Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: DuediCuori    21/02/2012    1 recensioni
Tutto quel che aveva riguardato “loro due”, dall'inizio della tragedia fino a quel preciso momento, poteva definirsi un errore unico, continuato, caparbio e tenacie, di quelli che quando avvengono travolgono a valanga tutto il resto attorno ai malcapitati, costringendoli quindi a un rimedio che costi una serie di altri errori non calcolati.
E Arthur Kirkland era una persona assai brava a giustificarsi, qualsiasi fosse stato il caso davanti al quale la crudele realtà lo metteva. Perché niente come il Destino poteva avercela tanto con lui da metterlo contro l'unico – almeno, così sperava – essere in grado di tenerlo nel sacco a tal punto da costringerlo a una quasi totale passività. Passi la questione dei vestiti, passi anche il fatto che aveva ancora una volta dovuto star sentire le sue moine, le sue chiacchiere inutili, la sua persona intera gironzolare per casa come un coniglietto particolarmente isterico, ma a tutto c'era un limite.
-Sono venuto a fare qualcosa di assolutamente divertentissimo assieme a te!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'UkIta - In my fantasy, fabolous world'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Autore: Rota
*Titolo: Uno stupido scherzo
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
*Prompt/Sfida COW-T: Preservativo/Quinta settimana
*Genere: Sentimentale, Commedia, Generale
*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, One shot
*Rating: Giallo
*Parole: 1710
*Dedica: Alla mia personale Prof (L)
*Note autore: “Preservativo/Rating minore del rosso”, questa era la consegna di questa settimana al COW-T. Che mi sia venuta in mente una cosa del genere non me lo spiego, ma spero che sia uscito qualcosa di vagamente decente XD
Buona lettura (L)



Tutto quel che aveva riguardato “loro due”, dall'inizio della tragedia fino a quel preciso momento, poteva definirsi un errore unico, continuato, caparbio e tenacie, di quelli che quando avvengono travolgono a valanga tutto il resto attorno ai malcapitati, costringendoli quindi a un rimedio che costi una serie di altri errori non calcolati.
E Arthur Kirkland era una persona assai brava a giustificarsi, qualsiasi fosse stato il caso davanti al quale la crudele realtà lo metteva. Perché niente come il Destino poteva avercela tanto con lui da metterlo contro l'unico – almeno, così sperava – essere in grado di tenerlo nel sacco a tal punto da costringerlo a una quasi totale passività. Passi la questione dei vestiti, passi anche il fatto che aveva ancora una volta dovuto star sentire le sue moine, le sue chiacchiere inutili, la sua persona intera gironzolare per casa come un coniglietto particolarmente isterico, ma a tutto c'era un limite.
-Sono venuto a fare qualcosa di assolutamente divertentissimo assieme a te!-
Così aveva detto Feliciano Vargas, il suo aguzzino, quando Arthur gli aveva chiesto almeno una parvenza di giustificazione all'intrusione indebita che aveva fatto nella sua privacy.
Quel maledetto demente senza cervello! No, in realtà insultarlo non era la soluzione giusta, perché se Feliciano era una cosa, Arthur doveva essere sicuramente peggio per non riuscire ad avere la meglio su di lui, quindi valeva la pena non insultarlo apertamente ogni tre per due.
Arthur si stupì davvero del modo naturalissimo con cui Vargas lo stava influenzando.
Una volta introdotto nella sua dimora, Vargas aveva saltellato in una precisa direzione – pensare a quanto potesse essere tremendo che lui conoscesse abbastanza bene la sua casa da sapere cosa trovare in ogni stanza avrebbe messo in allarme Arthur in condizioni normali, ma l'inglese si stava preoccupando per qualcosa di molto peggio.
-Cosa vuoi fare, esattamente?-
Feliciano si girò con una sola mossa e gli fece vedere il più grande e largo sorriso che avesse mai visto in vita sua, tanto che per qualche istante si dimenticò di voler altra risposta.
-Cuciniamo assieme!-
Cucinare, bellissimo verbo. Per Arthur significava prendere gli ingredienti che una ricetta gli suggeriva e mescolarli un po' come la sua arida fantasia gli intimava, per Feliciano significava l'arte seconda solo alla pittura di Leonardo che rendeva giustizia anche alla vita più misera: due visioni complementari che non avevano quasi nulla in comune, d'altronde come i loro proprietari.
