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Autore: Betta3x9    16/02/2012    6 recensioni
13. "Credevo fossi morto tre anni fa, alla Cascata della Medusa". Mormora John, in piedi in mezzo al marciapiede di una strada qualsiasi, con persone qualsiasi a pochi passi da loro. "Come hai potuto - " (Come hai potuto farmi questo, Dottore?)
[Wholock]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: Forse un po' OOC in alcuni punti - ma... Mi sono divertita a scriverlo. Pazienza. XD

*

Il primo era stato Mark. Uno e novanta, capelli scuri, tradito dalla fidanzata, cameriere in un pub, QI ridicolmente nella media. Noioso.

Aveva trascinato per le scale di Baker Street una quantità assurda di valigie e scatoloni - Sherlock lo aveva osservato pigramente mentre si dava da fare per sistemare tutto. Ovviamente, non aveva alzato un dito per aiutarlo: era troppo impegnato ad ignorarlo.

Esattamente una settimana dopo, tutte le cose del suo nuovo coinquilino erano di nuovo ammassate nelle scatole pronte per essere portate via. Sherlock non ritenne di doversi scusare per aver lasciato un'interessante collezione di mani morte - a diversi stadi di decomposizione - nella confezione vuota dei biscotti. Era un esperimento, aveva chiarito - eppure avrebbe dovuto trovare qualcun altro con cui dividere l'affitto.




Irving (uno e ottantatrè, capelli scuri, nonna - materna, probabilmente - asiatica, leggera scoliosi, complesso di Edipo irrisolto) era risultato, a conti fatti, ben più irritante.

Il nuovo coinquilino aveva la pessima abitudine di portare delle ragazze a casa.

Le prime due non le aveva incrociate - gli era stato sufficente dare un'occhiata alle scale. Una deduzione da principianti. Alla terza si era limitato a far notare l'inutilità di sfilarsi ogni volta la fede, se poi non la si toglie sotto le lampadi abbronzanti. Non l'aveva più vista - e nemmeno Irving, ne era certo. Alla quarta aveva solo detto che trovava stupido mettere tutto quel rossetto e quei vestiti ridicolmente attillati con l'ovvio intento di compensare la quasi totale mancanza di seno. Se n'era andata strillando qualcosa che Sherlock era troppo annoiato per stare a sentire.

Anche Irving uscì di scena quasi allo stesso modo. Sherlock non aveva nessuna voglia di ascoltare quelle patetiche accuse. Non aveva niente di cui rimproverarsi.




Il terzo coinquilino durò poco meno di quarantott'ore - e riuscì ad essere il più scocciante di tutti. Si chiamava Vincent - uno e settantasette, capelli chiari, allergico al cipresso e fidanzato da tre mesi circa con una ragazza proprietaria di un gatto rosso molto socievole- ed era stato l'indubbia causa di una mattinata molto noiosa a Scotland Yard.

Sherlock era a conoscenza del fatto che potesse essere effettivamente un po' strano , per la gente comune e limitata come Vincent, tenere un cadavere nella vasca da bagno, ma pensava di aver chiuso la faccenda dopo aver chiarito che si trattava di un innoquo esperimento.

Il suo coinquilino aveva avuto la pessima idea di chiamare Scotland Yard.

Quando gli avevano messo le manette, Vincent era ancora in preda ad un assolutamente ingiustificato attacco isterico.

Dopo qualche ora necessaria a chiarire l'equivoco (e che aveva fatto saltare uno degli infruttuosi appuntamenti di Molly Hooper), aveva trovato l'appartamento vuoto e senza alcuna traccia delle cose del suo coinquilino.




Colin, poi era stato una vera spina nel fianco. Uno e settantanove, capelli rossi, dipendenza da caffeina, lavoro d'ufficio e uno spiccato interesse per gli esponenti del suo stesso sesso.

Sherlock aveva subito chiarito di essere sposato con il suo lavoro. Colin aveva riso e commentato qualcosa sul fatto che il lavoro non ti s'infila sotto le lenzuola - più qualcos'altro di volgare che non aveva ben capito. E poi aveva sorriso in un modo che aveva indotto Sherlock a riempire il frigo di pezzi di cadavere a caso - non aveva un'idea precisa di che dati avrebbe tratto da quei resti. Certamente ne trasse una notevole soddisfazione quando Colin svenne proprio davanti al frigo. Cinque giorni in tutto. Non male.




