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Autore: cheekbones    15/02/2012    11 recensioni
[Sequel di NCIS - High School Version]
"Ziva?" sibilò Tony, nel buio.
"Che c'è?"
"Ti amo"
Si voltò verso di lui. "Ti sembra il momento?"
"Beh, si, mi sembra proprio il momento, in effetti"
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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NCIS
NCIS - COLLEGE VERSION

Prologo

Due anni e mezzo dopo.





Nonostante tu abbia trentacinque anni, una vita agiata e felice, ci sono sempre cose che ti possono sconvolgere.
"Sono incinta, Jethro" e il suo mondo si era ribaltato in meno di sei secondi netti. Non che gli dispiacesse - amava Shannon e, per quanto fosse diversa da lui, era consapevole che senza di lei la sua vita sarebbe stata alquanto invivibile. Ma lui non era bravo con i bambini; con gli adolescenti poteva urlare e sbraitare. Con gli adulti poteva litigare. I bambini, invece, prendevano tutto. I bambini diventavano tutto. Era stato già abbastanza complicato accettare che un'altra persona fosse fondamentale, ma un figlio? Sarebbe stato in grado di essere un buon padre?
Con la figlia di Fornell era bravo, ma non si sentiva responsabile e, quindi, era diverso. In ogni caso, Shannon sembrava rinata: accarezzava il pancione, sorrideva a tutti e aveva scoperto dei libri sulla gravidanza nel suo comodino. Un pò lo faceva soffrire che lei l'avesse tagliato fuori, però in un certo era sollevato dal non dover pensare ad altro.
Si, Jethro Gibbs era entrato nel panico.





themetalmistress:

“What if you made a different choice?”

NCIS 9x14 Life Before His Eyes


9x14


1.



Tony si svegliò molto dolcemente, come non succedeva da molto. Le lezioni alla Washington University lo impegnavano molto più del previsto e riusciva a malapena ad andare in palestra, nei momenti liberi dallo studio. Non faceva che correre in giro e si occupava dell'appartamento che suo padre gli aveva comprato dopo il diploma; i rapporti con lui ernoa talmente migliorati, che si sentiva libero di chiamarlo, se aveva qualche problema. Certo, evitava di farlo se sapeva della presenza di Kate, con lui. Li aveva beccati solo una volta a fare sesso, e gli era bastato.
Poi c'erano i pomeriggi passati in gelateria con Abby e McGee, gli unici amici che gli erano rimasti del liceo. La prima viveva nel campus universitario, mentre al secondo aveva affitato una stanza del suo appartamento, per pagare almeno le bollette e non farlo fare a suo padre. Vivere con McGee si era mostrata un'impresa quantomai dura da superare: avevano orari e abitudini talmente diverse da fare a botte, ma si volevano troppo bene e la situazione andava troppo comoda a tutti e due. Inoltre, la presenza costante di Abby in quell'appartamento gli era molto gradita.
Per cui, la sua nuova vita universitaria, non era molto rilassante. Quella domenica mattina, però, si era liberato da ogni impegno proprio per dormire qualche ora in più. Sorrise, spostando una ciocca di capelli scuri dal naso. La sua ragazza russava ancora, a differenza sua: dormiva tranquilla, per niente disturbata dai suoi movimenti. Tony si sporse leggermente e le baciò una tempia. Lei mugugnò qualcosa e lo fece sorridere.
"Buongiorno, Wendy!" le accarezzò il braccio e la ragazza gli sorrise. "Ehi" si stiracchiò, spostando le coperte.
"Tim ha fatto il caffè?" domandò a Tony, che si stava alzando.
"Spero per lui di si, guarda" alzò gli occhi al cielo. "Sono giorni che non mi fa dormire per colpa di quell'assurdo progetto di Scienze, se non mi ha preparato la colazione mi incazzo! Tu fai con calma" le fece l'occhiolino e uscì dalla stanza, mentre Wendy annuiva e si buttava sul cuscino a peso morto.
La loro relazione era cominciata da poco meno di un anno, con grande stupore dei suoi amici. Wendy sapeva esattamente cosa voleva, quando lo voleva e a Tony piaceva esattamente per questo. Non si sentiva di dirle Ti amo, nè di prometterle alcunchè (non era il tipo) e voleva essere abbastanza libero da fare quello che sentiva. Wendy, tuttavia, era diventata oramai una relazione seria, nonostante le sue rimostranze.
A suo padre, lei non piaceva. Gli aveva fatto capire che la considerava un'arrampicatrice sociale - ma quando mai Anthony Junior aveva seguito i consigli di Senior? Era solo geloso, secondo lui.
"McCaffè!" salutò Tony, con uno sbadiglio. Entrò in cucina solo in boxer e l'aria sfatta, mentre il suo coinquilino lo guardava disgustato.
"Mettiti qualcosa addosso, Tony!"
"Hai paura di essere abbagliato dalla mia fantastica bellezza?" scherzò Tony, tirandogli uno scappellotto. Notò con piacere che stava facendo il caffè con la moka italiana che aveva comprato prima di trasferirsi da solo nel suo appartamento. "Ti abbiamo disturbato?" continuò, più serio.
"No, no. Avete fatto piano" sorrise lievemente, osservando il caffè uscire. "E poi io e Abby ci siamo presi una paura dal progetto, per farlo visionare al rettore della facoltà di Ingegneria" fece spallucce. "Prima della consegna, vogliamo essere sicuri che funzioni"
"Ce la farete" si allungò per prendere due tazzine dalla credenza. "Siete i più geniali che conosca!"
"Ma il progetto 09 coinvolge tutta la nazione" tirò un sospiro "e frutterà molti soldi ai vincitori"
"Dai, non deprimerti, McTristezza" gli tirò una spallata divertita. "Voglio parte del premio, quando vincerete"
"Oh, speriamo, io..."
"Buongiorno, McGee!" lo salutò Wendy, accuratamente vestita. Baciò Tony e sorrise all'altro. "Per me niente caffè, devo proprio andare. Pranzo con i parenti, che noia. Ci sentiamo, eh?" uscì di corsa dall'appartamento e McGee la seguì con lo sguardo confuso.
"Ancora non posso credere che stiate insieme da nove mesi!"
Tony si limitò a fare una smorfia e prese un biscotto dalla credenza, in attesa del caffè. "A chi lo dici. Ma lei mi piace, per quanto non voglia mettere la testa a posto, sai. Mi da quello di cui ho bisogno, adesso"
Tim non rispose, preferendo preparare la tavola per la colazione. Tony non ebbe alcun bisogno di sentire la sua opinione, visto che la conosceva già bene: a lui, Wendy non dispiaceva, però trovava che non fosse fatta per stare con Tony.
"Caffè pronto!"

