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Autore: gm19961    15/02/2012    7 recensioni
"Seguire il tuo cuore, certe volte, ti fa fare delle scelte a cui non si può più tornare indietro."
Tornare alla sua realtà le era impossibile ora. Avrebbe potuto ricominciare da capo, da sola, e senza Goku. Lo sguardo della bruna iniziò a farsi confuso, la testa iniziò a girare, si sentì accasciare al suolo: la sua guancia calda era a contatto con quella del marciapiede fresco, quel marciapiede che aveva trattenuto la pioggia il giorno precedente al Torneo, quando Goku era tornato dopo tre anni di allenamento. Una fugace lacrime uscì dagli splendido occhi sinistro di Chichi, e da lì in poi, la sua vita, la vita di Goku e perfino il destino della Terra non sarebbero più stati gli stessi. 
E Chichi non poteva esserne più contenta.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Goku, Un po' tutti | Coppie: Chichi/Goku
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A painful choice.
 

Guardò il cielo con aria affranta, e con lo sguardo carico di odio, lanciò una pietra verso il vuoto, come se quello scatto l'avrebbe resa meno nervosa; come se quella pietra fosse stato il principale motivo per cui si ritrovava a piangere tutte le notti, con o senza suo marito al suo fianco. 

Ancora una volta sarebbe rimasta sola. Poteva davvero sopportare di nuovo quell'atroce tortura a cui veniva costantemente sottoposta?

Questa volta no.

Chichi era una donna forte, ma era anche un essere umano. La tristezza aveva preso il sopravvento nella mente stanca della donna; aveva paura di non farcela a sopportare l'ennesimo abbandono. E se per caso Cell avrebbe ucciso sia Goku che il suo piccolo gioiello? Il suo Gohan?

I dubbi le affollavano la testa, ed era comunque troppo tardi per pensarci. Il giorno dopo si sarebbe tenuto quel dannato Torneo, e comunque sarebbero andate le cose, il suo istinto di madre, di donna, e di moglie dell'uomo più forte dell'universo sapeva già come sarebbero andate le cose. Era inutile porsi stupide domande, perché sapeva benissimo che qualcosa di brutto sarebbe dovuto succedere, indipendentemente dall'esito dello scontro che avrebbe decretato l'inizio o la fine del mondo.

Ma poteva permetterlo? Perché l'unica a rimetterci era sempre stata lei? Lei perdeva continuamente suo marito, suo figlio, il suo buon senso. Non era giusto, non era affatto corretto. Lei era l'unica che si comportava da persona normale, con dei sani principi nella testa e solo lei veniva punita dall'universo intero che continuava a scagliarsi contro di lei.  Non l'avrebbe più permesso.

Seduta su un masso dell'enorme distesa di prato che circondava la sua piccola residenza, si alzò di scatto e, al contrario di quanto potesse immaginare, chiese a Gohan la nuvola Speedy. Ci era già salita una volta, e ci sarebbe salita di nuovo, forse per l'ultima volta. 

- Certo, ma mamma, perché ti serve?

Chiese ingenuamente il piccolo di undici anni appena compiuti, guardando perplesso Chichi.

- Tesoro, io... devo fare una cosa. Ti voglio bene bambino mio, e adesso... vai a preparare la tavola, io tornerò tra poco... forse.

L'ultima parola fu un sussurro impercettibile. Il bambino annuì preoccupato e sentì la presa forte della madre piombargli addosso: lo stava abbracciando silenziosamente, e con un fare supplicante, come un vero e proprio addio. Il suo bambino le sarebbe mancato terribilmente, e si sentiva in colpa per tutto quello che avrebbe fatto da lì a pochi minuti. Il bambino spalancò gli enormi occhi cerulei, e Chichi gli torchiò il viso con un bacio in piena guancia, come se solo quel piccolo simbolo indicasse tutto l'amore che provava per la sua piccola creatura. 

