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Autore: Molly182    11/02/2012    2 recensioni
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
P.s. La maggior parte dei capitoli sono accompagnati da delle canzoni che si trovano linkate nella storia :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap 26
Quando arrivai a casa erano circa le sette meno un quarto. Andare a letto sarebbe stato inutile quindi andai in cucina e mi preparai la classica tazza di caffè e mi sedetti al solito posto.
Fissavo quella sedia vuota di fianco alla mia. Questa volta sarebbe stata vuota per molto più tempo e nulla mi avrebbe impedito di pensare a lui e di quanto tempo ancora dovesse passare prima di vedere il suo sorriso sotto a quello stupido cappellino che li copriva il viso o sentire la sua voce che per me, prima era irritante ma ora avrei fatto qualunque cosa per ascoltarla ancora.
Forse Nicole aveva ragione, mi stavo innamorando e questo non andava per niente bene. Dovrebbero vietare le persone di innamorarsi. Non porta mai niente di buono.
Passai le successive due ore e mezzo a contemplare cosa sarebbe successo quando sarebbe tornato, a crearmi illusioni e prepararmi a essere ferita di nuovo.
I miei pensieri furono interrotti dal campanello della porta. Mi chiedevo chi potesse cercarci alle nove e mezzo del mattino, non conoscevo ancora molta gente e le uniche che frequentavano stavano, una, dormendo di sopra e, l’altro, stava preparando le sue valigie. Gary non si sarebbe mai presentata a casa mia e il postino non passava di domenica quindi mi chiedevo chi realmente fosse a rompere a quest’ora.
“Buongiorno”, mi salutò una ragazza con capelli neri e un grande sorriso.
“Ciao Jennifer”, le sorrisi. “Come mai da queste parti?”
“Tom mi ha mandato da te”
“Come?”
“Sì, stamattina prima che partisse mi ha chiesto se potevo passare un po’ di tempo con te e farti conoscere la città e qualche persona mentre sta via e io li ho risposto ‘perché no?’ e quindi eccomi qui”
“Capito”, dissi un po’ dubbiosa. “Vuoi entrare?”, spalancai la porta e le liberai il passaggio.
“Oggi hai da fare?”, disse entrando in casa.
“Niente di importante”
“Perfetto allora possiamo andare a fare shopping”, disse tutta estasiata. Non capivo se avesse assunto qualche strana dose di qualcosa o se fosse davvero estasiata di tutto questo ma stava di fatto che continuava a parlare e a sorridere. Sembrava che avesse l’argento vivo addosso.
“Aspetta Jennifer...”
“Chiamami Jen”
“Ok, Jen... aspetta un attimo, io non posso uscire con...”, la fermai. Non credevo che fosse una buona idea uscire con lei soprattutto dopo aver baciato e passato la notte col suo fidanzato ma se avrei rifiutato, credo, che avrebbe sospettato qualcosa. “... conciata così!”, mi affrettai a dire. “Dammi un minuto che mi vesto, se vuoi in cucina c’è il caffè”
“Non vedo l’ora”, disse sorridendo e andando in cucina.
Salii le scale e vidi Nicole appoggiata al muro della mia stanza con le braccia incrociata e i capelli arruffati. “Allora è così... esci col nemico”
“Non sono riuscita a rifiutare, dovevi vederla...”
“L’ho potuta sentire”
“Infatti e poi... sarebbe carino, sembra simpatica e non voglio trattarla male”
“Ma lo farà lei quando scoprirà di te e Thomas”
“Ma visto che non glielo dirà mai…”
Entrammo in camera e mentre sceglievo i vestiti, Nicole si sedette sul letto e la vidi fissarmi dal riflesso dello specchio.
“Che c’è?”
“Dico soltanto che non dovresti”
“Ormai è tardi”
“E adesso dov’è?”
“È di sotto a bere il caffè”
“Il nostro caffè”
“Mary ti ho portato il caffè... oh ciao!”, disse entrando in camera mia. “Sono Jennifer, tu devi essere Nicole”, annuì. “Thomas mi ha parlato spesso di voi”, disse sorridendo.
