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Autore: Onlyna    07/02/2012    3 recensioni
Da quando ho memoria, Theodore è sempre stato il mio migliore amico. [...]
Non avevo mai pensato che l'affetto sincero e profondo che provavo per lui potesse essere qualcosa di diverso da una semplice amicizia. Eppure mi dava fastidio vederlo chinare lo sguardo davanti alle avance delle ragazzine che stravedevano per lui [...].
Perché? A quel tempo non avrei saputo cosa rispondere.

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Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Serpeverde, Theodore Nott
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Slytherin's Tales'
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Amortentia: profumo di neve, di libri e...



VII.

No, non sarei stato capace di fare nulla di ciò che avevo pensato.
Quella conclusione mi lasciò amareggiato, arrabbiato
con me stesso e con i miei invalicabili limiti.


Hai smesso anche di dormire, adesso? – domandò Pansy, indicando con un cenno le mie occhiaie; un sorrisetto malizioso le piegò le labbra, potevo immaginare senza problemi cosa stesse pensando, ma non ero in vena di giochetti. Scossi il capo, abbassando gli occhi sul piatto che avevo davanti, pieno delle uova e della pancetta che sarebbero dovuti essere la mia colazione: era tutto intatto, non avevo nemmeno preso in mano la forchetta, la fame mi aveva abbandonato. Anche senza vederla, capii che l'espressione di Pansy era mutata: lo sguardo che mi stava rivolgendo non era più invadente, era diventato più dolce, più delicato, e mi spinse ad alzare nuovamente gli occhi su di lei.
Cosa ti sta succedendo, Draco? – domandò in un sussurro, le sue iridi che scavavano nelle mie come qualche giorno prima in biblioteca. Sembrava sinceramente preoccupata per me ma, più che farmi piacere, il suo atteggiamento mi infastidì: odiavo essere compatito, la pena che leggevo sul suo viso mi fece fremere. Mi alzai bruscamente, senza risponderle, ed uscii dalla Sala Grande.
Perso nei miei pensieri, con gli occhi bassi per nascondere al mondo il mio volto stanco e segnato, non mi accorsi della persona che mi stava venendo incontro finché la punta delle sue scarpe non entrò nel mio campo visivo. Aprii bocca per sibilargli di lasciarmi passare ma, non appena riconobbi il profumo fresco e pulito del ragazzo, la richiusi di colpo: dovetti stringere i pugni per darmi il coraggio di alzare lo sguardo ed incrociare il suo.
Theodore mi parve stanco, il volto tirato e gli occhi infossati come se anche lui faticasse a dormire, la notte; aveva le labbra screpolate, notai senza rendermi perfettamente conto di aver concentrato tutta la mia attenzione su quel dettaglio poco importante.

Dobbiamo parlare, – disse semplicemente, senza nessuna inflessione particolare nel tono della voce. I suoi occhi azzurri perforavano i miei, eppure avevo come l'impressione che non mi stesse guardando davvero: era lì, lo potevo vedere, potevo sentire il suo profumo, eppure la sensazione che fosse lontano era tangibile. Annuii, senza trovare per l'ennesima volta il coraggio di parlare. – Alle cinque davanti alle Serre. E vieni da solo, per favore.

   
 
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