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Autore: Bale    07/02/2012    1 recensioni
Un finale alternativo per l'episodio 5x18 - Fino alla Morte
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Emily Prentiss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo chiamavano Il Profeta.

Un sorriso storto, due occhi intensi e profondi.

Mi stava fissando, me ne accorsi dopo diversi minuti.

Sorseggiava la sua birra e mi scrutava spudoratamente. Non era uno sguardo curioso né indagatore.

Era come se stesse cercando di dirmi qualcosa.

Presi la mia birra e feci un cenno verso di lui, come per brindare.

Lui rispose sorridendo, poi bevemmo.

Continuava a fissarmi, mi faceva sentire un po’ a disagio.

Rossi e Reid, accanto a lui, discutevano animatamente sul penitenziario di San Quintino.

Lui, di tanto in tanto, partecipava alla conversazioni con frasi vaghe.

Continuava a fissarmi.

Decisi di andare verso di lui. Vidi i suoi occhi illuminarsi.

Si aspettava una mia parola, un mio gesto.

Decisi, invece, di fare la diva.

Gli passai accanto sfiorandogli un fianco.

Lasciai la mia bottiglia vuota sulla scrivania alle sue spalle e uscii dall’ufficio.

Lui finì con calma la sua birra, poi mi seguì.



Era un bell’uomo, il Profeta. Alto, atletico, prestante.

Nonostante la leggera stempiatura, era un uomo molto affascinante.

I suoi occhi erano come calamite, non potevi fare a meno di ricambiare ogni suo sguardo.

Il suo sorriso era dolce e piacevole come una brezza fresca in una mattina d’estate.



Non ci parlammo, non ce n’era bisogno.

Siamo dei profiler, riusciamo a captare anche le parole taciute.

Gli afferrai la mano con decisione e lo portai via con me.



Mi sentivo stranamente irrequieta.

Le mani mi tremavano, la bocca era asciutta, la gola secca.

Lui, seduto accanto a me nel SUV, sembrava invece del tutto tranquillo.

Teneva le mani salde sulle sue ginocchia e lo sguardo dritto davanti a sé.

Soltanto di tanto in tanto si voltava a guardarmi con i suoi occhi intriganti.

Sorrideva. Era un sorriso tranquillo, pacifico.



Io, invece, mi sentivo una scolaretta.

Il suo sguardo mi pesava addosso, ma allo stesso tempo mi faceva sentire al sicuro.

Sapevo che ciò che stavo facendo era giusto.

Sapevo che non avrei rimpianto nulla, sapevo che non mi sarei pentita di quella serata.



Parcheggiai poco lontano dall’entrata dell’albergo.

Gli presi ancora una volta la mano e lo condussi in camera mia.

   
 
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