare da Robyn.»

«Quella ragazza non mi piace.»

Alzai un sopracciglio, Lucy mimò con le labbra “A me sì” ed io mi trattenni a stento dal ridere. «Non cambia la situazione, mi accompagna lei.»

Sentii Claude mugugnare in disappunto e biascicare un “Come ti pare.”

Lucille si allontanò il cellulare dall'orecchio e chiuse la chiamata con il pollice. Io, nel frattempo, ero tornata a sedermi accanto a lei sul divano, alquanto scocciata.

«Spero per lui che oggi non si balli la moresca.» mugugnai, facendola ridere. Mi passò un braccio attorno alle spalle. Sorrisi.

La guardai alzarsi e stiracchiarsi, osservando la sua maglietta alzarsi all'altezza dell'ombelico, sospirando rumorosamente per l'occasione perduta.

«Senti... sono le sette e venti. Ti va di fare un giro? Posso prendere la strada lunga e arrivare in mezz'ora. Qui non ho veramente voglia di starci.» sbuffai alzandomi a mia volta e prendendo le chiavi del motorino le indicai la porta. Lei annuì ed afferrò la giacca, io mi rimisi la felpa ed uscimmo.

Una leggera brezza mattutina ci investì mentre ci dirigevamo verso il motorino nero in fondo alla strada. Le porsi un casco e un paio di guanti, poi mi infilai i miei e guardai il sole circondato da poche bianchissime nuvole batuffolose; nonostante tutto sembrava una bella giornata.

«Andiamo?»
«Mhm.»

Montammo e partimmo, come predetto presi la strada più lunga, godendomi la sensazione dell'aria sul viso e delle sue mani sul mio ventre, dimenticando tutto il resto, allungando il viaggio quanto più possibile.

Alle otto meno dieci, eravamo a destinazione. Guardai per l'ennesima volta l'orologio. «Abbiamo una decina di minuti prima che arrivi Andreina, ti va un caffè?» chiesi allegra, indicando il bar accanto alla sede dello stage in cui talvolta mi fermavo a fare colazione la mattina. Lucy annuì, quindi aprii la porta e la lasciai entrare, venendo ripagata con un sorriso.

Presi un cappuccino con una quantità spropositata di zucchero, Lucy invece un caffè che pagai più che volentieri, tanto per dimostrare la mia cavalleria una volta in più.

Uscimmo dal locale un quarto d'ora dopo -mi ero fermata a parlare con un ragazzo che non vedevo da qualcosa come due anni- ed entrammo nella sede, dove Andreina stava sistemando alcuni dischi sul tavolino.

«Robyn! Pensavo non venissi.» disse allegramente, senza nemmeno voltarsi.

«Già, scusa, mi sono fermata a prendere un caffè con Lucille.» scrollai le spalle sorridendo in saluto. A quel punto lei si voltò, notando anche Lucy.

«Ah, bene, salve! Allora, potreste aiutarmi con le sedie?» indicò con un gesto della mano alcune file di sedie chiuse appoggiate al muro. Io e Lucy prendemmo un paio di sedie a testa e le mettemmo in file ordinate in mezzo alla grande stanza luminosa, aiutate occasionalmente da Andreina.

Era la normalità per me, aiutarla a preparare tutto la mattina. Conoscevo bene quel posto, era lì che ogni anno si tenevano gli stage di danza, e nel grande spazio aperto adiacente all'edificio si svolgevano i corsi di tiro con l'arco e con la balestra, i corsi d'armeggio, i corsi di tiro della scure ed i vari pali.

In tre finimmo molto più velocemente ed entro venti minuti avevamo spostato le sedie, il proiettore, lo schermo e tutto il resto.

«Di nuovo, come mai il proiettore?»

«Perché Susy porta il video di uno spettacolo, te l'ho detto.»

«Fin lì c'ero arrivata... Ma Perché?»

«Per diverse opinioni su alcune danze che dobbiamo imparare.»

«Ok.» Scrollai le spalle e sistemai l'ultima sedia rimasta fuori.

Si preannunciava una giornata interessante, nonostante il video.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BellatrixWolf