Alan non si era mai davvero trasferito. (Uno e sessantanove, capelli scuri, lenti a contatto colorate e graduate - certamente miope - genitori con un cane di taglia media e da pochi giorni fidanzato con un'insegnate elementare).

Aveva visto l'appartamento e ne era sembrato entusiasta (certo, la contentezza si era un po' smorzata quando aveva notato il teschio, ma poi aveva scelto di credere fosse un arredo di Halloween un po' fuori stagione. Sherlock non l'aveva distolto dalle sue illusioni).

Si sarebbe dovuto trasferire il giorno successivo, ma alla fine aveva chiamato Mrs Hudson per dire che aveva cambiato idea. Eppure Sherlock aveva soltanto evidenziato un'ovvietà, suggerendogli d'inginocchiarsi su qualcosa di morbido - tipo un cuscino - la prossima volta che si fosse dilettato in simili pratiche con il suo amante, oppure la sua cara maestrina l'avrebbe scoperto presto dallo stato dei suoi pantaloni. Era stato gentile, gli aveva dato un suggerimento amichevole.





Quando persino Frank (uno e novantuno, capelli chiari, lieve soffio al cuore, orfano di padre, ex fumatore) se n'era andato dopo ben tre settimane - un vero record: aveva pensato fosse quello giusto - si era detto che, evidentemente, non avrebbe mai trovato un coinquilino adatto a lui.

Non che pensasse di avere qualcosa di sbagliato: evidentemente gli altri erano troppo stupidi o impiccioni o qualsiasi altra cosa fossero per lasciare in pace lui e i suoi esperimenti. Parlavano quando avrebbero dovuto tacere e lasciarlo pensare, chiamavano la polizia se sparava a qualcosa e strillavano davanti ad innocue parti anatomiche. Che scocciatura.

(Per la cronaca, Frank se n'era andato via una mattina presto sbraitando qualcosa sul violino suonato all'alba. Come se ci fosse qualcosa di male, nella musica).



Sherlock si era sentito così stufo dell'intera faccenda da ritrovarsi a lamentarsi con Mike Stamford di non trovare un coinquilino. Penso di essere un coinquilino difficile - aveva aggiunto, non volendo entrare nel dettaglio.

Mike aveva fatto qualche battuta sul frustare cadaveri a cui Sherlock non aveva prestato attenzione e poi era andato a pranzo.


Quando Mike era tornato con quel John Watson, Sherlock non si era illuso granché.
Si era trovato, però, a considerare che forse un medico militare non avrebbe avuto problemi con i suoi esperimenti. Quantomeno, non avrebbe urlato come un donna. (O come Vincent).

Quando l'aveva invitato sulla scena dell'omicidio di quella giornalista con una passione per il rosa, aveva solo pensato che gli servisse un aiutante - era stato un caso fortuito che avesse avuto John sottomano.

Dopo qualche giorno si era trovato a considerare che, tutto sommato, John era un coinquilino quasi perfetto. Si lamentava un po' troppo, certe volte, per inezie come fare la spesa e cose simili, ma gli passava sempre tutti gli oggetti che gli chiedeva e non si lamentava per il violino. Sherlock era certo, anzi, che gli piacesse, quando lo suonava.

Quando John aveva iniziato a trovare parti anatomiche sparse per il frigo, un po' se l'era presa, certo, ma non aveva chiamato Scotland Yard e alla fine ci aveva fatto l'abitudine.
(Giusto per la faccenda della testa, tempo dopo, aveva fatto un po' di storie, ma aveva lasciato perdere quasi subito).

E poi gli preparava il the e diceva cose come "incredibile" alle sue deduzioni.


Poi John uccise quel serial killer per salvarlo (con un colpo decisamente notevole, doveva ammetterlo) e Sherlock si sentì pienamente soddisfatto di dividere la casa, le spese, le tazze e le giornate con il suo nuovo amico.

*





 

   
 
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