Unhappy Angel
Capitolo 1 – INTRO
Ero ormai stipato all’interno dell’autobus. Saranno state le 7:45 di mattina e sembrava che lì dentro ci
fosse il mondo. Tutta gente che andava al lavoro. Gente che aveva finito le vacanze e tornava alla sua triste routine.
Come me.
Ronald Louis, 25 anni, impiegato della GR Trading Inc. Un grande e
famoso gruppo di public relations che ha clienti in
tutto il mondo. Nel tempo libero (cosa che purtroppo è abbastanza rara per gli
impiegati dell’azienda e fra poco vi spiegherò perché) mi piace giocare con le mie vecchie console di videogiochi a casa: ho un Saturn,
un Mega Drive e un Super Nintendo con tutti i giochi e tutti in ottimo stato.
Inoltre in ufficio tengo anche un emulatore del Saturn sul PC per i momenti in
cui, ad esempio finisco di lavorare. Ho un paio di giochi del Saturn in
ufficio: li tengo in un doppio fondo del cassetto vicino alla scrivania. Lo so cosa state pensando: sono uno scansafatiche. Non è
assolutamente vero. Solo questo: odio il mio lavoro ed ecco il perché. Il capo
della filiale dell’azienda per cui lavoro è uno
stronzo nel senso più ampio del termine, e tratta male la maggior parte degli
impiegati per delle motivazioni insignificanti: io siccome ero l’impiegato più
giovane, venivo caricato di lavoro, deriso e sbeffeggiato. Se solo avessi il
coraggio di avvertire i piani alti se la prenderebbe
sonoramente nel culo perché il numero di clienti diminuirebbe vertiginosamente:
infatti, chi mai vorrebbe avere a che fare con un individuo del genere?
Purtroppo tutti, perché è un ottimo attore e riesce a nascondere tutto quanto
sparando stronzate del tipo “lavoro di squadra” oppure “la nostra azienda è
come una famiglia”. Mi piacerebbe che qualcuno gli rovinasse la vita per sempre
in qualche modo. Io pensavo di non riuscirci. Avevo un temperamento troppo
docile; certo, mantenevo la calma ma la cosa mi faceva incazzare dentro. Mi
trattenevo. Mi avrebbero detto che ero un angelo. Sì un ANGELO ARRABBIATO.
Potete chiamarmi come volete, ma più o meno quello è il soprannome
che mi si addiceva di più.
Si profilava un’altra giornata di merda.
La numero 2138.
Avevo due pratiche da finire assegnatemi dal capo, che non avendo
un cazzo da fare era venuto a rompere le scatole a me. A
quanto pare per i dipendenti non nutriva molta simpatia, anzi non ne
nutriva affatto. Dipendesse da me lo avrei mandato a fare in culo
già da tempo. E non mi sarebbe dispiaciuto affatto
vederlo per strada come un fottuto barbone mentre chiede l’elemosina. Penso che
ci avrei goduto alla grande.
Piano piano, l’autobus si inoltrava nel
centro cittadino e imbocca la strada che porta all’ufficio. Avevo tenuto lo
sguardo fisso al pavimento per tutto il tempo, ma proprio in quell’istante lo alzai e vidi che davanti a me era seduta una ragazza. I miei
occhi incrociarono il suo viso che in quel momento guardava altrove. Era
davvero carina: aveva dei bei capelli castani lunghi e dei dolci occhi neri e
indossava un impermeabile celeste. In quel momento si girò verso di me e mi
guardò. Fui preso da un misto di paura e di imbarazzo.
Di scatto presi il giornale e me lo misi davanti alla
faccia a mo’ di muro: ero diventato rosso come un peperone. Non avevo il coraggio di farmi vedere in faccia, ero
imbarazzatissimo. Abbassai un lembo per guardarla di nuovo e mi accorsi che mi
guardò di nuovo e mi sorrise. Nello stesso istante, sentivo il cuore che
batteva sempre più forte.
Cazzo, possibile che solo perché una ragazza mi ha guardato
sorridendo debba quasi scoppiare?!
Però tutto sommato allo stesso momento mi piaceva che fosse successo tutto quello. Mi sentivo “diverso”. Più
sveglio, un po’ più felice... Sarà forse, che per la prima volta in due anni stavo riuscendo ad andare al lavoro di buonumore?
Ecco il primo capitolo. Spero che vi piaccia.
Ci sto lavorando su in modo da scriverne una decina. Allora, volevo giusto dire
grazie a BigFut, Xbass e a tutti coloro che
recensiranno questa storia. Infine dicevo che SEGA, i
marchi delle console, dei giochi e dei personaggi sono tutti di proprietà dei
rispettivi proprietari. Alla prossima puntata J
Scleroticamente vostro,
Hotrod.