Il
ritorno in albergo era
stato particolarmente duro per Daemon, distrutto e sanguinante, col
collega
sulla schiena. Aveva dovuto fare grande
uso delle illusioni per tutto il tempo e, stanco com'era, quando
finalmente
aveva messo di nuovo piede in camera avrebbe voluto soltanto gettare
entrambi
sul letto e dormire per l'intera giornata che stava iniziando.
Invece
dovette raccogliere
ancora le forze per occuparsi delle proprie ferite per riuscire almeno
a
reggersi ancora in piedi il tempo di prendersi cura dell'altro
guardiano.
Dopo
essersi medicato, in
maniera per lo più approssimativa a dire il vero, la ferita
sul petto ed altre
di lieve entità che aveva addosso, infatti, passò
subito a prestare attenzione
ad Alaude.
Il fatto che il guardiano
della nuvola fosse
svenuto da tempo di certo non aiutava affatto, ma l'illusionista
dovette
ammettere che, essendosi dovuto occupare di lui lavandolo e vestendolo
come se
fosse stato un bambino, il fatto che almeno l'altro dormisse aiutava
molto
sotto l'aspetto dell'imbarazzo che avrebbero provato.
Anche
se per tutto il
tempo, mentre si occupava di pulire con attenzione quel corpo senza
inferire
ulteriormente sulle ferite, non riuscì a pensare ad altro
che a come gli
fossero stare inferte ed a come il collega avrebbe reagito,
probabilmente
sentendosi umiliato, tanto che assunse un'aria così cupa che
non era sicuro che
sarebbe riuscito a preoccuparsi di altro.
A
differenza di quanto
fatto con se stesso, impiego ben più maggiore cura nel
pulire e coprire ogni
singola ferita più
o meno grave di
Alaude, finendo con l'impiegarci infatti talmente tanto tempo che,
quando finì,
si accorse di essere più stanco per il modo in cui era stato
piegato e
concentrato a lungo che per tutte le fatiche fatte combattendo
precedentemente.
Ma
anche quello non gli
pesava esageratamente, nulla gli sembrava così grave quando
guardava il pallido
volto di Alaude, con un occhio nero coperto dalla medicazione che gli aveva messo ed un
labbro tumefatto.
Nulla
gli sembrava
particolarmente degno d'attenzione se non faceva altro che chiedersi
con che
sguardo lo avrebbe guardato l'altro una volta sveglio.
Tutto
ciò che sapeva era
che urgeva il bisogno di distrarsi e non pensarci almeno fino al
risveglio del
collega, quando sarebbe stato inevitabile affrontarlo, così
mise da parte ogni
residuo dello stupido orgoglio che lo aveva sempre bloccato e che aveva
lasciato
in gran parte già qualche giorno prima al cancello della
base nemica, e si
stese al suo fianco sul letto, donandogli un po'
dell'umano calore del proprio corpo oltre a quello
della pesante coperta in cui l'aveva avvolto.
Il
mattino seguente, come
se nessuno di quegli eventi fosse accaduto, fu proprio Alaude a
svegliare il
collega come sempre, dopo che avevano dormito ininterrottamente per una
giornata intera, entrambi reduci da lunghi giorni quasi del tutto privi
di sonno.
Sotto
le sollecitazioni di
Alaude, meno brusche del solito ed in effetti già da questo
si sarebbe potuta
avvertire una prima differenza, Daemon aprì con pigra
lentezza gli occhi,
portandosi le mani a strofinarseli prima di aprirli del tutto e
rivolgerli all'altro.
Evidentemente
doveva essere
parecchio stordito dal lungo riposo, perché
impiegò qualche secondo di troppo a
sorprendersi del fatto che un Alaude seduto sul letto, fasciato e
medicato un
po' ovunque, lo stesse chiamando con voce pacata
mentre gli premeva una mano sulla spalla.
"Alouette!"
Con
quel singolare richiamo
scattò a sedere ritrovandosi faccia a faccia col collega,
cui prese il volto
tra le mani avvicinandolo a sé, come se volesse analizzare
per bene le sue
condizioni dal solo scrutarlo attentamente.
