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Autore: Danya    27/02/2012    4 recensioni
Vide Mew Puddy trascinata da un piede. Aveva gli occhi socchiusi e mormorava qualche cosa.
I suoi istinti felini la aiutarono a capire.
“Addio, Strawberry. Ti voglio bene”.
**
La guerra è ormai finita da un paio di settimane ma la pace tarda ad arrivare. Le Mew Mew si ritrovano rapite e portate via, sul pianeta alieno. Ryan, Kyle, Pai, Gish e Tart le stanno cercando per salvarle ma le cose non vanno nel verso giusto. Vecchi amori, nuovi incontri, incontri inattesi e nuovi poteri si affacciano nella vita delle nostre eroine, questa volta in lotta per salvare se stesse e chi amano.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Mint Aizawa/Mina, Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Essendo un secondo capitolo, non ci ho messo molto a scrivere… siamo ancora alle battute iniziale dove protagoniste sono le cinque eroine e dei carcerieri particolari che vengono più o meno presentati (voglio lasciare ancora un po’ la cosa con del mister

Essendo un secondo capitolo, non ci ho messo molto a scrivere… siamo ancora alle battute iniziali, dove protagoniste sono le cinque eroine e dei carcerieri particolari che vengono più o meno presentati (voglio lasciare ancora un po’ la cosa con del mistero =P).

Nel prossimo capitolo mi concentrerò sui maschi della storia… =) buona lettura ^^

 

Capitolo due

 

Lory aprì stancamente gli occhi. Non aveva più gli occhiali, accartocciati accanto al suo corpo ferito e inerme. Aveva un taglio con del sangue incrostato sulla fronte.

Sentì due mani fredde che le toccavano il volto. Cercò di mettere a fuoco e lo vide.. forse era un’allucinazione?

-Pai..?- mormorò, piano, spaventata a sentire la sua voce dopo tanto tempo. Era così rauuca?

L’alieno aggrottò la fronte –No. Non sono il tuo amico.

La voce era profonda, roca. Lory mise a fuoco. Gli somigliava, ma non era Pai. Aveva un viso affilato, capelli lunghi fino al mento, scuri, più scuri di Pai e gli occhi erano glaciali… ma gli somigliava tanto che…

-Chi sei?- domandò confusa, con un filo di voce.

L’alieno eluse la domanda e mise una mano sulla fronte –Ringrazia che ci servi viva, altrimenti saresti già morta giorni fa, con le tue amiche.-

Tu-tum.

Perse un battito

-Sono… morte?

L’alieno annuì –Sta ferma, che devo medicare o s’infetterà. Ci servi viva.

Lory provò a muoversi ma era incatenata al muro. Era inutile e si sentiva debole. Le lacrime pizzicavano gli occhi ma decise di non piangere –Non è possibile… perché fate questo?

-Perché è così, e basta.

Quell’alieno non somigliava a Pai solo nell’aspetto, ma anche nella freddezza dei modi. Ma lei aveva visto un Pai buono, coraggioso, deciso. Quell’alieno era… inquietante.

-Gli somiglio? A Ikisatashi Pai.- domandò il sosia, come se le avesse letto nel pensiero.

Lory non rispose, abbassando la testa, lasciando che i capelli sporchi le coprissero il viso. Sentiva la schiena abbassarsi velocemente. Stava per scoppiare.

-Anche lui è morto.- le scappò un singhiozzo ma l’alieno rimase impassibile. Le prese il mento con una mano –Allora, gli somiglio?

Lory tremò di paura. Annuì debolmente mentre una lacrima le rigava il volto.

-Ma non sei come lui- mormorò piano, ferita. Pai era morto come le sue amiche?

L’alieno sorrise e gli occhi gli si allumarono di cattiveria –Ti piaceva, eh?

Lory non rispose neanche questa volta.

Le era mai piaciuto Pai?

Sì. Era bello, forte, intelligente. Un po’ come Ryan ma più esotico, selvaggio nonostante la sua mente calcolatrice e fredda. Era come il vento, difficile da prendere. E le aveva regalato un sorriso.

Uno solo.

Un sorriso che l’aveva fatta tremare dentro l’anima. Per un po’ aveva aspettato il suo ritorno ma niente… era partito ed era giusto così. Probabilmente, Pai non l’aveva mai considerata più di tanto sotto l’aspetto femminile perché erano stati nemici agguerriti. Ma sì, Pai le piaceva. Era incredibile che la piccola e ingenua Lory si fosse presa una cotta per l’algido alieno ma si sa: il cuore di una ragazza è volubile quanto sincero.

Rimase in silenzio, incatenata agli occhi inquisitori dell’alieno glaciale tanto simile a Pai.

-E ti piaceva tanto?- chiese ancora, senza però aspettarsi una risposta –Sai, penso che tu piacessi un po’ a lui. Prima di morire ti ha cercato con tutte le sue energie. Io lo conosco, lo conosco bene. Eravamo in accademia insieme. È stato un piacere batterlo.

Lory sgranò gli occhi. Quell’alieno… non stava asserendo la verità.

-Tu menti- il suo sesto senso scattò nell’esatto momento in cui l’alieno le aveva mollato il volto e lei aveva percepito una strana luce negli occhi.

-Tu menti- ripeté.

L’alieno si avvicinò e si accostò all’orecchio –Sei graziosa. Potrei fare tanti bei pensierini su di te. Se ti stanchi delle catene, fammi sapere.

Lory rabbrividì e si schiacciò contro il muro, lontana dall’essere viscido –Va via!- mormorò, spaventata e turbata. No, quell’alieno non assomigliava a Pai. Per nulla al mondo.

Quello, sorrise –A presto.

 

Il dolore che provava, la povera Puddy non poteva paragonarlo a niente.

Era ferita, una brutta ferita lungo tutta la schiena che le portava brividi e dolori lancinanti. Una volta al giorno, o almeno così credeva poiché il trascorrere del tempo non le era molto chiaro, passava un alieno a medicarle in modo rozzo la ferita e a farle trangugiare un liquido trasparente e molto dolce.

Più volte le era stato intimato di fare silenzio ma lei no, lei urlava, chiamava le ragazze, chiamava il suo Tart e Pai e Gish. Non potevano essere morti, dovevano essere vivi, lo sentiva! Aveva lottato duramente ed era stata battuta e impotente aveva visto Strawberry portata via da quei maledetti alieni e anche le altre… erano state separate… ma lei sapeva che erano lì, vicino a lei. Non avrebbe mai perso la speranza.

Mai.

Il carceriere entrò nuovamente e le diede da bere il liquido che la faceva vomitare, tanto era dolce.

-Dove sono le mie amiche?- domandò, tremando dalla febbre.

-Sono morte- disse quello, distaccato – Come faccio a ficcartelo in testa?

-Se fossero morte, lo sentire…- fece la ragazzina, intristita.

L’alieno che la curava era anziano, con una barba folta e grigia. Le sopraciglia erano arruffate, incolte e nascondevano due occhi neri. Sembrava stanco, sempre sul punto di cadere  a terra in mille pezzi tanto sembrava fragile.

-Cosa volete da noi?- domandò la Mew Mew –Dove siamo?

Il vecchio non rispose e Puddy sentì la rabbia montarle addosso –Rispondi!

-Il tuo amichetto, Tart, mentre moriva ti chiamava.

Un colpo al cuore. Tart morto? La sua mente lo rifiutava, il suo cuore lo rifiutava –Non è vero- ringhiò, nonostante il dolore fisico –BUGIARDO!

Il vecchio la lasciò da sola –A breve, morirai pure tu. Non temere. Li rivedrai tutti all’Inferno.

 

Pam rimase immobile. Assolutamente immobile.

Con gli occhi chiusi aveva ampliato i suoi sensi al massimo, nella speranza di cogliere un sospiro, un urlo. Lei poteva farcela.

Ora che era rimasta sola, ora che le sue compagne erano morte, doveva darsi da fare.

Combattere.

Ormai erano ore, forse giorni, che non veniva nessuno a trovarla. Gli ultimi due carcerieri erano rimasti colpiti dalla giovane donna: a uno aveva rotto il naso con una testata, l’altro, forse, non avrebbe più avuto figli.

Le sanguinavano i polsi ma quasi riusciva a sentire il sangue che scorreva sulla pelle bianca. Sentiva il sangue pulsare nelle vene, il cuore pomparlo e portarlo in ogni cellula del suo corpo.

