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Autore: JenSolmate    29/02/2012    1 recensioni
Lexi Branson dopo essere morta per mano di Damon si ritrova in una dimensione parallela, dove non era possibile essere vista o ascoltata, non da tutti almeno. Lentamente scopre che qualcuno può avere un contatto con lei e dopo le perplessità iniziali insieme cercheranno un modo per farla ritornare nel mondo dei vivi e strapparla da quella dimensione.
In un mondo frenetico che cambia continuamente forse troverà qualcuno e diventando l'una la luce di speranza dell'altra.
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Nessuno ha mai parlato di Lexi come vorrei, e per me è così che dovrebbe andare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lexi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cosa succede quando si muore?
Quando si muore davvero... Me lo domandai quando morirono i miei genitori e mio fratello, speravo che per loro ci fosse solo una nuova vita, dove naturalmente io non ero presente... avevo portato solo dolore nelle loro vite e io mi sentivo così fuori posto ovunque... 
Adesso, le cose non erano cambiate affatto. Il mio senso di disagio era ancora più grande. 
Ero morta. 
E quello che succede a un vampiro quando si muore, non è per niente bello.
Non si dorme, non si mangia, non si parla.
Sono completamente sola. Dove? 
Sono esattamente dove sono morta. Mystic Falls, in un vicolo dietro il Mystic Grill. I primi giorni, non facevo altro che piangere... Tutto era perfettamente nitido, le persone, gli oggetti, le voci... 
Quando passi la vita o non vita a cercare di nascondere quello che sei, a non uscire alla luce del giorno, a lottare continuamente contro la voglia di sangue...desideri quasi di diventare invisibile e sembra che poi, quando muori, i tuoi desideri vengano resi reali.
Ero e sono così...Invisibile...che giuro, vorrei di nuovo sentire la mia gola ardere vedendo le vene di un umano pulsare.
368 anni su questo mondo per diventare un'inutile essenza che nessuno vede o percepisce.
Avevo provato più volte ad allontanarmi da quel Mystic Grill, andare oltre. Ma come superavo degli isolati mi ritrovavo a camminare davanti quell'insegna che ormai quasi odiavo. Riuscivo a vedere solo qualche casetta.
A volte arrivavo vicino un'abitazione e passavo il tempo a vedere le persone mangiare, parlare...essere una famiglia.
Seguivo le loro conversazioni e i loro gesti con invidia. Mi mancava tutto...la solitudine totale, speravo di poter riconoscere qualche morto come me, avere una conversazione..ma come potevo muovermi da lì per trovare qualcuno? Un'essere sovrannaturale morto come me lì era quasi impossibile...
Un bel giorno (in modo ironico, ovvio) decisi che io non ero quella che si piangeva addosso, che dovevo trovare un modo per passare probabilmente la mia eternità in quel posto e dovevo farlo nel modo più appropriato. Magari ero lì per un motivo. Magari servivo a qualcosa, ero stata messa lì da parte per un bene superiore, dentro una teca magica con un'etichetta gigante che diceva "ROMPERE IL VETRO E USARE SOLO IN CASO EMERGENZA" 
Pensarla in questo modo mi faceva sentire meno insignificante.
Appena iniziai a credere in questa cosa, qualcosa di strano avvenne nella mia mente; per quanto io avessi parlato poco con Elena Gilbert, la donna che amava il mio migliore amico, sentii la sua voce, quasi in un sussurro. Le sue parole furono "Lexi ha dato il via al suo nuovo progetto: Farmi ridere" il suo tono era sconsolato, sofferente; poi non riuscii a percepire altro. Nient'altro di chiaro e nitido come quelle parole. Sentii spesso la sua voce ripetere il mio nome, era all'interno di una frase ma nient'altro era comprensibile... era come un sentire il passaggio di un mezzo di trasporto molto veloce vicino alle orecchie... un sibilo, un rumore più forte e poi il sibilo in lontanza...
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Era mattina presto, il sole stava sorgendo. L'unica parte bella era che il sole non poteva ferirmi, ero già morta, cosa avrebbe potuto farmi? 
Ok, sarò onesta... la mattina che mi sono svegliata con un paletto infilato nel cuore, la prima cosa che ho fatto è stata nascondermi dal sole. Mi sono messa nell'ombra di un cassonetto...era la prima cosa vicina a me.. 
Evitiamo questa parte, non mi va di ripensare a quei giorni, proprio adesso che forse ho trovato quasi un'equilibrio.
Questa situazione mi ha fatto diventare un perfetta stalker. Lo faccio continuamente, è l'unico modo che ho per sentirmi meno sola. 
E fortunatamente stava per arrivare la persona che avrei seguito fino alle 17.45 l'ora della fine del suo turno.
Matt Donovan.
Puntuale come sempre parcheggiò il suo pick-up e scesce di fretta passando dal retro, mi faceva sorridere la sua aria stanca del giorno prima,era rassegnato e si vedeva che cercava di affrontare la giornata nel modo migliore e non pensare ad altro, anche se credo gli risultasse difficile, proprio come facevo io. Appena entrava io diventavo la sua ombra, sono sempre dietro di lui.
Gli altri lì dentro non mi ispiravano, vedevo qualcosa in lui che mi rispecchiava, il mio stesso stato d'animo...
Arrivo con lui negli spogliatoi e mi siedo guardandolo mentre si sfila la maglietta, era la parte più bella della giornata. Sono uno spirito va bene, ma pur sempre una donna, e il suo fisico perfetto me lo faceva ricordare.
Non solo l'osservo, ma cerco anche di aiutarlo. La cosa più strana era che a volte, riuscivo ad avere una connessione, mi sembrava che ascoltasse i miei pensieri e in modo inconscio faceva ciò che gli dicevo. Era successo 3 volte.
La prima volta, un cliente aveva rubato una bottiglia di Rum da sopra il bancone, io non potevo fermarlo e cercai disperatamente di far voltare Matt, disperata sussurai al suo orecchio di girarsi e vedere cosa stesse succedendo dietro di lui.. e lui mi ascoltò
La seconda volta il cuoco aveva lasciato aperto il gas, per mezz'ora ho provato a fargli capire di andare a controllare la cucina, urlai quasi nelle sue orecchie finchè non ci andò davvero.
Il giorno dopo ci provai di nuovo iniziando a ripetergli di fare cose senza senso come apparecchiare un tavolo vuoto, la cosa soprendente fù che dopo un pò lo fece davvero..Decisi che dovevo scoprire perchè e come funzionavano quei collegamenti.