“Davvero?”, disse inviandomi un’occhiata e sorridendo anche lei.
“Scusa non pensavo che fossi sveglia, se vuoi ti porto una tazza anche a te”
“Tranquilla, fra poco scendo a prenderlo io”
“Oggi noi andiamo in centro vuoi unirti a noi?”
“Sarebbe carino ma ho la giornata piena, grazie per la proposta”
“Sarà magari per un’altra volta”
“Certo!”, affermò lei falsamente.
“Mary ti aspetto giù”, disse infine prima di chiudere la porta.
“Mi racconterai...”, pronunciò prima di uscire anche lei dalla stanza.
Mi vestii e scesi di sotto insieme alle altre. Salutammo Nicole e ci dirigemmo in centro con l’auto di Jennifer.
Entrammo in un infinito di negozi e mentirei se dicessi che non mi ero divertita. Credo che sia nel DNA di tutte le ragazze amare fare shopping e poi mi serviva qualche vestito carino e diverso dal solito jeans e converse che portavo sempre.
“Metti qui”, disse aprendo il baule della macchina e infilando le mie buste insieme alle sue.
“È stato bello provarsi tutti quei vestiti”, disse salendo in macchina e portandosi gli occhiali da sole sul naso.
“Si”, le risposi sinceramente. “Almeno ho qualcosa di diverso”
“Oh sì, penso che non ci sia niente di meglio che comprare nuovi vestiti quando si è tristi”
“Qualcosa ti preoccupa?”
“No, nulla di grave soltanto che ho salutato Tom di sfuggita, ieri sera era ad un addio al celibato di una mia amica e abbiamo dormito nell’hotel in cui ha fatto la festa e quindi è restato da solo ieri notte”, sentii dei brividi percorrermi la schiena mentre lo diceva. Sembrava ignara di tutto.
“Deve essere difficile vivere con lui che è sempre in tour”
“Un po’, ma poi so che torna sempre a casa e quando apro la porta e lo ritrovo davanti con un mazzo di rose, gli salto addosso e ci baciamo come se fosse uscito per comprare il giornale”
“Capisco”
“E la cosa divertente è che un tempo ero io a lasciargli le rose sulle scale”, rise.
Sentendola dire queste cose mi sentivo sempre più in colpa per quello che avevo fatto. Lei sorrideva mentre mi raccontava tutti i loro fatti e vedevo i suoi occhi illuminarsi quando parlava di lui. Non potevo essere io quella ragazza che avrebbe rovinato la loro relazione.
“Però, a volte, ho la sensazione che Tom possa tradirmi mentre è in giro per il mondo”, disse continuando il suo discorso. “Sta sempre via e poi ci sono tutte quelle ragazze, non avrebbe problemi a trovarsi una ragazza per una o due notti”, disse seria. “Infatti il soprannome ‘Hot Pants’ non gliel’hanno attribuito per niente”, aggiunge, sta volta, ridendo. “Ma poi ripenso alla canzone che ha scritto per me e smetto subito di pensarci”
“’All The Small Things”, lei annuì. “Sì, l’ho sentita... è divertente e molto bella”
“Già, è stato carino da parte sua, in verità mi ero lamentata sul fatto che non avesse scritto una canzone su di me e pochi giorni dopo si era presentato davanti alla porta di casa con una chitarra e si era messo a cantarla”, disse ridendo. Si portò gli occhiali sulla testa e spense il motore della macchina. “Eccoci arrivate”
“Grazie per la giornata”, le dissi meno sicura di prima.
“Dovremmo rifarlo”
“Certo”, finsi. “Ci vediamo”, dissi prendendo le buste dal bagagliaio e salutandola con la mano entrai in casa.
In quel momento tutto mi fu chiaro. Dovevo stare alla larga da Jennifer, Thomas e da San Diego. Qualcosa doveva assolutamente cambiare.
   
 
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