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Autore: TooLateForU    03/03/2012    24 recensioni
'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inspirai lentamente l’odore di salsedine che riempiva l’aria, sulla spiaggia. Andavo in Cornovaglia ogni santo anno, con tutta la mia allegra famiglia. Alloggiavamo in un bed and breakfast tristissimo, dove il più giovane poteva aver partecipato alla Rivoluzione Francese.
Però, sebbene facesse troppo freddo anche solo per pensare di fare il bagno e c’era sempre un tempo di merda, le spiagge ed il mare erano bellissime. Avevano un je ne sais quoi di suggestivo. Avete presente quel quadro di quel tizio in piedi come un idiota su una montagna a guardare il mare tempestoso? Ecco, lo scenario era quello.
Mi sdraiai sulla sabbia morbida e fredda, e chiusi gli occhi. Non volava una mosca, il che era abbastanza raro dato che la mia era una famiglia di psicopatici paranoici. L’unico suono che si sentiva era l’infrangersi delle onde sulla riva, e la risacca del mare.
E qualche gabbiano impazzito.
Ero immersa nel più totale relax, quando sentii dei rumori al mio fianco. Aprii solo un occhio, guardando alla mia destra, e scorsi una figura avvicinarsi.
Mi misi a mezzo busto, cercando di mettere a fuoco, e la figura si fece più evidente.
Sgranai gli occhi “Malik?!” esclamai, strozzata. Ormai lui era a mezzo metro da me, e sorrideva sghembo.
“Buongiorno.” Disse, prima di sedersi accanto a me sulla sabbia. Aveva un felpa blu indosso, dei jeans che quasi si confondevano con la sabbia e scarpe abbinate alla felpa. Notai anche un orecchino nero, sull’orecchio sinistro.
“Che diavolo ci fa qui, tu?” chiesi, sempre più sconvolta.
“Mi ci hanno trascinato i miei. Non sei l’unica ad avere dei genitori rompicoglioni.” Ribattè, serafico.
Aggrottai le sopracciglia, e tornai a guardare il mare davanti a noi. Era strano che fosse qui, in questa sperduta cittadina della Cornovaglia, proprio su questa spiaggia.
Ma non chiesi altro.
Si girò a guardarmi, e sorrise. Aveva un sorriso… Strano. Strano in senso buono, però. Non so, creava un piacevole contrasto con la sua pelle olivastra..
“Vorrei conoscerti meglio.” Disse, tranquillamente.
Sbattei le palpebre, prima di sorridere. Poi sentii qualcosa colpirmi la spalla sinistra, e feci una smorfia. Mi girai, ma non c’era nulla.
Quel qualcosa mi colpì di nuovo, e scattai in piedi, spaventata.
“Liz? Liz?” mi chiamò Zayn.
 
“Liz?”
 
“Liz? ELIZABETH!”
Spalancai gli occhi, e sobbalzai involontariamente. Mi ritrovai a fissare un paio di occhi chiari conosciuti, mentre dei capelli biondi mi solleticavano il viso.
Charlie ruotò gli occhi al cielo, scendendo dal mio letto “Alleluja, ce l’hai fatta a svegliarti! Ho dovuto quasi picchiarti!” esclamò.
Io sbattei le palpebre, confusa come un pesce rosso in un allevamento di trote.
Guardai le solite pareti violette della mia stanza come se non ci fossi mai stata. Vidi la foto di me, Jude e Carol in prima media appesa come sempre sull’armadio, l’iPod abbandonato sulla scrivania, qualche vestito a terra..
Quindi..Non ero sulla spiaggia in Cornovaglia?
“Non..Non eravamo in vacanza?” chiesi a Charlie, spaesata. Lei alzò un sopracciglio, guardandomi come se fossi una pazza.
“Manca ancora un mese alle vacanze di Natale, geniaccio.” Mi prese in giro.
Ma se non eravamo in vacanza, ed ovviamente non eravamo in Cornovaglia su nessuna stramaledetta spiaggia allora…Avevo sognato?
Ossignore, avevo sognato ZAYN MALIK? Di nuovo?! Ed io, lui, la spiaggia..
Lanciai un urlo dal nervoso, mentre seppellivo la testa sotto al cuscino con un colpo secco.
“Mamma, Liz ha dato di matto! Di nuovo!” urlò Charlie, uscendo dalla stanza d corsa.
Dannazione.
 
Arrivai a scuola correndo, il che era più raro di un panda razzista. Setacciai con lo sguardo il corridoio affollato, alla ricerca disperata di Jude.
