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Autore: cheekbones    19/02/2012    10 recensioni
[Sequel di NCIS - High School Version]
"Ziva?" sibilò Tony, nel buio.
"Che c'è?"
"Ti amo"
Si voltò verso di lui. "Ti sembra il momento?"
"Beh, si, mi sembra proprio il momento, in effetti"
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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NCIS
NCIS 7x04 Good Cop, Bad Cop


Ziva: But he was never there.

3x17



Le sue giornate trascorrevano tra i libri che si era portata da Tel Aviv, per affrontare un esame all'Università, il computer con i dati che Michael le passava e la televisione.
Ergo, il piano era abbastanza semplice, l'avrebbe compreso anche un bambino di dieci anni: sta in casa, zitta, possibilmente a viso coperto e, per carità, evita di immischiarti eccessivamente nel caso. Perchè Ziva David aveva poco più di vent'anni, era appena entrata nel Mossad e non poteva in alcun modo prendere parte alla missione. E Ziva cosa aveva fatto? Naturalmente l'esatto contrario.
Per prima cosa, aveva sedotto Michael. Ci era andata a letto, solo per farsi raccontare come stava andando all'Università e gli aveva fatto una serie infinita di moine che avevano lo scopo diretto di farla partecipare in prima persona - che le avevano fatto guadagnare l'appellativo orribile di gattina.
Si era offerta a lui, aveva mentito, si era trasformata nella Mata Hari della situazione: ebbene, in dieci minuti Ziva David aveva fatto centro. Aveva convinto Michael a portarla alla festa dell'Università, uno di quei tanti party che spesso gli studenti organizzavano nei dormitori.
Aveva anche comprato un vestitino carino a fiori (che aveva sempre odiato, ma poco importava). La nuova pettinatura corta ci stava proprio bene, sul suo nuovo look. Poi si era truccata, con gran piacere di Michael, seriamente convinto che tutto quel lavoro fosse solo per compiacerlo.
Sbang. Errore. Il Mossad le aveva insegnato, prima di tutto, a piegarsi. Piegarsi alle persone, alle situazioni. Le aveva insegnato a mentire. Cominciava a capire perchè Ari le diceva sempre i Servizi Segreti erano un pò come la mafia: non ne puoi uscire, una volta entrata. In pochi mesi, Ziva si era resa conto che tutte le storie che aveva sentito erano vere, se non peggio. Sapeva troppo, ormai.
Di fatto, non aveva neanche intenzione di cambiare vita. Vita, poi. Che espressione buffa. La faceva sempre ridere. Perchè dopo l'adolescenza passata in uno Stato in guerra, dopo la morte di tutti i membri della sua famiglia, eccetto suo padre, dopo aver conosciuto l'amore vero e dopo averlo perso con uno strappo di cui la ferita sanguinava ancora, Ziva David non era certa di poter definire, la sua, una vita. Era arrivata negli Usa a pezzi. Era partita non solo a pezzi, ma disintegrata.
"Sei pronta?" Michael si sistemò il colletto della giacca davanti allo specchio in salotto. La ragazza annuì e, con la mano, lisciò la gonna del vestito.
"Andiamo?" si schiarì la voce, per richiamarlo all'ordine. Era estremamente vanitoso, quando ci si metteva.
Le fece l'occhiolino e corse in cucina a prendere un goccio di whisky. Ziva lo guardò duramente - non le andava giù il fatto che abusasse dell'alcool.
"Hai finito? Dobbiamo andare" ringhiò, incrociando le braccia al petto. Nella collana che portava, avevano nascosto una cimice.
"Calma, gattina! Sono pronto, andiamo"

