Harry scese lentamente le scale che portavano alla Sala Comune dei Grifondoro.
Erano
quasi le otto e molti studenti avevano iniziato a scendere dai
dormitori per andare in Sala Grande a fare colazione.
Si
voltò speranzoso verso il camino ormai spento, dove
solitamente una folta chioma castana lo aspettava per lamentarsi di
quanto fossero in ritardo.
Ma
non quella mattina.
Svogliatamente
lasciò cadere la borsa a terra, sedendosi su una delle
comode poltrone rosso-oro.
Quel
giorno aveva meno voglia del solito di andare a lezione.
-
Ciao Harry!
Una
vocina squillante attirò la sua attenzione.
-
Ehi, buongiorno Ginny! - rispose sorridente, prima di essere
letteralmente ricoperto da una lunga e lucente chioma color rame.
Forse
quella giornata non era del tutto da buttare, pensò mentre
la stringeva.
-
Ron dov'è? - chiese Ginny, non appena si fu staccata da lui.
-
Si sta ancora vestendo, è in ritardo come al solito.
Lei
lo guardò con un velo di apprensione - E... come sta?
Harry
ricambiò il suo sguardo preoccupato - E' di umore nero... -
rispose mestamente - Ieri sera poi ha avuto anche la ronda con la
Parkinson, ho provato ad aspettarlo alzato per parlare con lui ma ero
così stanco che mi sono addormentato.
Ginny
sospirò, sedendosi accanto a lui.
-
Capisco... - disse, mordendosi un labbro pensierosa - Ieri sera ho
parlato con Hermione e mi ha raccontato tutto...
Harry
sospirò. Anche lui il pomeriggio precedente avrebbe voluto
parlare con Hermione per desisterla nuovamente dai suoi propositi di
stare con Malfoy, ma ogni volta che aveva provato ad avvicinarla, lei
si era volatilizzata come se le avessero lanciato un incantesimo
evanescente.
-
Avrei bisogno anche io di parlarle... - disse, lanciando uno sguardo cupo
per la Sala Comune - Spero solo che non sia già scesa o che
non scenda dopo Ron.
Ginny
lo fissò con uno sguardo indagatore.
-
Spero che non vorrai ripeterle le stesse cose di ieri mattina! -esordì,
con un cipiglio severo.
Harry
si sentì un po' a disagio - Ti ha raccontato anche della
nostra discussione?
-
Ovviamente... - rispose Ginny, incrociando le braccia - E mi dispiace
deluderti, ma sicuramente è già uscita dalla
torre.
Harry
le lanciò uno sguardo sorpreso quanto perplesso - Come fai a
saperlo? Sei scesa dopo di me!
Ginny
gli sorrise con un'espressione impertinente stampata in viso - Ieri
sera mi ha avvisata che questa mattina si sarebbe alzata presto per
studiare Rune Antiche, quindi se proprio vuoi parlare con lei dovresti
cercarla in biblioteca.
Harry
sbuffò. Certo, come no, studiare Rune Antiche di prima
mattina. Per quanto Hermione fosse una maniaca dei compiti questo era
decisamente troppo persino per lei.
La
verità, si ritrovò a pensare con rammarico, era
che non volesse incontrare lui e Ron... o, peggio ancora, avesse
appuntamento con qualcuno di loro conoscenza.
-
Si può sapere che cosa ti è preso, Harry? -
chiese Ginny, distraendolo dai suoi pensieri - Capisco che sia stato un
brutto momento, ma darle contro in quel modo non aiuterà
certamente Ron.
Harry
strinse le labbra.
-
Lei ha sbagliato. E non sembra neanche pentita di quello che ha
fatto.
La
ragazza alzò un sopracciglio - Perché? Cosa
avrebbe fatto di così grave?
Harry
la fissò stralunato - Ma sei impazzita anche tu? Stiamo
parlando di Draco Malfoy! - sussurrò con forza, guardandosi
intorno, sperando che nessuno stesse prestando loro attenzione.
-
Anche volendo passare sopra a questa storia del ricatto che ci ha
coinvolti tutti, devo ricordarti io di chi è figlio? Cosa
pensa dei Babbani e dei Mezzosangue? Senza contare cosa ti ha spinta a
fare suo padre nel tuo primo anno ad Hogwarts?!
Ginny
impallidì, non avrebbe voluto ricordare mai più
quell'esperienza. Nello stesso modo in cui Harry non sarebbe mai
riuscito a dimenticarla.
Ginny
Weasley aveva rischiato seriamente di morire nella Camera dei Segreti
quella volta. Al solo pensiero, un brivido scosse il Grifondoro.
-
Le persone cambiano, Harry... - disse lei semplicemente, cercando di
scacciare quei ricordi dalla sua testa.
-
E poi stiamo parlando di Hermione, non è certo una
sprovveduta.
Harry
sospirò.
-
Sprovveduta o no, ieri ha distrutto la sua amicizia con Ron. E le
persone cambieranno anche, ma stiamo sempre parlando di Malfoy.
Permettimi il beneficio del dubbio!
Ginny
però non sembrava demordere.
-
Senti, capisco che Ron adesso sia arrabbiato con lei, ma tu sei suo
amico! - disse, posandogli delicatamente una mano sulla spalla -
Dovresti starle accanto dopo tutto quello che è successo in
questi giorni.
Harry
abbassò la testa, pensieroso.
-
Non è così facile... non se sta con quel serpente!
-
Lo so, capisco che tu sia preoccupato per lei per il fatto che possa
essere ingannata da Malfoy, anche io ci ho pensato, sai? - gli rispose la
ragazza con decisione - Ma da quello che mi ha raccontato Hermione,
sembra che anche Malfoy tenga realmente a lei... forse per una volta
dovresti farti da parte e comportarti da amico, non da fidanzato
geloso. - L'ultima frase era stata pronunciata con un pizzico di
invidia. Ginny sperò con tutto il cuore che Harry non se ne
fosse accorto.
