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Autore: Tarlo Viola    19/02/2012    1 recensioni
L'avventura di un giovane guerriero in un mondo pre-Shibusen, vecchie glorie e arrivi inediti?
Questa è una delle preziose memorie dei Signori della Guerra!
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Il sacro vajra-


-Allora? Che vuoi fare, accetti o no??- Minaccioso era il tono di Giriko mentre teneva per la collottola il sindaco di una città caduta a pezzi. Era una conseguenza delle smanie di potere di una misteriosa che si stava poco a poco espandendo in tutto il mondo, silenziosamente, inesorabilmente, paese dopo paese veniva attaccato dalle buki: umani che accettando di servire la potente Arachne venivano letteralmente trasformati in armi, acquisendo capacità metamorfiche e potenza ben superiori a comuni persone.
-Ma sei sordo? Allora Che fai?-
Una squadra di buki era stata inviata in quel desolato luogo per accrescere le fila del terrificante esercito, infatti, un’organizzazione di recente origine detta Arachnofobia stava guidando numerosi micro-attacchi in varie zone del mondo, con lo scopo ben preciso di sottomettere e acquisire nuovi alleati in vista di un futuro assalto. Non poco lontano dalla scena c’è Trevor, buki della falce. Oohh se non ci fosse Trevor, Giriko era un tipo molto irascibile ed estremamente impulsivo, se gli aggiungiamo la potenza poi, è facile immaginare cosa accade quando si lascia trasportare; aveva però quel prezioso amico, di personalità opposta, che grazie ai suoi tempestivi interventi riusciva sempre a impedirgli di esagerare… beh, a volte. –Emmh, Giriko, mi sa che è morto-.
–Come? Aaah ma che roba, questa gente non sa proprio incassare- Il deluso ragazzo si era alzato lasciando cadere il corpo della vittima come se fosse un giocattolo rotto, iniziando poi a cercare qualcosa girando per le macerie del campo di battaglia. –Vajraaaaa, dove sei finitaaa?- Diceva mentre  guardava sotto il rottame di un’auto della polizia. –Vajraaaa…-
-Vajra non c’è- Interrompe Trevor avvertendo prima con qualche gesto delle mani. Vajra era venuta con quei due in missione, tuttavia sembrava non aver partecipato attivamente al massacro.
–Come non c’è? Ma se era qui due minuti fa- Risponde leggermente irato Giriko.
–Non è qua, punto.- Ora anche Trevor si era messo a sbirciare di qua e di là per trovare la compagna scomparsa, camminando in punti della zona seguendo un preciso schema di ricognizione, al contrario dell’altro che stava guardando anche nei posti più assurdi. Nel vagare il giovane si ritrovò nella stanzetta di un appartamento, accogliente, piena di fotografie di chi ci stava vivendo poco prima. Con un rapido sguardo all’abitazione, il suo occhio cadde su un grande specchio di pregevole fattura, non che abbia un qualche particolare interesse per l’oggetto o per se stesso, si limitò a sistemarsi il farfallino che portava al collo, elegante decorazione per il suo completo nero, che era perfettamente abbinato ai suoi capelli argentati e gli occhi rosso scarlatto. Intanto Girino si era seduto a terra esausto.
 
 
-Che mondo- Era ormai diventato il mio tormentone, ma in fondo non è che potessi dire molto per scacciar la noia.
La giornata era passata in fretta, come al solito attraversai il paese per tutte le sue le sue vie, mi capitò anche di incontrare qualche compagno di classe, sempre a parlare e divertirsi tutti insieme all’interno di un gruppo che mai si scioglierà, classico pensiero di chi non cerca di vedersi in terza persona. Tutti si separano, chi per un motivo chi per un altro, nessuno rimarrà per sempre assieme, cambierà scuola, traslocherà, avverrà un lutto, ogni scusa è perfetta per allontanarsi da chi ci ha stufato. Certo ci sono delle eccezioni, alcuni non si stuferanno mai della compagnia dell’altro, e questo accade perché questi riescono ad avere una visione esterna, anche se non perenne come la mia, e a causa di questo lasceranno comunque per Terrore di venir lasciati.
Ma perché diavolo faccio queste considerazioni, forse non sono neanche esatte.
 
Con sorpresa quel pomeriggio lo passai non a riflettere su quel discorso dell’amicizia, ma a capire e fosse vero. Non è che avessi potuto averne conferma da qualcuno, per una cosa così mi risponderebbero che non sono a posto di testa, oppure capirebbero, ma per non compromettere la loro reputazione (ma che dico) darebbero medesima affermazione.
Quasi ironicamente, le nubi del cielo si avvicinarono tra loro, scurendosi, e portando la pioggia per raffreddarmi un po’ la mente. Un piccolo ombrello rosso ce l’avevo sempre dietro, tanto non occupava molto spazio, ma sfortuna vuole che a ogni mia dimenticanza, l’acqua scenda. Attraversai il cancelletto del parco e, notando quanto il posto fosse deserto, mi sedetti su una panchina bagnata.
Mi piaceva la pioggia, non perché come si dice lava via tutto, ma perché rappresenta il mondo, almeno sotto i miei occhi: le gocce scendono, scendono, scendono, e alla fine cadono. Tantissime goccioline in tutto il pianeta stanno cadendo, proprio come gli abitanti di questo mondo che continuando a vivere si avvicinano sempre più alla morte. Possibile che un mortale non Tema la mietitrice? E se è così, allora perché per me non è così?
 
Non sono a posto di testa per davvero, ma nonostante cerchi di terminare la mia lunga tesi, sento che ancora qualcosa mi sfugge.
 
E mentre mi scervellavo, una ragazza bionda mi camminò da davanti la staccionata di ferro. Non mi degno di sguardo. Ma la sua calma sembrava un po’ dubbiosa, se è possibile tale cosa.
Quell’evento mi sorprese in modo a dir poco incredibile. Mi fece notare una cosa a cui non avevo dato retta. Quel giorno, aveva piovuto, e io avevo l’ombrello. Può sembrare sciocco, ma nella mia vita niente era mai andata fuori dagli schemi.
A questo punto i casi erano due, o era il mio giorno fortunato, o avevo dimenticato qualcosa di diverso dal rosso oggetto.



Note del Tarlo:
Primo capitolo di questa "Allegra" storiella, commenti?
  
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