Non avevo mai provato a seguirlo a casa, dopo la prova andata a buon fine, sapevo che avrei dovuto farlo.
Chissà chi aveva ad aspettarlo a casa, chissà cosa faceva. Non avevo mai visto una fidanzata andarlo a trovare sul lavoro, mi sembrava giovane per essere sposato e andava sicuramente ancora a scuola, solo la domenica aveva quel turno e l'avevo sentito parlare spesso di quante fosse difficile studiare dopo il lavoro. Speravo solo che abitasse nel mio raggio d'azione e che la mia 'teca' comprendesse anche casa sua.
Appena finì il turno salii sul suo pick-up, mi sedetti al suo fianco e mi voltai per guardarlo mentre guidava, il suo sguardo era tutt'altro che felice, cosa poteva esserci a casa sua da farlo sentire così?
Man mano che i metri passavano la paura di ritrovarmi al grill si faceva più forte, non volevo lasciarlo lì, sembrava che stesse andando incontro a qualcosa che non riuscivo a capire, mi sembrava di vedere il mio stesso sguardo sperduto.
Aveva entrambe le mani sullo sterzo e mi sembrava che lo stringesse sempre di più, con rabbia...disperazione.
Mi faceva male quel suo sguardo. Tanto che sentii le lacrime scorrere sul mio viso freddo e scivolare fino all'incavo delle labbra, il battito del suo cuore era irregolare più che agitato...sconsolato.. avrei tanto voluto sapere a cosa stesse pensando.
Mi sarebbe piaciuto molto di più parlarci, sentire la sua voce pronunciare il mio nome ed era un desiderio al quanto strano... Dopo qualche secondo sento il motore fermarsi, stava parcheggiando. Mi guardai attorno e vidi la sua casa, era piccolina e non molto particolare, le luci spente, sembrava che non ci fosse nessuno.
Lo seguii fuori dall'auto e mi meravigliai quando mi resi conti che io non ero mai riuscita ad allontanarmi così tanto da sola. Con il capo basso aprì la porta e io entrai subito dopo, era fantastico non aver bisogno dell'invito*

"Mamma sono a casa, non ti preoccupare eh, non venirmi a salutare, ah si a lavoro tutto bene anche oggi ho guadagnato i soldi per mantenere questa casa"


urlò lui con un tono ironico e pungente, cercai con lo sguardo la madre ma di lei non c'era traccia...stava parlando da solo?
Non c'era nessuno? Mi avvicinai al camino e vidi una foto, una ragazza con i tratti del mento pronunciati, una grande bocca e capelli mossi che le scendevano lungo le spalle, cercai di guardare meglio..
Mi stupii quando mi accorsi che era morta. Una foto con il suo nome era messa in un angolo. Vicki Donovan.
Ritornai a guardare Matt e lo vidi vicino la cucina, stava per cucinarsi qualcosa. Mi avvicinai piano, avevo quasi paura di distrarlo, era solo...proprio come me.
Lo sguardo perso nel vuoto...
"Matt..."
sussurrai a denti stretti, in quel preciso momento mi sentii talmente vicina a lui... Chissà quante cose aveva perso, quante persone l'avevano ferito lasciandolo lì.. sua madre doveva essere viva,andava a scuola, lavorava....

"Chi è?!"

disse lui voltandosi di colpo, feci un passo indietro asciugandomi le lacrime che mi rigavano il volto. Mi aveva sentito? Come aveva potuto sentirmi? Rimasi in silenzio, doveva aver sentito qualcuno alla porta..non poteva... non potevo crederci.

"Chi è che ha detto il mio nome?!"

Torno a dire, allora mi aveva proprio sentito. Rimasi ancora in silenzio, volevo così tanto che mi percepisse che quasi avevo paura che la cosa non si ripetesse.

"Finirà mai questo posto di sconvolgermi?! Vampiri, lupi...adesso voci.. bah..parlo anche solo"

Rimasi stupita ancora una volta, sapeva dell'esistenza di vampiri e lupi... lo vidi scuotere la testa e tornare a pensare al cibo nelle padelle, mi portai le mani sul volto cercando di elaborare tutto, mi persi nei miei pensieri e quando tornai alla 'realtà' lo vidi seduto sul divano con il piatto in mano, mangiava lentamente come se fosse rassegnato. Ad un tratto si bloccò guardando nella mia direzione che quasi gelai, sembrava penetrarmi con il suo sguardo, era come se mi stesse fissando davvero.

"Matt..."


