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Autore: Lela White    17/02/2012    17 recensioni
A volte è molto più facile scappare. A volte, è l’unica possibilità che ci si presenta. A volte la vita ti mette davanti a l’unica eventualità che non puoi sopportare e tutto diventa semplicemente troppo doloroso…
Michela è una studentessa universitaria, semplice, dolce ed ingenua. Alessandro è colui che c’è sempre stato, il suo migliore amico, che la sempre protetta da tutto, tralasciando l’unico, imprevedibile pericolo, se stesso! Il loro è un legame possessivo, completo, disarmante, che li lascia entrambi persi di fronte l’inevitabile. Nulla però è scontato, non lo sono loro…non ne sono capaci e quando Michy fugge…tutto cambia!
Una storia narrata tra presente e passato, perché nulla di adesso può essere spiegato senza ricordare ciò che erano stati, ciò che non sono più….ma cosa è accaduto? Non più quelli di ieri, ma solo quelli di oggi…
Può l’amicizia trasformarsi in amore? Può l’Amore trasformarsi in rabbia e dolore? E se tutto ciò per cui hai lottato, vissuto…sparisse portandosi via tutto, cosa faresti?
Dal capitolo 1-( “..perchè se l’amicizia è uno dei tesori più grandi, l’Amore è uno dei dolori più forti che una persona possa provare..”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FUCA - CAP 21

Fuga

Capitolo 21

 

“Da quel giorno...Ale”

 

 

 

Era circa mezzanotte ed il temporale si era fermato. Da quando un’ora prima era scappata da quella cantina, non aveva fatto altro che stare seduta sul dondolo di fuori, al bordo piscina e non aveva voluto parlare con nessuno. Nemmeno con Gaia. Figurarsi con me. E mi sentivo in trappola, chiuso in un labirinto senza uscita.

La guardavo dalla finestra del salone, sentendo gli occhi di tutti su di me.

“Cosa dovrei fare ?” Sussurrai guardandoli.

"L'ho detto io, che eri un coglione!" commentò Stefano incrociando le braccia al petto e sorridendo appena.

“Grazie sei d’aiuto.” Risposi strofinandomi il volto stanco.
"No, ma ha ragione, se lei non ne vuole parlare...fa bene a... " intervenne Riccardo ma fu subito interrotto da un piccolo tornado.
"Certo, sentite il genio che parla! Mandare al diavolo l'Amore di una vita...eh però se non ne vuole parlare..." Esplose Gaia con un nodo alla gola e Stefano diede uno scappellotto a Riccardo, che era rimasto senza parole, scuotendo la testa, mentre  Davide scoppiò a ridere.

“Certo ridi tu, che idioti che siete.” Esordì Ilaria andando in cucina e tornando subito dopo con un barattolo di gelato tra le mani ed un cucchiaio in bocca.

Prese Gaia, che continuava a guardare verso Michy fuori la finestra e l’abbracciò.

“Adesso che c’entro io? E perché piangi ?” Chiese Davide talmente preoccupato da sembrare buffo.

“Sono incinta e piango quanto mi pare!” Gli rispose Ilaria sbuffando infastidita.

Mi fermai a guardarli e pensai che in un modo o in un altro eravamo tutti cambiati, cresciuti. C’erano state lacrime, liti, ma eravamo di nuovo tutti lì...insieme e non potevo permettere che quello cambiasse. Mi voltai verso Stefano e lo guardai.

“Avevi ragione, devo mettere in chiaro troppe cose o passerò il resto della vita a pentirmene. Voi..” Indicai Riccardo e Gaia,  “ Andatevene di sopra, parlate, strappatevi i vestiti, litigate ma poi fatela finita e tornate insieme. Sono sei mesi che vi sento depressi e avviliti perché vi mancate a vicenda e vi amate ancora!” Dissi forte e deciso tanto che entrambi rimasero senza parole e si guardarono in silenzio.

“Tu, fai un po’ di coccole alla tua ragazza. Ha tuo figlio in grembo e non deve assolutamente piangere!” Continuai verso Davide che annuì borbottando un –Sì Signore!-

Alla fine mi voltai ancora verso Stefano e tornai serio.

“Devo dirti una cosa. Non sono stato onesto con te e ti prego di perdonarmi ma...vedi quell’estate...quando siamo venuti qui per la prima volta...”

Stefano si avvicinò serio e mi strinse le spalle in una morsa, tanto da farmi male.

“Che cos’è che vuoi?” chiese arrabbiato.

Lo guardai confuso per un attimo non capendo il senso della sua domanda, specialmente davanti a quello che gli stavo dicendo.

“Cosa?”

Sospirò pesantemente e poi tornò a guardarmi.

“So tutto di te e Daniela. L’avevo intuito e poi ne ho avuto la conferma da lei. Quando siamo tornati dalla vacanza era sparita, non usciva mai con noi e a mano a mano si è allontanata sempre di più, per questo l’ho cercata. Le ho parlato e mi ha detto tutto quello che era accaduto, almeno tra te e lei e del fatto che Michela lo avesse scoperto e sai cosa? Mi sono incazzato a morte...”

Annuii abbassando lo sguardo.

“Lo so, hai ragione ma ti giuro che io non sapevo nulla di te e...”

Scosse la testa e rise rumorosamente.

“No, non mi sono incazzato per me, per lei e nemmeno per Michy anche se mi è dispiaciuto per come lo abbia scoperto. Io...mi sono incazzato a morte con te! Perché sei un coglione!”

“Beh si..grazie?” Chiesi confuso ma iniziando a sorridere davanti la sua espressione.

“Voglio dire è una vita intera che ti privi di quell’unica cosa che davvero desideri, che alla fine ci sei riuscito! Hai mandato tutto a puttane. Fine della storia, eccola lì. E’ tornata dopo due anni, e non riuscite a stare in una stanza per più di dieci minuti. Sei soddisfatto?” Urlò arrabbiato.

Mi allontanai sentendo la rabbia salire.

“Ma che diavolo...credi mi faccia piacere? Credi sia felice di tutto questo? No che non lo sono! Fanculo tutto, tutto!” Urlai di rimando spingendolo lontano da me. Poi mi voltai come una furia verso Ilaria e la guardai inferocito.

“Posso?” Chiesi prendendo il barattolo di gelato e lei annuì spaventata.

Tornai sui miei passi ma sentii una voce trattenermi.

“Ale credi sia il caso? Non è meglio aspettare chi vi calmiate un po’ ?” Chiese Gaia intimorita. Mi girai a guardarli uno per uno e scoppiare a ridere.

“No, cazzo, ho aspettato abbastanza!” Dissi sorridendo mentre Stefano mi guardava annuendo.

 

 


"Certo ridi tu, che idioti che siete!" Esordì Ilaria prendendo un barattolo di gelato tra le mani e girandosi con Gaia per seguire Michy.
"E adesso che centro io? e perchè piangi?"
"Sono incinta e piango quanto mi pare!"

Uscii di fuori a passo svelto, superando il tavolo ancora apparecchiato della cena e la sorpresi.

“Dobbiamo parlare” Dissi cercando di rimanere calmo.

Vidi i suoi occhi di cioccolata scrutarmi e scuotere forte la testa.

“Non mi và. Basta per questa sera, ti prego” Sussurrò e sentii la voce rotta dal pianto ed impazzii.

“E invece a me và perciò parliamo.” Continuai avvicinandomi e vidi il suo sguardo cambiare, arrabbiarsi. Bene!

“Che c’è dobbiamo fare sempre quello che vuoi tu? Sei sempre tu a decidere tra noi?” Mi rispose con foga e sorrisi appena, non per le sue parole ma perché ero riuscito a farla reagire in qualche modo.

“Ecco, vedi? Anche tu vuoi parlare con me ed è inutile continuare a nascondersi a questo punto. Guarda ho portato anche il gelato, come ai vecchi tempi, ti ricordi?” Dissi calmo cercando di avvicinarmi e mantenere l’emozione che sentivo nascere nel petto.

Scattò in piedi, infuriata e con gli occhi lucidi.

“Ma cosa credi che tu possa fare tutto quello che vuoi? Credi di venire qui con un barattolo di gelato e cancellare questi ultimi anni ? Con che pretesa, poi? Quale pretesa? Io ricordo tutto, dannazione, tutto! Forse sei tu ad aver dimenticato di avermi lasciato in lacrime, mentre ti chiedevo di amarmi!” Urlò piangendo e la rabbia mi assalì.

“Tu credi di essere l’unica ad aver sofferto, vero? Credi che io me ne sia sempre fregato di te, ma allora non è servito a niente che io... che io...” Ringhiai furioso e la vidi avvicinarsi scossa ed arrabbiata quanto me.

“Cosa? Cosa? Parlami, vuoi parlare? Allora parlami!” Mi urlò sul viso e sentii il calore del suo corpo avvicinarsi e farmi impazzire.

“Tu non sai cosa voglia dire, tu...” Sillabai furioso ogni parola ma lei mi si avventò contro.

“Io non lo so? Non so cosa voglia dire, cosa? Ho mandato tutto al diavolo per te...tutta la mia vita...io...”

“Ma non ci hai pensato due volte ad andartene!” Urlai impazzito.

Fu un attimo. Un intero secondo dove tutta la tua vita si trova ad un bivio. Quell’attimo che rivivrai nella tua mente per ogni giorno a venire perché è in quel momento che tutto cambia, e non puoi fare altro che seguire il tuo cuore, sempre ed ovunque, anche se sai già dove ti porterà.

La furia e la disperazione ci accecarono entrambi, impazziti e disperati.

“Perché ti amavo!” Urlò con tutta se stessa.

Ed esplosi... il tavolo, la tovaglia, piatti e bicchieri distrutti a terra, lasciarono solo l’eco della mia risposta.

“Ti amavo anch’io dannazione! Ti ho amata Ogni. Singolo. Attimo, di questa fottuta vita!” Urlai stremato, mentre un tuono risuonò.


Dicono che prima della morte, la tua vita ti passa davanti come un film...beh io non stavo per morire, ma rividi ugualmente tutti quegli anni nella mia mente e anche se tutto cambiava, una costante era presente... Michela.

 

 

 

 

******************

 

 

Seduto sul marciapiede della scuola di Mirko, aspettavamo insieme che mia madre ci venisse a prendere; era in ritardo e non sapevo il perché. Quando una macchina si accostò a noi e Gaia con le sue immancabili trecce si sporse dal finestrino, capii che mamma non sarebbe venuta.

Al citofono nessuno rispose e mentre Mirko continuava a farmi domande, misi la cartella a terra e scavalcai in cancello facendo poi entrare mio fratello.

“Aspetta qui,” gli dissi e mi avvicinai alla porta socchiusa.

L’ingresso era sottosopra ed il silenzio che percepivo mi agitò.

Decisi di entrare controllando prima che Mirko non mi avesse seguito per poi attraversare il salone. Uno strano lamento colpì la mia attenzione e senza capire più nulla, mi precipitai in camera dei miei genitori.

Mio padre era seduto di spalle alla porta, con il volto tra le mani e le lacrime a soffocargli il respiro.

“Papà,” sussurrai avvicinandomi.

Lo vidi sussultare appena e voltarsi verso di me come scottato.

“Che ci fai qui ?” chiese con voce tremante.

Il volto ferito di mio padre, mi lasciò senza parole ma mi avvicinai tremando appena, fino al suo fianco. Sentivo gli occhi iniziare a bruciare ed una paura cocente s’impossessò di me.

“Dov’è mamma?” chiesi tremando.

Tutto accadde molto velocemente. Il mondo che avevo conosciuto sino ad allora cambiò per sempre, in un istante, il tempo di uno schiaffo pesante che mi atterrò, bruciando il corpo e l’anima.

“Non pronunciare più quella parola in mia presenza. Quella donna non esiste più. Voi ed i vostri continui piagnistei l’avete fatta scappare. Da oggi saremo solo noi tre e farai bene ad abituarti a tutto questo.”

 

Da quel giorno di fine Maggio, non fui più un bambino. Smisi di essere me stesso, lasciando entrare la paura dentro di me.

 

*******************

 

Avevo passato quell’estate con mia nonna e Mirko, lontano da mio padre e dalle sue continue crisi, ma a settembre tornammo a casa.

La sveglia suonò e facendo attenzione a non svegliare Mirko che insisteva per dormire con me, andai a preparare la colazione.

Feci il caffè per mio padre e mi riempii la tazza di cereali iniziando a mangiare.

Lui entrò in cucina, vestito nel suo completo elegante, guardandomi appena.

“E’ il tuo primo giorno di scuola, vero?”

Annuii con il boccone in bocca.

“Oggi Mirko starà con zia, ha avuto un po’ di febbre stanotte.” Commentai alzandomi e bevendo l’ultimo goccio di latte.

Presi la cartella e mi diressi verso la porta. Srotolai le cuffiette del walkman ma sentii ugualmente le sue parole.

“Vedi di non farti riconoscere dal primo giorno.”

“Certo, buona giornata anche a te papà” borbottai tra me isolandomi poi dal resto del mondo.

Di fronte la scuola, tutti correvano frenetici ed elettrizzati per il primo giorno delle medie, per me invece, era un giorno come un altro.

Qualcuno cadde atterra davanti ai miei occhi. Era una ragazza così minuta che sembrava avesse l’età di Mirko e fu istintivo per me, andarla ad aiutare.

“Ciao io sono Alessandro.”

“Ciao, io sono Michela.”

 

Da quel giorno lei entrò a far parte della mia vita e a farla sua, ma ancora non lo sapeva...

 

 

**********************

 

 

Guardai l’orologio e chiusi i libri, Michy doveva essere già tornata dal suo corso di nuoto.

“Dove stai andando?” Chiese mio padre prendendomi per un polso.

“Vado da Michela” risposi facendo spallucce.

Lo vidi guardarmi di sottecchi e deridermi appena.

“Bene. Hai capito già come funziona il mondo.” Disse crudele e seppi anche se non ne avevo capito il significato, che mi aveva appena insultato.

Rimasi incerto sulla porta per pochi secondi ed alla fine cedetti.

“Cosa vuoi dire?” chiesi senza guardarlo.

Notai la sua schiena voltarsi, tornando verso il salone.

“Vuol dire che se una persona è mediocre ma si circonda di gente che vale, può avere un minimo di speranza. Tu ritieniti pure fortunato che quella ragazzina ti permetta di starle accanto. E’ sufficientemente carina e di discreta famiglia, di certo non puoi pretendere di più. Quando si stuferà, potrai sempre contare sul tuo cognome, e non è cosa da poco, sempre però, se non avrai finito di rovinarti con le tue mani”.

 

La voce di mio padre era una goccia che martellava quotidianamente la mia mente ma la cosa che odiavo più di tutte era quando parlava di lei. Dell’unica cosa bella della mia vita, oltre mio fratello. E lo odiai perché da quel giorno iniziai a credere alle sue parole.

 

 

 

 

*****************

 

 “Se vuoi provare a baciare un ragazzo io ci sto, e ti assicuro che sono molto meglio della tua mano.” Dissi un pomeriggio.

“Ma non credi che sarebbe strano...voglio dire...tra noi?” chiese arrossendo e scossi la testa sicuro. Ero certo di noi e volevo solo farla felice.

“Non vedo perché, sei la mia migliore amica e poi sarò onesto e ti dirò come sei andata.”

“Io non so come fare” sussurrò appena e qualcosa d’impercettibile si mosse nel mio petto.

“Lasciati andare, al resto ci penso io” riuscii a dire e la voce fu molto più ferma di quanto credessi.

Quello che era iniziato come un gioco si tramutò, quel pomeriggio, in qualcosa di terribilmente pericoloso, perché non lo sapevo. Non sapevo a cosa stavo andando incontro, non sapevo che premendo le mie labbra sulle sue, il mio intero universo avrebbe cambiato significato. Non sapevo quanto in realtà quel sapore, il suo, avrebbe dato un senso diverso alla mia vita.

 

Non sapevo che da quel giorno, avrei vissuto ogni attimo nel desiderio incessante di poterlo assaggiare di nuovo ma con la paura assordante che fosse semplicemente, troppo...talmente buono da essere...peccaminoso.

 

 

*****************

 

 

“Ragazzi filate negli spogliatogli e lavatevi bene...” Disse Stefano facendo il verso al nostro allenatore dopo la partita. “Ma che crede che non ci laviamo?” .

Scoppiammo a ridere tutti mentre io mi asciugavo il sudore sedendomi sulla panchina.

“Beh forse ha avuto qualche dubbio su di te” reagì Davide spintonandolo ed iniziando così a fare gli scemi come sempre.

“Ehi ehi venite quà, le ragazze stanno ancora giocando.”

Mirko, un compagno di classe, salì in piedi sulla panchina e si sporse dalla finestrella alta dello spogliatoio.

“Dio ma non sanno che quei pantaloncini elasticizzati non lasciano niente all’immaginazione?” Commentò ridendo mentre altri si arrampicavano curiosi.

“Meglio per noi che non se ne rendono conto.”

“Guarda che quelle lo fanno apposta per farsi guardare e noi le accontentiamo...”

Mi alzai ridendo con gli altri.

“Sembrate dei lupi arrapati davanti ad un film porno. Stanno solo giocando a pallavolo!” Commentai divertito, andando ad aprire la borsa per lavarmi.

“Si si certo. Guarda che culo! Certo che la piccolina sa il fatto suo” Continuò Diego.

Non gli diedi ascolto e continuai a sogghignare divertito pensando che avrebbero dovuto mettere una videocamera lì dentro e farsi due risate.

“Che poi a me quelle piccoline mi fanno impazzire..” ed il commento iniziò ad attirare la mia attenzione.

“Certo perché a letto, te le puoi rigirare senza difficoltà” Conclusero spalleggiandosi a vicenda e mi avvicinai cercando di capire di chi stessero parlando.

“Si, piccola abbassati a prendere la palla... Dio, Michela, hai un culo che parla!”

A quel nome scattai, non capendo più nulla. Presi Mirko per la maglietta e lo spinsi indietro facendolo cadere a terra.

“Che cazzo hai detto?” Urlai furioso.

“Oh ma che problema hai?” Rispose allontanandosi impaurito.

Scattai ancora e lo alzai da terra con tutta la forza che avevo.

“Il mio problema sei tu. Non ti permettere mai più di parlare di Michela in quel modo e nemmeno di guardarla! Hai capito?” Sentii la mano di Stefano trattenermi ma non riuscii a calmarmi ugualmente, sembravo impazzito ma non potevo permetterlo!

Nessuno poteva guardarla. Nessuno!

Lo spinsi ancora lasciandolo cadere ancora a terra mentre tutti mi guardavano impauriti. Non ero mai stato un tipo violento ma quel giorno la rabbia mi accecò.

“Stavamo solo scherzando e poi...che diavolo...mica è la tua ragazza!” Continuò Diego aiutando Mirko ad alzarsi.

Indietreggiai appena, davanti a quelle parole e mi voltai di scatto tornando verso la borsa per prendere il cambio.

“Si beh...voi tenetelo a mente. Nessuno si deve avvicinare a lei senza che io lo sappia. Il resto non vi riguarda!” Sputai furioso, infilandomi dentro la doccia e lasciando il silenzio dietro di me.

 

Da quel giorno conobbi il significato di qualcosa che ancora non avevo mai provato.

Gelosia. Cieca gelosia per Michy e non seppi in quel momento, quanto avrei dovuto imparare a conviverci.

 

 

 

 

******************

 

 

 

“Quella ti sta guardando” disse Riccardo in piedi nell’autobus. Tornavamo da scuola mentre le ragazze erano rimaste per un corso facoltativo di matematica che io avevo tranquillamente saltato. Mi voltai curioso e la vidi, era biondina alta e slanciata, bel fisico tanto forse troppo trucco ed era decisamente troppo sicura di sé visto che mi sorrise sfacciata.

Le diedi le spalle e tornai a parlare con Riccardo.

“Si l’ho vista diverse volte, prende quest’autobus tutte le mattine” Commentai guardando dal finestrino che fermata fosse.

“Non mi sembri interessato” Disse curioso.

“Non lo sono infatti, è carina ma se la tira decisamente troppo.” Risposi convinto.

Davide si tolse le cuffiette e mi guardò come venissi da Marte.

“Cioè, fammi capire bene, quella figa ti punta ogni giorno e te non te la sei ancora fatta perché se la tira? Ma che ti frega! Tira in porta e arrivederci!” Disse con la sua solita sfacciataggine che mi fece scoppiare a ridere.

“Ecco diciamo che lo credo anch’io, detto in altre parole ma il senso è quello!” Commentò Riccardo ridendo con me.

Scossi la testa e sentii qualcuno passarmi affianco e toccarmi impercettibilmente la schiena mi voltai e me la trovai davanti. L’amica al suo fianco era decisamente più timida e disse un flebile “permesso” per passare, mentre lei mi guardò sfacciata, prima di scendere.

“Capito la ragazza? E te che ancora ci pensi? Ma si può sapere chi stai aspettando? Lo vogliamo inaugurare o no?” Continuò Davide e se non fosse stato per il significato delle sue parole, avrei riso anch’io.

Chi stavo aspettando?

Avevo perso l’autobus quella mattina, la sveglia non aveva suonato e per fortuna ero riuscito ad accompagnare Mirko a scuola mentre io sarei dovuto entrare alla seconda ora.

Seduto alla fermata, stavo fumando una sigaretta con la testa appoggiata alla parete e gli occhi chiusi. Non stavo pensando a nulla di particolare, solo all’appuntamento di Michy con quel cetriolo della 3F. Fortunatamente sapevo già che non sarebbe accaduto nulla, altrimenti gli avrei spezzato le gambe, ma anche solo l’idea che lui l’avrebbe baciata...beh mi faceva impazzire!

“Guarda che coincidenza!” sentii una voce al mio fianco ed aprendo gli occhi vidi la biondina al mio fianco, sorridermi maliziosa.

Forse il destino, aveva altri progetti per me.

 

“Cos’hai?” chiese la biondina spogliandosi davanti a me.

Chiusi le persiane per togliere un po’ di luce e solo con i jeans addosso tornai a guardarla. Era bella, certo! Mezza nuda, alta e sinuosa che mi sorrideva sexy.

