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Autore: Molly182    15/02/2012    1 recensioni
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
P.s. La maggior parte dei capitoli sono accompagnati da delle canzoni che si trovano linkate nella storia :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap 30
Era passata una settimana e Settembre sarebbe finito tra pochi giorni.
Quella mattina mi alzai più presto del solito, il sole sarebbe sorto tra poco e non avevo la minima voglia di tornare a letto.
Mi misi a preparare la solita tazza di caffè e mi sedetti sotto alla finestra. La strada era ancora bagnata dalla pioggia che era scesa la sera prima, sulle piante c’erano ancora delle gocce e dai tetti scendevano le ultime lacrime dal cielo, così la chiamava mia nonna.
“Sveglia a quest’ora?”, chiesi a Nicole vedendo il suo riflesso entrando in cucina.
“Non ho chiuso occhio tutta la notte, questo temporale non mi ha fatto dormire”
“In effetti non piove mai a San Diego ma quando lo fa è pazzesco”
“Hai proprio ragione”, facemmo una pausa di silenzio prima che io tornassi a guardare fuori. “Oggi però promette sole, potremmo andare ugualmente in spiaggia”
“Forse, ci sono delle nuvole che però non mi convincono”
“Un po’ di vento e le porterà via”
“Siamo a San Diego”
“Ma ha appena piovuto, tutto è possibile”
“Bah..”
“Come siamo arrivate a parlare del tempo?”, chiese poi.
“Credo che stavi cercando qualche motivo per non farmi pensare a Thomas”
“Giusto...”
“Grazie”, le sorrisi sinceramente. “Ma non ho intenzione di corrergli dietro e aspettarlo per l’eternità, è chiaro che non vuole stare con me”
“E questo l’hai dedotto da...”, disse invitandomi a continuare la frase.
“Da come si comporta”
“Ti riferisci al fatto che ti ha chiesto di non andartene via e di tutte le suppliche? Già credo anch’io che ti odi”
“Lo sai cosa intendo”, dissi scuotendo la testa. “Lui non…”
“Non lo saprai mai, magari lo fa soltanto per non ferirla”
“Lesionando me ma non mi importa cosa vuole, no!”
“Sai una cosa?”, dissi di no con la testa. “È sempre la stessa cosa che ti ripeto”
“Sì, sì... che quando tornerà e lo ritroverai sulla soglia di casa tutta la tua rabbia scomparirà”, dissi sovrastando la sua voce. “Lo so”, sbuffai e ritornai a fissare fuori dalla finestra.
“Va bene”, disse bevendo un sorso dalla sua tazza. “Io vado a prepararmi, ci vediamo più tardi”, si girò di spalle e vidi dalla finestra il suo riflesso che scuoteva la testa prima di scomparire nell’altra stanza.
Soltanto quando un raggio di sole raccolse la mia attenzione mi accorsi che il sole stava nascendo. Esattamente come quando mi ero svegliata tra le sue braccia la mattina della sua partenza e mi resi conto che sarebbe atterrato a momenti.
Salii in camera cercando di non pensare a nulla. Volevo solo tenere la mente libera. Mi vestii e prima che me ne rendessi conto il sole era già sorto. Stava illuminando tutta la via regalando un tono più allegro alle case del vicinato.
Scesi al piano di sotto e iniziai a riordinare, cosa che facevo ultimamente per tenere la mente occupata e a dir la verità funzionava. Passai davanti alla finestra che dava sul giardino e un’ombra mi fece fermare. Non realizzai al momento chi fosse ma corsi alla porta e la spalancai.
Guardai quel paio di Macbeth nere a pochi centimetri da me ed ebbi una strana sensazione che mi cresceva pian piano dentro di me.
Alzai il volto e trovai il suo sorriso coperto dall’ombra del solito berretto che mi scrutavano dall’alto.
Ero finalmente riuscita a non pensare a niente e l’unica cosa di cui ero certa era che Nicole aveva fottutamente ragione. Tutta la rabbia, tutti i pensieri e tutte le scuse che si erano accumulate erano spariti e senza rendermene conto sul mio viso comparve un sorriso.
“Ehi”, mi disse rompendo il silenzio.
“Bentornato Tom”
“Lo dici sul serio?”
“Si… io… cioè credevi davvero che ti avessi aspettato con un fucile in mano?”
“Non proprio però visto che hai tirato fuori quest’ipotesi con facilità potrei pensare che ci hai pensato almeno per un istante”
“Non pensi che se avrei voluto ucciderti lo avrei già fatto?”
“L’hai quasi fatto”
“Però non di mia spontanea volontà”
Per un tempo indefinito restammo così in piedi uno di fronte all’altra. Guardavo il suo modo buffo di non riuscire a stare fermo pur volendo e istintivamente gli gettai le braccia al collo e lo abbracciai.
“Mi sei mancata”, mi sussurrò completando il mio abbraccio.
Restammo così per parecchio tempo e quando mi allontanai da lui sorridevamo entrambi.
   
 
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