Il bambino sorrise e chiamò la nuvola, aiutando la madre a salirci. Era strano. La sua mamma non aveva mai usato la Nuvola Speedy, e non aveva mai fatto affidamento a quel mezzo per spostarsi qua e là dalla città ai monti Paoz. Sentì l'impulso di seguirla, ma notò a pieno lo sguardo triste della povera mamma. Magari voleva del tempo per stare da sola, prima che lui e suo padre partissero per il fatidico incontro con Cell. Forse voleva rivivere qualche momento, stando da sola.

Chichi saltò su sulla nuvola gialla e accarezzò i capelli del bambino, guardandolo con gli occhi colmi di tristezza, una tristezza celata nell'angolo più profondo del suo cuore. - Nuvola Speedy. Portami dal Genio delle Tartarughe.

Detto fatto. La Nuvola spiccò il volo verso il luogo prestabilito e Gohan rimase incantato a vedere la mamma volare via; perché doveva andare dal Genio?

Il bambino fece spallucce, ma in cuor suo era preoccupato che qualcosa di terribile sarebbe successo, ma fiducioso nelle parole di Chichi, corse verso la cucina, e sotto richiesta dell'adorata madre, iniziò a preparare il tavolo mentre Goku se ne stava a dormire beatamente a dormire sul divano di casa. 

 

Chichi dopo svariati minuti, si trovò esattamente sopra la casa del Genio. Poteva ancora tornare indietro, poteva ancora rimangiarsi quello strano pensiero, bruciarlo fino a ridurlo in cenere. Ma il suo cuore glielo impose. Sarebbe scoppiato se non l'avesse fatto. Ed era strano come Chichi, per la prima volta, sarebbe stata comandata a bacchetta da uno stupido sentimento che aveva cercato di reprime con tutta sé stessa.

Scese in picchiata verso la Kame House e senza proferir parola, bussò alla piccola porta. Dopo pochi secondi Crillin la salutò e la invitò ad entrare, sorridendole.

- Hey Chichi, che ci fai qui? Dove sono gli altri?

La bruna sorrise forzatamente, non aveva voglia di parlare. -  Sono qui da sola. Ho bisogno di vedere Genio.

Crillin sgranò gli occhi e guardò la donna divertito.

- Genio? Stai scherzando vero?

- Crilin, per cortesia.

I suoi occhi erano colmi di supplica, e comprese ben presto che la donna era come minimo straziata e disperata. Annuì e la incitò a salire al piano di sopra, in camera del Genio. Era sempre lì a leggere "libri" a quell'ora.

Ringraziò il piccoletto e salì le scale, dirigendosi nella stanza da letto del Genio. Spalancò la porta e come era comprensibile, lo trovò leggere con una certa attenzione alcune riviste; inutile dire che genere di riviste fossero.

Appena comprese di non essere più solo, il vecchietto nascose grossolanamente il pacchetto di riviste sotto il cuscino e si alzò, ridandosi un certo contegno. 

- Oh, eh, Chichi. Che piacere averti qui! Dai un abbraccio al vecchio Genio delle Tartaru..

- Dove sono le sfere del drago?

Le parole di Genio vennero brutalmente zittite da quella domanda. Genio deglutì. Chichi era strana più del solito. Non sembrava arrabbiata, calma, o rilassata. Sembrava senza vita, senza anima, senza un qualcosa che le brillasse negli occhi. 

- Beh sono nel mio cassettone dei vestiti, le tengo al sicuro. Perché?

La donna non rispose e a passo lento, facendo svolazzare la sua tunica viola, si diresse verso i cassettone: lo aprì e vi trovò al suo interno vari vestiti di Genio, alcune riviste nascoste, e poi loro. Le vide lì. Erano tutte e sette. - Chichi ma cosa stai facendo? 

Aveva paura. Era ancora in tempo. Poteva ancora tornare indietro.