-
Cosa dici? - berciò il ragazzo, con la faccia sconvolta -
Io SONO suo amico, è per questo che mi preoccupo per lei e
mi preoccupo anche di Ron, se fossi io al suo posto penso che
impazzirei.
Ginny
gli sorrise con dolcezza - Oh, Harry... - sussurrò, abbracciandolo. - Ma
non sei al suo posto! E poi pensi che non sia preoccupata anche io per
mio fratello? Ma non posso voltare le spalle ad Hermione
perché si è innamorata di un altro ragazzo. I
sentimenti e la vita di Hermione riguardano solo lei, come anche il
rapporto tra lei e Ron... riguarda solo loro due.
Harry
la fissò. Ginny era veramente cresciuta nell'ultimo anno ed
era maturata molto... sicuramente molto più di lui, si
ritrovò a pensare stupito.
-
Inoltre ... - continuò la ragazza, fissandolo seriamente -
Hermione è sempre stata molto corretta con Ron, non lo ha
mai illuso e non si è mai messa con qualcuno solo per
ripicca nei suoi confronti... in quel caso stai pur tranquillo che
sarei stata la prima ad essere arrabbiata con lei.
Harry
arricciò il naso - Non vorrai anche tu tirare in ballo
Lavanda spero! - disse, alzando un sopracciglio.
Ginny
non si scompose - Invece sì! - rispose con forza, facendo
sospirare il suo ragazzo - Perché se c'è qualcuno
che ha sbagliato in passato, quello è proprio Ron. Eppure tu
non gli hai detto nulla, ti sei comportato da amico rimanendogli
accanto anche se sapevi che Lavanda non fosse quella giusta per lui.
Il
Grifondoro si passò una mano tra i capelli, già
abbastanza scarmigliati quella mattina.
-
Lavanda non è come Malfoy, lo sai bene...
-
Sì, certo. - rispose Ginny, con sicurezza - Ma voglio bene ad
Hermione e voglio che sia felice quindi le rimarrò amica,
qualsiasi cosa accada. E dovresti farlo anche tu!
Harry
rimase imbambolato a fissarla mentre la Sala Comune si stava lentamente
svuotando, segno di quanto dovessero essere in ritardo per la colazione.
Forse
Ginny non aveva tutti i torti. Pensò il ragazzo, un po'
accigliato.
Se
Hermione voleva essere presa in giro da quella Serpe avrebbe dovuto
lasciarglielo fare e rimanerle accanto per consolarla quando avrebbe
scoperto di essere stata illusa, perché, a differenza di
Ginny, era convinto che Malfoy non facesse sul serio con lei.
Soprattutto non avrebbe dovuto lasciarla sola nella storia del ricatto,
visto che lei gli era stata sempre accanto nei momenti difficili.
-
Va bene Ginny. - disse alla fine, sospirando - Cercherò di
chiarire con lei appena la vedrò.
La
ragazza gli fece un gran sorriso, prima di abbracciarlo, anzi,
stritolarlo con gioia.
Proprio
in quel momento, Ron fece capolino dalle scale.
-
Harry, menomale che sei qui! - disse scendendole due a due fino a
trovarsi, dopo pochi passi, davanti a loro. - Pensavo che fossi andato a
fare colazione senza di me! - puntualizzò, un po' nervoso.
-
Certo che no, ti ho detto che ti avrei aspettato qui! - rispose subito
Harry, alzandosi dal comodo divano - Sbrighiamoci o non troveremo
niente da mangiare.
Ron
annuì prima di voltarsi, scuro in viso, verso la sorella.
-
Ginny, hai visto Hermione per caso? - chiese, stupendoli entrambi.
Lei
infatti non credeva che Ron avrebbe mai avuto il coraggio di chiederle
apertamente di Hermione, visto quello che era accaduto il giorno prima.
-
Veramente no. - rispose un po' in ansia - So solo che è
uscita presto per andare a studiare in biblioteca.
Ron
aggrottò le sopracciglia.
-
Meglio così... - sentenziò, gelido- Non ho proprio voglia di
vederla già di prima mattina.
Ci
fu qualche secondo di silenzio e, quando Ginny aprì la bocca
per dire qualcosa, il fratello afferrò Harry per la manica
della divisa.
-
Forza, andiamo a mangiare! - disse, trascinando di peso l'amico
attraverso il buco del ritratto.
Harry
ebbe solo il tempo di salutarla con un cenno, prima che la Signora
Grassa chiudesse il passaggio dietro di loro.
Ginny
sospirò.
Sicuramente
sarebbe stata una lunga giornata.
Blaise
entrò nella Sala Grande e cercò con lo sguardo
una persona in particolare.
Non
appena la ebbe individuata marciò dritto verso di lei,
sedendosi nel posto accanto.
-
Ho avuto il tuo biglietto - le sussurrò a mezza bocca, con
un ghigno maligno.
Poi
si avvicinò al suo orecchio destro, facendola rabbrividire.
-
Sei stata davvero brava...
Pansy
sorrise compiaciuta, continuando a sorseggiare il suo thé.
Blaise
controllò che nessuno li stesse ascoltando, per sua fortuna
Malfoy e Nott non erano ancora arrivati.
-
Adesso dobbiamo solo aspettare il tempo necessario e poi
sarà tutto pronto per agire.
Pansy
si voltò accigliata verso di lui.
-
Lo so, Blaise... ma io odio aspettare!
-
Già, anche io. - le rispose lui, prendendo una fetta di pane
tostato.
-
Ma finché non sarà tutto pronto, non possiamo
fare altrimenti.
In
quel momento entrarono Harry e Ron nella sala.
Pansy
fece un leggero cenno divertito al compagno guardando verso il tavolo
dei Grifondoro, dove Potter e Weasley erano diretti.
Zabini
ghignò, ma un dubbio atroce lo fece voltare nuovamente verso
di lei.
-
Sei sicura che non ricordi niente? - le chiese, con una punta di
perplessità. D'altronde Pansy Parkinson non aveva mai
brillato per la sua bravura a scuola.
La
ragazza lo fissò un po' offesa.
-
Certo Blaise, per chi mi hai presa?