Devi diventare vuota. Svuota tè stessa, Ziva. Guardò dritto di fronte a sè e sparò. Tolse gli occhiali e, compiaciuta, si accorse di aver colpito il manichino proprio nei punti chiave: testa e cuore. Precisa, letale. Scaricò la pistola e uscì dal poligono di tiro del Mossad.
Fuori, poggiato al muro, c'era Michael Rivkin. Suo padre gli aveva dato l'incarico di affiancare Ziva, visto che erano i suoi primi mesi al Mossad come agente; contemporaneamente, cercava di laurearsi in Lingue e di completare l'addestramento di routine, sebbene fosse molto giovane - avere un padre come Direttore le era decisamente servito.
"Michael" salutò, sorpassandolo. Aveva il sentore che avesse una cotta per lei e, in quel caso, cascava male. Ziva David aveva chiuso con gli uomini.
"Ziva" le andò dietro, sorridente come sempre. Un pò era positivo averlo intorno, visto che riusciva spesso a farla ridere - e a letto era bravo. Tuttavia non era stata con molti ragazzi per fare il paragone: in vent'anni di vita, aveva fatto sesso solo con Michael e con un'altra persona.
"Cosa vuoi, Michael?" lo trattava sempre con freddezza.
"Devo starti dietro, è il mio compito. Ah" la bloccò per un braccio, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra. "Prima di andare al quartier generale, che dici se facciamo una sosta a casa tua?" le sorrise e Ziva corrugò la fronte.
"Scordatelo" lo cacciò via. "Perchè dobbiamo andare al quartier generale?"
"Mi hanno affidato una missione, visto che sono fermo da un pò" con una smorfia si allontanò da lei, riprendendo a camminare. "Ho chiesto di farti venire con me, tanto per cominciare a prendere la mano con gli incarichi; è abbastanza semplice, solo di controllo e tuo padre ha accettato di farti venire con me"
Non ne avevo dubbi la ragazza alzò gli occhi al cielo. Suo padre spingeva affinchè facesse coppia fissa con Michael - forse si sentiva in colpa per ciò che era accaduto due anni e mezzo prima, forse perchè non desiderava che sua figlia entrasse nel Mossad, tanto da spingerla tra le braccia di chiunque pur di distrarla.
"Cosa dovremmo fare?" tirò su col naso.
"Si parte fra due giorni. Hai quarantotto ore per preparare la valigia. In ogni caso, dobbiamo scoprire la persona di collegamento tra una cellula terroristica dormiente e uno studente americ..."
"Aspetta un secondo" lo fermò bruscamente. "Dobbiamo andare in America?"
"Si, a Washington. All'università, per essere precisi. La cellula lavora lì e le nostre fonti dicono che hanno un nuovo membro, una specie di genio dell'informatica che li starebbe aiutando ad attivare di nuovo la loro cellula. Dobbiamo trovare lo studente e neutralizzarlo, se possibile" fece spallucce. "Stai bene?"
Ziva era impallidita e, per un secondo, ebbe una certezza: Ecco perchè mio padre ha accettato!