"come
stai? Hai
dormito bene? Hai fame?"
Alaude accennò l'ombra di un sorriso, qualcosa
già raro di per sé sul suo
volto, figurarsi in quel momento, che però svanì
ben preso lasciando il posto
ad una smorfia
scocciata quando l'altro
iniziò a sommergerlo di domande.
L'illusionista
dovette
fraintendere l'espressione del biondo, visto che in tutta risposta gli
lasciò
andare al volto il
volto, posandosi le
mani in grembo.
"scusa,
ti ho fatto
male? Adesso ti faccio portare la colazione comunque, qualche
preferenza?"
"ti
faccio così
pena?"
Gelido
quanto l'azzurro
chiaro dei suoi occhi, il tono con cui il guardiano della nuvola
pronunciò
quella domanda in tutta risposta all'eccessiva premura
dell'illusionista che
doveva essere stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Per
quanto si facessero
costantemente la guerra e dichiarassero di disprezzarsi, Daemon non
poteva dire
di non conoscere il conoscere il collega, anzi, forse per tutto il
tempo
passato insieme tra scontri e lavoro, ad osservarlo e studiarlo per
sapere come
attaccarlo e difendersi da lui, era proprio lui quello che lo conosceva
meglio
di chiunque altro.
Si
aspettava quindi una
reazione del genere, se l'era immaginata eccome, ma sentirselo chiedere
lo
bloccò comunque con le gambe a mezz'aria, in procinto di
scendere dal letto.
"ti
ho chiesto se ti
faccio così tanta pena."
"no…
non è questo,
Alaude."
"
e allora cosa? Ti preoccupi forse
per me? Tu?"
Esattamente
come per la
domanda precedente, il tono di Alaude lasciò ben immaginare
come la pensasse.
Non si fidava di questa sua improvvisa premura, non lo prendeva sul
serio, non
capiva perché l'uomo senza scrupoli che non si era mai
risparmiato nei
suoi confronti dovesse avere un simile
cambio di atteggiamento proprio in
quel
momento, solo perché era stato qualcun altro a danneggiarlo
e non lui stesso
per una volta.
"
a dire il vero ho
passato gli ultimi giorni con l'ansia di trovarti il più
presto possibile e ho
sterminato un'intera famiglia per portarti via, quindi direi di
sì, mi preoccupo."
Il
modo chiaramente sincero
con cui Daemon gli rispose, ammettendo anche di essere stato in ansia
per lui,
non lasciò di certo indifferente il francese, che difatti
sussultò ed allungò
una mano per posarla sulla spalla dell'altro, invitandolo a voltarsi di
nuovo
verso di lui per poterlo guardare in volto.
"ero
convinto che non
saresti venuto… e, se anche lo avessi fatto, avrei preferito
morire piuttosto
che farmi trovare da te in quelle condizioni, ma non mi hanno permesso
di
suicidarmi."
Quello
per Daemon fu il
tempismo peggiore che Alaude
potesse avere, costringerlo a guardarlo negli occhi mentre gli faceva
quella
rivelazione, non permettendogli di nascondere alcuna reazione.
"perché
morire per
testardo orgoglio pur di non lasciarti aiutare da me?"
"perché
sopravvivere
grazie alla tua pietà?"
"ti
ho già detto che
non è così."
"per
favore, non ti
saresti mai preoccupato se non mi avessero catturato!"
Un
sospiro ed il
silenzio a mettere una pausa in quel
botta e risposta, Daemon sembrò stancarsi di quella
situazione, così decise che
non restava altro che parlare al collega con chiarezza.
Si
voltò totalmente verso
di lui, sedendosi di nuovo in modo da stargli esattamente di fronte, in
modo da
mostrargli senza ombre il suo volto teso dal nervosismo ma dallo
sguardo
limpido ed estremamente sincero, uno sguardo che era difficile se non
impossibile trovare sul volto di Daemon Spade.
Non
ne poteva più di
guardare il volto di Alaude, già deturpato dal modo in cui
il suo candore tanto
duramente custodito gli era stato strappato via a forza, appesantirsi
ulteriormente dalla vergogna per la sua presunta
pietà.