-
Per una sciocca! - avrebbe voluto risponderle. Ma non lo fece.
-
Ok, ok! Era solo per essere sicuro. Non voglio imprevisti. - disse
invece, tagliando corto per rabbonirla.
Pansy
gli lanciò un'occhiata perplessa ma non disse nulla, prima
di tornare felicemente al suo the.
-
Ti ho già chiesto scusa per ieri sera, ho provato ad
aspettarti ma ero così stanco che mi sono addormentato con
tutti gli occhiali - disse Harry, esasperato dal fatto che Ron non
avesse detto una parola durante tutto il tragitto per la Sala Grande.
-
Ho capito, ho capito! Smettila adesso! - gli rispose finalmente,
sedendosi rumorosamente vicino a Neville, facendolo sobbalzare per la
paura.
-
Non ho molta voglia di parlare oggi, quindi non assillarmi!
Harry
lo guardò dispiaciuto dal tono brusco con cui gli si era
rivolto, ma poteva capirlo.
Era
infatti ovvio che il lato aggressivo che Ron stava mostrando quella
mattina, non fosse altro che un meccanismo di autodifesa.
L'amico
era terrorizzato all'idea di vedere Hermione a lezione. Poteva capirlo
benissimo.
Non
si sentiva ancora pronto ad affrontarla.
-
Dopo Erbologia abbiamo un'ora di buco, - disse, tentando di distrarlo -
Ti va di una bella partita di scacchi magici? Sono molto migliorato in
questi giorni, pensa che ho sconfitto anche Dean!
Ron,
per un attimo, abbandonò quell'aria cupa e rabbiosa con cui
si era svegliato quella mattina.
-
Ti va proprio di perdere, eh? Lo sanno tutti che Dean non sa giocare. -
disse, con un mezzo sorrisetto.
Harry
lo guardò con la coda dell'occhio prendere dei toast dal
piatto di portata.
Non
lo avrebbe lasciato solo in un momento del genere. Doveva farlo reagire.
Ma
doveva anche stare accanto ed Hermione. Anche lei era la sua migliore
amica e stava passando un brutto momento.
Sospirò,
spostando lo sguardo su Ginny, intenta a sedersi poco lontano insieme
alle sue compagne.
Ginny
alla fine aveva ragione, doveva aiutarla e non giudicarla.
Fece
un secondo sospiro, realizzando che non sarebbe stato per niente facile.
Hermione
al quarto anno aveva già provato cosa volesse dire "stare
nel mezzo" quando lui e Ron non si erano parlati per giorni. Aveva
visto quanto per lei fosse esasperante essere la migliore amica di
entrambi, cercando di non ferire nessuno dei due.
Neanche
la minaccia di passare un'intera settimana in punizione con Piton
avrebbe potuto farlo stare peggio. Pensò, con una nota di
amara ironia.
Hermione
chiuse il libro di Rune Antiche, era almeno da un'ora che studiava
eppure non era riuscita a finire nemmeno il primo dei due capitoli che
si era prefissata di imparare prima di andare a lezione.
-
Maledizione, non riesco a concentrarmi... - sussurrò a denti stretti,
guardando nervosamente l'orologio.
Mancava
ormai poco all'inizio della lezione di Erbologia e lì
avrebbe incontrato sia Harry che Ron.
Mise
mestamente i libri nella borsa e si diresse verso l'uscita della scuola.
Fortunatamente
Hermione aveva già con sé sciarpa, guanti e cappello, li
aveva presi proprio in previsione di uscire in giardino visto che la
serra numero cinque era piuttosto lontana.
Almeno
avrebbe evitato un imbarazzante incontro alla torre Grifondoro se fosse
dovuta passare a prenderli...
Dopo
essersi coperta sufficientemente, iniziò a camminare in
silenzio affondando nella neve candida del giardino.
Per
fortuna era una bella giornata e già dalla sera prima aveva
smesso di nevicare. Forse, pensò con un sorriso sentendo il
sole scaldarle la pelle, se il tempo avvesse retto per un po' i
professori avrebbero organizzato la gita a Hosmeade che tutti
aspettavano da settimane.
Ma
a quel pensiero, il suo sorriso si spense repentinamente.
Non
vedeva l'ora di andare a Hosgmeade insieme ai suoi amici, ma adesso?
Le
vennero velocemente in mente i fatti accaduti solamente il giorno prima.
Aveva
perso per sempre l'amicizia di Ron, gli aveva spezzato letteralmente il
cuore... ed era dura realizzare che non ci sarebbero mai più
state gite ad Hosmeade con lui.
Si
fermò ansiosa, inspirando profondamente l'aria gelida e
gustando il silenzio irreale che regnava in quel momento.
Doveva
calmarsi. Era inutile pensare a Ron in quel momento, se non per
rattristarsi.
Il
suo pensiero quindi corse ad Harry, a come si era comportato con lei,
alle parole che le aveva detto.
L'aveva
delusa profondamente e sapeva anche lei di averlo deluso.
Forse
neanche con lui le cose sarebbero state le stesse.
Harry
aveva scelto.
Tra
lei e Ron, aveva scelto Ron.
Per
la prima volta non lo avrebbe avuto accanto.
Hermione
inspirò nuovamente. All'improvviso le era venuto in
disperato bisogno di piangere. Ma non doveva farlo, non quando i suoi
compagni potevano vederla.
Infatti,
qualche secondo dopo, Hermione udì distintamente dei passi
alle sue spalle seguiti da delle voci che discutevano animatamente.
Si
voltò, cercando di mascherare l'espressione triste che era
comparsa sul suo viso.
Neville,
Dean e Seamus apparvero dietro l'angolo del giardino.
-
E' proprio così, ti dico! - disse Dean a Seamus - Se non ci
credi, chiedi a Neville che era seduto accanto a lui a colazione.
Hermione
fece capolino dalla pianta dietro la quale si era nascosta.
-
Perché mi sto nascondendo? - pensò stupita. Non
erano Harry e Ron dopotutto.
Ma
quello che udì subito dopo, le fece ringraziare mentalmente
di averlo fatto.