Le prese una ad una, e con uno sguardo vuoto riguardò il Genio delle tartarughe; era abbastanza preoccupato per tutti questi strani comportamenti da parte della donna. - Mi dispiace, ma non posso più sopportarlo..

Sibilò queste parole mentre le lacrime le segnavano il viso angelico. Spalancò la finestra e scivolò giù dal tetto rosso, cadendo in piedi, in perfetto equilibrio. Genio corse verso il salotto e allarmò Crilin.

- Crilin ma che fai lì impalato? Chichi ha preso le sfere del drago e sta scappando via, fermiamola, accidenti!

- Che cosa?!

I due corsero verso la spiaggia ma era troppo tardi, Chichi era di fronte a loro, le sfere già posizionate sulla sabbia gialla, in perfetto contrasto con il mare blu cobalto. 

Li guardò sorridendo, come se dopo quel gesto sarebbe tutto finito, e da lì un esplosione di luce: il Drago delle sette sfere era stato evocato. Con la sua voce profonda e roca chiese la solita e consueta domanda, che ormai tutti i presenti avevano già sentito almeno una volta.

- Quel è il tuo desiderio? Io lo esaudirò.

Chichi guardò gli occhi rossi del drago e con il cuore in gola, chiese gli occhi e si morse le labbra. Ora non poteva più tornare indietro.

- Desidero tornare indietro nel tempo, alla mattinata del 23° Torneo Tenkaichi. Voglio rivestire i panni della me stessa di diciott'anni.

Crilin e il Genio urlarono un profondo "no" verso il Drago e a Chichi, la quale ancora in piedi, lì guardò con le lacrime agli occhi. 

- Perdonatemi...

Ancora quelle parole cariche d'odio e di tristezza sovrastarono l'aria, e da lì a quel momento tutto scomparve. Chichi chiuse gli occhi e la voce del Drago le risuonò nelle orecchie: Lo posso esaudire. Preparati, perché non potrai più tornare indietro. Nel caso tu cambiassi l'ordine naturale delle cose, tu perderai la memoria e questo universo smetterebbe d'esistere.

Chichi annuì e sentì il suo mondo diventare cupo, la sua vista completamente oscurata, e un colpo forte la fece sbattere la testa contro un qualcosa di solido e pesante. Sentì il suo corpo cambiare. Si sentiva più leggera, magra, accaldata. I suoi capelli erano raccolti in un modo diverso, ed erano più lunghi, lo poteva sentire. Nell'aria quel profumo familiare. Era tornata. 

Aprì gli occhi e si guardò le mani, era davvero tornata indietro nel tempo. Si toccò il viso, i gomiti e si guardò le gambe. Era vestita esattamente come quel giorno, con quel bel vestito blu, il suo preferito. Le sfere avevano funzionato, ma non era rivivere i bei momenti di quel giorno che l'aveva ricondotta indietro di undici anni. Aveva un compito difficile da svolgere. Il compito di poter vivere finalmente felice.

*

- Diamo inizio al secondo incontro!

Un urlo proveniente dal presentatore squarcia l'atmosfera carica di tensione. Chichi era in piedi sul ring e aveva davanti a sé Goku, ancora diciannovenne. Chichi lo guardava con fare serio, e malgrado la sua espressione stanca e affranta, sentiva il suo cuore battere ancora, esattamente come un tempo. Era bellissimo anche da giovane. Ma non poteva proprio sottostare alle regole imposte dal suo cuore, era tornata per fare una cosa atroce, dolorosa, una cosa che avrebbe decretato la fine della sua storia con Goku.

Lui la guardava con fare curioso e lei, ancora nei panni di giovane madre e adulta, lo guardava affranta, stringendo i pugni. 

- Ti odio, Goku.

Un urlo scandalizzato proveniente dalle tribune prese il sopravvento nell'aria.

- Come, come? Signori e signore colpo di scena, sembra che ci sia dell'astio tra i due partecipanti!

- Che cosa? Ma perché sei arrabbiata con me? Io non so neanche chi sei!

