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Autore: _NyuKumi    14/02/2012    3 recensioni
Era la prima volta che viaggiavo da sola. A stento avevo preso il treno.
In quel momento invece mi trovavo in aeroporto, che osservavo lo schermo con i voli del giorno.
“Seoul.. “
Non sapevo cosa fare, come comportarmi. Sapevo solo che dovevo andarmene da quel posto. Dovevo scappare. E se non avessi approfittato di quel momento, sarei rimasta in quell'inferno per l'eternità.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la prima volta che viaggiavo da sola. A stento avevo preso il treno.

In quel momento invece mi trovavo in aeroporto, che osservavo lo schermo con i voli del giorno.

“Seoul.. “

Non sapevo cosa fare, come comportarmi. Sapevo solo che dovevo andarmene da quel posto. Dovevo scappare. E se non avessi approfittato di quel momento, sarei rimasta in quell'inferno per l'eternità.

 

Ciao ciao Tokyo.

~ ~ ~

 

-Papà?-

-Kumi-chan?-

-Non ne posso più..-

-Sei sola? Tua madre non è in casa?-

-No, non c'è.. sarà andata a bucarsi ulteriormente le braccia..-

-Non dire così, ti prego..-

-Mpf.. Tanto lo sai anche tu.-

-Beh.. sì. Tesoro, devo staccare. Ti chiamo domani, okei?-

-Okei.. Ciao papà.-

 

Posai piano il telefono sul comodino, sprofondando il viso sul letto.

Ed eccomi, di nuovo sola. Ci stavo facendo l'abitudine.

Rimanevo giornate intere chiusa in casa ormai da un bel po', da sola, da quando mio padre aveva lasciato il Giappone. Forse lui era l'unica persona di cui avevo bisogno in quei momenti, di cui sentivo davvero la mancanza.

Con mia madre non ci parlavo mai, se non per urlarle contro. In casa non c'era quasi mai, era in giro a fare chissà cosa (non mi è mai interessato saperlo), quando rientrava rimaneva chiusa in bagno o morente sul letto.

Oppure sfogava la sua rabbia su di me.

La droga la stava portando via, lentamente.

E' anche per questo che papà se n'è andato. Ancora non riesco a capire perché non l'ho seguito.

Sono rimasta qui, nell'inferno.

A scuola la situazione non è migliore, la mia debolezza si riflette anche lì: vengo presa in giro, maltrattata. “Figlia della drogata” mi chiamano. Eh già, mia mamma la conoscono tutti in città. E naturalmente, i ragazzi della mia scuola di divertono ad attaccarmi prendendo di mira lei.

Ieri è stata la volta dell'acqua però. Un secchio dritto in testa. Si divertono così.

Ogni volta rimango zitta, troppo debole per reagire, corro semplicemente via piangendo.

Una lacrima. Due.

 

Quando la smetterò di frignare?! Sono anni che subisco cose del genere, nulla dovrebbe toccarmi ormai.. perché sono così debole?!

 

“Quanto mi faccio pena, Dio..”

Feci per alzarmi, quando sentii la porta aprirsi.

Era mia madre.

Stranamente in anticipo, direi.

Mi asciugai gli occhi lucidi con la manica della maglietta, che era già piuttosto fracida. Osservai la porta della camera, era aperta. Non mi andava per niente di sentire quella donna delirare. Mi avvicinai e cercai di chiuderla, ma.. troppo tardi. Prese la maniglia esterna e la teneva stretta.

“Kumikoo~ Kumi-chaan! Cos'hai fatto oggi a scuola eh?”

Era strafatta, e puzzava di alcool.

Tirai forte la maniglia della porta, cercando di evitare le sue fastidiose attenzioni.

Cosa c'è, mh?~ Dovresti parlare.. con la tua mamma..”

Entrò brutalmente nella stanza, spingendomi verso il letto.

Drogata, ubriaca, senza controllo.

Ecco cosa dovevo subire ogni santo giorno.

Cosa mi avrebbe lanciato contro, oggi?

Ieri era un piatto.

Oggi avrebbe preso un coltello, magari.

“Erika.. lasciami in pace. Esci.”

Non riuscivo a chiamarla per nome, era più forte di me. Ho smesso di chiamarla 'mamma' all'età di 12 anni. Due anni dopo il divorzio dei miei. Quando capii finalmente quanto quella donna fosse fuori di testa. Quando me ne feci una ragione.