-
E' vero! - confermò Neville, pensieroso - Lavanda è arrivata
subito dopo di lui a colazione... e Ron, appena l'ha vista, ha cambiato
posto mettendosi vicino a lei e Calì.
Seamus
fece una faccia stupita - Quindi non va più dietro alla
Granger se hai visto Ron parlare con Lavanda. Erano mesi che quei due
non si rivolgevano la parola.
Hermione
trattenne il fiato a quella notizia.
Dunque
Ron l'aveva veramente cancellata dalla sua vita.
Cercò
di non fare rumore mentre girava intorno alla pianta per non farsi
vedere mentre passavano.
-
A quanto pare Ron si è stufato di aspettarla ed ha optato
per la via più facile! - disse Dean, facendo ridere Seamus.
Hermione
strinse i pugni, ma non disse nulla.
Dean
e Seamus non potevano sapere quello che era successo veramente. Era
inutile prendersela con loro.
-
Non sono comunque affari nostri. - la voce sicura di Neville,
arrivò alle orecchie stupite di Hermione.
-
Non è carino dire queste cose dei nostri compagni, sono cose
personali... - finì, un po' nervoso.
Hermione,
dietro la pianta, sorrise commossa.
Neville
era un ragazzo buono e leale, sempre corretto con tutti. Era un ragazzo
d'oro, anche se era capace a volte di combinarne di tutti colori anche
se i suoi propositi erano buoni.
Si
annotò mentalmente di aiutarlo di più con i
compiti, soprattutto con quelli di Pozioni, visto che Piton lo aveva
eletto ( insieme ad Harry) vittima sacrificale per ogni sua sarcastica
battuta o insinuazione.
-
Va bene, va bene, non fare quella faccia Paciock! Stavo scherzando! -
disse Dean ridendo, un po' sorpreso dal comportamento del compagno -
Parliamo di ragazze allora. Avete presente quella Corvonero biondina
del quarto anno...
Le
loro voci si spensero gradualmente, ed Hermione uscì dal suo
nascondiglio.
E
così Ron, dopo tutto quello che era successo, aveva deciso
di rimettersi con quell'oca di Lavanda.
Arricciò
il naso. Ma decise, per il bene di Ron, che non avrebbe detto nulla sul
suo ritorno di fiamma.
Se
Lavanda poteva distrarlo dalla delusione che aveva ricevuto da lei,
forse avrebbe imparato ad accettarla prima o poi.
Forse
prima "poi" che "prima".
Ricominciò
a camminare dietro di loro, entrando nella serra nel modo
più discreto possibile e cercando di sedersi, per la prima
volta in vita sua, nei posti più lontani.
Il
cuore le si bloccò quando vide entrare Harry e Ron, seguiti
a ruota da Lavanda e Calì.
Harry
le sembrò molto scocciato e la sua faccia accigliata le
strappò suo malgrado un sorrisetto.
-
Ti dispiace se mi siedo con Lavanda? - gli chiese Ron, con una faccia
che Harry avrebbe preso volentieri a schiaffi se fosse stato un giorno
come un altro.
-
Certo che no. - rispose invece, cercando di nascondere quanto la cosa lo
seccasse.
Gli
sembrò di essere tornato a mesi prima, quando Lavanda era
costantemente appiccicata a Ron, come un'ape sul miele.
Con
questo pensiero non proprio entusiasmante si voltò per
cercare un altro posto in cui sedersi, quando incrociò gli
occhi castani di Hermione, seduta da sola agli ultimi banchi.
Si
diresse verso di lei senza pensarci due volte.
Se
doveva parlarle, tanto valeva che lo facesse mentre Ron era impegnato.
-
E' libero? - le chiese, un po' in imbarazzo, indicando il posto accanto
a lei.
-
Dipende ... - rispose la ragazza, distogliendo lo sguardo.
-
Da cosa?
-
Dal motivo per cui ti stai sedendo qui.
Harry
non rispose e posò la sua borsa, sedendosi accanto a lei.
Hermione
guardò verso i primi banchi, dove Ron e Lavanda parlavano
sommessamente tra loro.
-
Vedo che qualcuno ti ha soffiato il posto. - disse sarcastica,
malcelando il suo disappunto - Ma trattandosi dell'innocente Lavanda
non credo che tu abbia da ridire, se non per il fatto che ti sia dovuto
cercare un altro compagno di banco.
Harry
rimase in silenzio, Hermione sembrava ancora furiosa come il giorno
precedente.
-
E mi dispiace deluderti... - continuò la ragazza, con un
tono che non ammetteva repliche - Ma non sono un ripiego, quindi
cercati un altro posto.
Harry
fece un bel respiro, ignorando l'ultima frase dell'amica - Non mi sono
seduto qui perché non ho dove sedermi - le
sussurrò, in modo che nessun'altro udisse.
Hermione
alzò un sopracciglio, ma non disse nulla.
-
Mi sono seduto qui perché volevo parlare con te... -
continuò Harry, allargandosi il nodo della cravatta. In
quella serra si soffocava!
-
E di cosa? - rispose lei, senza neanche guardarlo - Sei stato
piuttosto esaustivo ieri.
-
Sono venuto a chiederti scusa... - puntualizzò lui,
passandosi una mano tra i capelli.
Hermione
si voltò stupita, fissandolo comunque con
perplessità.
-
Perché?
-
Perché, cosa? - chiese lui, confuso.
-
Perché hai cambiato idea?
-
Non ho cambiato proprio idea... - rispose Harry, un po' a disagio, notando lo
sguardo di lei tornare cupo.
-
Ma volevo comunque scusarmi per come mi sono comportato.
Hermione
sospirò - Se non hai cambiato idea, perché vuoi
fare pace con me?
Harry
si grattò la testa. Era meglio andare subito al punto prima
che arrivasse la professoressa.
-
Perché sono tuo amico, Hermione, ci tengo a vederti felice e
non voglio lasciarti sola in un momento del genere.
Hermione,
però, sembrava ancora perplessa.
Lo
stare costantemente a contatto con Draco Malfoy l'aveva temprata.