uscì quasi un sibilo dalle mie labbra, restò a fissare il punto esatto dove ero io ancora per un pò, poi ritornò a mangiare.
Appena il suo sguardo ritornò sul piatto io mi sentii vuota... Le lacrime tornarono a rigare il mio volto, sapevo che mi avrebbe fatto male, ma non così tanto.
Le speranze. Tutte le mie speranze di essere sentita da qualcuno mi abbandonarono e mi lasciai scivolare a terra, tenendo la schiena appoggia al muro portai le ginocchia al petto e le lacrime divennero incontenibili. Singhiozzavo e non riuscivo a smettere.
Perchè? Perchè non solo che fossi morta dovevo vivere in quel posto completamente sola?
Perchè illudermi e poi sconvolgermi così? 
Stavo pagando per le persone che avevo ucciso appena trasformata? Pagavo un debito che era troppo grande da sopportare, avevo cercato sempre di rimediare ai miei errori. Mi ero dedicata a chi avesse bisogno, e adesso che avevo bisogno io? 
Nessuno aveva pensato a me, solo Elena qualche volta... era stata così insignificante la mia vita sulla terra?
Solo dolore avevo causato?
Mi portai le mani sul viso come se volessi nascondermi, volevo sparire e diventare il nulla, invece di vivere in quel limbo.
Sentivo di non avere scopi, di non valere niente. Quella non poteva essere la morte... L'inferno descritto dalle religioni mi sembrava il ritratto della felicità.

"Chi sei? Perchè stai piangendo?"

Sentii una voce dolce, sembrava proprio Matt... lentamente lasciai scivolare le mani dal mio viso e mi resi conto che era inginocchiato vicino a me cercando di guardarmi, sembrava un pazzo che guardava i difetti della pittura nel muro e parlava solo. 

"Ti prego.. sento la tua presenza tutti i giorni, ti ho sentito nella mia macchina, ti sto sentendo qui... Stai piangendo e prima hai detto il mio nome... Io mi sembro un completo pazzo da quando tutte le cose folli mi sono cadute in faccia, la mia vita è completamente andata a rotoli e non sò nemmeno perchè. E adesso parlo da solo... fantastico"

disse di nuovo, era dolce, delicato, lo sentivo soffrire.. istintivamente allungai la mano e l'appoggiai sul suo ginocchio, era quasi impossibile ma lui abbassò lo sguardo, singhiozzai di nuovo e lui appoggiò la mano sul suo ginocchio.

"Ti prego" ripeté ancora

Ma io non avevo la forza di parlare, sentivo un nodo in gola e la paura di dire qualcosa di sbagliato era troppo forte e poi, da dove cominciare?
Con un 'hey ciao sono morta e ti stalkero da mesi, ma non aver paura'
Tolsi la mano dal suo ginocchio e mi alzai cercando qualcosa per poter comunicare con lui.
 

"Sei andata via?"
disse in un sussurro, mi guardai attorno di nuovo e vidi la lavagnetta vicino al frigo, era piena di polvere e questo era un bene, passai il dito sulla polvere per scrivere "Non lo so, sono sola..e ho paura"
erano le uniche cose che mi uscirono.. era la sintesi perfetta. Mentre scrivevo altre lacrime rigarono il mio volto, feci cadere qualcosa per attirare la sua attenzione e lo vidi alzare lo sguardo senza capire bene.. dopo un pò però si alzò e mi venne incontro fissando la lavagnetta.
Ogni passo che lui faceva, lo sentivo rimbomabare nella mie mente, significava che poteva percepirmi, speravo che questa volta fosse vero, non sapevo se avrei retto a un'altra delusione. 
Non avevo mai avuto tanta paura in vita mia... 
Continuai a fissarlo e lo vidi sul suo labiale, stava leggendo le mie parole. Restò in silenziò qualche minuto poi prese in mano la lavagna e cancellò le mie parole, lo vidi scrivere qualcosa e appoggiare di nuovo la lavagna sul muro.
Mi sporsi appena per guardare, non aveva scritto, aveva solo sporcato di nuovo la lavagna con la polvere del gesso per farmi scrivere ancora. 

"Beh, immagina me che si sente qualcuno piangere e chiamare il suo nome, che mi dice di apparecchiare tavoli o che mi aiuta con i ladri. Hai scelto me, perchè?
Io non sono sicuro di poterti aiutare
"

Il mio stupore divenne più forte...aveva percepito ogni cosa di me. Adesso ero sicura che avrei dovuto continuare a interagire con lui. Non l'avevo scelto..o forse sì.. 

  
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