Chichi si voltò verso il presentatore e abbassò il capo, stringendo il pugno, e trattenendo le lacrime che da lì in poi sarebbero scese sul volto della donna dai capelli corvini.

- Io mi ritiro dal Torneo. Fate come se Goku avesse già vinto.

Il pubblico rimase spiazzato dalle sue parole, e perfino Goku ne era rimase stupito. La ragazza misteriosa lo aveva guardato sempre con disprezzo durante le selezioni, o per meglio dire in tutta l'intera giornata; gli lanciava continuamente occhiatacce e fino a dieci minuti prima era come ansiosa di batterlo sul ring e dargli una bella lezione. 

Com'era possibile che si fosse tirata indietro proprio al momento fatidico incontro?

- Come? Aspetta! Non puoi tirarti indietro, io... io voglio sapere chi sei!

Le urlò Goku, mentre Chichi era già scesa dal campo di battaglia, camminando a testa alta verso l'uscita. Goku rimase imbambolato mentre la guardava andarsene con una grazia infinita, e dopo attimi di silenzio imbarazzante, il pubblico applaudì ovviamente a Goku, il quale si era rivelato come vincitore dello scontro. Tutti i guerrieri si guardarono: cos'era successo? Chi era la misteriosa ragazza? Perché questo cambio d'idea repentina?

Nessuno lo venne mai a scoprire.

Chichi era ormai sul marciapiede della strada, quello fuori dal luogo allestito per i combattimenti, e sapeva in cuor suo di aver commesso un errore. Aveva modificato il corso della sua storia. Questo significava perdere la memoria, e il Drago l'aveva cautamente avvertita di questo rischio, ma lei lo doveva fare comunque. Tornare alla sua realtà le era impossibile ora. Avrebbe potuto ricominciare da capo, da sola, e senza Goku. Lo sguardo della bruna iniziò a farsi confuso, la testa iniziò a girare, si sentì accasciare al suolo: la sua guancia calda era a contatto con quella del marciapiede fresco, quel marciapiede che aveva trattenuto la pioggia il giorno precedente al Torneo, quando Goku era tornato dopo tre anni di allenamento. Una fugace lacrime uscì dagli splendido occhi sinistro di Chichi, e da lì in poi, la sua vita, la vita di Goku e perfino il destino della Terra non sarebbero più stati gli stessi. 

E Chichi non poteva esserne più contenta.


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Ok, a questa storia ci ho lavorato tanto, e può sembrare noiosa e poco originale dal primo capitolo. E se ho dato davvero questa impressione, oddio, ditemelo che mi vado a sotterrare. D:
Ci metterò anche un bel po' di Vegeta/Bulma nei prossimi capitoli, per la gioia di chi stima questa coppia... ma essendo la prima volta che scrivo su di loro, vi prego, abbiate pietà, e perdonatemi per lo scempio che molto probabilmente scriverò in futuro.
Poi, che dire, ho storpiato alcune cosette (?) ma era necessarie al fine della storia. Quindi se trovate qualcosa di strano nella storia, non allarmatevi: sono io che per creare questa fan ficition ho cambiato alcune cose.
Diciamo che la fic si concentra su Goku e Chichi, maaa ci sarà anche l'altra coppietta (Vegeta e Bulma) a dare un pizzico di ironia e sopratutto un po' più di vitalità dopo questo schifo di capitolo iniziale. Troppo melodrammatico D: (MA L'HO SCRITTO LO STESSO ._.)
Un piccolo avvertimento a chi avrà il coraggio di recensire o leggere o seguire o preferire (??) questa storia: E' peggio di Beautiful X°D E anche altre persone hanno potuto confermare.
Non per niente il titolo della storia è "The mess" ossia "Il caos" o "Il pasticcio". 
Bene, bene, bene.
Mi dileguo.
Chi recensisce avrà il premio di rendere felice questa povera anima solitaria, ma anche solo chi legge *-*.
 -gm1996
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