Era bella, sì, ma non era lei. E questo bastava a frenarmi.

Si avvicinò, toccandomi il petto e scendendo a baciarmi con le labbra bollenti e per quanto mi sentivo strano e confuso, il mio corpo reagì.

Sospirai prendendole la testa tra le mani e affondando la lingua in quella bocca di fragola. Gemette e mi sentii forte, eccitato e decisi di spengere la mente ed il cuore.

Lei non era per me.

 

 

Da quel giorno il sesso divenne il mio miglior sfogo, anche se in ogni volto, in ogni sorriso, in ogni sospiro... io immaginavo solo lei...

 

 

**********************

 

 

 

“Mi spieghi cos’hai?” chiese Stefano arrabbiato, urlandomi nelle orecchie per la musica assordante.

Feci spallucce e tornai a buttare giù un altro sorso di qualcosa di indefinito, sapevo solo che bruciava da matti.

“Si presume essere una festa perciò perché quella faccia?”

Scossi la testa e sorrisi amaramente ricordando le parole che Michy mi aveva detto

poco prima; - staserà farò l’amore con Fabio- e dannazione mi ero sentito morire!

Ero rimasto così sconvolto che stavo per fare la più grande cazzata della mia vita, stavo per dirle tutto...tutto... già e poi? Dopo sarebbe andato tutto a puttane, perché la verità era semplice; non valevo un cazzo ed il giorno in cui lei se ne sarebbe accorta, sarebbe finito tutto. E non potevo! Avevo solo lei...era tutto per me, tutto!

Strinsi gli occhi, ricacciando il magone che sentivo salirmi nel petto. Affogai nell’ultimo bicchiere, l’immagine di lei con un altro uomo, di lei che si donava completamente ad un altro che semplicemente...non ero io. E lo maledii, lo maledii con tutto me stesso perché aveva l’unica mia ragione di vita...tra le mani ed io non potevo farci nulla perché non valevo niente!

“Sai che c’è? Hai ragione! E’ una festa, allora divertiamoci!” dissi scolandomi la bottiglia e sparendo tra folla.

 

 

Da quel giorno capii che l’alcol non aiuta a cancellare i demoni e le paure che si hanno nel cuore, ma solo ad ingigantirle.

 

 

 

*******************

 

 

 

“Cosa vorresti fare tu?” Urlò mio padre chiudendo Mirko in un angolo.

Scattai verso di lui ma Mirko rispose prima di me.

“Voglio suonare papà. Suonare il piano come la mamma, mi hanno detto che sono bravo, vuoi sentire ?” Chiese Mirko innocente e fiducioso.

Vidi le spalle di mio padre irrigidirsi e temetti potesse picchiarlo, anche se non aveva mai alzato un dito su di lui, ero sempre stato io il suo sfogo preferito, perciò mi avvicinai prendendo Mirko per un braccio e tirandolo vicino a me.

“E’ vero papà, è bravo. Ho già parlato con la segreteria del conservatorio per avere qualche informazione e...” non riuscii a finire che sentii la guancia bruciarmi.

“Da quando in qua prendi decisioni che non ti spettano? Ti metti sempre in mezzo, non vuoi proprio imparare eh? Devi startene al posto tuo! Siete i miei figli e decido io per voi, non tu!” sputò crudele.

La voglia di ribellarmi era tanta ma non lo feci solo per Mirko, per non lasciarlo indifeso con mio padre. Io ormai ero abituato alle sue parole anche se non smettevano mai di fare male e di umiliarmi. Sentivo che mi stava annientando lentamente ma non potevo evitarlo. Guardai Mirko che con gli occhi lucidi rispondeva al mio e gli sorrisi; presi un respiro e tornai all’attacco.

“Non sai quanti soldi si possono fare intraprendendo una carriera come la sua. L’insegnante ha detto che ha davvero molto talento, e ciò non farebbe altro che portare in alto il tuo nome, portare prestigio a tutti noi...a te! E poi io farò legge, lo sai che sono d’accordo..”dissi scegliendo le parole più adatte per convincerlo.

“Certo che lo sei, è l’unica carta che hai per avere un futuro, chi altri assumerebbe uno scansafatiche come te ? Tocca sempre a me rimediare ai tuoi sbagli!” Sputò bevendo un sorso di vino.

Mandai giù il boccone amaro e cercai di annuire.

“Appunto. Lasciamolo provare allora no?” Insistetti mentre lui camminava per il salone.