“Chiamami.. mamma.. MAMMA!”

Mi colpì la testa. La colpì talmente forte che per un attimo pensai di stare per perdere i sensi.

 

Kumiko.. stai.. calma.

 

“ESCI DA QUESTA FOTTUTA STANZA!”

Stavo perdendo letteralmente il controllo, feci per spingerla via, ma mi schiaffeggiò.

Sapore di ferro.

Bene, sanguinavo.

“Ragazzina impertinente!”

Ora ce l'aveva con i capelli. Li strinse forte tra le mani.

 

Non.. resisto.

Portatemi via da tutto questo.. vi prego.

 

Cercai di liberarmi da quella presa, cercai di allontanarmi. Mi dimenavo tra le lacrime.

Faceva un male cane. Un dolore allucinante.. al cuore.

Dopo vari tentativi, la strattonai così forte che cadde a terra, urlando parole incomprensibili.

Non ricordo cosa successe in quegli ultimi cinque minuti.

So solo che presi il mio zaino, il cellulare e quella busta.

Scappai via in lacrime.

Le ultime parole che sentii uscire dalla bocca di Erika furono 'Torna indietro, stronza'.

 

Devo chiamare mio padre.. Devo parlare con qualcuno..

 

-P-papà..-

-Kumiko.. che c'è? E' l'alba, cosa succede?!-

-P-pa.. pà..-

-S-stai piangendo?! Che è successo?!-

-Papà.. io.. n-non lo so.. L'ho spinta via. Papà.. non ce l'ho fatta..-

 

Quanto potevo essere pietosa in quel momento?

Dopo un quarto d'ora di singhiozzi e pianti disperati, riuscì a spiegargli l'accaduto.

“Ti raggiungo a Seoul, domani.” Così gli dissi, spiegandogli dei biglietti che avevo preso qualche settimana fa. Non so cosa pensai quando decisi di comprarli, ma sapevo che ne avrei fatto uso.

E così fu.

 

~ ~ ~

 

Un altro giorno di scuola andato.

Un altro giorno ricco di gente ipocrita, ignorante, oppressiva.

Quanto poteva farmi schifo la scuola?

Eppure andavo bene. La mia media era la più alta della classe.

Dovevo compensare il mio carattere chiuso, in qualche modo. L'andare bene a scuola mi sembrava la soluzione più adatta.

“Suo figlio è un alunno modello!”

“Potrebbe essere ammesso ad università di prestigio!”

Era questo quello che dicevano i professori di me, e non solo loro.

Yang Yoseob era conosciuto così.

Gli adulti mi considerano il figlio che qualunque genitore possa desiderare: intelligente, rispettoso, che da grandi soddisfazioni.

Mpf, tutta una maschera. Una stupida maschera che serviva a far tacere i miei, a renderli felici.

Studiavo, passavo giornate intere sui libri, solo per loro. Per non deluderli.

A causa di questa mia 'falsa' immagine, non ho mai avuto molti amici. E' dalle elementari che vengo preso di mira.

Quando vengo infastidito, però, reagisco. E' l'unica cosa che non riesco ad evitare. La rabbia prende il sopravvento e finisco ogni volta per fare a pugni.

Riuscivo a nascondere qualsiasi lato vero del mio carattere, tranne quello.

Qualsiasi mio desiderio, qualsiasi mia voglia di ribellione, la sopprimevo.

Cosa volevo fare realmente? Non lo sapevo. Più passavano i giorni, più dimenticavo quali fossero le mie passioni, cosa mi piaceva e cosa no.

L'unica cosa che ancora non avevo scordato, era cantare. Quando lo facevo mi sentivo me stesso. Mi sentivo il vero Yang Yoseob, quello che nascondevo.. da sempre.

Nessuno, fino a quel momento, mi aveva sentito cantare.

La prima persona che riuscì a farlo, fu una ragazza.

Quella ragazza mi cambiò completamente.

 

 

 

Angolo scrittrice: Salve a tutti! -3- Ecco la mia seconda fanfiction. Dio, spero vi piaccia, ma soprattutto.. spero di non lasciarla a metà come la prima! (vi prego perdonatemi çwç) Questa è un tantino diversa, però uno dei personaggi principali è sempre lui! LOL Grazie in anticipo ai lettori e alle recensioni (se ci saranno 8D)

Bye~ ~

  
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