-
Eppure ieri non eri di questo parere. - rispose freddamente, trapassando
l'amico con un'occhiata.
Harry
la fissò, un po' a disagio.
-
Lo so, sono stato pessimo ieri mattina ma ho reagito di istinto. Lo sai
come sono fatto... - distolse lo sguardo, sistemandosi gli occhiali -
Inoltre sono amico di entrambi e quello che è successo
avrà un sacco di ripercussioni su tutti. Tu ci sei passata,
sai di cosa parlo...
Hermione
continuò a guardarlo in silenzio. Harry le sembrava sincero,
ma il fatto che avesse cambiato atteggiamento la spiazzava nello stesso
modo in cui la insospettiva.
-
Poi questa mattina ho avuto modo di parlare con Ginny ed ho capito solo
allora di aver sbagliato... - continuò il ragazzo, torcendosi
le mani.
Ah,
ecco il motivo di quel cambiamento repentino nei suoi confronti!
Pensò
Hermione, senza stupirsi comunque più di tanto. Era stata la
sua amica a far breccia nel muro che Harry aveva tirato tra loro.
-
Così ho deciso che dovevo chiederti scusa e cercare di
essere veramente tuo amico. Dovevo aiutarti ed invece mi sono messo
contro di te, mi dispiace. - continuò il ragazzo, girandosi
verso di lei.
Qualcosa
si mosse nel petto di Hermione. Le parole di Harry l'avevano colpita.
-
Ho sbagliato, ma può capitare a chiunque, no? -
continuò l'amico, mettendo una mano sulla sua.
Hermione
ricambiò commossa la stretta del ragazzo - Hai ragione
Harry, può capitare a tutti di sbagliare... sono contenta
che tu l'abbia capito. - disse con un filo di voce e con gli occhi
lucidi.
In
quel momento la professoressa Sprite entrò nella serra,
chiudendone le porte.
-
Dopo Erbologia ti va di parlare qualche minuto? - continuò
Harry, ignorando il saluto della professoressa alla classe.
Hermione
gli sorrise.
-
Va bene, adesso però cerca di stare attento.
Anche
Harry sorrise un po' rincuorato, prima di voltarsi verso l'insegnante.
-
Quella megera! - sibilò Malfoy - indicando con un cenno la
professoressa McGranitt.
-
Scommetto che non mi ha dato una "E" solo perché non sono
della sua casa!
-
E se continuerai a chiamarla così, non l'avrai mai. - puntualizzò
Nott, mettendo la borsa a tracolla.
Malfoy
ghignò - Non sono così scemo da dirglielo in
faccia, sai?
-
E' vero, ma ricordati che può trasformarsi in gatto...
ed i felini hanno un udito molto sviluppato.
Malfoy
scrutò Nott con le sopracciglia aggrottate - Che stai
farneticando? Non l'ho mai chiamata così quando era
trasformata! - Nonostante le sue parole, lanciò uno sguardo
preoccupato verso l'insegnante.
Nott
sorrise compiaciuto osservando il suo compito, mentre uscivano
dall'aula di Trasfigurazione.
-
Io mi accontento della mia "O" senza problemi, dovresti farlo anche te.
-
Bah!
I
due ragazzi si incamminarono verso l'aula di Incantesimi, dove avevano
la lezione seguente.
Malfoy
il giorno prima aveva raccontato a Nott tutto quello che era successo
in lavanderia.
Theodore,
passato lo stupore iniziale, si era invece preoccupato. Non si fidava
affatto della decantata lealtà Grifondoro.
Ci
aveva pensato tutta la notte, Weasley poteva essere un problema per
loro.
-
Draco... - lo chiamò ad un certo punto, facendogli cenno di
allontanarsi dagli altri compagni visto che Blaise e Pansy erano pochi
mentri avanti a loro.
Malfoy
lo seguì dietro ad una grossa statua - Dici che Weasley
potrebbe tradirci ed andare a dire tutto a Zabini o a qualche
professore? - gli sussurrò, guardandosi intorno.
Draco
ci pensò su qualche secondo.
-
No, non credo. - rispose, spicciolo.
Theodore
fece una faccia stupita.
-
Ne sei sicuro? Potrebbe volersi vendicare di voi.
Draco
sbuffò - Non avrebbe mai il coraggio di fare una cosa del
genere, tutto qui. Queste sono cose che farebbe Pansy, non certo un
babbanofilo come Weasley.
-
Bene. - disse Nott, reprimendo un sorriso per come Draco aveva
chiamato Ron.
-
Intanto continuerò a controllare che nessuno segua la
Granger.
Draco
gli diede una pacca sulla spalla in segno di riconoscenza, prima di
girare intorno alla statua ed entrare in aula.
Anche
lui quella notte non aveva dormito benissimo, era rimasto molte ore a
pensare nel buio della sua stanza sotto le coperte calde.
Il
bacio che Hermione gli aveva dato in lavanderia prima di andarsene lo
aveva colpito. E poi, da quel momento, lei era sparita. Non era
riuscito ad incontrarla neanche in Sala Grande per i pasti. Inoltre
doveva trovare un modo per tenerla lontana da Zabini, ma l'unico che da
ore gli veniva in mente era anche quello che meno gli piaceva.
Disperato,
aveva messo più volte la testa sotto il cuscino. Doveva
dormire, non pensare a lei! Ma era stato più facile a dirsi
che a farsi.
-
Ehi, amico.. - sussurrò Nott, dando al compagno una gomitata.
Draco
aprì gli occhi di scatto.
-
Che vuoi? - gli sussurrò irato di risposta.
-
Stavi dormendo!
Malfoy
alzò un sopracciglio - E allora ?
-
Allora... Vitius ti sta guardando.
Draco
si voltò con gli occhi sgranati.
Il
piccolo insegnante lo stava fissando malissimo e con la faccia livida
di rabbia.
-
Signor Malfoy, la annoio così tanto da farla addormentare
per caso ?
Blaise
guardò Pansy ghignando. Era sicuro che Draco si sarebbe
rovinato con le sue mani.
