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Autore: Onlyna    10/02/2012    4 recensioni
Da quando ho memoria, Theodore è sempre stato il mio migliore amico. [...]
Non avevo mai pensato che l'affetto sincero e profondo che provavo per lui potesse essere qualcosa di diverso da una semplice amicizia. Eppure mi dava fastidio vederlo chinare lo sguardo davanti alle avance delle ragazzine che stravedevano per lui [...].
Perché? A quel tempo non avrei saputo cosa rispondere.

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Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Serpeverde, Theodore Nott
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Slytherin's Tales'
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Amortentia: profumo di neve, di libri e...



VIII.

Durante le lezioni la mia mente vagò per conto
proprio, senza badare minimamente né alle parole
dei professori né a quelle di tutti gli altri.
Blaise sembrava essere diventato particolarmente
loquace, non si risparmiava dal lanciarmi frecciatine
che, dalla mattina del bacio, per me avevano assunto
un significato molto diverso da quello che avevano prima.


Mancavano venti minuti alle cinque, quando uscii dalla Sala Comune per dirigermi alle Serre. Mi sentivo ansioso, forse persino spaventato, ma nel profondo speravo che Theodore prendesse di nuovo l'iniziativa: non avrei trovato il coraggio di parlare, lo sapevo, ed ero troppo terrorizzato all'idea di un suo rifiuto per cercare di ricambiare in qualche modo quel bacio. Sarebbe stato bello sorprenderlo, per una volta, ma non ce l'avrei sicuramente fatta: era strano il legame che avevo con Theodore, strano a tal punto che non sarei riuscito a definirlo neppure io. Eppure, fino a qualche giorno prima, io ero per lui un libro aperto, di semplice lettura, e lui era lo stesso per me; o, almeno, così pensavo.
Sembrava passato un secolo dalle notti in cui rimanevamo svegli fino all'alba rannicchiati nei nostri letti o seduti sul divano in Sala Comune, con il fuoco verde che scoppiettava davanti a noi, per parlare, scherzare, ridere insieme. In quella manciata di giorni mi ero sentito incredibilmente solo, nella mia confusione, ciò che prima trovavo confortante non riusciva a darmi nessun sollievo.
Arrivai in anticipo al luogo del nostro appuntamento, ma anche Theodore era già lì.
Era seduto su uno dei muretti che circondavano le Serre, infagottato nel suo mantello; mi dava le spalle, così lo osservai in silenzio per qualche istante. Aveva la schiena incurvata e la testa bassa, sembrava estremamente stanco; poi mi accorsi del tremore che scuoteva le sue spalle, e trattenni il respiro sentendo una fitta dolorosa al cuore.
Non sapevo come comportarmi, diviso tra l'impulso di andare da lui e confortarlo e quello di scappare di nuovo verso il castello, lasciandolo lì, solo con le sue lacrime.
Mi lasciai scappare, senza volerlo, un verso a metà tra un sospiro e un gemito insofferente: bastò quello perché Theodore mi sentisse e si voltasse di colpo verso di me, come se avesse avuto paura di farsi trovare in quelle condizioni.

Sei in anticipo, – mormorò con voce rotta, affrettandosi ad asciugare le lacrime che gli bagnavano il volto come se temesse di essere deriso per quella debolezza; annuii, un groppo in gola che mi impediva di parlare, ed avanzai lentamente verso di lui. Avevo più o meno messo a tacere la parte di me che mi esortava a tornare al castello, ma non sapevo comunque come comportarmi.
Mi lasciai guidare da quell'istinto che credevo di non possedere più, e mi sedetti accanto a lui sul muretto; sentii la sua tensione e mi irrigidii ulteriormente a mia volta, l'empatia che mi legava a lui non era svanita in quei giorni. Mi voltai a guardarlo, accennando un sorriso, e senza rendermene conto appoggiai una mano sulla sua, abbandonata tra i nostri corpi come una labile barriera.
Rabbrividii e lo vidi fare altrettanto, e l'impulso di spostarla fu fortissimo: mi bastò vedere la scintilla che illuminava l'azzurro dei suoi occhi, però, per convincermi che, se l'avessi fatto, non sarebbe stato un bene per nessuno dei due.

   
 
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