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Autore: MiseryandValerieVolturi    02/03/2012    1 recensioni
[BellaXEdward]
Per la seconda volta, Edward se ne va. Perché? Cosa lo spinge ad abbandonare Bella e Renesmee?
Bella, distrutta e decisa a non rimanere a Forks, si trasferisce in Alaska ... ma non è tutto come sembra.
Dal primo capitolo:
Iniziò a leggere “So quello che pensi Bella, ma non è così: non vi ho abbandonate, e non ho intenzione di farlo per nessuna ragione al mondo …” si fermò quando si accorse che le lacrime iniziarono a cadermi leggere sulle guance e sospirò “… ho dovuto farlo, perdonami. Voglio che vi prendiate cura di voi, continuando a fare quello che avreste fatto con me al vostro fianco; senza fare stupidaggini Bella, promettimelo questa volta. Tornerò prima o poi, ve lo giuro. Vi lascio questi due cuori, nella speranza che vi possano aiutare a ricordarmi, vi amo. Edward”.
Dal terzo capitolo:
Ero alla ricerca delle parole giuste, di certo non potevo esprimere quello che avevo appena pensato.
“Niente, niente di grave” mentii “Abbiamo deciso di trasferirci”
Dal capitolo dieci:
“Va tutto bene” una voce calda e bassa mi risvegliò, suadente. Era famigliare, quanto il profumo che mi avvolse assieme alle sue braccia. Il freddo si sostituì al sintetico calore di una coperta di pile. Un solo nome, ora, soffiava dalle mie labbra.
“Edward …” mormorai. L’unica risposta fu un bacio a fior di labbra. Lo immaginai sorridere, dietro di me.
“Niente più brutti sogni” mi sussurrò, cullandomi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Prima di tutto, io e Vale ci teniamo a scusarci profondamente con tutti coloro che seguivano la nostra storia, perché è da moltissimo che non aggiorniamo.
Ho anche notato che l'html di alcuni capitoli era a dir poco terribile, quindi mi sto adoperando per cambiarne la grafica.
Vogliamo anche ringraziare tutti coloro che ci hanno recensito, letto, seguito.
Ogni singolo click ci ha fatto felicissime, grazie!
Vi presentiamo quindi il 13° Capitolo della nostra storia ... E non disperate, cercheremo di pubblicare il prossimo appena possibile! 
A ogni modo, questo qua sotto è un capitolo di passaggio ... ma davvero importante! Qualche dubbio sarà finalmente chiarito ... e ... beh ... qualcosa rimmarrà irrisolta.

Ci farebbe infinito piacere sapere la vostra opinione tramite recensione :)




Capitolo XIII


Speranza



Dedicato a voi, che ci leggete.

POV Edward

 

Ero stanco.

Qualcuno se ne sarebbe potuto stupire, vista la mia condizione: ero un vampiro. Un essere forte, sovrumano. Un animale, dilaniato dalla sete di sangue.

O forse no?      

Da qualche parte, ne ero sicuro, dentro di me si agitava qualcosa; qualcosa di umano. Amore.

E nomi: Carlisle, Alice … Esme … Bella. Renesmee.

Ed era per questo che ero stanco.

Sarebbe stato facile, accettare la proposta dei Volturi: la vita delle persone che amavo, in cambio dei miei servigi. In cambio dei miei poteri, per l’eternità.

Mi avevano fatto un proposta ufficiale, lì, mentre noi tutti combattevamo per salvare Renesmee.

Aro mi aveva guardato negli occhi, e io avevo potuto sentire i suoi pensieri.

Unisciti a noi … E loro rimarranno in vita.

E io avevo pensato a Bella. A quanto l’amavo. A quanto ero preoccupato per la sua incolumità: era umana, aveva bisogno di protezione. Renesmee … la amavo così tanto. E la mia famiglia? Non sarebbero sopravvissuti contro i Volturi. No.

Guardai Aro negli occhi, e annuii impercettibilmente.

Poi, tutto divenne più difficile.

Fuggii; i Volturi mi seguirono, lasciando in pace il resto dei Cullen. Ci allontanammo da Forks, instancabili, il più lontano possibile.

Dove potevo rifugiarmi?

I boschi divennero la mia casa per sette giorni, ma ormai loro erano sulle mie tracce. In un modo o nell’altro, mi avrebbero trovato.

Mi portarono a Volterra.

E lì, iniziò la tortura.

 La prima vittima aveva diciotto anni, capelli biondi e uno splendido accento francese.

Alec teneva gli occhi fissi su di me, mentre parlava al telefono con un altro Volturi – Felix?-, che si trovava a Forks. Una parola, e avrebbero sterminato la mia famiglia.

Cercai di farla soffrire il meno possibile.


Altre due vittime dopo, continuavo a rifiutarmi di bere sangue umano. Ero così debole che mi nutrirono a forza. Chiesi a Chelsea perché non mi uccidevano.

Gli servi” rispose lei.

Fu allora che capii cosa dovevo fare.

Quando dissi ad Aro che accettavo di fare parte della sua guardia, il suo volto si contrasse in un sorriso. Poi ascoltò le mie condizioni.

E ora ero lì, in Alaska, giocando una partita estremamente pericolosa, in cui una sola mossa falsa avrebbe potuto uccidermi.

O peggio, uccidere la mia famiglia.


Cercai di rammentare i loro volti, le loro voci. Lo facevo per loro.
Erano tutto: la mia vita, il mio obbiettivo.

La mia speranza.

 

 

 


POV Bella

 

Ero distrutta, distrutta da tutto ciò che mi circondava.

Le cose sembravano andare meglio, almeno così mi faceva capire Edward.

Eppure, qualcosa mi diceva il contrario, sapevo che la tempesta sarebbe ricominciata.

Mille pensieri vorticavano nella mia testa e non sapevo più a quale dare una risposta, non le avevo.

Era tutto un segreto, lo era sempre stato in fondo. E come darmi risposte se non riuscivo a pormi delle vere e proprie domande?

Rovistai in bagno, nel cassetto dei medicinali alla ricerca di qualche pastiglia per la testa.

Aprii la scatoletta e mandai giù una compressa.

Improvvisamente, la vibrazione del mio cellulare mi fece cadere la scatola con le compresse a terra. Non volevo parlare con nessuno, così persi tempo a raccoglierle, ma quel maledetto telefono continuava a squillare.

Risposi senza neanche guardare chi fosse nel display.


“Pronto..”

“Bella, sono Stella. Scusami se ti chiamo a quest’ora, ma ho provato anche questo pomeriggio e..beh, stavi dormendo?”

“No, tranquilla” la rassicurai.

Sentii un breve silenzio. “Ok allora. Volevo chiederti se avevi voglia di venire a scuola con me domani. Andiamo insieme, se ne hai voglia..”

Corrugai la fronte. “Stella, è più di un mese che andiamo a scuola insieme, non è una novità”.

La sentii ridacchiare. “Si, ovviamente lo sapevo. Intendevo con la macchina. Andiamo a scuola con una macchina..” scandì bene le ultime parole.

“Aspetta. Da quando hai una macchina?” domandai.

Da quando ci eravamo trasferiti non avevo sentito la necessità di comprarmene una o di affittarla.

Non che dovessi girare tutta la città, avevamo tutto quello che serviva nelle vicinanze, e non mi fidavo più di me stessa, chissà cosa avrei potuto combinare alla guida di una macchina..

In realtà, aspettavo solo il giorno per ritornare a Forks, non sarei rimasta per molto tempo in Alaska, per cui non ne valeva la pena. Almeno era quello che speravo.

“Da..oggi!” rispose entusiasta.

Per un attimo avvertii una sensazione di angoscia.

“Beh, quindi? Ti passo a prendere domani?”.

Chissà per quale motivo avrei voluto che fosse stato qualcun altro a farmi una domanda del genere, ma evidentemente niente sarebbe stato più come prima.

“No” risposi secca. “Il biglietto del bus non è ancora scaduto, penso andrò con quello” risposi secca.

“O-ok” la sentii balbettare “Come vuoi. C-ci  vediamo a scuola allora..Buonanotte”.

Attaccò senza neanche aspettare una risposta, e io, imbambolata, mi sentivo totalmente in colpa.

Stella era la persona più dolce che avessi mai conosciuto, o quasi.

Era stata una delle poche persone con la quale ero andata d’accordo dal primo giorno e mi aveva aiutato, sempre, ogni volta che poteva.

Sembrava avessi trovato un clone di Alice qui in Alaska, era quello che provavo ogni volta che stavo con lei..

L’unica cosa diversa era che lei non sapeva la verità su di me, non avevo mai aperto bocca.
D'altronde, come potevo? Mi avrebbe riso in faccia. Mi avrebbe guardato negli occhi e sarebbe scappata via urlando: 'ma con chi diavolo ho stretto amicizia io? Una pazza!'
No, non sarebbe arrivata fino a quel punto, ma sarebbe scappata lo stesso, e forse avrebbe fatto bene.

Probabilmente in quel momento stava pensando che fossi la solita ragazza alle prese con attacchi da oh-mio-dio-quanto-è-figo-quel-ragazzo-ma-a-lui-non-piaccio o qualche altra paranoia adolescenziale. Non sapeva niente di me, ma non era colpa sua. Riuscivo a prendermela sempre con chi era innocente, chi non c'entrava assolutamente nulla. Era sempre così, ormai.

Mi sentii una schifo e digitai tremando il suo numero di telefono, con la paura di ricevere un bel 'vaffanculo' diretto.
Chissà, forse mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe svegliato.

Mi sarei aspettata una valanga di insulti, ma non fu così. “Bella?” rispose calma dopo un paio di squilli.

“Sai, odio quell’ autobus puzzolente pieno di gente che ti schiaccia come una sottiletta in un angolo..”

Rise. “..e quel depresso accanto che spara canzoni heavy metal alle 7 di mattina..”

Presi un respiro. “E’ ancora disponibile un posto tranquillo in macchina?”

“Certo” rispose subito.

“Scusa Stella, davvero. Non so cosa mi sia preso. Sono solo..stanca, ecco”.

Cercai in qualche modo di dare una giustificazione. Banale, ma l’unica che potessi darle per il momento.

“Bella, tranquilla. Capita a tutti, è normale, non devi scusarti”.

Sbuffai. “Si, ma capita solo a me. Sono un disastro”.

Avrei voluto tanto imparare a tenermi tutto per me. Lo facevo, ma con chi non dovevo. Gli unici a rimetterci erano sempre le persone che mi stavano vicino, mio malgrado.

“Non lo sei..te lo assicuro” disse dolcemente.

Seguirono attimi di silenzio. “Stella?”

“Si?”

“Sei un’amica fantastica. Ti voglio bene, seriamente. E grazie di tutto, sto davvero bene con te, mi fai sentire bene”.
Fff.

Brava Bella, brava. Sputa il rospo solo quando ti fa comodo e fai la figura della scema, dai.

Lo pensavo davvero, non era una di quelle bugie che ero costretta a raccontare per nascondere la mia vita, ma mi venne spontaneo sussurrare un "che stupida", riuscivo sempre a peggiorare le mie 'belle' figure, bene.

"Ehm..Bella, credo di non aver capito l'ultima cosa.."
"No, lascia perdere, sono una cretina. Davvero" sbottai con me stessa e chiusi con forza lo sportello del bagno.
“Ok, credo di essermi persa qualche passaggio, domani mi spieghi" la sentii rispondere dolcemente.

Si, cosa ti spiego? Ti spiego che sono una stupida, che parlo quando non devo, quando dovrei non lo faccio e me ne esco sempre al momento sbagliato. Un punto in più per Bella, si, sbuffai.


"E' che..quelle parole dovevano risultare vere, invece sono passate per tutt'altro, ecco".
"Bella, posso dirti una cosa?" Eccoli, sarebbero arrivati tutti insieme i 'complimenti' che mi aspettavo.
Chiusi gli occhi nell'attesa di una risposta. "Ti fai troppi problemi, tu. L'avevo presa come la cosa più dolce del mondo, io".
Sorrisi. "Quindi - continuò - vedi di non romperti la testa con queste cavolate, ok? Altrimenti domani, appena ti vedo, inizio a prenderti a pizzichi"
Mi misi seduta ai bordi della vasca - "No, quello no! Sai che non li sopporto!"
La sentii ridacchiare, ma la immaginai ridere maleficamente. "Secondo te, potrei fare qualcosa che sopporti? No, era quello il mio intento".

"Sempre gentile, grazie".

"Non c'è di che. Allora? Sto aspettando una risposta" disse velocemente, mangiandosi le parole e marcando, involontariamente, l'accento italiano.
"Ok, va bene" sorrisi.
Tossì un paio di volte "Mh, allora domani, alla solita ora?"

“Ok, domani alle 7 sotto casa. Perfetto!” risposi contenta.

“Beh, buonanotte allora..”
“Buonanotte, Stella.”
Ma prima che potessi anche solo avvicinare il dito al pulsate per terminare la chiamata ...

"Eh..Bella?"
"Si?" risposi curiosa.
"Hai presente quella cosa dolcissima che hai detto prima, no? Vale anche per me".
Aw. "Non farmi piangere a quest'ora, ti prego".
La sentii ridere piano "Buonanotte".

Spensi il telefono e lo rimisi al solito posto, nella mia tasca.
Avevo bisogno di una pausa, ero stanca e avrei  volentieri fatto una bella dormita, anche se era più di un mese che non riuscivo a chiudere occhio per più di due ore.

“Eppure da qualche parte devo averle messe..” sbuffai davanti allo sportello del bagno, lo riaprii.
Finalmente trovai la bottiglietta di gocce per conciliare il sonno e ne versai una decina in un bicchiere.

Raramente mandavo giù quello schifo, ma era l’unica cosa che mi garantiva qualche ora di riposo.
Mi avviai verso la sala, sentivo le voci provenire dal televisore ed ero sicura fossero lì davanti.

“Hey tesoro, vieni qui..” la sollevai e la presi in braccio appena la vidi.

Aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo, profumati e pieni di boccoli ramati che le ricadevano sul viso.
Mi strinse forte in un abbraccio, come non faceva da tempo ormai, ma sapevo che la colpa era solo la mia.

Non ero più la stessa, non lo ero con nessuno.

Affondai il viso tra i suoi capelli e cercai di non farmi prendere dai sensi di colpa.

Jacob era seduto accanto al bracciolo del divano e ci guardava sorridente.
Sembrava tranquillo e non aveva più quell’aria da duro di qualche ora prima.
Fui sollevata, non volevo discutere di nuovo, non quella sera.

Mi sedetti accanto a lui con Renesmee sopra le mie gambe e lo guardai sorridendo appena.
“Allora, cosa avete fatto oggi?” chiesi.
“Siamo andati al parco insieme a Paul e Eleonor..” sorrise Nessie mentre giocherellava con le mie mano.

Corrugai la fronte. “Paul e Eleonor?” domandai rivolgendomi a Jake.

Rise. “Si, i figli dei vicini. Si sono accorti solo oggi che questa casa ora non è più disabitata, ma sono stati molto gentili”.
“Ah.” Risposi sorpresa. “E vi siete divertiti?”

“Si. Ho parlato con Eleonor, ma Paul è ancora troppo piccolo e piange sempre” scrollò le spalle “Annie, la loro nonna mi ha fatto assaggiare dei biscotti buonissimi..” scese dalle mie gambe e si diresse in cucina.

Ritornò con un piatto colmo di mini biscotti colorati “Me ne hanno dati anche un po’ per te”.
Jacob allungò una mano, ne afferrò uno e Renesmee gli lanciò un’occhiataccia.

“Oh, devono essere davvero gentili..” ne afferrai uno anche io.

“Quella signora già stravede per Nessie e le regala un sacco di dolci, non è giusto!” esclamò Jacob “Renesmee guarda qua, Renesmee puoi prendere questo, Renesmee guarda cosa ti regalo..” imitò una voce stranissima e mise il broncio lasciando intravedere un sorriso “e io?”concluse Jacob.

“Te sei un pochino cresciuto Jake..” risposi facendo un occhiolino a Nessie.

Renesmee sorrise sedendosi di nuovo sopra le mie gambe e Jacob alzò gli occhi al cielo sbuffando.

La baciai su una guancia e la strinsi forte. Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò “Non sono molto d’accordo su questo” stando attenta a non farsi sentire da quel ragazzone accanto a lei.
Non potei fare a meno di ridere e riuscii a malapena a soffocare la risata con una mano.
Eravamo pronte ad uno sguardo fulminante di Jacob, che però non arrivò.

Si guardava in giro, cercando non so cosa. All’improvviso abbassò lo sguardo verso terra.

“Ah, Bella..ha chiamato Edward poco fa” mi informò.

Mi voltai a guardarlo. “Come mai ha chiamato proprio te? Non aveva il mio numero?”

“Voleva solo sapere come stavate. Pensava dormissi e non voleva svegliarti”.

“E cosa..ti ha detto altro?” domandai velocemente.
“Mi ha detto di tranquillizzarti. Ha detto che si farà vedere presto, l’ha giurato. Ecco, è tutto quello che mi ha detto”.

Scrollai la testa. “E’ incredibile. Non ci capisco niente..prima se ne va via, torna, si comporta in modo strano e poi chiama te per sapere come stiamo. Anche oggi, appena ha visto quel ‘qualcuno’ fuori la finestra ha cambiato atteggiamento. Riesci a capirci qualcosa te?”.

Spostò lo sguardo verso terra e strinse i pugni per poi riaprirli.

“Probabilmente..forse poteva essere un vampiro” concluse tutto d’un fiato abbassando la voce.

“Poteva, o lo era?” lo guardai seria.

“Probabilmente lo era. Bella, non prendertela”.

Rimasi impietrita “Ora lo difendi anche? Da quando siete diventati così intimi?” Iniziai ad alzare la voce involontariamente “Da quando vi divertite a tenermi sempre all’oscuro di tutto? Non eri te quello ch- “.

“Bella” mi fermò “Non lo sto difendendo, non lo sto facendo. Lo aiuterei, potremmo aiutarlo, ma non dice nulla neanche a me” rispose sospirando.

“Non ti dirà mai niente, non dirà mai niente come ha sempre fatto..e il fatto che io debba venire a sapere certe cos-” mi fermai appena in tempo.

Nessie ci ascoltava e non avrei dovuto neanche iniziare quel discorso.

Rimandai velocemente indietro una lacrima senza farmi vedere.

Jacob si avvicinò e mi strinse con un abbraccio “Prometto che proverò a scoprire qualcosa..anche se non voglio ammetterlo, Edward è mio amico e devo pur fare qualcosa anche io, è mio dovere. E devo chiederti scusa per oggi, mi sarei dovuto trattenere..” sospirò “..ma non è stato facile”.
Negai con la testa e sorrisi.

“Ti aiuterò, Bella. Andrà tutto bene. L’ha detto anche lui, no? Fidati” mi rassicurò.

“Già. Dovrei farlo, ma non è facile neanche quello. Sembra si diverta a mettermi confusione in testa. Già lo sono, seriamente, eppure lo fa ogni giorno che passa. Non ci capisco più niente. E quel..quel vampiro di cui parlavi? Aggiungiamo altra gente, evviva. Riuscirò mai a  capirci qualcosa?!”.

“Ma..non so, Bella. Forse sei te che..pensi troppo.  Probabilmente la cosa è più semplice di quello che sembra..no?” mi guardò poco convinto.
“Certo, Jake, certo. Credo che tutto ciò che penso io sia niente in confronto a quello che sta succedendo in realtà. Ora, anche in questo preciso istante” risposi, mentre il mio cervello iniziava ad andare in fumo.

Lo sentii ridacchiare “Okay, è molto rassicurante parlare con te, veramente” scherzò per poi tornare serio.
“Senti..” continuò “a parte gli scherzi, non penso sia nulla di grave, spaventoso o qualsiasi cosa ti salti in mente. Era abbastanza tranquillo, se fosse stato … oddio, l’avremmo capito, non pensi?” sospirò “Io credo che tutto quello che dobbiamo fare è aspettare. Aspettiamo, le cose andranno a posto. Edward sa cosa sta facendo”.
Lo speravo, seriamente. Avrei voluto mettere in ordine nella mia testa..la mia vita. Eppure non ci riuscivo.
Come se la mia vita fosse stata un puzzle da 500 pezzi, ma non riuscivo a trovare i dieci -o forse anche più- pezzi mancanti.

Tutto ciò che mancava per completare il mio puzzle, in realtà, era Edward. Senza di lui al mio fianco non sapevo nulla.


“L’ho sempre saputo quello. Sa benissimo cosa sta succedendo e..okay, io non devo saperlo, cercherò di farmene una ragione, anche se continuerò a torturarmi ogni giorno, e lui lo sa bene. E’ l’unica cosa che posso fare oltre ad, ovviamente, aspettare” risposi con la gola secca.

“Sarà lui a sistemare le cose, Bella, lo sta già facendo. Te non devi preoccupartene, stanne fuori. Vedrai che non è niente e che tornerà tutto al suo posto, ogni cosa. E’ questione di poco di tempo” sorrise.

Lo imitai, comparve un piccolo sorriso sul mio viso, un sorriso di speranza.
“Vorrei avere un po’ della tua positività, Jake. Anche solo un quinto di quella che hai te. Basterebbe, per me” scrollai la testa.
“E’ per questo che sono qui, no?”


Mi avvicinai e lo abbracciai forte.

Nessie dormiva appoggiata al bracciolo del divano e il suo viso appariva, fortunatamente, rilassato.
“Penso che..la visita di Edward oggi le abbia fatto bene. Era contenta..non la vedevo così da settimane” sussurrai mentre Jacob accarezzava il mio braccio.
“E’ tutto ciò che le manca. Anche a me mancherebbe mio padre” rispose deciso.
Mi morsi il labbro. Mi sentivo così in colpa, eppure..non potevo fare niente.
“Ha fatto bene anche a te..” continuò guardandomi negli occhi.

“Non proprio. Non sopporto l’idea di averlo vicino senza sapere quando lo rivedrò, quando se ne andrà e se ritornerà. Mi fa impazzire tutto questo” distolsi lo sguardo verso la finestra “…Si, mi ha fatto bene, in fondo. Passo per passo, devo farcela, dobbiamo. Devo farlo a partire da oggi. Solo così posso pretendere che le cose ritornino al proprio posto”.
Vidi i suoi occhi inumidirsi, stranamente. Solitamente ero io quella che si faceva prendere da tutto, da ogni piccola cosa, soprattutto quando ero persa, sola, senza il supporto fondamentale di Edward.

Eppure, quella sera, Jacob prese il mio posto e lasciò a me le sue poche speranze.

 

La sveglia segnava la solita ora, i vestiti erano già pronti sul bracciolo della poltrona posta accanto alla finestra, Nessie dormiva ancora nel suo letto e la macchinetta del caffè bolliva in cucina.
Tutto questo si ripeteva ogni mattina, da una decina di settimane.

Era ormai arrivato Aprile e tutto ciò che aveva portato l'inverno era ormai solo un ricordo.

Mi avvicinai alla finestra della mia camera e osservai lo splendore e la calma della città.

Gli uccelli volavano alti nel cielo limpido, finalmente le giornate serene iniziavano ad essere sempre più frequenti, nonostante il vento freddo e le temperature non più superiori ai 5 gradi.

Il mio respiro sul vetro creò una piccola chiazza opaca, succedeva anche quando ero piccola e ogni volta mi divertivo a fare uscire il mio lato artistico.

Senza pensarci troppo avvicinai l'indice al vetro ed iniziai a lasciarmi andare ai pochi ricordi che erano rimasti nella mia mente.
Il vetro era freddo e la mia mano, le mie dita, a contatto tremarono.

Scrollai le spalle, chiusi gli occhi dando via alla mia creatività.
Subito dopo pochi secondi, comparve di fronte a me una rosa. -Era quello il mio unico ricordo?- Forse era quello più doloroso ed era quello che, stranamente, ricordavo tra tutti. Ricordavo sempre tutto ciò che mi faceva male e portava solo dolore.

Ansia, dolore.

Ansia, tristezza, dolore.
Ansia, disperazione, tristezza, dolore.

Ansia, disperazione, tristezza, speranza, dolore.

Quando sarebbe passato? Quando la mia vita sarebbe tornata normale? Era tutto quello che chiedevo, niente di più.
I ricordi facevano solo male, ma per quanto provassi a esserne indifferente, tornavano sempre.

Cancellai l'immagine alla finestra con la manica del maglione e tirai giù le tende bianche, dalle quali filtravano i deboli raggi solari.

Mi avviai verso il corridoio e giunsi alla camera di Renesmee. Dormiva tranquilla e il suo viso celava quasi un sorriso nascosto.
Era rannicchiata su sè stessa e teneva stretta in mano il pinzo della coperta che le era stata regalata da suo padre e che lei custodiva sempre gelosamente.

Mi avvicinai cercando di far meno rumore possibile e posai un delicato bacio sulla sua guancia, leggermente rosata.

Affondai il viso tra i suoi capelli e ispirai forte il suo profumo.
Sentii la sua mano posarsi delicatamente sulla mia. "Buongiorno, mami", sussurrò.

Sorrisi "Buongiorno. Dormi, è presto".
Non fece in tempo neanche ad ascoltare le mie parole che richiuse gli occhi e tornò a dormire, coprendosi fino al collo con la sua coperta tanto amata.

 Era decisamente un buon odore quello che proveniva dalla cucina. Mi avvicinai lentamente, cercando di indovinare cosa avrei trovato per colazione quella mattina.

"Buongiorno, bella addormentata" disse Jake appena mi vide.
"Sono sveglia da prima di te, simpaticone", feci una linguaccia.
Rise e spense il fornello, maneggiò un pò con un paio di piatti che poi appoggiò delicatemente sul tavolo.

"E' l'aria del Lunedì che ti rende così...?" chiese scherzando.

"No, è l'aria di una nuova settimana. L'ennesima, Jake", afferrai una ciambellina ai mirtilli e l'addentai velocemente.

"Attenta, è calda" mi avvertì. Scrollai le spalle.

"Oggi torno un pò più tardi, ho il corso pomeridiano di biologia. E' lunedì - marcai la parola - ricordi?".

"L'avevo detto io che era per quello!", sorrisi.

Si sedette a tavola e iniziò ad osservarmi. "Non mangi te?", chiesi.
"No, non ho fame ora. Aspetto Renesmee, le faccio compagnia".

Versai un pò di thè nella tazza e soffiai forte. "Jake, secondo te... se mandassi Nessie a scuola sarebbe una buona idea? Sarebbe per poco tempo, un paio di mesi, nessuno si accorgerà dei suoi cambiamenti. Penso che..che potrebbe distrarla un pò", chiesi e lo guardai negli occhi.

"Anche secondo me sarebbe una buona idea.. ma..ormai è difficile scambiarla per una bambina di 5 anni", disse e alzò le spalle.

"E dovrebbe iniziare le scuole elementari, quindi..." dissi, in modo quasi ovvio. Mi guardò e annuì leggermente.
"E' che..Jacob, è lei quella che soffre di più qua dentro, più di tutti..le manca tutto ciò che avevamo prima. Lasciarla così, senza nessuno svago..non penso possa farle bene.." bevvi qualche sorso.

"Potremmo..non so, potremmo organizzare qualche festa?", mandai quasi di traverso il contenuto della mia tazza. "Che?!"

"Potremmo invitare gli amici del parco di Nessie..anche i vicini, è diventata come una terza nipote per la signora Mary. E poi..Stella? Stella, quella ragazza di cui mi parlavi, quella che viene a scuola con te, giusto?", domandò.
Ehm, si. Stella non sapeva niente di me, nè di mia figlia. Come me ne sarei uscita?

'Ehi, Stella, lei è mia figlia..sai com'è..'

Ecco come ci si ritrova dopo mesi di bugie.

"Mh, potrebbe essere una buona idea..forse, si, potrebbe farle bene. E poi, cavolo, sono l'unica che ancora non conosce i vicini!", dissi convinta.

Valeva la pena tentare, cosa c'è di male nel confessare i propri 'peccati' a una persona che crede di sapere tutto di te? Succede a tutti, non ho ucciso mica nessuno, o sbaglio?

"Potremmo fare venerdì sera, sabato non hai scuola", propose. Afferrai un'altra ciambellina e la marmellata mi colò tra le mani.

"Allora....andata?", chiese con un sorriso stampato in faccia.

"Andata, dai! Devo avvertire Stella, però".

"Al resto penso io, tranquilla", sorrise e mi avvicinai ad abbracciarlo.

"Complimenti per le ciambelle, sono davvero buone, lupetto", scherzai.

"So anche che le feste mettono di buon umore..eh!?" mi accarezzò la schiena.

"Forse - ridacchiai - Devo correre, mi aspetta Stella fuori" mi avvicinai alla sedia e sollevai lo zaino.

"Buona giornata", mi fece l'occhiolino, "divertiti".

"Anche a voi...vi chiamo più tardi, mh? Grazie della colazione!". Prima di voltarmi, però, aggiunsi "Stai attento a Nessie.."

Mi guardò stupito alzando un sopracciglio "Co-"

"Okay, okay, hai ragione, non dico più nulla. Solo.. non farla pensare troppo, ti prego".

Sorrise dolcemente e annuì, mi salutò con un gesto della mano mentre mi allontanavo da casa.


"Buongiooorno!" urlò Stella da dentro la sua nuova macchina color nero, nero abbastanza lucido. Molto, direi.

Mi avvicinai guardandomi intorno, nessuno l'aveva sentita, menomale.

"Cosa.ti.urli? Non sono sorda" sussurrai sporgendomi dentro la macchina dal finestrino aperto.

"Ti piace?" mi seguì e bisbigliò anche lei.

"Si, mi piace...wow! Non ne ho mai vista una da queste parti..anzi, credo di non aver mai visto una macchina del genere.." dissi accarezzando la vernice della macchina.

Rise. "E' appena uscita in Italia, non è ancora arrivata qui", disse facendomi segno di entrare.
Aprii lo sportello con il timore di poter rompere qualcosa e mi sedetti delicatamente sul sedile.

La macchina aveva un buon odore, come tutti quelli delle macchine nuove. Sapeva di...lavanda misto a vaniglia, un odore talmente pungente che ti inebriava i polmoni, ma era abbastanza piacevole.

"Quindi? L'hai fatta portare qui dall'Italia?! Te sei pazza!" , domandai guardandomi in giro.
"Che sarà mai..non ne avete di macchine così qui, dovete farvene un'idea".

