Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: CHALLENGE_ACCEPTED    29/02/2012    1 recensioni
Kurt vive a Lima da diciotto anni, e non ha mai conosciuto una persona così interessante e simpatica come quel ragazzo. Con la scusa delle ripetizioni riesce a diventare un suo amico, accaparrandosi un ruolo importante nella sua vita.
Sembra perfetto per lui, ma per quanto le cose possono andare così bene?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Era passato più di un mese dall’ inizio della scuola. Si stava avvicinando Halloween, come al solito le Cherios avevano organizzato una festa in maschera a casa di Sasha, ovvero la ragazza pompon che cercava di imitare in tutto e per tutto Quinn Fabray. Però quest’ anno, invece, Figgins era venuto a sapere di questa festa e sotto richiesta di tutti i reietti della scuola (sapevano benissimo che non sarebbero mai stati invitati alla festa), aveva organizzato un ballo.

Kurt si trovava in nell’ aula di arte a realizzare dei cartelloni per il ballo. solitamente lui e Rachel facevano sempre coppia in laboratorio, ma da quando Rachel si era candidata alle elezioni di rappresentante di istituto questo non accadeva più: entrambi utilizzavano l’ ora di arte per preparare volantini, cartelloni e spillette pacchiane da distribuire.

Persino quel giocatore di Hockey strampalato aveva preparato qualche cartellone. Brittany invece no; nonostante Santana la spronasse a fare qualcosa per la sua campagna, lei continuava a disegnare unicorni che rubavano l’ arcobaleno di Nyan Cat.

Nell’ ora di arte dovevi sceglierti un compagno molto velocemente, sennò saresti capitato in coppia con Puck, che aveva la mano delicata di un ippopotamo, la finezza di un sasso, il gusto estetico di uno scimpanzé e la laboriosità di un ghiro.

Solitamente Kurt andava in coppia con Mercedes e Rachel con Finn, ma quel giorno Frangetta era stata più veloce di lui, e dopo aver preso per un braccio ‘Cedes, l’ aveva trascinata fino al suo tavolo.

Bene: sarebbe andato con Finn. Ma Finn era con Sam. Allora sarebbe andato con Quinn. Ma quel giorno era assente. Kurt guardò spaventato verso un tavolo posizionato in penombra: vide Puck che gli sorrideva beffardo, e che muoveva la mano molto lentamente, in segno di saluto.

“No, no, no, no, no, no, no, no, no, no!!” pensò impaurito Kurt, poi si avvicinò la professoressa, la quale suggerì –Hummel, oggi farai coppia con Puckerman, va’ a sederti accanto a lui; magari, visto che hai un’ ottima mano, potresti insegnarli qualche buona tecnica di disegno… o farlo lavorare almeno un po’. –l’ insegnante diede una pacca sulla spalla di Kurt. Il suo compagno, intanto, si era stravaccato sulla sedia, tenendo le braccia dietro la testa, poi fece ciò che Kurt odiava di più: mise i piedi sul tavolo.

-Puck, togli immediatamente quelle schifezze dal tavolo! –ordinò, indicando con l’ indice tremante di rabbia i suoi piedi, pigramente appoggiati su un’ estremità del mobile. –Uff! –sbuffò Puck –Sei peggio della Berry, e non ti sto facendo un complimento. –Puck voleva un sacco di bene a Rachel, solo che questo bene era dovuto al fatto che ci si fosse affezionato, non ad una simpatia.

-Non parlare in questo modo di Rachel Stellina Berry! –a queste parole Puck scoppiò a ridere e, fra una risata e l’ altra, disse –Vi chiamate così? Fammi indovinare: tu sei Kurt froc… -a questo punto, Puck si fermò e si schiarì la gola, imbarazzato –Kurt Stellina Hummel. –nonostante avesse cercato di rimediare al danno, Kurt non lo perdonò per ciò che aveva quasi detto.

-Comunque: -rirese il ragazzo, appoggiando i gomiti sul tavolo –tu e quell’ altra sclerotica non vi parlate da più di una settimana! –Kurt ignorò completamente ciò che aveva detto Puck, estraendo dalla cartella un album da disegno. Intento il suo amico gli fregò un foglio: almeno aveva preso del materiale, anche se non era suo, e anche se dopo circa dieci minuti si ritrovò ad ideare un pittoresco aeroplanino.

-Quanto mi dai se riesco a far atterrare il mio aero dritto, dritto nei capelli della professoressa? –chiese Puck, facendo automaticamente distrarre Kurt, che stava realizzando una scritta con su scritto: No tu violence, vote Hummel. –Ti do una scarpa in testa, ti va bene? –chiese seccato il ragazzo. La “L” di Hummel era venuta monca, perché per l’ enfasi della sua prodezza Puck lo aveva strattonato con veemenza. –Mia-ao! Siamo sulla difensiva Hummel? – Kurt perse del seconda volta la concentrazione, così scagliò la matita contro il tavolo e si avvicinò al volto di Puck, digrignando i denti –Vuoi stare zitto o devo farti mangiare quel cazzo di aeroplano?- Kurt aveva le guance che erano un fuoco, così Puck se ne approfittò della situazione per farlo arrivare all’ apice dell’ ira.