“Ci penserò.” Disse solo e Mirko mi strinse forte a se. Era felice, solo questo importava!

 

Con gli anni capii che quel giorno decretai la felicità di Mirko ma condannai me stesso.

 

 

****************

 

 

 

Il Circeo era stata la vacanza che avevo aspettato impazientemente. Avevo bisogno di staccare dalla mia quotidianità, da mio padre che in assenza di Mirko poteva concentrarsi solo su di me, come la sera prima della partenza. Inoltre, assurdo pensarlo, ma ero anche stanco delle ragazze dell’università, avventure di uno notte, l’unico aspetto di me per cui mio padre si vantava, tra l’altro, non sapeva quanto invece la mia era una stupida lotta verso me stesso e verso ciò che volevo davvero ma che non potevo permettermi.

Anche la presenza di Daniela, iniziava ad infastidirmi e mi pentii di aver iniziato quella stupida storia di sesso che non avrebbe portato a niente, almeno per me, e lo sapevamo entrambi anche se lei sembrava non capirlo.

Al terzo giorno di vacanza a notte fonda entrò piano in camera mia, Michy dormiva già da un po’ mentre io ero ancora sveglio perso con gli occhi sul soffitto.

“Che diavolo fai?” sussurrai vedendola entrare.

“Non ho sonno” commentò avvicinandosi.

Mi voltai verso Michy per assicurarmi non si fosse svegliata e poi mi alzai furioso prendendo Daniela per un braccio.

“Senti fatti una camomilla o quello che ti pare, ma non infilarti in camera mia così mai più!” Dissi arrabbiato.

La vidi guardarmi offesa ma non demorse.

“Dai ci divertiamo un po’, visto che non dormi nemmeno tu” Disse civettuola ma m’innervosì solamente.

“Direi proprio di no. Ho di meglio da fare” risposi duro, voltandomi e chiudendo la porta alle spalle.

Mi sdraiai accanto alla mia pulce e la vidi sorridere appena nel sonno, mi voltai quindi, verso di lei e presi ad accarezzarle i capelli morbidi, incantato dal suo respiro e dal battito del suo cuore.

Dicono che capisci di amare una persona, quando puoi passare la notte intera a guardarla dormire...beh i miei sentimenti per lei erano quanto di più profondo e vero conoscessi ma...

 

Solo quella notte capii di amarla davvero...

 

 

 

********************

 

 

 

“Dimmi dov’è. Dimmi dove cazzo è andata o giuro su Dio che te ne pentirai!” Urlai impazzito verso Gaia.

“Ehi calmati, lei non c’entra niente con le scelte di Michela.” Disse Riccardo abbracciando Gaia che aveva iniziato a piangere.

Ma io non riuscivo a capire più nulla.

“Scelte? Scelte? Ma di che cazzo state parlando? E’ sparita, non mi risponde al telefono. Tu prima mi dici che è da sua zia ed io mi faccio un giorno ed una notte di viaggio per andare lì e trovare il nulla. Poi come se non bastasse sua madre e suo padre non mi rispondono, il suo cellulare è spento e tu continui a dirmi che non sai nulla? Ed ora mi parlate di scelte?” Urali stremato. Ero pazzo.

Accecato dalla rabbia e dalla paura di averla persa.

Vidi Gaia prendere un respiro profondo e staccarsi da Riccardo.

“Va bene senti, è durata fin troppo ed il tempo necessario ormai è passato quindi posso dirtelo, tra l’altro ho anche un biglietto per te.” Disse cercando dentro la borsa e la paura iniziò a comprimermi il petto.

“Di che parli? Spiegati perché ho perso la pazienza” Dissi tremando.

Gaia alzò gli occhi nei miei con le lacrime che iniziarono a scorrerle sul viso.

“E’ partita. Se n’è andata.”

Tutti tacemmo ed il mio cuore si fermò.

“Co..come partita e dove?” Chiese Riccardo dando voce ai miei pensieri, mentre io e Gaia continuavamo a guardarci.

“Se n’è andata a Londra. E’ partita una settimana fa e beh... non è stato facile per lei...comunque questo biglietto è per te” Disse consegnandomi un piccolo foglio di carta piegato a metà.

Non seppi dove trovai la voglia né la forza di leggerlo ma lo feci:

 

 

-Perdonami per non aver mantenuto la promessa. Perdonami perché sapevo che non avrei mai potuto farlo. Non sono forte. Non lo sono mai stata, anche se ci ho provato davvero....per Noi.... perché un Noi esiste ed è sempre esistito e voglio credere che, in un modo o nell’altro, continuerà ad esserci.-

 

 

Strinsi il foglietto nel palmo della mano fino a farmi male, mentre un sapore salato mi bagnò le labbra. Cosa puoi fare se per anni ti sei aggrappato a quell’unica certezza che ti ha fatto andare avanti...quell’unico Noi, che racchiude il significato più profondo di te? Puoi correre, scappare ed infuriarti o puoi piangere. 