Feliciano arrivò quindi in cucina e si prodigò a cercare qualcosa da mettersi addosso, come un grembiule o uno straccio. Arthur lo imitò in maniera meccanica, più attento a dove l'altro volesse mettere le mani che all'effettivo scopo del tutto.
L'italiano voleva fare dei biscotti, e il perché fu subito chiaro – proprio grazie alle sue allegri e chiassose parole.
-Così quando tu bevi il tè io posso mangiare qualcosa senza starti a guardare tutto il tempo!-
L'innocenza del pensiero destabilizzò Arthur sulle prime, dacché nessuno aveva mai espresso un tal dolce desiderio di star con lui persino in quei momenti di totale intimità e solitudine. Poi però si ricordò dei commenti che, senza grazia, Feliciano aveva dispensato ai suoi “scones” e allora la sua espressione si fece un pochetto più buia.
Decisero che farina, uova, zucchero, burro e lievito per cominciare sarebbero andati bene, poi Feliciano disse che li voleva al cioccolato e allora Arthur prese un sacchetto di cacao in polvere per aggiungerlo all'impasto. Quando però aprì l'anta dell'armadio che dava alla personale scorta dei vari ingredienti, la visione di un oggetto lo ghiacciò sul posto. Si chiese cosa diamine ci facesse un preservativo in mezzo alle confezioni di farina e di zucchero, tra l'altro assolutamente in bellissima presenza, tale che chiunque l'avrebbe visto. Si ricordò di Francis e dei suoi modi assurdi di prenderlo in giro – e arrivò a ipotizzare anche, con orrore e raccapriccio, a quanti preservativi quel maniaco doveva aver piazzato in giro a sua insaputa. Mai, mai far entrare un francese in casa tua e lasciarlo solo, a costo di non andare in bagno e tenerla per ore intere.
Feliciano si preoccupò della sua rigidità e gli si fece vicino, chiedendogli quasi cosa avesse. Arthur fu più veloce della luce a prendere tutto quanto l'altro aveva chiesto e a chiudere l'anta dell'armadio in tempo, prima che l'italiano potesse vedere e quindi farsi strane idee.
L'italiano diresse le manovre di impasto e di miscelamento, e non pensò neppure una sola volta che lo zelo con cui Arthur faceva tutto quello che lui gli intimava potesse nascondere qualcosa. Per l'italiano era solo segno del suo coinvolgimento, della sua felicità nel cucinare con lui.
Ad un certo punto Vargas chiese se avesse in casa delle formine con le quali modellare la pasta; Kirkland quindi andò personalmente a estrarre da una vecchia scatola dei cerchi e altre piccole figure geometriche, prive di espressione e di vivacità ma adatte al ruolo. Fortuna volle che trovò il preservativo lì riposto lui per primo – e certo si meravigliò della fantasia che quel maledetto e maniaco francese aveva nel scegliere posti assolutamente impensabili.
Feliciano gli rivolse un altro sorriso luminoso – perché proprio non riusciva a trattenersi con l'altro vicino – e cominciò la sua opera come se nulla fosse.
Attese che il vassoio con le piccole forme di pasta fosse messo in forno prima di inventare una scusa e scivolare fuori dalla cucina alla ricerca di qualche altra brutta sorpresa mentre Feliciano si mise immobile davanti alla vetrata trasparente dell'elettrodomestico, a guardare le formine che venivano cotte dal calore.
L'inglese cercò di ragionare all'inverso di quello che per lui era logico, e con un sistema del genere riuscì a trovare tre preservativi nascosti: uno dove teneva le cose da cucito, uno in un sottovaso, uno accanto al telefono. Impiegò alcuni minuti, tanto che Feliciano arrivò persino a cercarlo perché gli pareva abbastanza brutto stare da solo e lui era venuto a fargli visita, mica a occupare la sua cucina.
Rassicurato che ci fosse meno materiale sconveniente in giro, Arthur lo seguì e riuscì persino a preparare il tè senza troppi pensieri. Aprì due ante diverse e, vedendo che non c'erano altri oggetti strani sparsi per la casa, si tranquillizzò parecchio.