Si
schiarì la voce e si
reputò pronto a mostrarsi a lui senza barriere, abbattendo
le infinite alte
mura che fin dalla più giovane età aveva erto
davanti a sé per impedire a
chiunque di guardarlo davvero e legarsi a lui, e viceversa.
E
poi a dire il vero, dopo
aver provato il rischio di perdere definitivamente l'occasione di
parlargli
ancora, ci teneva a farsi comprendere davvero.
"ti
sei mai chiesto
perché le persone con cui mi trovavi ti somigliassero tutte?"
"e
questo cosa c'entra
ora?"
"c'entra perché erano tutte illusioni! Non è mai
entrato nessuno in una
camera che ho condiviso con te, non ho mai permesso a nessuno di
entrare nel
mio letto dopo la prima volta in cui ci sei stato tu. Se ho mai fatto
qualcosa
che ti abbia offeso, è proprio perché mi
importa di te! Per
cui, se sono
arrivato a creare simili pretesti per prenderti ed averti un po' con
me,
capisci che non potevo permetterti di morire senza nemmeno avertelo mai
detto
prima? L'ho fatto perché mi servi vivo!"
Da
quando avevano iniziato
quel loro intricato gioco a rincorrersi e sfuggirsi a vicenda, Daemon
era
convinto di aver avuto modo di vedere molte più espressioni
sul volto di Alaude
di quante ci si aspettasse anche solo che potesse averne, ma in quel
momento
dovette ricredersi, Alaude le superò tutte.
Il
suo volto diventò un
mosaico d'emozioni, era come se in una sola sequenza di secondi sul
viso del
collega si stessero radunando tutti gli stati d'animo che non aveva
lasciato
trapelare per una vita.
Sgomento,
incredulità,
stupore, rabbia, perplessità, speranza, gioia ed infine
commozione, erano tutte
lì sul volto del guardiano sempre bello al di sotto degli
sfregi che aveva
ricevuto, parzialmente coperto dalle mani nello stesso stato che si era
portato
in viso con un gesto istintivo.
Traboccante
di qualcosa che
nessuno dei due avrebbe saputo esprimere, senza rispondere niente o
chiedere
ulteriori spiegazioni, gettò le braccia al collo
dell'illusionista, finendo col
saltargli addosso.
Andava
davvero bene così,
lui non aveva bisogno di fare domande, in fondo lo aveva sempre saputo,
ci
aveva sempre sperato, aveva sempre sentito che dietro ai gesti di
Daemon c'era
qualcosa, doveva esserci qualcosa.
Allo
stesso modo Daemon non
aveva bisogno di
sentirlo parlare oltre,
gli era bastato vedere il suo viso, e soprattutto gli bastava vedere la
sua
testa che affondava nel proprio petto, sentirlo stringersi a
sé e tenerlo
stretto tra le proprie braccia.
Si
sarebbe aspettato che per
il momento ad entrambi bastasse restare così, in quel modo
che sembrava far
sentire meglio anche l'altro, invece Alaude lo sorprese ancora.
"facciamo
l'amore."
Gli
chiese, anzi fu un
ordine quello che gli arrivò sulle labbra, facendolo
sussultare perla sorpresa.
Alaude
non aveva mai preso
l'iniziativa, ovviamente, dopo che lo aveva fatto sentire umiliato la
prima
volta anzi gli sfuggiva continuamente, com'era giusto che fosse.
Ma
soprattutto, almeno dopo
la prima volta in cui gli si era confessato da ubriaco, nessuno dei due
aveva
mai parlato in quei termini, mettendo in ballo parole e sentimenti che
rimandassero all'amore.
Ora
invece la richiesta era
lì, sussurrata sulle sua labbra, con parole cariche di
desiderio, bisogno e…
amore.
"io
non credo sia il caso…"
Provò
ad azzardare, Alaude
che proponeva e Daemon che avanzava un rifiuto, quando mai si era vista
una
cosa del genere?
