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Autore: Daistiny    19/02/2012    2 recensioni
Piango per chè il mio amore non può essere corrisporto
Tu! mio cavaliere Tu a sostituire il tuo caro
ed io…
A governare un regno da sola .
Devo rimanere in silenzio, per tenere fede alla promessa che ci siamo fatti
Del nostro amore non ne ho mai fatto parola con nessuno
Questa mia benedizione e una condanna,
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Basch, Fran, Gabranth
Note: Lime, Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il vento e la sabbia..'
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*Universi separati... persi una collettiva solitudine *

Era passato tanto tempo, quasi un secolo dalla fine della guerra di Rabanastre, dall'ora Ivalice aveva attraversato un epoca di pace e le alleanze trai i vari regni ed imperi si erano rafforzati. Ivalice vive una nuova epoca d'oro come i tempi che furono.
Nascosta in sua delle stanze più segrete del Tampio di Miriam, dormiva assopita da troppo tempo ora mai la principessa Ondine, un nome che era divenuto con il tempo una leggenda nel suo paese, in sua memoria era stata eretta una statua posta nel mausoleo della famiglia reale.
Ma il tempo del risveglio era ora mai giunto e presto il risveglio della principessa era vicino.
Era da poco sorto il sole che riscaldava appena l'aria gelida che regnava nella vallata, nelle gole di Paramina, quando nella stanza dov' era stata posta la giovane principessa, Ondine si risvegliò dal suo lungo sonno che per quasi cento anni l'aveva tenuta assopita.
Il cristallo di Mystes che l'avvolgeva, proteggendola, piano piano inizio a dissolversi rilasciando interno a se una spessa coltre di Mystes. Ondine riaprì gli occhi, si sentiva stordita e allo stesso tempo anche riposata, nonostante il disorientamento iniziale la giovane ragazza non riusciva a comprendere dove si trovasse, quella stanza le sembrava abbastanza familiare.
Temendo di essere da sola, Ondine sperò che ci fosse almeno qualcuno e a gran voce urlo chiedendo se ci fosse qualcuno oltre lei, la sua voce riecheggiò potente tra le spoglie pareti del tempio, non passo molto tempo che la giovane senti l'avvicinarsi di alcuni passi, il tintinnare delle armature che velocemente si avvicinavano alla sua stanza.
Nell'istante in cui la ragazza si girò ed attraversò la porta, questa si spalancò, trovandosi di fronte un gruppo composto da cinque uomini, che sembravano fissarla increduli, solo uno di loro quello al centro del gruppo sembrava non meravigliarsi, anzi la fissava silenziosamente negli occhi come se fosse felice di rivederla.
Ondine fece appena un passo in avanti che subito i soldati si inginocchiarono ai suoi piedi, la giovane fece un passo indietro inconsapevole della reazione di quei soldati.

-Dove mi trovo!?- chise la giovane ragazza ad uno dei soldati, che quasi spaventato le rispose. -Vi trovate al Tempio di Miriam... mia signora.- 

-Perchè non sono a Dalmasca?!- chiese in tono grave la ragazza, ma il soldato non sapeva che risponderlei. Le rispose allora  l'uomo che se ne stava al centro del gruppetto, quello che sembrava essere un superiore rispetto agli altri quattro, semplici soldati.

-Mia signora è passato tanto tempo da quando vi portarono qui.-

-"Da quando mi portarono qui"!?- Chiese la giovane ragazza mentre sembrava scrutare l'anima di quel semplice huma, le frasi "è passato tanto tempo da quando vi portarono qui" sembrava suolanarle strana. Quella frase sembrava non avere senso, Ondine si chise cosa avesse voluto dire quel uomo, si fece coraggio e chiese notizie dei suoi amici, sull'esito della guerra tra Dalmasca e Archades nei cieli di Rababastre, chiese di sua sorella e dell'imperatore Larsa.

-Cosa state dicendo?... Non vi capisco. Più tosto è mio interessa sapere cosa sia successo dopo la caduta della "Fortezza dei cieli" e perche mia sorella Lady Ashe mi ha portata qui!- Protesto la pricipessa, sbattendo il piede a terra e minacciando l'uomo.

I soldati non sapevano come dirle che le notizie che lei chiedeva risalivano ora mai a troppo tempo, ad un tempo in cui nessuno di loro aveva conosciuto. L'uomo cercò di rispondere alle richieste della pricipessa, avvisandola che dalla sua caduta nel sonno eterno era ora mai erano passati 100 anni.

-Non siamo ingrado rispodervi mia signora. Sono ora passati 100 anni dalla vittoria di Dalmasca su Archades- tagliò a corto l'uomo mentre Ondine cercava di non perdere la poca lucidità che aveva. Non riusciva a crederci e si rifiutaca categoricamente di crederci.
Temendo una reazione violenta da parte di lei, i soldati implorarono il perdono alla principessa a fin che non li punisse, vedendo i loro atteggiamenti Ondine ordinò ai soldati di smetterla di supplicarla.

-Vi ordino di smetterla! Perchè dovrei punirvi? Perchè cosa poi?- domandò irritata la giovane ragazza mentre intimava ai soldati di alzarsi. I quattro soldati semplici guardarono timidamente la giovane, non osavano incrociare il suo sguardo con il loro, per paura di chi sa quale altra  sua reazione, l'unico a non essersi scomposto più di tanto era il giovane superiore.

-Voglio sapere cosa è accaduto in questi anni?- domandò ancora la principessa.

-Mia signora sono accadute così tante cose dagli eventi di 100 anni fa, che raccontarvelo adesso porterebbe via altro tempo. Venite My Lady ,questo posto non è adatto per conversazione.- le fece notare il capitano, mentre la ragazza gli chiese come si chiamasse.

-Il vostro nome capitano ?-Domandò la donna con fare deciso, il soldato guardandola le rispose.

-Capitano Ikram Firdus Azelas- disse l'uomo.

La principessa lo guardò in modo strano, quel nome le ricordava quello di una sua vecchia conoscenza, l'uomo la invitò a seguirla in un posto dove ogni suo dubbio si sarebbe dissipato.
Ondine era abbastanza dubbiosa su dove l'avrebbero scortata, non stacco mai gli occhi di dosso al l'huma, mentre questi dava disposizione di ai sui uomini di preparare i chocobo per la partenza, mentre ad un altro soldato diede l'ordine di avvisare immediatamente il Gran Kiltiasl  Gavriil.
La principessa rimase silenziosa mentre avanzava tra lo sguardo dei presenti, riconosceva bene l'ambiente intorno a lei,  c'era già stata in passato quando aveva incontrato il Gran Kiltian Anastasis, si domandò come invece sarebbe stata quella volta. Era circondata dai tanti dubbi e non si sentiva affatto in vena di essere felice, sapendo che quello che conosceva ora mai non esisteva più. 
Stava dietro Ikram appena di qualche passo mentre due soldati la scortavano su entrambi i lati, coperti dalle loro pellice e qualche protezione leggera per permettere ampi movimenti.
Ondine non avvertiva nulla soltanto il leggero diradarsi del Mystes, che permeava il tempio, il suono dei suoi passi risuonava per tutto il tempio, il guppo arrivò fino all'ingresso del tempio dove appena fuori l'aspettavano uno dei due soldati che si erano allontanati.
Portava con se cinque chocobi dalle selle spartane, mentre aspettava quasi impaziente l'arrivo dei suoi compagni.

-Sir Ikram è tutto pronto, sono stati portati anche degli indumenti pesanti per vostra Grazia- disse l'uomo inchinandosi verso Ondine porgendole gli indumenti pesanti, la ragazza  ringraziò il militare per la gentilezza ricevuta, l'uomo si stupì con quanta grazia la giovane si era espressa.

In quel istante il capitano diede ordine di prepararsi a partire scortando la ragazza, Ondine si affrettò ad indossare la pesante pelliccia anche se il freddo lo sentiva appena, quel tanto che bastava a farle venire qualche brivido.
Cerco di salire ingroppa al suo chcobo quando Ikram, si offri di aiutarla ma la principessa rifiutoò rispondendo di potersela cavare da sola. Una volta in groppa ai chocobo, il capitano diede l'ordine di partire dirigendosi verso Bur-Omisace, prima che calasse la sera.
Ci volle quasi un intera giornata per raggiungere il monte sacro sede di sua eccellenza il Gran Kiltias, il viaggio non era stato affatto piacevole e più di una volta il gruppo si era fermato a far riposare i chocobo. Per tutta la durata del tragitto Ondine non aveva fiatato o pronunciato parola, standosene a guardare l'ambiente che la circondava come ad accertarsi se c'erano stati cambiamenti o no.
Sembrava che nulla fosse cambiato, rimasto quasi simile a prima, rimase silenziosa mentre tirava le considerazioni di cio che ella vedeva, quando ad un tratto durante una delle pause Ikran le si avvicinò.
Ondine era impiedi vicino al suo chocobo mentre vide il capitano avvicinarsi e chiederle come stava o se il viaggio l'avesse qualche volta stancata, la principessa rimase un attimo zitta prima di rispondergli.

-Come state vostra Maesta?- le chiese il capitano.

-Vi rigrazio del pensiero capitano, ma sto bene.- rispose con voce fioca la ragazza.

-Spero che il viaggio non la stanchi, per qualsiasi problema sono a vostra completa disposizione.-  domando Ikram chiedendo se ci fosse qualche problema notando l'espressine quasi triste della ragazza.

Ondine ringrazio gentilmente il capitano per la sua disponibilità, prima di esprimere il desiderio di arrivare presso il monte sacro prima dell'imbrunire. -Grazie del pensiero Capitano, ma non vi è alcun problema. Dite ai vostri uomini che tra poco ripartiremo, voglio arrivare a Bur-Ormisage prima che cali la sera.-

Ikram stava quasi per obbiettare, quello che per lui sembrava insensato, ma la ragazza sembrava essere seria mentre  esponeva il suo desiderio. La pausa durò giusto il tempo di far riposare i chocobo prima di riprendere nuovamente il lungo viaggio.

Il viaggio fu molto tranquillo senza alcuna difficol
tà, arrivando a Bur-Omisace poco prima che calasse la sera. Ondina quando rivide quel luogo, sul suo viso comparve un piccolo sorriso che non sfuggi a gli uomini che l'avevano scortata per tutta la durata del viaggio.
Il capitano Azelas scendendo dal suo chocobo si avvicinà alla ragazza invitandola a scendere, Ondine ringraziò nuovamente l'uomo con leggero cenno del capo.  Ikram le prese gentilmente la mano, quando la giovane donna fece qualche passo in avanti il capitano le fece un piccolo inchino come si addiceva a quelli del suo rango, la cui etichetta imponeva come saluto.
Nel frattempo sulle scale del tempio sacro sede del Gran Kiltias, apparve la figura del quinto soldato che il capitano Azelas aveva mandato ad avvisare sua santità il Gran Kiltias, del risveglio di Ondine. Insieme al giovane soldato c'era anche un servitore kiltiano che si avvicino ala giovane donna che Azelas teneva per mano, il kiltiano fece un immenso invito mentre le si avvicinò invitandola a seguire.
Ikram la condusse vicino al servitore kiltiano lasciando andare la mano della principessa che si avvicinò al servitore che iniziò a farle strada. Ondine iniziò a salire le scale del antico tempio, mentre il kiltiano le indicava  dove seguirla,   quando stranamente i suoi occhi incrociarono quelli di un giovane soldato il cui suo sguardo era fisso su di lei.
L'intensità con cui osservava infastidì non poco la giovane Ondine che rimase in silenzio cercando d'ignorare quello sguardo così penetrante, un brivido le corse lungo la schiena mentre la strana figura di quell'uomo la seguiva con lo sguardo.
Il giovane uomo era alto sul metro e ottana con lughi capelli biondi fino al collo, la sua corporatura era massicia e pensante, ben muscolosa, frutto dei duri allenamenti di soldato. L'uomo indossava un armatura dalmasca, che Ondine sapeva ben riconoscere, il quale rappresentava un altro grado all'interno dell'esercito e solo sei persone in tutto l'esercito potevano fregiarsi del titolo di Generale.
L'uomo non poteva avere poco più di trent'anni o meno, mentre il suo bel volto presentava lineamenti marcati ma allo stesso tempo gentili, mentre una barbetta bionda gli andava ad incorniciare il volto, poco più sul mento c'era un piccolo pizzetto, mentre le sue labbra carnose erano circondate da un filo leggero di barba . I capelli erano quasi indomiti e ribelli, biondi come le spighe del grano mature e dai riflessi d'oro, mentre i suoi occhi rivelavano iridi del color del ghiaccio, di un azzurro intenso.
Il generale aveva un andamento fiero, venendo descritto dai suoi uomini come un uomo forte, coraggioso, dal temperamento focoso, rapido all'ira  nel bel mezzo delle battaglie e pieno di passione a letto. Il cui aspetto autoritario era ancor più messo in evidenza dalle spalle possenti mentre sul viso vi era un espressione di serietà, che risultava spesso anche dalla sua postura e dai suoi sguardi e da una lunga cicatrice vicino al labbro che saliva per fermarsi vicino al naso sul lato sinistro.

La cicatrice per quanto vistosa era appena visibile, ben si confondeva con i bei lineamenti del generale, conferendogli un certo fascino misterioso.
La ragazza segui il kiltiano fino alla stanza dove si trovava il Gran Kiltias, con lei c'erano il capitano Azelas, mentre ad alcuni metri di distanza li seguiva il giovane generale dalmasco.
Una volta difronte alle stanza del Gran Kiltias, la giovane principessa prosegguì attraverso la stanza dove infondo si erigeva imponente il Gran Kiltias Graviil, Ondine procedette sicura verso il fondo. Il rumore dei suoi passi spezzava il silenzio che regnava, mentre ancora una volta Ondine ripercorreva quei passi che già una volta in passato l'avevano condotta li.
Si trovava difronte un nuovo Gran Kiltias di cui non conosceva nulla, ma in lui la giovane non percepiva nulla, sapeva solo che quel incontro era per lei di vitale importanza.
Avanzò ancora di qualche passo quando il Gran Kiltias Graviil aprì d'improvviso gli occhi, che si andarono a fissare subito sulla giovane Ondine, Helgas le andò incontro salutandola come conveniva ad una del suo rango, mentre più in là si trovava il capitano Azelas.
L'Helgas si dimostrò felice di incontrare la ragazza, dicendole di aver visto in sogno la sua venuta.

-Sia tu! Benvenuta presso la mia umile dimora Benedetta figlia degli dei. Ho visto in sogno la tua venuta, la tua  presenza ci onora. Da tempo abbiamo atteso impazienti che tua luce si risvegliasse dal tuo sonno eterno.-

-Sia reso onore anche a voi, nel attendere il mio risveglio. Vi ringrazzio- disse Ondine chiudendo gli occhi, inchinandosi alla presenza del sommo Kiltias.

-Spero abbiate fatto buon viaggio.-

-Il viaggio è stato lungo,ma nulla in confronto a quello. -

-Vedo in voi una certa apprensione... e vi posso capire.- Si pronuncio il Gran Kiltias mentre osserva il volto della giovane.

-Sapete dunque che vorrei parlavi.-

-Vorreste sapere che cosa vi ha indotto a sonno eterno.... e perchè vi siete svegliata qui, in tempo al quale non vi sentire di appartenere?-Commentò l'hegas mentre osservava la principessa annuire, dopo tutto era giusto che la ragazza pretendesse di sapere delle risposte. Sua santità, la invitò a mettersi comoda e a rilassarsi di più, annunciandole che vi erano alcune cose che doveva sapere.

Ondine non fiato decidendosi cosi di ascoltare il consiglio che le aveva dato l'helgas, sedendosi su alcuni cuscini che il sommo Kiltias aveva fatto sistemare per lei e per il capitano. I cuscini erano stati posti davanti al suo trono di Gravil, mentre egli solenne sedeva su di esso.

-Vostra Grazia dovete sapere che accondurvi qui fu per volere di vostra sorella, la regina Ashelia. Vi portò qui  nella speranza che io vi potessi aiutare, ma non potevo fare nulla. Io non ho questi poteri.  Vostra sorella e l'imperatore Larsa decisero di rimanervi per la vostra sicurezza... e nella speranza che un giorno riapriste gli occhi.-

Ondina ascoltava con molta attenzione ciò che l'anziano e saggio helgas raccontava, mentre le sue parole pian piano lasciavano posto ad immagini della mente della principessa, che si immaginò cosa aveva dovuto passare sua sorella. Non fece trasparire nulla dei suoi sentimenti, come un suo vecchio amico le aveva insegnato, a lei non era permesso sentirsi fragile.

-Capisco, non vi è altro che dovrei sapere? - domandò tremante la giovane donna, l'helgas la guardò trattenendo un lungo sospiro, avendo ancora moltro altro da dirle.

-Vi sono venuti sempre a farvi visita.Vostra sorella, con lei si recavano  a farvi omaggio anche l'imperatori di Archade e di Rozzaria Non c'è mai stata occasione in cui siano mancati di venire qui. Uno fra tutti, se non il più presente...un giudice archadiano.-

Le ultime parole avevano fatto sussultare e al tempo stesso sbiancare Ondine, sentiva dentro di lei una strana fitta allo stomaco, come se vi fossero mille farfalle.
L'ansia e il nervosismo di saperne accora presero il sopravvento sulla calma della giovane ragazza, che con tono quasi supplichevole e tremante chiese al Gran Kiltias di sapere che cosa fosse successo ai suoi amici.


-Vi prego vostra Eccellenza ditemi di loro! Di cosa nè è stato!?- la voce tremante e peoccupata della ragazza risuonò per tutta la sala, mentre il capitano Azelas che fino a quel momento era rimasto calmo, cercò di tranquillizzare la ragazza che sapeva già cosa aspettarsi e i suoi sospetti furono presto confermati.

Ondine cercando di mantenere il controllo,mentre spiegava che lei non doveva trovarsi li, che qualcosa doveva essere andato storto, mentre i suoi occhi si facevano umidi e lucenti.

-Deve esserci un errore. Io mi sentivo stanca e sono crollata addormentandomi... non era mia intenzione far succedere questo. - si rimproverò la ragazza, ma il Gran Kiltias le spiegò che non doveva rimproverarsi.

-Non temete o Luce di Dalmasca che tutto sia perduto. Ciò che col tempo finisce poi si trasforma per venire nuovamente a noi. Dovreste saperlo.-

Le disse il Gran Kiltias alazandosi dal trono ed avvicinandosi a lei indicandole la collana che portava al collo, all'inizio Ondine non capì cosa stesse indicando il sommo Graviil, ma seguendo attentamente il suo dito vide con immenso stupore la collana che potava al collo.
La riconobbe subito, era la collana che Basch potava sempre al collo, qualsiasi cosa portasse non se ne separava mai, si chiese come mai ce l'avesse lei mentre prese il ciondolo tra le mani ossevando come se si trattasse del pià prezioso tra i tesori. Sembrava che il Gran Kiltias le avesse appesa suggerito qualcosa, dopo di che Graviil le fece presente che 
 quel suo sonno era dovuto all'intromissione di qualcuno che aveva deciso per lei.




   
 
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