Ed io piansi, perché tutto era finito. Perché lei se ne era andata, perché la mia paura più grande si era avverata.

Piansi, da solo, come un ragazzino.

 

 

******************

 

 

 

“Sai cosa è significato per me, vederti ogni istante della mia vita e non poterti...avere...MAI?... Vivere ogni tua parola, ogni tuo sorriso, ogni sguardo e desiderare...costantemente...che fosse solo per me? Impazzire ogni volta che qualcun altro poteva averti come avrei voluto averti io ed odiare me stesso, odiarmi con tutto il cuore perché io non potevo?” Sussurrai con un nodo in gola mentre Michy mi fissata sconvolta e senza parole.

“Ci pensi mai a quella notte?” Chiesi  serio guardandola i quegli occhi che brillavano davanti a me.

Mi morsi un labbro e sentii la piaggia bagnarmi il viso ma non distolsi lo sguardo.

“Io...” Tremò non riuscendo a parlare.

Mi avvicinai, lento, verso di lei. I capelli bagnati incollati a quel viso meraviglioso che avevo contemplato ogni giorno alla luce del sole ed ogni notte sotto i raggi della luna. Era bellissima la mia Michy!

“Io vorrei non farlo. Davvero.” Sussurrai tremando sentendo il suo calore bruciarmi la pelle.

“Ma non posso... Vorrei non averci pensato ogni notte in questi due anni. Vorrei poterti dire che sono andato avanti, che sono felice ed orgoglioso di te, delle nuove esperienze che stai vivendo. Ma non posso.

Io...io non riesco a guardare più una donna come ho guardato te. Non sento più niente. Tutto quello che è accaduto dopo, è stato solo dolore ed io...io ti ho odiato, ti ho odiato con tutto me stesso perché eri l’unica. Eri l’unica cosa bella nella mia vita e lo sapevo...sapevo che non sarei sopravvissuto senza di te. Sono io lo sai? Tra me e te sono io quello debole. Sono io che non potevo vivere senza di te, senza il tuo sorriso, il tuo profumo. Sapevo che se ti avessi avuto, sarebbe stato troppo e ti avrei persa, perché avrei rovinato tutto. Non ti meritavo. Io... non ti merito, lo so, ma...Dio... lo voglio così tanto!” le sussurrai piangendo e poggiando la mia fronte sulla sua.

 

Mentre un lampo improvviso c'illuminò e brillò su quel volto perfetto e sulla lacrima che scivolava lenta.

Non pensai più a nulla la strinsi solo, forte a me. Sconvolti entrambi, da quell’amore così grande che ci aveva lasciati inermi di fronte l’inevitabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

******************

 

Ebbene sì, è l’ultimo capitolo e mi viene da piangere. Il prossimo sarà l’Epilogo e non vi nascondo che mi mancheranno da morire questi due testoni, per questo probabilmente, troverete qualche missing moment, giusto per tenerli d’occhio :D

 

Non so cosa dirvi, se non Grazie, per avermi accompagnato in questi primi mesi con la mia prima storia. E’ stato emozionante scrivere di loro e lo è stato vedere ancora do più come vi siate affezionata a Michy ed Ale... ne sono commossa.

 

Cavolo ho un nodo alla gola, ma si può??? Basta non dico più altro, ho una certa età e non reggo forti emozioni perciò rimando ulteriori saluti all’epilogo!

Spero che questo capitolo, più lungo e particolare, tutto su Alessandro vi sia piaciuto!

Tutti dicono che l’Amore è semplice, naturale, ma in realtà è un impegno costante che facciamo ogni giorno.

Il vero Amore per me non è semplicemente, amarsi nella gioia ma è soprattutto condividere il dolore. Capisci di non poter fare più a meno di una persona e che questa ti ama davvero, quando affronta con te le giornate di sole e quelle di pioggia. Ti vede con la febbre, i capelli arruffati e senza trucco ma continua a dirti che sei Bellissima. Ti fa sorridere e piangere con uguale intensità e velocità ma soprattutto... se alla sera, abbracciati nello stesso letto, senti di aver trovato il tuo posto nel mondo, allora beh...non fatevela scappare!

 

Un abbraccio

 

Lela

   
 
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