-Hey Hummel! –lo chiamò con voce antipatica Puck. –Che accidenti vuoi? –Kurt stava per lanciargli contro la matita, ma evitò. –Come sta il messicano? –Kurt sollevò lo sguardo. -Io non conosco messicani. –disse, fingendo di non aver capito di chi stesse parlando. –Come no? E Anderson? –Kurt sui avvicinò al planisfero, e indicò uno stato dell’ America latina. –Questo è Porto Rico. Fatti una cultura, ignorante.-  

Proprio in quel momento suonò la campanella, così Kurt fu libero di andarsene stizzito. Nel corridoio incontrò Blaine. Voleva chiedergli di incontrarsi a casa sua per preparare qualcosa per le elezioni. In realtà, Kurt aveva bisogno solo di una persona carismatica che dicesse “Vota Hummel”, per i cartelloni e le spillette ci poteva pensare benissimo da solo.

Controllò che nessuno lo vedesse dirigersi verso Blaine: era fiero di ciò che era, certo, ma non voleva mettere in mezzo Blaine.

-Ehi, Kurt! –salutò Blaine con entusiasmo. Blaine, invece, non si era fatto problemi: molti si erano girati, capendo che erano amici. –Ehi! –risalutò timidamente Kurt, poi si avvicinò all’ armadietto del suo amico –Allora… -chiese imbarazzato –Come va? –Blaine chiuse con enfasi l’ armadietto. Quel giorno aveva preso il libro giusto.

-Perché questo imbarazzo? Oh… aspetta: non mi starai mica per dire che non puoi più darmi ripetizioni? –chiese il ragazzo, allarmato. –No, no! È solo che eri un po’… strano negli ultimi tempi. –Kurt abbassò gli occhi, mentre l’ altro tirò un sospiro di sollievo.

-Io, ehm, ti volevo chiedere un favore? –chiese Kurt, sentendosi avvampare senza un motivo ben preciso. –Dimmi tutto! –Blaine era più energico del solito. La cosa cominciava a diventare strana. –Mi farebbe molto, ma molto piacere, se tu venissi… oh, insomma! –sbottò Kurt, stufo di sentirsi in imbarazzo con il ragazzo più alla mano del mondo –Verresti a casa mia, dopo la scuola, per preparare qualcosa per le elezioni? –Blaine si mise a ridere, poi annuì con enfasi.

-Andiamo in classe? Tanto siamo insieme a spagnolo, no? –Blaine sorrise, pregustandosi l’ ora di ricreazione che lo attendeva. Il ragazzo moro cominciò a saltellare verso l’ aula di spagnolo, dando del filo da torcere alla flemma del suo amico.

-Ora mi devi spiegare come fai! –esclamò Kurt, sorridendo appena, felice di rivedere il suo amico in forma. –A fare cosa? –chiese avvicinandosi talmente tanto a Kurt, che il soprano sentì pizzicore alla testa. –Come fai ad essere così euforico di lunedì, soprattutto se si tratta della seconda ora. –Nonostante fossero le nove passate, Kurt, come tre quarti del resto della scuola, aveva ancora un pezzo di cuscino attaccato alla faccia. –Sono solo contento di essere qui! –gridò Blaine, mentre entrava in classe. –Qui? - -Sì! Qui, a scuola!-Kurt non riusciva a capire come potesse essere anche solo lontanamente contento di trovarsi in quel liceo decadente, pieno di trogloditi e persone ignoranti che credevano che Porto Rico fosse in Asia.

-Ha, Kurt! –disse Blaine, prima di prendere posto in ultima fila. –Sì?-

-Buona lezione! –Kurt lo fulminò con lo sguardo, prendendo posto al primo banco.

 

 

 

 

Kurt stava aspettando il suo amico. Era seduto sul divano, sporgendosi ogni trenta secondi per vedere se era arrivato. La pioggia batteva sui vetri. Era strana: prima si schiantava con violenza e poi scivolava soave sul vetro. Ad un certo punto si sentì quel giro armonico di rumori che ti rende felice quando stai aspettando una persona: una macchina che parcheggia, uno sportello che sbatte, i passi sul vialetto e dopo qualche borbottio, il campanello.

Kurt non aprì immediatamente, per non dare l’ impressione di aspettarlo: lo faceva tutte le sante volte che Blaine arrivava, ovvero ogni volta si appoggiava alla porta e seguiva con lo sguardo il percorso che andava dalla cima delle scale fino alla porta. Almeno non ci avrebbe messo troppo, o troppo poco.