Jude, Jude, Jude…Dove cazzo sei, Jude?!
Corsi fino al suo armadietto sperando di trovarla lì, ma non c’era nessuno. Sbuffai, pestando un piede a terra.
Jude arriva sempre in anticipo, ogni santo giorno, ed oggi che ne ho bisogno è in ritardo?
Ma perché tutte a me?
Perché?!
Tirai fuori il cellulare dalla tasca della giacca, bruscamente, e composi il numero di Jude che sapevo a memoria.
Uno squillo, due squilli, tre squilli..
Sbuffai nuovamente, prendendo a battere ritmicamente un piede a terra.
Quattro squilli, cinque squilli, sei squilli..
‘Ciao chiunque tu sia, stai parlando con la segreteria telefonica di Jude. Probabilmente sono occupata, lascia un messaggio dopo il..’
Attaccai, prima che il ‘bip’ metallico mi invadesse le orecchie. Io giuro che l’ammazzo quella bionda, un giorno all’altro.
Decisi di riprovare, prima di gettarmi dal terzo piano della scuola. Composi nuovamente il numero ed attaccai il cellulare all’orecchio.
Mi guardai attorno, e proprio nel momento in cui la voce di Jude esclamò “Pronto?” dalla cornetta la vidi dall’altra parte del corridoio.
“Idiota, girati.” Risposi, e lei prese a guardare alla sua destra e alla sua sinistra, confusa.
“Davanti a te!” sbottai.
Finalmente i nostri sguardi si incrociarono, e lei allargò le labbra in un sorrisone, alzando un braccio a mo’ di saluto.
Chiusi la chiamata, avvicinandomi frettolosamente a lei.
“Liz, non hai idea di cosa sto per raccontarti!” esordì su di giri lei, appena le fui accanto.
“Chiudi il becco ed ascoltami. Ho bisogno d’aiuto.”
Lei fece finta di non sentirmi, e prese a saltellare sul posto “So il suo nome! So il suo nome!” urlacchiò, senza smettere di sorridere.
La guardai confusa, aggrottando la fronte “Il nome di..Oh, non m’interessa! Jude, devi ascoltarmi un attimo..”
“Eravamo in piedi uno accanto all’altra, e poi è successo proprio come nei film! La metro ha frenato bruscamente e io gli sono caduta addosso, e lui fa..”
“Jude, frena un attimo!”
“..‘Tutto apposto?’ con la sua voce assolutamente sexy, ed io ‘Sì, scusa.’ e poi..”
“Jude cazzo, ascoltami!”
“..si è presentato! Si chiama Harry, come il principe d’Inghilterra! Non trovi che sia un nome meraviglioso? Io credo..”
“JUDE TAPPATI LA BOCCA!” urlai, stridula. Qualche ragazzo si girò ridacchiando, mentre Jude mi guardava offesa.
“Ehi, non c’è bisogno di essere così aggressivi!” disse, sulla difensiva. Io allargai le braccia, esasperata.
“E’ un quarto d’ora che cerco di parlarti!” mi lamentai. Lei ruotò gli occhi al cielo, sistemandosi lo zaino sulle spalle.
“Bhè, scusa tanto se volevo raccontare alla mia migliore amica del ragazzo che mi piace da una vita!” ribattè acida, prendendo a camminare per il corridoio senza aspettarmi.
Sbuffai, mentre le correvo dietro per raggiungerla. “Senti, capisco il tuo entusiasmo e giuro che dopo parleremo solo del nome sexy di questo tizio, ma ora devi ascoltarmi.” Dissi, seria.
Jude mi lanciò uno sguardo di sbieco, ancora offesa “Saltellerai?”
“Per tutta la scuola.” Promisi. Lei sembrò pensarci un attimo, poi acconsentì con un cenno del capo.
“Okay, spara.” Mi intimò.
Presi un respiro profondo, per darmi coraggio “HosogntilMlik.” Dissi, tutto d’un fiato.
Jude mi lanciò uno sguardo interrogativo, avvicinandosi di più a me “Cosa hai detto?”
Mi guardai intorno, accertandomi che nessuno ci stesse ascoltando “Ho sognato Malik.” Ripetei, a bassa voce.
La mia amica strabuzzò gli occhi, fermandosi nel mezzo del corridoio “Ti prego, dimmi che stai scherzando.” Iniziò, terrorizzata.
“Mi piacerebbe.” Ribattei, con una smorfia disperata.
“Quindi..Mi stai dicendo..Che ti piace?”
“JUDE!” gridai, prima di darle un sonoro schiaffo sul braccio.