Ma
il guardiano della
nebbia si preoccupava davvero delle condizioni del collega, se ne era
preoccupato per interi giorni e peggio ancora da quando aveva visto.
Voleva
che si riprendesse
in fretta, non poteva rischiare di peggiorare le sue condizioni, per
non
parlare di quanto poco gli sembrava adatto accontentare proprio quella
richiesta dopo tutto ciò che l'altro aveva passato nei
giorni scorsi.
Alaude
dovette intuirlo,
perché per la prima volta da quando si conoscevano, gli
rivolse un sorriso.
Un
sorriso a dispetto
di tutto sereno, un sorriso che
esprimeva tutta la gioia che provava nel vedere Daemon così
diverso ora che era
sincero, così preoccupato per lui.
Un
sorriso che voleva
esprimergli tutta la gratitudine per quelle premure, per averlo salvato
ora che
sapeva che non era stata sola pietà e tutto aveva un senso,
ma soprattutto un
sorriso che voleva mostrargli quanto fosse sicuro su ciò che
gli aveva appena
chiesto.
"è
proprio il caso,
invece. Prendimi, Daemon… fammi sentire pieno di te,
purificami da tutto, fammi
sentire solo tuo…"
Neanche
con tutta la
razionalità di questo mondo, se anche l'illusionista ne
avesse posseduta davvero
nei confronti del francese, sarebbe stato in grado di trattenere le sue
reazioni n quel momento.
Non
si perse in troppe
parole, si limitò a guardarlo, ricordandosi di aver giurato
a se stesso che
avrebbe fatto qualsiasi cosa per far tornare Alaude al proprio fianco
dimostrandogli stavolta quanto fosse importante per lui, e chiedendosi
se non
fosse proprio quello il modo giusto in cui iniziare.
In
fondo glielo stava
chiedendo lui stesso, con degli occhi che
mostravano tutto il bisogno di ricevere ciò che
aveva chiesto, e le mani
che tremavano accarezzando il suo volto, probabilmente a causa
dell'emozione
che doveva star trovando a sentirsi osservato da lui per la prima volta
in un
modo del tutto diverso.
Infine
agì, acconsentendo
ad avverare quello che era anche il suo volere e si gettò ad
appropriarsi
nuovamente delle labbra del biondo da cui era stato brutalmente
allontanato in
quei giorni in cui erano state rese più secche ed aride.
Il
sapore di Alaude però
per fortuna restava lo stesso, quello che gli dava alla testa, quello
che si
adattava a tutto il suo candore come se gli sconvolgesse tutti i sensi
facendogli conoscere il gusto della neve, del candore, della purezza.
Per
lui Alaude sarebbe
rimasto sempre così, anche se stavolta, su sua richiesta,
sarebbe stato lui ad
apportare per la prima volta nell'altro quelle sensazioni,
purificandolo.
Daemon
non avrebbe mai
voluto innamorarsi, lo pensava
da una vita intera.
La
gente diventava folle con l'amore, e lui era decisamente di quelle
persone che
amava ben poco non avere ogni situazione sotto controllo e la
lucidità giusta
della mente per far andare le cose come volesse. Amava escogitare piani
ingegnosi, osservare il susseguirsi delle cose, e affari come i
sentimenti
erano invece del tutto imprevedibili come stava scoprendo da quando
aveva
iniziato quella strana relazione con Alaude, e rischiavano di far
saltare ogni
suo potere di controllo sulla propria vita.
Ma
ormai, ora che aveva di fronte a sé il sorriso tenue di
Alaude che lo
ringraziava rincuorandolo in quel modo, ora che finalmente poteva
tornare a
sentire il suo
corpo riscaldarsi contro
il proprio, le sue mani cercarlo, la sua voce piegarsi per il respiro
irregolare dovuto a baci ed emozioni, tutti quei ragionamenti gli
sembravano
così effimeri, tutto appariva in una nuova maniera
meravigliosamente semplice.
C'erano
lui, Alaude, un letto, la voglia di aversi e la sua voglia di rifarlo
suo e
farlo stare meglio, questo bastava.