Malfoy
di irrigidì sulla sedia.
Quella
sarebbe sicuramente stata una lunga giornata...
-
Mi scusi professore, non ho dormito bene stanotte e così mi
si sono chiusi gli occhi, non capiterà più. -
optò per la sincerità.
In
fondo non c'era nulla di male in questo, poteva capitare.
Draco
però era famoso per l'insolenza che dimostrava quando gli
veniva fatto notare che aveva torto in qualcosa, per questo molti
insegnanti lo punivano durante l'anno.
Vitious
rimase interdetto per un attimo.
Malfoy
non era mai stato così remissivo con lui.
-
Va bene signor Malfoy, per questa volta ci passerò sopra...
e visto che ora è sveglio possiamo riprendere la lezione.
Il
piccolo professore si voltò, lanciando un incanto verso la
lavagna.
Blaise
ringhiò.
Era
sicuro che Draco avrebbe risposto male al professore, facendosi punire.
Nott
invece sorrise.
-
Stavolta mi hai davvero stupito, Draco. - disse al compagno.
Anche
Draco accennò un sorriso - Ti ho già detto che
non sono così stupido, o almeno, non sempre... -
sussurrò, prima di sbadigliare sommessamente dietro il libro
di Incantesimi.
Harry
guardò Ron preoccupato, mentre muoveva la sua torre.
Lavanda
finalmente aveva deciso di togliersi di torno e lasciarli giocare in
santa pace.
-
Stai dicendo che non ti ricordi gran parte della ronda di ieri?
Ron
si grattò la testa, mentre studiava la scacchiera.
-
Già, ma forse è perché la storia di
Hermione mi ha sconvolto.
Si
ammutolì, dopo averlo detto.
Harry
gli mise una mano sulla spalla - Lo so, ma quella è Pansy
Parkinson e io non mi fiderei mai di lei, soprattutto se non mi
ricordassi cosa ho fatto in sua compagnia.
Ron
inghiottì a vuoto, guardandolo allarmato.
-
Dici che mi ha fatto qualcosa?
-
Spero di no, ma visto che sembri star bene non possiamo far altro che
tenere gli occhi aperti.
A
quelle parole lo sguardo di Ron si scurì.
-
Già lo sto facendo, sai? - disse accigliato - Infatti ti ho
visto parlare con Hermione dopo Erbologia. E ti sei persino seduto
accanto a lei.
Harry
lo fissò un po' stupito, ma d'altronde la sua intenzione non
era quella di nasconderglielo.
-
Non è che tu mi abbia dato molte alternative sedendoti
vicino a Lavanda. - rispose tagliente, infastidito suo malgrado dal tono
dell'amico.
Ron
sbuffò, ma non disse nulla.
-
E poi ho pensato fosse meglio chiarire subito con lei -
continuò Harry, con sguardo deciso - Dopotutto è
la mia migliore amica.
A
quelle ultime parole, la faccia di Ron divenne paonazza - Ma anche io
lo sono!! - quasi gridò, facendo voltare Seamus che si
trovava poco lontano da loro.
Abbassò
subito la voce, rendendosi conto che urlarlo a tutta la Sala Comune non
fosse una mossa saggia.
-
Hermione si è buttata senza problemi tra le braccia del
nemico!! - sussurrò irato, con la voce che gli tremava - E
mi ha illuso per anni di essere più di un amico per lei.
Come puoi rivolgerle la parola ? E' una bugiarda e basta!!
Harry
si accigliò.
-
Non è andata proprio così e lo sai bene...
Ron
lo guardò arcigno, ma Harry non ci badò.
-
Capisco che tu non voglia vederla Ron, ma poco fa Hermione mi
raccontato che ora Zabini sospetta che lei abbia il diario. Devo
proteggerla, capisci ?
Ma
Ron in quel momento era pronto a tutto fuorché a capire una
cosa del genere - Fai come vuoi, non mi interessa... - disse, con gli
occhi che mandavano lampi, prima di alzarsi e lasciare la Sala Comune.
Harry
sospirò, poggiando disperato la testa su uno dei grossi
tavoli di quercia.
Le
ore seguenti passarono con una lentezza esasperante.
Ron
ormai teneva il muso anche ad Harry, per aver scelto di essere amico di
Hermione. A pranzo infatti si premurò di fulminarli
entrambi con lo sguardo prima di sedersi "inaspettatamente"accanto a
Lavanda Brown.
-
Adesso non parla neanche con te ? - sussurrò Hermione
all'orecchio di Harry.
-
Così sembra...- rispose lui a mezza bocca - Tu invece non
hai più provato a parlargli ?
Hermione
posò tristemente il cucchiaio pieno di zuppa.
-
No.
Harry
si aspettò che lei dicesse qualcos'altro, invece
ricominciò a mangiare.
-
E perché no ? - insistette accigliato - Ieri eri
più motivata.
Hermione
ricambiò lo sguardo imbarazzata.
-
Perché ho paura... - disse semplicemente - Ho paura di
sentire nuovamente le parole di ieri, non è stato un bel
momento Harry.
Harry
si grattò la testa - Posso immaginare.
-
E cosa farai allora Hermione ?
Lei
strinse le labbra - Ancora non lo so, ci penserò su... -
disse, poco prima che Malfoy facesse il suo ingresso nella Sala,
prendendo tutta la sua attenzione.
Lo
sguardo di Harry si incupì mentre vedeva l'amica seguire
quella Serpe con lo sguardo fino al tavolo... e sorridergli perfino !!!
Strinse
i pugni sotto al tavolo, ma non disse niente. Doveva solo starle
accanto.... continuò a ripetere a se stesso iniziando a
mangiare.
Intanto
il cuore di Hermione aveva iniziato a battere fuorisamente.
Quando
il Serpeverde era entrato, l'aveva guardata in un modo diverso dal
solito. Per la prima volta aveva letto dolcezza nei suoi occhi... ed
era stato impossibile per lei non sorridergli.
-
Invece hai già pensato a come proteggerti da Zabini ?
