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Autore: Giuly_Zomb    24/02/2012    0 recensioni
Abby è una comune adolescente, spesso emarginata dalla società. Ha tante qualità, non mostrate al mondo per semplice timidezza. Non sa bene cosa sia l'amicizia né l'amore. Cambia spesso residenza per il lavoro del padre e proprio per questo non ha un buono rapporto coi suoi genitori. Ha un fratello, l'unico che riesce a capirla, lontano però mille miglia per la sua carriera militare.
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Salve! Siete i nuovi vicini giusto? Vi diamo il benvenuto nel quartiere"
Era la voce squillante della loro vicina che arrivò in soggiorno dalla porta aperta.
Abby aveva già dato un'occhiata ai vicini, sembravano persone alquanto perfettine e perciò in ottimi rapporti coi suoi genitori.
Quel pomeriggio però, decise di uscire per esplorare quel loro quartiere quando, dalla soglia di casa sua, notò una ragazza rientrare nella casa di fronte. Pensò fosse figlia dei vicini ma era così diversa da loro.
Ammirò quella ragazza dal primo istante. Bella, alta, sicura di sé. Da invidiare insomma. A quanto pare quella ragazza dovette sentirsi osservata perché si voltò, individuando il suo osservatore. Sorride ad Abby e quest'ultima fece lo stesso.
Passeggiò per le strade osservando quelle case tutte uguali, monotone e curate al massimo. Non c'era nessuno in giro, forse con quel caldo solo una "strana" come lei poteva allontanarsi dal fresco della propria casa. Mancava meno di una settimana all'inizio della nuova scuola, del suo nuovo inferno. Ogni anno si riprometteva che sarebbe stato diverso, che non sarebbe stata solo una sfigata intravista nei corridoi ma nulla cambiava.
Aveva appena finito di formulare questo pensiero quando sentì qualcosa sfiorarle le caviglie e calando lo sguardo notò un gatto soriano gironzolarle intorno. Non aveva mai amato i gatti, li riteneva infedeli e incutevano anche un certo mistero.
Quasi percepisse quel pensiero, il gatto filò via indignato.
'Mah, che strane creature' pensò.
Detto questo decise di tornare a casa.
Qualcosa era rimasto sul fondo della valigia ed Abby se ne accorse solo il giorno successivo quando, alla ricerca di un calzino solitario, notò quel piccolo quadernino su cui aveva scritto la notte prima della partenza.
Ecco, visto? Non era adatta ad avere un diario, se l'era già scordato. Sedette alla scrivania, aprì il quaderno e afferrò una penna.
"Beh, l'avevo detto io che non ero portata per i diari. Ma forse interessa ad un pezzo di carta sapere che ci siamo spostati dall'altra parte del mondo, che sono di nuovo circondata da un lusso inutile e praticamente sola. Non potevano scegliere un quartiere migliore? Mi sento un pesce fuor d'acqua".
Un miagolio lontano la distrasse. Lasciò carta e penna, aprì la finestra ed ebbe quasi l'istinto di un grido trovandosi sul davanzale il gatto del giorno prima.
"Ma che vuoi da me, eh? Cerchi compagnia? Sbagli posto" gli disse, osservando quel musetto peloso e trattenendosi dal sorridere.
"Fonziiiiiiiie! Fonzie, ma dove ti sei cacciato?!" un ragazzo percorreva il viale, chiamando a gran voce.
Il gatto miagolò in sua direzione e quest'ultimo alzò gli occhi verso la finestra.
"Eccoti, diamine, vieni giù. Mi scuso, gli piace gironzolare" disse il ragazzo, rivolgendosi ad Abby.
Era alto, ben piazzato, con capelli biondo scuro che ricadevano sulla fronte nei quali i raggi del sole si intersecavano.
"Ehm.. no, figurati, è simpatico infondo" gli disse Abby, sentendosi alquanto in imbarazzo.
Il gatto saltò giù, dirigendosi verso casa e il ragazzo fece lo stesso, salutando con un sorriso Abby.
Quest'ultima rimase lì, ad osservarlo finché la curva della strada non lo inghiottì.
Non rivide quel ragazzo il giorno dopo, né quello dopo ancora.
Non sapeva chi fosse, né nome o altro. Quasi sperava che quel gatto, Fonzie, venisse di nuovo da quelle parti. Così passarono i giorni successivi, lenti ed interminabili, a fissare quella curva di strada.
Era un altro afoso giorno, passato all'insegna della monotonia, seduta nel portico di casa sua con le solite cuffie alle orecchie. Quando poi sentì il cancello cigolare seguito da una voce.
Abby tolse le cuffie, rivolgendo lo sguardo alla ragazza che abitava alla casa di fronte.
"Ehi" sorrise ad Abby.
"C-ciao" le rispose, abbozzando un sorriso.
"Credo che questa sia vostra, l'avranno consegnata per sbaglio da noi" si avvicinò tendendole della posta.
"Ah si, giusto! Grazie".
Abby sorrise prendendo le lettere poi tese la mano.
"Abby"
"Melissa".
Le due si strinsero la mano, dopodiché si congedarono.
"Mamma, la posta!" gettò le lettere sul piano della cucina e filò in camera.
Una volta lì afferrò quella sua sottospecie di diario e piegò l'angolo di una pagina scarabocchiandoci la data di quel giorno: 28 agosto.
Tra il chiedersi dove fosse finito quel ragazzo e l'euforia per la nuova conoscente, Abby quasi dimenticò dell'imminente arrivo della scuola, previsto per quel giorno successivo.
Passò quell'ultima sera di libertà nel solito modo, su quel davanzale di camera sua scambiando di tanto in tanto una chiacchiera con Melissa, la vicina.
Si svegliò con un nodo allo stomaco quella mattina, accompagnato dal suono della sveglia e dalle urla di sua madre. Dopo essersi preparata, scese in cucina e buttò giù qualche cucchiaiata di cereali.
"Abby, allora? Andiamo?" le disse suo padre, sistemandosi giacca e cravatta.
Abby afferrò la borsa coi libri ed insieme percorsero il vialetto e salirono in macchina. Nel tragitto verso scuola suo padre cercava scarsamente di fare conversazione ma lo stomaco di Abby era tanto attorcigliato da permetterle a mala pena di annuire.
Col loro arrivo a scuola arrivò anche il suono della campanella perciò senza troppe chiacchiere Abby salutò suo padre ed entrò nell'edificio cercando di non dare nell'occhio.
Era come sentirsi un pesce fuor d'acqua. Quei corridoi strapieni di studenti di ogni tipo che si affrettavano a raggiungere le proprie aule le facevano apprensione. Consultò l'orario in bacheca e si recò all'aula destinata. Era quasi piena e molti le lanciarono sguardi curiosi al suo ingresso, cosa che la fece avvampare in viso.
"Ehi Abby!" le arrivò un saluto da un angolo dell'aula e voltandosi vide Melissa andarle incontro.
Quel nodo che aveva allo stomaco sembrò sciogliersi ad una velocità sorprendente e tutto parve più leggero.
"Ciao Mel! Siamo nella stessa classe allora?" le disse.
"A quanto pare sì. Vieni, ti presento le altre".
La condusse da delle ragazze appostate vicino alla finestra da cui filtrava parecchia luce solare.
Erano in due, la più alta dai lunghi capelli neri che le ricadevano morbidi intorno al viso, e l'altra con dei ricci perfetti color nocciola che le si appoggiavano sinuosi sulle spalle.
"Loro sono le mie amiche, Rose e Fliss".
"Piacere, Rose" le disse la ragazza ai capelli neri, sorridendo e stringendole la mano.
"Ed io Fliss, piacere" disse l'altra, facendo altrettanto.
Ebbero solo 5 minuti di conversazione circa, prima che l'insegnante entrasse e chiese loro di sedere. Presero posto tutte e quattro nei banchi in fondo ed iniziò così la loro prima lezione. Dopotutto non fu così terribile quel primo giorno anzi, quella giornata terminò in un lampo.
Ma solo all'uscita, quando le quattro ragazze si congedarono in cortile, la giornata prese una piega ancor più positiva per Abby.
Era diretta all'uscita quando, voltandosi da un lato, notò all'ombra di un albero un gruppo di ragazzi tra cui l'inconfondibile figura del famoso ragazzo sconosciuto.
Era in sella ad un motorino nero, intento a consumare una sigaretta, circondato da amici.
Non si accorse di Abby, la ragazza filò via prima che potesse permetterglielo.
Se quel ragazzo frequentava la sua stessa scuola, allora c'era davvero un buon motivo per frequentarla.
  
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