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Autore: Betta3x9    14/02/2012    7 recensioni
13. "Credevo fossi morto tre anni fa, alla Cascata della Medusa". Mormora John, in piedi in mezzo al marciapiede di una strada qualsiasi, con persone qualsiasi a pochi passi da loro. "Come hai potuto - " (Come hai potuto farmi questo, Dottore?)
[Wholock]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: ... Fluff, per lo più.
Flashfic di San Valentino - buona lettura.

*

John Watson non sapeva esattamente cosa fossero diventati, lui e Sherlock.

Se il suo coinquilino fosse stato una persona normale, avrebbe detto senza esitazioni di essere fidanzato. O qualcosa del genere. O, almeno, avrebbe potuto chiederlo senza aspettarsi uno sguardo in bilico tra lo sprezzante e il divertito e quello che avrebbe riconosciuto come un palese tentativo di cambiare il discorso, se non avesse avuto davanti il famoso Sherlock Holmes. John, dov'è la busta con i pollici che avevo messo in frigo? John, mi passi il cellulare che ho in tasca? John, andiamo a stanare questo maniaco omicida prima che arrivi la polizia, che vuoi  che sia.  Non avrebbe mai avuto una risposta chiara.

Per questo continuava a fissare indeciso la vetrina della pasticceria. Probabilmente, la commessa penserà che io sia pazzo. Si disse, notando che la ragazza lo guardava sottecchi.

Era il giorno di San Valentino e sarebbe dovuto essere a casa già da una ventina di minuti. Sherlock l'avrebbe notato, e probabilmente avrebbe anche dedotto il perché: si sarebbe sentito stupido in tutti i casi.
Sbuffò, continuando a guardare dubbioso la grossa scatola di cioccolatini. Era davvero enorme e a forma di cuore. Forse a Sherlock non sarebbe piaciuta. O l'avrebbe usata per qualche esperimento; o, magari, l'avrebbe infilzata sul muro (accanto al tabellone di Cluedo, chissà). Ma poi, a Sherlock piaceva, il cioccolato? Non lo sapeva assolutamente. L'avrebbe sicuramente deriso. Ma era San Valentino e... John prese la sua decisione e spinse la porta della pasticceria con decisione. La commessa lo accolse un po' sollevata.

Quando uscì dal negozio stringeva tra le mani la grossa scatola di stoffa rossa sentendosi incredibilmente stupido. Per un attimo pensò di buttarla in un cassonetto e dimenticare tutto. Sentì chiaramente la voce di Sherlock nella sua testa sussurargli qualcosa come: John, non fare l'idiota. Solo perché andiamo a letto insieme non vuol dire che siamo fidanzati.

John si fermò improvvisamente nel bel mezzo del marciapiede sudando freddo. Ma perché doveva essere sempre tutto così difficile, con Sherlock?
Facendosi coraggio, riprese a camminare a passi veloci. Se gli avesse detto qualcosa del genere, avrebbe cercato un altro appartamento, ecco tutto. Non ce l'avrebbe fatta a far finta di niente.

Quando varcò la soglia del 221B di Baker Street, aveva ormai la certezza che, prima ancora d'incrociare il suo coinquilino (o qualsiasi cosa fosse, ormai), avrebbe avuto un collasso cardiaco e sarebbe morto come un cretino. Contro ogni sua aspettativa, sopravvisse.

Sherlock era in piedi, di fronte alla finestra, e stava suonando il violino.

"Ci hai messo ventisette minuti più del solito, John. Problemi in ambulatorio? Oh, aspetta, non dirmelo: lo deduco io". Posò il violino sulla poltrona e si voltò - ma prima ancora di qualsiasi deduzione, si trovò sotto al naso una grossa scatola di cioccolatini assortiti.

"Ehm. Sai, oggi è San Valentino e così ho pensato...  Uh. Cioè, sì, insomma ti ho preso questa. Spe - spero ti piaccia. Non so se ti piace il cioccolato, in effetti".

John stava guardando qualsiasi cosa nell'appartamento, tranne Sherlock. Stava lì, con la scatola in mano, guardando altrove, come se non fosse una cosa importante. Mi ci sono imbattuto e non so nemmeno perché te l'ho comprato, diceva il suo gesto.

Il problema è che dall'altra parte non c'era una persona qualsiasi, ma Sherlock Holmes, a cui di certo non sfuggì il nervosismo di John - e il non secondario dettaglio che quella scatola fosse a forma di cuore. Rosso.

Sherlock capì l'intera situazione in quattro secondi netti - l'avrebbe senz'altro capita prima, se non ci fossero stati di mezzo i sentimenti.

"Grazie" disse semplicemente, afferrando la scatola e rifilandogli un bacio sulle labbra. John aveva l'aria di uno rimasto in apnea per troppo tempo e lo stesso colore della scatola di cioccolatini.

"Figurati - è solo che non sapevo se - se, ecco, vedi, noi - "

"Era ovvio, John"

"Oh. Veramente, no"

"Pensavo non ci fosse bisogno di dirlo."

"Ah"

"Ceniamo da Angelo, stasera". Non aveva il tono di una domanda, ma John annuì, sorridendo sollevato.

"Va bene, Sherlock. Allora mi vado a cambiare e... Sherlock?"

"Che c'è John?". Aveva ripreso tra le mani il violino e aveva un'aria imbarazzata che sorprese l'altro.

"Ti amo anch'io". Chiuse la porta dietro di sé, sentendosi incredibilmente felice.



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