E
di questo vissero entrambi per le seguenti
ore nelle quali Daemon esplorò più volte con
più premura che mai il corpo del
francese da cui credeva di non poter ricevere mai abbastanza,
perché se ogni
amplesso lo riempiva di passioni e sentimenti che gli facevano credere
che il
cuore gli potesse scoppiare per quanto stesse traboccando, subito dopo
sentiva
di desiderarlo ancora, di poter conoscere sempre di più di
quel modo tutto
nuovo in cui stava provando il rapportarsi ad una persona, facendo per
la prima
volta in maniera sentita l'amore con un Alaude che ormai tra le sue
braccia
sembrava più felice che mai, come se si fosse lasciato ogni
incubo alle spalle,
come se non esistesse nient'altro che tutto l'amore che Daemon
finalmente si
era deciso a fargli conoscere.
Fu
in quel modo che dissero addio all'ultimo buio della notte che iniziava
a
schiarirsi per le prime luci dell'alba.
Erano
entrambi esausti, ma mai come in quel momento si erano sentiti vivi
tanto che
avrebbero potuto iniziare
a cantare e
ballare trovando la forza per farlo, quando la flebile luce ancora
plumbea
dell'alba iniziò ad aiutare i fuochi delle candele
nell'illuminare maggiormente
la figura dei loro corpi abbracciati, Alaude
adagiato sul petto di Daemon, intento a recuperare il
fiato e cercare di
ricordare come muovere gli arti da solo come stava facendo anche
l'altro.
Si
fissarono entrambi a lungo mentre le loro mani non smettevano di
cercarsi, come
se un solo minuto di lontananza dal loro calore avrebbe potuto
ucciderli, così
si accarezzavano i capelli, il petto, mentre cercavano le parole giuste
da
dirsi per esprimere ciò che, potevano sentirlo dal modo in
cui i loro cuori
battevano all'impazzata all'unisono uno contro il petto dell'altro, li
stava
coinvolgendo sicuramente allo stesso modo.
Un
suono inaspettato però arrivò precedendoli, un
timido miagolio e
poi il battere di sottili unghiette sul
pavimento.
Il
guardiano della nuvola
si voltò di scatto staccandosi dal petto dell'illusionista
e, con sua grande
sorpresa, vide una piccola palla di pelo nera lottare con la propria
camicia da
notte precedentemente gettata per terra.
Il
gattino nero, uno di
quelli che Alaude aveva provato a salvare alla villa nemica finendo col
farsi
catturare, era ora nella loro camera all'albero che cercava di
liberarsi dalla
camicia nella quale si era incastrato.
"è l'unico che sono riuscito a trovare, mi dispiace.."
gli spiegò l'illusionista, quando si trovò
davanti agli occhi il suo volto
contratto in un'espressione interrogativa rivolto a guardarlo.
Quando
era andato a
cercarlo, Daemon aveva salvato quel gattino e lo aveva portato in
camera
appositamente lui… Alaude non poteva crederci, quanto era
cambiato il collega
in quei giorni? Doveva averlo davvero sconvolto per farlo diventare
così!
Ridacchiò,
un evento
davvero raro che infatti fece restare incantato Daemon, mentre si
sporgeva
fuori dal letto per attirare il gattino che subito infatti, finalmente
libero
dall'intralciò, raggiunse le sue mani e si lasciò
prendere in braccio per
trovarsi posizionato poi tra i corpi dei due.
"no,
va bene così
invece, davvero… non me lo aspettavo."
Gli rispose, sincero, chinandosi a posargli un bacio sulle labbra, un
gesto che
una volta si sarebbe sognato di fare -come anche il fatto di restare a
letto
con lui per tutto quel tempo, a dire il vero- e che invece al momento
gli venne
davvero spontaneo. Chissà, forse tutto poteva stare a
segnare davvero un nuovo
inizio.
"grazie
davvero,
Daemon!"
~~~
Insignificante angolo autrice: ok, finalmente è andata D:/ e
dopo questa, mai più
fic di più di un capitolo, le odio °_°! non
sono per me e la fine diventa
sempre un parto che nella lettura risulta affrettato, non mi piace mai,
basta,
non so perché le scrivoo! D: