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Autore: kateausten    01/03/2012    4 recensioni
Rose guardò il cielo inglese, azzurro e pieno di nuvole bianche come zucchero filato.
Bene, ecco cosa doveva fare.
Prima cosa: impedire a suo padre di giocare la partita di Quiddicht più importante della sua vita contro i Sepeverde, per evitare così la sua futura morte prematura.
Seconda cosa: cercare di riappacificare i suoi genitori diciottenni.
Rose sospirò, sconsolata.
Non sapeva perchè, ma dopo la scena che aveva visto, la prima cosa le sembrava decisamente più fattibile.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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-Che strada devo prendere?
-Tutto dipende da dove vuoi andare...
 

"Rose" mormorò dolcemente Al "Rose, guardami".
La ragazza era rannicchiata in posizione fetale sul letto di Albus, mentre lui la osservava seduto sulla sedia di fronte al letto. La ragazza non piangeva, non si muoveva, non parlava.
Hugo era insieme a Lily e Ginny, ma Rose in quel momento non poteva accettare nessuno se non Al; la sua presenza era l'unica cosa tollerabile in quel momento, l'unica cosa che non la faceva impazzire.
Suo padre era morto.
Non era un pensiero orribile e astratto; non più una realtà con la quale, un giorno, adulta e matura, si sarebbe dovuta confrontare.
Era il presente. Era così.
Non lo avrebbe più visto.
Non lo avrebbe più visto, non avrebbe più sentito la sua voce. Non lo avrebbe più abbracciato sentendo l'odore della sua pelle e la leggera barba che le sfregava la guancia. Non avrebbe più giocato a Quidditch con lui, ne lo avrebbe più visto abbracciare e baciare sua madre.
Non lo avrebbe più osservato mentre si stiracchiava sul divano, mentre lanciava occhiate complici a Hugo ne il suo volto illuminarsi quando la vedeva scendere dall' Espresso.
Non avrebbe più sentito la sua voce sussurrarle all'orecchio "Al mio tre chiudi i libri e scappiamo, sei pronta?".
E benchè lei non fosse mai pronta, perchè la sorprendeva sempre nel bel mezzo di un'esercizio di Trasfigurazione, lui la prendeva per mano e la trascinava via dal tavolo, dalle piume, dai libri.
Cosa avrebbe fatto senza di lui?
Senza la sua presenza che le alleggeriva ogni aspetto buio della sua vita? Senza il suo di coraggio, come poteva andare avanti?
E Hugo? E sua madre?
Sua madre.
Rose pensò per un attimo a Hermione: sapeva bene che lei non si sarebbe mai ripresa. I suoi genitori litigavano, si. Facevano delle litigate epiche e per la maggior parte del tempo si tenevano il muso a vicenda.
Ma sapeva anche che si amavano così intensamente che, alcune volte, era quasi imbarazzante guardarli.
Con chi avrebbe litigato adesso?
No, Ron Weasley non poteva essere morto.
Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Si alzò di botto e guardò suo cugino.
Gli occhi verdi di Al erano concentrati su di lei, e il suo cuore cominciò a battere più velocemente del normale.
Lei e Al avevano un rapporto difficile da classificare. Da piccoli erano stati compagni di giochi e di risate, ma con l'andare del tempo le risate erano diventati sussurri e i giochi erano quasi scomparsi.
Lo sapevano entrambi, certo.
Ma era una cosa così grande, così paurosa, così desiderata che avevano preferito lasciarla la in mezzo, senza un nome preciso, sospesa tra loro due, come un fedele cane che ti osserva sempre.
Rose sapeva che quello che stava per dire era qualcosa di così sbagliato, da poterlo dire solo a lui.
"Al" cominciò, lentamente "Devi farmi un favore".
Il viso preoccupato di lui si distese un pò, in parte sollevato di poter fare qualcosa.
"Certo Rose. Tutto quello che vuoi" rispose.
Nessuno sapeva del sentimento che lei provava per lui. Nessuna delle sue cugine o amiche.
Albus era un grande amore e i grandi amori non si raccontano.
"Vorrei tornare a Hogwarts" disse Rose, sedendosi a gambe incrociate.
Lo sguardo di Al si fece sorpreso; era l'ultima cosa che si aspettava.
"A Hogwarts?" ripetè perplesso "Adesso? E a farci cosa, scusa?".
Rose prese un grosso sospiro.
"Vorrei trovare il modo per tornare indietro nel tempo e impedire a papà di giocare quella partita" fece una pausa "Così lo salverò. E lui, oggi, non morirà".
Ci fu qualche secondo di silenzio dopo le parole della ragazza.
Poi Albus fece un sorriso incerto.
"Stai scherzando Rose, vero?".
Lei scosse la testa.
"Okey, lo so che sei completamente sconvolta, ma è impossibile".
"Per favore".
"Rose, non puoi...".
"Per favore".
"E' una pazzia! Finirai...".
"Per favore".
La voce di Rose era calma e Albus tacque.
"E io a cosa ti servo?" chiese Albus, lanciandole un'occhiata sempre più stupefatta.
"A preparare la pozione che mi porterà indietro" rispose Rose.
"Vedo che hai pensato già a tutto" disse Albus con voce aspra alzandosi dalla sedia e Rose fece un sorriso colpevole.
"Scusami Al".

"Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo di fare?" continuò poi "E' illegale! Proprio tu che in questi anni mi hai rotto sempre le scotole con le regole della scuola...".
Rose abbassò la testa mentre il ragazzo continuava a camminare su e giù per la stanza.
"Lo so" mormorò lei "Hai ragione. Ma sei l'unica persona a cui posso chiedere di fare una cosa del genere".
A quelle parole, dette con quel tono, la reticenza di Al si sciolse e dovette fare violenza su se stesso per non abbracciarla fino a spezzarle le ossa.
"E poi perchè sono più bravo di te in pozioni" disse, rassegnato mentre si risedeva.
Rose sorrise per la prima volta da quella mattina.
"Solo in quella materia, Potter, ricordalo".
Anche Al sorrise. Rose aveva Eccezionale in tutte le materie, tranne in Pozioni. E benchè si impegnasse con tutta se stessa, era lui, senza il minimo sforzo, ad ottenere delle pozioni perfette.
"Rose" disse poi, guardandola attentamente "Ascoltami bene, solo per un momento, ok? Se poi non sarai convinta faremo quello vuoi tu".
Lei annuì e lui sospirò.
"Questa è stata... una giornata straziante. Hai tutto il diritto di essere sconvolta e di avere idee un pò... ehm... assurde. Ma non credi che questa... sia una cosa sbagliata? Per quanto io detesti l'idea, forse lui..." Al si interruppe e continuò con un filo di voce "Doveva morire".
Rose chiuse gli occhi, pensando che Albus aveva ragione. Forse era destino, forse quello che stava pensando di fare si poteva trasformare in un disastro cosmico. Ma le uniche parole che rimbombavano nella sua testa, erano quelle di suo padre.
"Al mio tre chiudiamo i libri e scappiamo. Sei pronta?"
Sei pronta?
Sei pronta?
Al scosse la testa.
"Non ti ho convinto, vero?".
Lei fece un sorrisino di scuse e lui sospirò.
"Allora, miss genio. Come facciamo ad arrivare a Hogwarts, eh?" chiese Al.
"Oh, Al. Non dirmi che non lo sai" rispose Rose, balzando giù dal letto, improvvisamente piena di energie.
"Cosa non so?" .
"Che i camini delle nostre case sono collegati a quello dell'ufficio della Preside" spiegò Rose, prendendo il mantello.
"Davvero?" disse lui, stupito.
"Me lo disse papà qualche anno fa. Mamma non sa che lo so".
"E come mai i nostri camini sono collegati a quello della McGranitt?" chiese mettendosi anche lui il mantello.
"Papà mi ha detto che la Preside è molto affezionata a tutti loro. Sai, con la guerra e tutto quello che era successo..." disse Rose, aprendo la porta della camera.
Scesero in silenzio le scale, fino ad arrivare al soggiorno.
"Papà".
La voce di Albus era incerta, e Rose capiì il perchè.
Non aveva mai visto zio Harry in quelle condizioni: era seduto sul divano, sul bordo però, come se fosse pronto a scattare in piedi. I capelli neri erano arruffati, la barba cominciava a farsi vedere bene, e gli occhi verdi erano cerchiati pesantemente. Li aprì lentamente, mettendo a fuoco le due figure con estrema difficoltà.
"Ragazzi" mormorò "Cosa ci fate qui?".

Rose e Albus si scambiarono un'occhiata ma l'uomo non sembrò voler sentire la risposta, perchè si alzò.
"Ho un gran mal di testa" disse "Vado a prendere...".
Non finì la frase e quando uscì dalla stanza, Al guardò spaventato Rose.
Benchè vedere suo zio così avesse colpito Rose, una parte di lei gli era grata. Albus sembrava molto più sicuro per quella missione pazzesca, come se vedere suo padre in quello stato, gli avesse fatto cambiare idea e lo avesse convinto veramente.
Rose si avvicinò al camino e prese una manciata di polvere dal vasetto li accanto.
"Ci vediamo a Hogwarts" annunciò lei, sparendo dalla vista del ragazzo.
Albus sospitrò: si stavano cacciando in un bel casino.

                                                            *
 

"Hai visto Al?" disse Rose mentre guardava il cugino prendere degli ingredienti dall'armadietto delle scorte "La fortuna è dalla nostra parte".
Lui le lanciò un'occhiataccia, mentre buttava il materiale sul tavolo e accendeva il fuoco sotto il calderone.
"Ah si?" chiese accigliato "E dimmi, per Godric, perchè saremmo così fortunati?".
"Beh, l'ufficio della McGranitt era vuoto. Lo stesso i corridoi e l'aula di Pozioni" disse Rose, allegra.
"Avevamo la Mappa, Rose" puntualizzò Albus, mentre sfogliava il vecchio libro di Pozioni del padre per trovare la miscela giusta "Abbiamo potuto evitare chiunque fosse a giro nei corridoi. Per quanto riguarda McGranitt e Lumacorno, sono tutti e due nelle serre insieme agli altri professori." Albus evitò di dirle che secondo lui si erano riuniti per parlare della morte di suo zio "Non so quale fondatore ci abbia aiutato".
"Tutti" esclamò Rose "Tutti e quattro! Anche Salazar doveva avere un cuore".
"Vallo a dire ai figli di Babbani".
"Come sei peso, Al" sbuffò lei "Hai capito cosa voglio dire".
Lui la guardò mentre si aggirava per l'aula, incapace di stare ferma.
"Sei troppo allegra, Rose" mormorò mentre cominciava a buttare delle radici nel liquido "Non vorrei che restassi delusa...".
"Non rimarrò mai delusa, Al. Sei tu, no?".
Appena pronunciate queste parole, la ragazza arrossì.
Anche le guancie di Albus si colorarono, mentre i vapori della pozione cominciavano a salire, nascondendogli parzialmente il volto.
"Già, sono io" bofonchiò "Quindi adesso lasciami concentrare su questa cosa".
Lo vide aggiungere qualche ingrediente e mescolare energicamente, mentre sfogliava il libro e decifrava le indicazioni.
"Accidenti, se invece della radice di zenzero ci avesse messo quella di faggio avrebbe fatto molto più velocemente..." disse Albus "E qui...".
Rose lo lasciò parlottare tra se e se, mettendosi a sedere sul tavolo vicino con le gambe penzoloni, mentre la sua mente vagava.
"Prima" disse Albus e lei sobbalzò "Mio padre, Rose. Non l'ho mai visto così".
Era concentrato a guardare il calderone, ma Rose sapeva che quella vista lo doveva aver sconvolto più di quanto aveva pensato.
"Credo... credo che papà e zio Harry avessero lo stesso legame che avete tu e James. Se lui morisse, tu cosa faresti? Come ti sentiresti?".
Un velo di tristezza calò sugli occhi di Albus.
"Si, capisco" affermò e non disse altro per parecchio tempo.
Improvvisamente dalla pozione salì qualche scintilla e Albus si allontanò, sorridendo soddisfatto. Si mise a sedere accanto a lei con un'aria compiaciuta.
"E' quasi pronta" annunciò "Deve bollire mezz'ora. Poi devo mettere l'infuso di elleboro, girarla un'ultima volta ed è fatta!".
Gli occhi di Rose si splancarono.
"Stai scherzando?"
Albus sorrise.
"No, non scherzo. Così andremo li e potremmo...".
"Al" lo interruppe lei, seria.
"Che c'è?".
"Perchè parli al plurale?".
Lui la guardò come se davanti avesse una completa idiota.
"Perchè verrò con te, Rosie".
"Che cosa?" chiese lei stupefatta "Hai intenzione di venire con me?".
Lui sbuffò, irritato.
"Se pensi che ti lascierò andare a spasso nel tempo, così da sola, allora sei veramente pazza" affermò.
Rose scosse la testa.
"No, Al, non se ne parla.".
Lui incrociò le braccia.
"E perchè mai?".
"E' pericoloso".
"Primo motivo per cui devo venire con te".
"Forse non finirò nell'epoca giusta".
"Secondo motivo".
"Forse scopriranno cosa ho fatto e mi espelleranno".
"Terzo motivo. Saremo in due a mendicare un lavoro al Paiolo Magico".
"Ma..." Rose era senza parole. Aveva pensato che il cugino potesse aiutarla nella pozione, darle un pò di coraggio e aspettarla nel loro tempo. Non certo che...
"Inoltre" continuò Albus, in tono definitivo "Te la prepari da sola la pozione per tornare al presente?".
Rose aprì la bocca per ribattere, poi la richiuse. Aveva ragione. Lui ghignò, sapendo di aver vinto.
"Perchè lo fai?".
Le parole le erano scappate senza che se ne rendesse conto. Non voleva chiederglielo veramente. E comunque lui avrebbe potuto darle un sacco di risposte convincenti :"perchè sei mia cugina; perchè voglio rivedere zio Ron...".
Ma Albus, era una ragazzo sincero.
"Perchè sei tu" disse, ripetendo quasi le parole che lei aveva pronuciato prima.
Perchè sei tu.
Perchè sei tu.
"E poi, perchè se riusciamo in questa pazzia, potrò chiederti mille favori e rinfacciarti questo episodio per tutta la vita".
Ed era anche un gran bastardo.

                                                       *

Quarantacinque minuti dopo, Albus e Rose si guardarono attraverso i fumi che salivano dalle tazze, piene di pozioni, che tenevano in mano.
"Allora" disse Albus "Sei veramente sicura, Rose?".
Lei lo guardò e annuì, convinta.
Non un cedimento.
"Si" affermò.
"Sai che dovremmo inventare una bella panzana prima che la McGranitt ci creda, e ci faccia restare al castello,vero?" disse Al.
Rose ebbe una breve esitazione.
"Si".
Non un ripensamento.
Al sospirò e alzò la tazza, imitato dalla ragazza.
"A quest'impresa" disse.
"E a noi" aggiunse Rose.
Lui fece un mezzo sorriso ed entrambi bevvero il liquido.
Rose chiuse gli occhi, incerta su cosa aspettarsi, ma- apparte un lieve soffio fresco che le scompigliò a malapena i capelli- non sentì nulla.
E quando riaprì gli occhi, niente era cambiato.
Era la stessa aula di Pozioni.
Al, sempre davanti a lei, sembrava sbalordito.
"Eppure ero convinto di aver fatto tutto per bene" disse aggrottando la fronte "Non capisco perchè...".
Rose gli fece cenno di tacere. Aveva registrato un dettaglio che aveva ignorato: aveva caldo.
Nel loro tempo, era ottobre e l'ottobre inglese- soprattutto di quell'anno- era abbastanza freddo. Ma in quel momento, il maglione e il mantello, nonchè le calze pesanti, le sembrarono decisamente eccessivi per la temperatura.
"Che c'è?" sussurrò Albus, nervoso.
"Non senti che caldo?" bisbigliò lei "E siamo addirittura nei sotterranei".
Al trattenne il fiato e poi sorrise.
"Ehi, ma allora..." il suo sguardo vagò per la stanza "C' è un calendario là, Rose! Che giorno è?".
La ragazza si avvicinò e con voce tremante lesse la data.
"Tredici maggio 1998".
Albus boccheggiò e rimasero tutti e due un attimo in silenzio.
"Ce l'abbiamo fatta!" esclamò poi, felice.
"Ce l'hai fatta!" puntualizzò Rose.
Si abbracciarono forte, ma si staccarono quasi subito.
"Lo rivedrò, Al! Rivedrò mio padre!" esclamò Rose, piena di eccitazione febbrile.
Lui sorrise nel vederla così contenta.
"Si, ma ricordarti che adesso dobbiamo andare a dare qualche spiegazione" disse.
"E' quello che penso anch'io, signorino" confermò una voce.
Lui e Rose sussultarono impauriti quando, girandosi, videro Argus Gazza fissarli con espressione arcigna.
"Signor Gazza..." balbettò Rose.
"Ci conosciamo?" ringhiò l'uomo, mentre un miagolio annunciava l'arrivo di quella che doveva essere Mrs Purr. Rose e Albus erano arrivati a Hogwarts che lei era già morta, ma sapevano dell' esistenza di quel gatto scheletrico dai racconti poco lusinghieri di Harry e Ron.
"No.. cioè in realtà si... E non le ho mai dato nessun problema..." La voce di Rose era nel completo panico.
"Senti ragazzina, non ho capito un accidente di quello che...".
"Signor Gazza" lo interruppe Albus, prendendo in mano la situazione "Come vede siamo due studenti di Hogwarts. Abbiamo la bacchetta e il mantello con lo stemma della nostra casa".
Questo Gazza, infuriato, non poteva negarlo.
"Solo che è successo un paticcio e abbiamo davvero bisogno di parlare con la McGranitt".
"Uhm..." sbuffò il custode, guardandoli con espressione torva "Ci sai fare con le parole ragazzo. Ma non credere di incantarmi eh?".
Lo guardò meglio.
"Somigli proprio a...".
"A chi?" chiese Albus.
"A Potter" disse infastidito. Troppe chiacchere con quei ragazzini. E Gazza non aveva mai sopportato ne l'una ne l'altra cosa "Forza, seguitemi dalla Preside. Spero proprio che usi i vecchi metodi punizioni se siete degli impostori".
Aprì la porta e il caldo sole di maggio li investì.
"Catene, ruote della tortura, squartamenti...".
E mentre Gazza continuava a biascicare di punizioni e torture, Al si girò verso Rose facendole l'occhiolino.
Lei rispose con un sorriso, enormemente grata di averlo al suo fianco.


Note:
Ce l'ho fatta ragazze, e scusate il ritardo! Ma questo periodo, pieno di esami, che sembrava non apssare mai è finito! e adesso sono LIBERA!!!!!. Spero quindi, di aggiornare molto più in fretta di questo periodo.
Sperando che il capitolo piaccia a tutte vi mando un bacione!

  
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