Potrebbe attaccarti per costringerti a dargli il diario - disse
all'improvviso Harry, riportandola sulla terra.
A
quelle parole anche Ginny, seduta dall'altro lato di Harry, si
voltò.
-
Ancora no... per ora l'unica cosa che posso fare è stare
attenta - rispose lei, con la consapevolezza di non sapere realmente
cosa fare se non aspettare...
Hermione
decise di passare tutto il pomeriggio a studiare in biblioteca. Ogni
tanto faceva capolino dalla porta Ginny che le raccontava per filo e
per segno ogni tentativo vano che Harry aveva fatto per far pace con
Ron.
-
Mio fratello è proprio un mulo certe volte - aveva espresso
con disappunto, durante la terza visita che le faceva quel pomeriggio.
-
Il fatto è che Harry poi viene a lamentarsi da me ! - si mise
le mani fra i capelli - E' frustrante.
Hermione
accennò un sorrisetto, prima di chiudere il libro di
Trasfigurazione.
-
Ah quasi dimenticavo, volevo dirti che qua fuori c'è Malfoy
che vuole parlarti - le disse a bruciapelo, facendole quasi rovesciare
la boccetta di inchiostro che stava riponendo in borsa.
-
Cosa ? Come sai che vuole parlarmi ?
Ginny
sorrise, maligna.
-
Me l'ha detto lui, ovviamente. L'ho incontrato mentre venivo qui e mi
ha chiesto di dirtelo per farti uscire con discrezione... E' vicino
allo stanzino di Gazza.
Hermione
la fissò attonita per qualche secondo, prima di precipitarsi
letteralmente per il corridoio, sotto lo sguardo stupito di Ginny
-
Alla faccia della discrezione! - non riuscì a non pensare
divertita.
Hermione
si bloccò nel corridoio deserto.
-
Forse Ginny mi ha fatto uno scherzo... - pensò con
delusione, fermandosi davanti allo stanzino del custode.
Seccata,
non fece a tempo a voltarsi per tornare indietro che una mano
sbucò dalla porta schiusa dello stanzino, afferrandole il
polso.
-
Entra, svelta! - la raggiunse l'inconfondibile sibilo di Malfoy.
Non
se lo fece ripetere due volte, entrando nello stanzino buio.
-
Lumus
Gli
occhi grigi di Malfoy, apparvero di fronte a lei.
-
Mi hai quasi fatto prendere un colpo - gli sussurrò lei.
Draco
ghignò divertito - Quello era il mio intento !
Hermione
alzò un sopracciglio.
-
Scherzavo.
La
ragazza si guardò intorno, era pieno di stracci e scope per
il pavimento.
-
Santo cielo, ma sempre in questi posti strani devi parlarmi ?
-
Diciamo che voglio essere prudente... - rispose ghignando il
Serpeverde, prima di tornare serio, anche troppo, si ritrovò
a pensare Hermione.
Un
senso di ansia la pervase. Era successo forse qualcosa che non sapeva ?
-
Sono venuto a dirti che sabato prossimo è stata programmata
una gita a Hosmeade. Ho appena letto l'avviso - disse Malfoy,
dissipando le sue paure in un baleno.
Hermione
lo guardò senza parole.
-
E perché lo dici con quella faccia ?
-
Perché sicuramente non ci andremo insieme.
Hermione
rimase spiazzata da quelle parole. Malfoy non ci aveva girato intorno
come al solito, era andato diretto al punto questa volta.
Sentì
il cuore riempirsi di gioia, anche se in effetti era tristemente vero
quello lui che aveva appena detto.
-
Però potremmo comunque darci appuntamento in quella topaia !
Li sicuramente Zabini e Pansy non verranno a cercarci.
Malfoy
era un dannato genio ! Pensò Hermione mentre gli sorrideva
stupita.
-
Va bene ! Ma perché hai dovuto dirmelo con tutta questa
urgenza ? Mancano diversi giorni e poi abbiamo la ronda stasera...
Malfoy
si irrigidì, mentre il sorriso di Hermione si spegneva
gradualmente.
-
E' successo qualcosa ?
-
Stasera saremo sostituiti dal prefetto di Corvonero e di Tassorosso.
-
Cosa ? - disse lei stupita e confusa - Come mai ?
-
Ho chiesto io di farlo.
Hermione
lo guardò smarrita. Com'era possibile che realmente Malfoy
avesse chiesto alla McGrannit di spostare la loro ronda ? Proprio lui
che riusciva a trovare ogni espediente per poterla incontrare, stava
eliminando la loro unica occasione di potersi vedere senza che
dovessero nascondersi come ricercati.
-
Perché l'hai fatto ?
Malfoy
sospirò. Per quanto Hermione fosse diversa dalle altre
donne, sicuramente non avrebbe capito.
-
Domenica c'è la partita di Quidditch - disse senza
preamboli, sostenendo il suo sguardo.
-
In quanto Capitano dei Serpeverde ho programmato un allenamento per ogni
sera di questa settimana, incluso oggi.
Hermione
rimase a guardarlo a bocca aperta.
-
Ah... quindi non ci vedremo più fino a sabato... -
esclamò, non nascondendo delusione nella sua voce.
Malfoy
incrociò le braccia, compiaciuto - Mi fa piacere vedere che
ti dispiace non vedermi. Ma purtroppo non posso fare altrimenti... e
poi ci vedremo comunque a lezione.
Hermione
avvampò, maledicendo la sua spontaneità.
-
Va bene, va bene - rispose, un po' imbarazzata ed indispettita. Possibile
che il Quidditch fosse sempre in mezzo ? Anche con Ron in passato era
stato lo stesso, ma era riuscita a tollerarlo visto che non aveva mai
dovuto rinunciare a nulla di quello che le piaceva. Ma con Malfoy era
diverso. Per lui, Hermione aveva già pagato un prezzo
altissimo, Ron.
E
lui non riusciva a rinunciare ad uno stupido gioco neanche per una sera.
Si
sentì in qualche modo ferita.
-
Allora ci vediamo alle quattro alla Stamberga Strillante, va bene ? -
disse un po' rigida.