Mentre era a metà scalinata sentì Blaine dire –Odio l’ iluvia! –così non potette resistere, mandando al diavolo il suo percorso visivo. –Buenos dìas! –salutò Kurt, facendo sorridere Blaine che disse –Tu acento apesta! – (che vuol dire “il tuo accento fa schifo”).  –Che significa? –chiese Kurt, spalancando i suoi fanali azzurri. –Ho detto che sei carino. –dopo questa bugia, le guance di Kurt s’ imporporarono.

-Ti faccio vedere cosa ho fatto durante l’ ora di arte! –Kurt si avviò verso la cucina per prendere il suo cartellone, quando Blaine disse qualcosa che gli penetrò nella testa. –Certo! –

RRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR

Poi tornò trionfante, con in mano un cartellone molto sobrio. –E’ solo uno schizzo, poi stasera lo faccio a computer e ci metterò una mia foto. Che ne pensi? –Blaine applaudì, orgoglioso del suo amico.

-Potremmo cominciare a farlo ora. –suggerì Blaine –ma poi o dovresti finire da solo, perché sarà una cosa lunga. –gli occhi di Kurt s’ illuminarono e fingendosi disinteressato propose –Potresti rimanere qui, per cena. –Kurt si sedette sul divano, sperando di non ricevere qualche altra risposta brusca.

-Non posso proprio, mi dispiace. Ho da fare. –Kurt cominciò ad analizzare questa frase. “Ho da fare” è la stessa identica cosa di “ho un impegno”. Molto probabilmente era lo stesso della volta scorsa. Però c’era qualcosa di diverso: la settimana prima il ragazzo era pallido e debole, mentre ora era tornato il Blaine di sempre. “Forse stava male.” Ipotizzò Kurt, ma la cosa non lo convinceva.

Comunque cercò di sembrare sereno, così scherzò –Però stavolta cerca di mangiare! –ma nonostante quella fosse una battuta, Blaine si irrigidì poi gli confidò –Non credo che riuscirò a mangiare. –poi abbassò lo sguardo, un po’ sconsolato, e forse preoccupato dall’ idea di digiunare. -Tra quanto devi andare via? –chiese Kurt. –Tra una decina di minuti vado.- Kurt pensò ad una soluzione che nella sua testa appariva come una cosa ovvia, infatti si meravigliò che non ci avesse già pensato. –Potresti mangiare ora. –Blaine scoppiò a ridere. –Molto dolce, ma sono appena le otto e non sono abituato a mangiare così presto: in Puerto Rico ceniamo più tardi. –Kurt annuì, facendogli cenno di aver capito, anche se in realtà non capiva perché non cercasse di abituarsi.

-Okay, ma visto che fra cinque minuti te ne devi andare, ora renditi utile. –ridacchiò Kurt, soddisfatto del suo tono imperioso. –Che dovrei fare? –Kurt gli fece cenno di seguirlo. –Mi dovresti aiutare a portare degli scatoloni in soffitta. –Blaine si irrigidì e poi chiese –Perché lo chiedi a me? –ovviamente il suo amico non si aspettava una risposta del genere –Perché sono solo in casa. E dai, dammi una mano! – Blaine odiava sentire la gente supplicare, quindi accettò.

Cominciarono a trasportare quei maledetti scatoloni. I primi due che Blaine portò erano abbastanza leggeri, ma poi arrivò il terzo che lo colpì all’ improvviso.

Intanto Kurt, che si era dato l’ importantissimo compito di spolverare le scatole, notò che Blaine aveva le braccia che erano cinque volte le sue. –Ma tu vai in palestra? –chiese mentre l’ altro ragazzo tornava per prendere la quarta (ovvero l’ ultima) scatola. Intanto Blaine cercava pensava a qualcosa da dire, perciò Kurt pensò che stava mentendo. –Ci andavo quando ero in Puerto Rico. –Poi non aggiunse altro, così Kurt tacque.

Dopo che Blaine se ne fu andato, Kurt cominciò a pensare. Prima cosa: venerdì era debole, e lunedì era in piena forma. Molto probabilmente si era riposato durante il fine settimana, è vero, ma ciò non spiegava come mai fosse così stanco il venerdì precedente. Seconda cosa: aveva sempre impegni, ma non voleva dire che doveva fare. In più durante questi impegni non poteva mangiare. Terzo: era restio a dire la verità, oppure al raccontare tutto. Quarto: non voleva abituarsi alle abitudini americane. Quando Kurt pensò questo gli si gelò il sangue nelle vene.

“E se Blaine volesse tornare in Porto Rico?” questo quesito lo terrorizzò, e quella notte non riuscì a dormire bene.

Kurt decise: lo doveva aiutare.

 

 

Buongiorno a tutti!

Anzi, anche questa volta sono costretta a dirvi buona sera. Uff, non riesco mai a postare ad un orario decente. Comunque: questo capitolo mi è venuto più lungo (Yeah!) e spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate!

<3 Margy <3

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: CHALLENGE_ACCEPTED