Mi girai di scatto e la guardai ridendole in faccia "Pff, dovevi vedere con cosa andavo in giro io. Una macchina che te avresti sicuramente portato a rottamare, ma non mi ha ancora abbandonato. Questa - indicai - tra 5 anni dovrai buttarla".

"Nah, non è vero, durerà più della tua".
"Contaci" ridacchiai.
"Un giorno me la farai vedere da vicino.."

"Ma l'hai vista già in foto....", risposi.

"Appunto, in foto", sorrise.
"Okay, si-signora", poggiai lo zaino tra i piedi e Stella mise in moto.

Tutto ciò che mi sarebbe aspettato quel giorno? Due ore di Spagnolo e due di Italiano, non potevo chiedere di meglio.

Non avevo scelto quello di letteratura inglese, ne avevo fatta talmente tanta gli ultimi quattro anni che mi sarebbe bastata a vita.
Non ero riuscita a scegliere storia e arte, erano i corsi che andavano di più quell'anno ed ero arrivata troppo tardi.

Matematica..beh, meglio stendere un velo pietoso. A malapena riuscivo a prendere la sufficienza al liceo, figuriamoci.

Avevo trovato due corsi di lingua, perchè no? Non che mi sarebbero serviti a qualcosa, ma la scuola chiedeva di seguire almeno tre corsi e così tutti dovevano fare.
"Ahm, a proposito, scherzavi ieri con il fatto di cambiare corso?", domandai.

Si girò a guardarmi, continuando a tenere stretto il volante "Ehm...no? E' tutto vero, mi sono stufata di fare corso di architettura, è una palla assurda".

"E? Vieni a fare il corso di italiano!?"

"...si!", rispose soddisfatta, la guardai scuotendo la testa. "Cosa c'è?", continuò.
"Potresti insegnarlo te ai professori l'italiano, che senso ha?"

"Ha il senso che la mia voglia di studiare è partita per qualche viaggetto e non ho idea di quando avrà voglia di tornare, ecco cosa", sorrisi.

"Ora mi è tutto più chiaro", rise. "Mi darai una mano allora..vero?".
"E' una minaccia?" rise, voltandosi a guardare distrattamente fuori dal finestrino.

"Stella! Attenta...", mi allungai per spostare leggermente il volante.

"E' tutto okay, tranquilla".

La osservai guardare in giro pensierosa. Un altro particolare di Stella? Cambiava umore ogni 5 secondi. Stranamente andavamo d'accordo, nonostante fossimo due caratteri molto simili.

In quel momento pensai a tutte quelle persone che avevano a che fare con me..come facevano a sopportarmi? Doveva essere veramente difficile, si.

A volte, la maggior parte delle volte, non riuscivo neanche a sopportarmi da sola, figuriamoci.
In quel momento, non so come, mi vennero in mente i miei genitori. Era da tanto tempo che non li vedevo, sarei dovuta andare a trovarli, altrimenti lo avrebbero fatto loro. Mi mancavano, mi mancava tutto di Forks e la mia vecchia vita. 

La vita che sembrava perfetta fino a tre mesi prima.

Mi incantai a guardare il volante, persa tra i miei pensieri. "Riesci a guidare con i guanti te?", chiesi non appena  notai quel particolare.

"Fa troppo freddo qui, mi si gelano le mani!" rispose.

"Uh, che novità", scherzai e Stella continuò a guardare dritto la strada.
Il sonno si stava impossessando di me e i sedili super-comodissimi erano dalla sua parte, ma non gliel'avrei data vinta.

Mi appoggiai saldamente al sedile e il mio sguardo cadde sull'impianto stereo.

 

"'Claire de Lune? Dimmi che l'hai rimessa nel CD nuovo.." lo scongiurai mentre accendeva lo stereo e con l'altra mano teneva stretta la mia.

Si voltò a guardarmi e mi sorrise.

"Aw" mi avvicinai e misi le mie braccia intorno al suo collo. Mi strinse forte a sè e mi lasciò dei delicati baci sui capelli.

Mi accoccolai nel suo petto e scrollai la testa. "Sembro una bimba di 4 anni, che scema.."

"Sei tanto dolce quando fai così, invece", sentii il suo respiro lieve tra i miei capelli.

Rimanemmo in silenzio per svariati secondi quando sentii all'improvviso una melodia familiare..

Sollevai lo sguardo cercando i suoi occhi e, come sempre, mi persi nel suo sguardo.

  
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