Tutte le mattina, Tony DiNozzo andava a correre al Rooney Park, vicino al suo appartamento. Era piccolo e ben tenuto, ma soprattutto alle sette del mattino non c'era nessuno. Anche quella domanica mattina andò a correre, ma il Rooney, alle dieci, pullulava di persone. Era diventato molto più caotico da quando il governatore aveva deciso di inaugurare lì un nuovo edificio federale e, prima del grande evento, molti stand di dolci e zucchero filato si erano piazzati in bella mostra davanti ai cancelli.
Ma Tony non andava lì solo per correre. Sorrise, vedendo che il suo professore era, come sempre, seduto alla stessa panchina.
"Buongiorno, Boss"
"Tony" Gibbs prese un sorso del suo caffè e gli porse l'altro, che aveva accanto a sè. Tony lo accettò di buon grado e si sedette accanto a lui.
"La dottoressa Stevens?"
"Prosegue la gravidanza. E Tim e Abby?"
"Stanno ancora impazzendo dietro al progetto 09!" ridacchiò, prendendo un altro sorso del suo amato caffè extra zuccherato. Era diventata una piacevole abitudine chiacchierare con Gibbs, prima di rientrare nella sua pazza vita da universitario. Si erano incontrati la prima volta l'anno prima e Tony aveva attaccato a parlare a macchinetta - perchè era stanco, tanto stanco e voleva solo che tutto tornasse come era prima. Il giorno dopo gli aveva detto che Shannon era incinta, quello dopo ancora gli aveva portato il caffè; alla fine, vedersi era risultato talmente normale, da parte di entrambi, che non riuscivano a rinunciare alla cosa. Inoltre, Gibbs si occupava ancora della squadra di basket e lo aiutava spesso per i suoi esami alla facoltà di Educazione Fisica.
Gli aveva anche raccontato di Wendy e l'aveva visto fare una smorfia contrariata, oltre che vagamente sorpresa. C'erano anche giorni in cui restavano in silenzio, solo per godersi l'aria pulita del parco. Quella, era una di quelle mattine.




Ziva entrò piano nel suo -loro- nuovo appartamento. Era piccolo, con due camere singole, un bagno e una cucina, separata dal salone solo da un angolo cottura abbastanza largo. Era carino, ma soprattutto, vicino all'Università. Michael aveva poco meno di trent'anni ma, falsificando i documenti, era riuscito ad apparire come uno studentello di Gerusalemme al suo ultimo anno di Università e aveva "accettato" il ruolo di assistente del professore di Lingua e Cultura Araba. Ziva era ufficialmente la sua fidanzata, una certa Rachel Watson. Il nome, perlomeno, le piaceva. Le era stato ordinato di uscire raramente di casa, doveva solo aguzzare la vista e lavorare al computer, per dare man forte a Michael.
Tutti, al Mossad, sapevano del suo passato a Washington e non volevano rischiare: avrebbero potuto riconoscerla. Ma lei era di casa, in America, quindi una risorsa troppo succosa per non essere sfruttata. Ziva aveva fatto quello che sentiva: era andata dal parrucchiere e si era fatta fare un taglio nuovo, giusto per evitare di essere riconosciuta. Certo, dieci centimentri di capelli erano volati via, ma era abbastanza soddisfatta. Entrata nell'appartamento, aveva aperto le tende; dalla finestra si vedeva un parco molto carino e decise che sarebbe andata a correre lì.
Tanto, chi vuoi che ci sia alle sette di mattina?
"Ti ho già detto che con questo nuovo taglio sei uno splendore?" Michael le circondò i fianchi con un braccio e le baciò il collo.
Come sempre, lo stomaco di Ziva si contorse, in una mossa dolorosa che urlava, in tutta la sua potenza, che era tutto, fottutamente, sbagliato.


































Maia says:


^_^ AH! Non uccidetemi, per favore.
Ve lo aspettavate, dite la verità?! xD [Cele se lo aspettava, scommetto!] Bah. Ditemi voi xD Continuo? :O
  
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