Malfoy
la fissò perplesso, la Granger era sicuramente arrabbiata
perché si sentiva trascurata a causa del Quidditch. Anche
con Pansy era stato lo stesso, anche se le scenate che aveva fatto
Pansy in più di un'occasione erano sicuramente imbattibili.
-
Vada per le quattro... e non tardare.
Malfoy
ebbe uno sguardo gelido come risposta.
-
Buon allenamento... - disse Hermione, tagliente.
Fece
per andarsene quando Malfoy richiuse lestamente la porta con la mano,
facendola voltare con l'altra.
-
Non dimentichi niente... ? - disse con voce roca, prima di chinarsi per
baciarla.
Ma
Hermione lo fermò, con sguardo deciso - No, Malfoy - disse,
punta nell'orgoglio. - Scusami, ma ho cose più importanti di
cui occuparmi. Ci vediamo a lezione! - si liberò dalla sua
presa, aprendo la porta.
Il
ragazzo sospirò, lasciandola andare via senza neanche
provare a fermarla.
D'altronde,
lo sapeva che non avrebbe capito. E da una parte ci sperava.
Aprì
mestamente la porta dello stanzino, constatò che il
corridoio fosse deserto prima di scendere velocemente nei sotterranei,
dove Theodore Nott, già vestito per l'allenamento, lo
aspettava per parlargli.
-
Allora le hai parlato ? - chiese subito Theodore, non appena Draco
entrò in stanza.
-
Già... - rispose lui, incupendosi.
-
Su non prenderla così amico, si tratta di qualche giorno. -
disse l'amico, passandogli la divisa da Quidditch.
Draco
sbuffò, afferrandola di malagrazia - Parli bene te. Dovevi
vedere come era arrabbiata.
Theodore
ghignò - Immagino... - disse divertito - Ma stai facendo la
cosa più giusta, finchè Zabini è con
noi, è lontano da lei... hai avuto un'idea geniale.
-
Lo so - disse Draco con aria spocchiosa.
-
Però non capisco perché tu non voglia dirle
verità ! - disse Nott, guardandolo perplesso.
-
Preferisci che la Granger creda che non vuoi vederla perché
preferisci il Quidditch a lei, rispetto al fatto che hai organizzato
tutto per proteggerla mettendo per la prima volta nella tua vita le
esigenze di qualcun'altro prima delle tue. Perché ?
Draco
lo guardò un po' offeso - Mi stai dipingendo come un mostro.
Theodore
rise di gusto - Allora correggimi, ricordandomi quando sarebbe stata
l'ultima volta che lo hai fatto.
Malfoy
gli fece un gestaccio, prima di chiudere la cinta dei pantaloni - Sono
pronto, andiamo.
Ma
Theodore non si mosse - Prima spiegami il perché di questa
cosa.
Draco
lo fissò, spazientito. Ma era inutile discutere con Nott
perché tanto prima o poi glielo avrebbe estorto con qualche
espediente.
-
Hermione Granger è troppo orgogliosa per chiedere il mio
aiuto ed io sono troppo orgoglioso per proporglierlo... soprattutto dopo
che mi ha detto che poteva cavarsela da sola... - iniziò
Draco, infilandosi i guanti ed il mantello - E' una delle cose che mi
piace di più di lei... ma nello stesso tempo io non potevo
rimanere fermo a guardare. Così preferisco che ce l'abbia
con me perché sono un idiota, piuttosto che farle capire
quanto io sia preoccupato per lei.
Theodore
rimase a guardarlo in silenzio, non si aspettava tanta premura e
schiettezza da parte di Draco.
-
Allora, vogliamo andare ? - berciò Malfoy, tornando burbero.
-
Ok ! Ok ! - si affrettò a rispondere l'amico, aprendo la
porta.
Hermione
si buttò sul letto che ancora era vestita.
Per
fortuna Lavanda e Calì non erano in stanza.
Con
l'amaro in bocca, pensò che era facilmente intuibile con chi
fosse una delle due.
Sbuffò,
girandosi a guardare la luna attraverso la finestra.
Si
sentì tremendamente sola.
Ron
l'aveva semplicemente cancellata dalla sua vita, mentre Malfoy l'aveva
volutamente allontanata da lui. Lo sguardo "dolce" che lui le aveva
lanciato in Sala Grande, fece capolino dai suoi pensieri.
Forse
se l'era solo immaginato, visto che subito dopo Malfoy aveva
programmato di non vederla fino alla gita.
Si
rigirò dall'altra parte del letto, la testa le scoppiava !
L'unica
consolazione che aveva avuto in quella lunga giornata, era stata quella
di aver chiarito con Harry e di averlo dalla sua parte.
Era
davvero fortunata ad avere ancora Harry e Ginny. Nonostante questo
pensiero, una lacrima bagnò il cuscino prima che si
addormentasse di colpo, cadendo in un sonno senza sogni.
Dall'altra
parte delle scuola, sotto il vento gelido di Novembre, anche il
Capitano dei Serpeverde era intento ad osservare malinconico la luna.
Sapendo già che una lunga notte insonne l'avrebbe atteso al
suo rientro.
Per
Malfoy quella lunga giornata non era ancora finita.
Ciao a tutti!!
Perdonate come al
solito il mio immenso ritardo, ma ahimé, questo mese
l'ispirazione se n'è un po' andata a causa di alcuni fatti
personali! (Ma piano piano sta tornando)
Spero che comunque
vi sia piaciuto il capitolo, anche se è di passaggio, visto
che ormai non manca tanto alla fine.
Ringrazio di cuore :
Fly_With_Me, Serena
Malfoy, B r e a t h e, ValePG, Tanny, seven, Tonna.
E mi scuso con
Tonna & Seven per non aver risposto alle vostre recensioni, ma
ci si è messa la anche la connessione a rompermi le balle
(... insieme ad altre cose ) e non avuto il modo di rispondervi.
Ne sono mortificata.
Vi abbraccio con
affetto e ringrazio tutti coloro che seguono la storia con pazienza
infinita.
Un bacione,
Ale