Ormai pronti i biscotti, Feliciano prese un bel vassoio e lo riempì con un servizio di porcellana bianca: due tazze con piattino e cucchiaino, zuccheriera, teiera, ciotola per i biscotti e la scatolina per mettere le bustine da tè. Portò il tutto in salotto, dove già Arthur si era messo comodo in attesa e lo lasciò servire come si conveniva alla giusta ospitalità. Si sedette sul tappeto e appoggiò con tutta l'innocenza del mondo la sua testa sulle sue gambe, sgranocchiato un biscotto color nocciola. Arthur quasi ebbe un colpo, a vedere quella testa morbida così abbandonata su di sé, e per un momento fu sul punto di riprenderlo in malo modo e cacciarlo via. Tuttavia, proprio in virtù del fatto che ogni preoccupazione aveva abbandonato il suo cuore, si concesse di dargli una sola e singola carezza sui capelli – sì, lo ricordava quanto fossero belli e profumati, ma era sempre piacevole toccarli – e poi tornò nella sua posa rigida, senza più guardare l'altro.
Almeno finché non fu lo stesso Feliciano a chiamarlo, con un'espressione un poco corrucciata in volto.
-Arthur...-
L'inglese si limitò a guardarlo, per nulla allarmato dal suo tono. Mai l'avesse fatto: l'italiano gli mise davanti agli occhi una piccola e sigillata confezione quadrata, di cui evidentemente non capiva il senso.
-Cos'è questo?-
Fu una doccia ghiacciata, l'esplosione della bomba atomica, un secondo Big Bang, sicuramente uno tsunami altro venti metri. L'espressione più distaccata e indifferente sulla sua faccia e la rigidità totale del suo corpo.
-Un preservativo, Vargas...-
Feliciano ancora non capiva e si avvicinò quell'affare agli occhi, come se vederlo da vicino potesse aiutarlo a risolvere il mistero.
-Perché è qui?-
Ma non gli diede il tempo di rispondere né di giustificarsi.
Come nelle peggiori previsioni di Arthur, parve che Feliciano capisse qualcosa – e quindi deducesse anche il resto del pensiero, arrivando alla conclusione più catastrofica di tutte.
Si rivolse a lui con un sorriso larghissimo e furbo.
-Ah, ho capito! Ma Arthur non hai bisogno di fare queste cose per indurmi a fare l'amore con te!-
Quasi gli cadde la tazza dalle mani e fu davvero sul punto di strangolare lì Feliciano e correre in Francia a strangolare quell'altro demente. Riuscì a uscirne bene: con le unghie conficcate nel bracciolo del divano, gli ringhiò addosso tutta la sua frustrazione.
-Quello che c'è tra noi si chiama sesso, Vargas, e io non faccio di queste cose!-
Però parve che Feliciano non trovasse così logico quello che aveva detto e, forte della sua personale convinzione, gli fece una domanda.
-Allora perché si trovava lì, questo?-
La tentazione di dare la colpa a Francis fu vinta subito, nell'atto stesso di pianificarla come unica via di fuga possibile. Non aveva il minimo senso, non dopo quello che era successo, non dopo quanto detto e fatto.
Arthur aveva accettato di stare al ricatto che Feliciano gli aveva fatto perché lo desiderava, intimamente e fortemente. Se ancora non l'aveva violentato, se non l'aveva attaccato al muro e posseduto con tutto il suo ardore, era per dargli la possibilità di conoscerlo, quel poco che bastava per avere sempre qualche motivo – lui, prima di tutto – per sorridere a quella maniera che tanto gli piaceva. Se ancora non aveva fatto tutto quello, era perché in fondo al suo animo desiderava non essere compatito ma amato da una persona sincera che aveva riconosciuto priva di malizia nella maniera più pura.
Si arrabbiò con sé stesso per esserci arrivato solo attraverso uno stupido scherzo di quella stupida e inutile rana francese maniaca.
Quindi mentì, per il proprio bene, schietto e coerente con le proprie intenzioni e i propri desideri.
-Volevo vedere se lo trovavi prima di andare via...-
Feliciano batté le mani, contentissimo per essere riuscito in un gioco così semplice.
-Bene, ci sono riuscito! Ho vinto un premio?-
Prima di stendersi sopra il tappeto, sopra il corpo sempre caldo e accogliente di Feliciano, Arthur ebbe il buon gusto di posare sul tavolo la propria tazza ancora piena di tè e di munirsi delle giuste parole.
-Sicuramente, Vargas...-
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: DuediCuori