"Sei pronto? Dobbiamo andare!" urlò Tony, battendo il pugno sulla porta del bagno. "Cazzo, McGee!"
L'altro aprì la porta di botto, guardandolo male. "Eccomi!" l'amico guardò divertito la sua Polo, nuova di zecca.
"Tim, non dobbiamo andare in chiesa" alzò gli occhi al cielo. "E' una festa! Certo, di una confraternita, ma pur sempre una festa!"
"Io lo trovo molto sexy!" esordì Abby e lo baciò lievemente, macchiandogli le labbra di rossetto scuro. McGee sorrise.
"Siete disgustosi" ridacchiò Tony. Afferrò al volo la giacca sul divano e prese le chiavi della macchina. "Sbrigatevi, guys!" trottò fuori dall'appartamento e, mentre aspettava, mandò un messaggio veloce a Wendy.
"Siamo pronti" sorrise Abby, a braccetto col suo ragazzo.
In auto, si parlò del più e del meno. Tony sorrideva sempre quando era in compagna di quei due: proprio non pensava che, di tutti i compagni di liceo, si sarebbe portato dietro loro - ma ne avevano passate tante. Insomma, troppe. Troppe per dei diciassettenni, troppe per degli adolescenti in generale.
Tutto sommato era contento, però, di ciò che era accaduto. Aveva avuto degli amici nuovi e... si morse le labbra, sovrappensiero. Ziva David.
"Tony!" urlò Abby.
"Eh, cosa?" saltò sul sedile.
"Siamo arrivati, parcheggia!" Dallo specchietto retrovisore, vide l'espressione preoccupata e leggermente confusa di McGee. Gli sorrise, cercando di infondergli sicurezza. Scesero dall'auto, a pochi metri dalla sede della confraternita che aveva organizzato la festa. Tony era stato invitato perchè abbastanza popolare, Abby e McGee perchè vincitori di innumerevoli premi scientifici e attuali concorrenti per il progetto 09.
Entrati nella villetta, i tre ragazzi si guardarono in giro spaesati: chi vomitava, chi beveva, c'era pure qualche ragazza nuda. Ed erano solo le dieci.
La coppia si eclissò in cucina, chissà dove, mentre Tony cercava, in un'ondata di studenti, un viso familiare; frequentava parecchio le lezioni e si era fatto un decente giro di amicizie, ma nessuno sembrava presente a quella festa.
"Ciao, Tony!" un ragazzo biondo, dall'aria simpatica e le labbra in fuori, gli diede una pacca sulla spalla. Tra le mani aveva un bicchiere di cartone pieno di liquido ambrato e lo porse all'altro, come segno di benvenuto.
"Ciao, Steve. Come procede?" lo seguì verso il balcone aperto.
"Meglio di quanto pensassi!" rise istericamente. "Ci sono tre ragazze che vanno in giro in topless, non so se ci hai fatto caso. Joshua dice che sno qui per scommessa, in ogni caso miro a farmene una" gli fece l'occhiolino e brindarono, ignorando la musica dall'interno. "Ti lascio qualche ragazza?"
Tony sorrise: "Ci penserò, dai" Non voleva ammettere dinanzi a terzi che non intendeva tradire Wendy - mai fare la parte dello sfigato di turno.
"Fammi sapere" brindarono ancora una volta, poi Steve sparì tra la marmaglia di studenti.
Tony sospirò tra sè e sè, osservando il suo riflesso nella bevanda alcolica e si passò una mano tra i capelli. Per caso, o meglio, intenzionato a ritrovare i suoi due amici, alzò lo sguardo di nuovo verso l'interno della casa. La prima cosa che vide fu un vestito a fiori. Gli piacque. Era carino. Era diverso. Faceva a botte con i vestiti succinti e gli shorts inguinali che indossavano il resto delle ragazze a quella festa. Un paio di sandali rossi, non eccessivamente alti, ma che la slanciavano perfettamente. Pelle abbronzata, liscia: sexy. Sorrise, involontariamente.
Salì con lo sguardo ad osservare i capelli corti e leggermente ondulati, che le arrivavano alle spalle. La ragazza misteriosa era di spalle e si stava servendo un pò di ponch; Tony DiNozzo, quella sera, non aveva intenzione di tradire Wendy e in nove mesi non l'aveva mai fatto. Ma si annoiava e quella ragazza lo attirava come non mai, perchè sembrava totalmente estranea nel contesto della Washington University.
Di scatto, la ragazza si voltò, per raggiungere qualcuno dall'altra parte della stanza. Tony la vide solo di lato.
Tanto bastò per provocargli un improvviso mancamento.
Non fece niente, Tony, e in seguito si complimentò con sè stesso per aver avuto i nervi saldi. La sua mente passò in rassegna tutte le possibilità, nessuna vagamente probabile. Perchè, tra loro, c'era un oceano - e, in effetti, era il male minore. Perchè l'ultima volta che l'aveva vista gli aveva vomitato addosso tutto l'odio del mondo - e, Dio!, se aveva fatto bene. Perchè Zee non aveva i capelli corti. Li aveva lunghi.
Dopo circa cinque minuti, Tony convenne che aveva preso una svista. Una terribile e pessima svista. Forse era un particolare periodo dell'anno, visto che pensava a lei più del dovuto e, ogni volta, il rimpianto prendeva possesso del suo corpo, cacciandolo fuori e obbligandolo a guardare cos'era diventato, cosa le aveva fatto. Non era servito a niente scusarsi e spiegare il suo punto di vista, le sue ragioni. Era tornata in Israele, perchè continuare ad illudersi?
Sono passati due fottutissimi anni. Dovrei averla superata.
Con Tim ne aveva parlato. Lui era dell'opinione che certe cose non si superano; quando qualcuno ti penetra dentro, come una radice, può essere sradicato, ma lascerà sempre un pò di terra smossa, aveva detto. Tony l'aveva preso in giro, ma ripensandoci aveva ragione.
Decise di cercare seriamente i due amici. Aveva voglia di tornare a casa e dormire. Tuffarsi nel cuscino e ignorare il magone allo stomaco.
Perchè, per un secondo, Tony DiNozzo era stato felice, per la prima volta dopo due anni e mezzo.

Ziva David, da quando aveva lasciato Washington per tornare a Tel Aviv, era spesso soggetta a tremendi attacchi d'ira: scattava con poco e per poco, ma dietro di sè lasciava terra bruciata. Per cui, in piedi nella casa della confraternita, meditava propositi di vendetta seri contro Michael, che l'aveva lasciata da sola in mezzo ad un branco di studenti arrapati e la sua rabbia si traduceva nello stritolamento del bicchiere di ponch che aveva tra le mani. Decise che era ora di tornarsene a casa.
Lanciò il bicchiere in un cestino di fortuna e si avviò verso la porta; peccato, dovette fare subito marcia indietro.
C'erano poche cose che Ziva ricordava con chiarezza, una di queste era il modo sconclusionato di vestire di Abby Sciuto. L'aveva riconosciuta subito: i capelli, l'espressione entusiasta. Con commozione, vide che era cresciuta. Era bellissima. E, a giudicare dal ragazzo appeso al suo braccio, era ancora impegnata.
McGee! La gola sembrò ingrossarsi, gli occhi divennero lucidi e si portò spasmodicamente una mano alla gola, osservando i suoi due vecchi amici. Non si era mai resa conto che le mancavano così tanto. Era una nostalgia malvagia e sottile, perchè non aveva scelto di andarsene, era stata obbligata dalle scelte di qualcun altro. Pensava che i due fossero al MIT, dove avevano sempre sperato di essere ammessi. Si guardò in giro, improvvisamente terrorizzata: Tony? Poteva essere con loro? Ma che vado a pensare. Sarà in California a fare il... cretino. Deglutì tre volte, prima di ritrovare la mobilità alle gambe. La coppia se ne stava andando di tutta fretta ed ebbe la conferma che Tony non era con loro.

"Tony! Oh, mio Dio! Tony! Che è successo?" Abby scosse fortemente il suo amico, seduto per terra, nel parcheggio, a ridosso della sua auto. Si teneva la testa con le mani e non dava segni di averla sentita. McGee si accovacciò accanto a lui, cercando di sbirciargli il viso.
Tony sembrò riprendersi subito, dopo qualche secondo. Alzò la testa ed Abby sospirò di sollievo, poichè si era resa conto che non era nè ubriaco, nè ferito. Sembrava avesse visto un fantasma.
"Ci hai fatto spaventare, coglione! Cos'era quel messaggino che mi hai mandato?"
"Io" tossicchiò leggermente. "Dovevo uscire di lì. Credo di aver avuto una specie di mancamento... non mi sento molto bene. Mi servivano le chiavi, sono nella tua borsa"
Abby e McGee si guardarono stupiti.


"Ehi"
"Ehi"
Gibbs entrò in casa e posò le chiavi sulla mensola del soggiorno. Shannon era seduta in salotto, sul divano, le ginocchia raccolte in petto e l'espressione seria. Jethro capì subito che lo stava aspettando. Aveva fatto più tardi del previsto e non si era nemmeno preoccupato di avvisare.
"Dobbiamo parlare" gli disse, neutra.
"Lo so. Lo so."








































Maia says:

Prima di tutto, volevo ringraziarvi tipo un sacco per il vostro appoggio :') 
E lo so che voi siete orribilmente arrabbiati con me perchè in questo capitolo NON SUCCEDE NULLA, E' CORTO E SCRITTO MALE, ma per la storyline è fondamentale che le cose siano ben delineate e divise, anche perchè ci saranno salti temporali e non voglio farvi diventare scemi UUHUHUHUHUHUH. In compenso il prossimo sarà lungo e FORSE, scoprirete perchè Ziva è scappata in Israele.

Che poi... NOVE RECENSIONI? WOW T.T  

Vi voglio bene, Team!


Semper Fidelis.






  
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