Pam era seduta, una gamba distesa e un’accovacciata al corpo. Le braccia legate con pesanti catene al muro e la testa piegata in avanti con i capelli fini e violacei che le coprivano il viso.

Si concentrò di più.

Poteva sentire le guardi parlare tra di loro, una dormiva.

Poteva quasi vederle… vestite di scuro, con abiti pesanti che appoggiate al muro, chiacchieravano a bassa voce, temendo di essere visti dai capi.

Sentì dei passi. Leggeri. Di chi erano?

Qualcuno aprì la sua porta e una leggera luce ferì gli occhi di Pam, completamente al buio da un paio di ore.

La ragazza lupo alzò lo sguardo e quasi scoppiò a ridere. Davanti a lei c’era un ragazzino, non poteva essere più grande di Puddy.

-Che, hanno finito i pezzi grossi?- borbottò, con un filo di voce.

Il bambino era magro, vestito con pantaloncini e maglietta neri senza maniche. I capelli erano bianchi e gli occhi cerulei.

-Non sottovalutarmi, Pam Fujiwara.- disse il ragazzino, con voce cristallina –Avrei alcune domande da farti.

-Non chiedermi del Mew Power, né dell’Acqua Mew. Non risponderò mai.

Il bambino si sedette di fronte a lei –Volevo chiederti com’è tornare sola. Perché ora che sono tutte  morte, sei rimasta l’unica Mew Mew su questo Universo.-

Pam strinse i pugni –Maledetto.- sapeva cosa volevano fare. Volevano confonderla e farla crollare. Lei era tosta, era dura. Avevano sbagliato a lasciarla viva per carpirle delle informazioni perché lei avrebbe portato tutto nella tomba.

-Unisciti a noi. Sei forte, tu.

Pam non rispose e il bambino piegò la testa di lato –Mi sarebbe piaciuto combattere ad armi pari contro di te, sai? Ma così ridotta…

Il ragazzino si alzò –A presto, Pam.

 

 

Mina provò a far scivolare il polso fuori dalla catena... ecco… sentì la pelle tirarsi e poi il bruciore della ferita. Strinse i denti. Faceva male ma doveva libarsi, trasformarsi e.. liberare le altre. O almeno Strawberry che sapeva essere lì vicino.

La sua carceriera era una donna molto provocante con capelli blu scuro che si era fatta sfuggire con un alieno alla guardia della sua porta che Strawberry era caduta in un assoluto mutismo.

Sciocca... era così sicura che fosse svenuta che non aveva controllato la sua effettiva condizione. Riuscì a far scivolare il polso.

“Sì!” esultò in testa.

Aveva un’ossatura così delicata e sottile… da vera ballerina classica.

Ora doveva attendere, aspettare pazientemente.

Era sicura, anzi no, sicurissima che fossero tutte vive. E che qualcuno le stava cercando.

Al 100%.

 

Ryan si sistemò lo zaino sulle spalle e guardò diritto l’alieno che per mesi avevano combattuto fargli strada verso la navicella.

-Gish, ti ringraziamo per essere venuto a prenderci- disse Kyle, gentile come sempre ma con un velo di nervosismo nella voce.

Gish non diede segno di aver sentito e teletrasportò i due umani nella navicella.

Era un posto scuro e freddo e Ryan si sentì a disagio ma cercò di non darlo a vedere. La sua prerogativa erano le ragazze. Doveva lasciar da parte le paure e affrontare lo spazio con l’alieno di nome Gish che aveva più volte dato segno di instabilità mentale.

-Partiamo a secondi. Saremo sul mio pianeta a giorni. Due, se non troviamo traffico.

Il biondo americano decise di non chiedere cosa fosse il “traffico” menzionato con tanta non curanza da Gish.

-Come procedono le ricerche?- chiese Kyle, sedendosi su quella che sembrava una poltrona ma l’ambiente era troppo scuro per distinguere qualche cosa.

Gish sospirò. Era stanco, si vedeva –Siamo ad un punto morto. Pai le sta cercando.

Gish non aggiunse altro, ma Ryan percepì quasi la rassegnazione nella sua voce.

-Sono vive, lo sento.

Gish annuì –Lo spero. Con tutto il cuore.

   
 
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