“AHIA! Perché mi hai colpito?!” domandò sconvolta, massaggiandosi un braccio.
“Perché hai osato pensare una cosa del genere!”
Sbuffò, contemplando preoccupata il braccio fasciato da un maglioncino bianco.
“E allora perché l’hai sognato? Eh? Freud avrebbe da ridire su questo.” Jude girò il coltello nella piaga, gettando il mio umore più in basso di dove già era.
Ed era molto, molto in basso.
“Magari ho sognato di ucciderlo, e tu mi accusi per niente.” Ribattei, decisa.
Lei mi guardò negli occhi, cercando di capire se dicessi la verità.
Scosse la testa “Balle. Non saresti così preoccupata.”
“Okay, non ho sognato di ucciderlo. Ma questo non vuol dire niente.” Dissi, tentando di convincere più me che lei.
Niente.”
“Niente?”
“Nada.”
“Neanche un po’..”
“No.”
La conversazione si chiuse lì, e facemmo finta di niente per tutto il resto della giornata.
 
Arte. L’ora di arte a scuola era un po’ come un’ora di buco.
Ti siedi al tuo banco, o al banco di un altro, o sopra un altro come nel caso di quella troia di Terry Peters e fingi di disegnare.
 La Peters se ne stava tutta sghignazzate sulle gambe di bomba-a-mano-man, mentre lui la toccava ovunque, indisturbato.
Santo Dio, perché dovevano infliggere questa tortura a tutta la classe? Esistono le camere da letto.
I bagni della scuola.
I cespugli.
Anche i set dei film porno sarebbero andati bene, considerando quanto si stavano spingendo in là.
Ecco, ecco, adesso cominciavano anche a mangiarsi la faccia a vicenda, e a fare tutti quei rumori inquietanti simili a quando si stura un lavandino.
Disgustoso.
“Tutto apposto?” chiese la mia ispanica compagna di banco, con il suo solito accento arrrrrrrrrgentino.
“Sì, perché?” risposi ostentando tranquillità, ma senza togliere gli occhi di dosso dai due porno-divi.
“Avevi una faccia strana..” continuò, e finalmente distolsi lo sguardo da quei due.
Alzai le spalle, senza risponderle, poi abbassai lo sguardo sul foglio bianco che avevo davanti e feci una smorfia.
Disegnare mi annoiava terribilmente, ed oltretutto il più bel disegno che avessi mai fatto risaliva al secondo anno di asilo.
Incredibilmente, la prof. sembrò risvegliarsi dallo stato comatoso in cui era caduta appena entrata in classe, ed aggiustandosi gli occhiali battè bruscamente una mano sulla cattedra.
“Allora, cos’è questo chiasso? Dovete lavorare! E voi due..” fece cenno a Malik e Peters, che smisero di leccarsi  “Non siamo in un night club, quindi tornatene al tuo posto Peters, e di corsa!” concluse la Truman, gridando.
Tutta la classe cadde nel più totale silenzio, non per rispetto, ovviamente, ma per la sorpresa. E chi se lo immaginava che anche la Truman fosse una vera professoressa!
Malik sbuffò, mentre Terry scendeva velocemente dalle sue gambe e si avviava sculettando al suo banco, facendo oscillare la mini-mini-mini-mini-mini-mini-mini-mini gonna.
Passò accanto il mio banco, ed istintivamente tirai fuori una gamba per farle il solito sgambetto che sicuramente avrebbe sviato.
Non immaginavo che questa volta sarebbe davvero inciampata, e caduta urlacchiando con il sedere per terra.
Scoppiai a ridere, seguita da tutta classe. Peters diventò tutta rossa in faccia, prima di far scattare la mano in alto, furiosa.
“Professoressa, Calder mi ha fatto lo sgambetto!” si lamentò, prima di assumere una faccia addolorata e piegarsi sulla sua caviglia.
“E ora la caviglia mi fa malissimo!” continuò a piagnucolare, mordendosi un labbro. Oh, che attrice!
La Truman puntò i suoi su di me, furibonda “Calder, come ti sei permessa di fare lo sgambetto ad una tua compagna?! Sei impazzita?” mi chiese, gesticolando.
“Era uno scherzo prof. Pensavo che Terry ce li avesse gli occhi.” Risposi con tranquillità, scatenando altre risatine.
La prof. sbattè con la mano sulla cattedra un’altra volta, ammutolendo tutti. Praticamente stava tremolando. Potevo scorgere il suo doppio mento ballonzolare a destra e a sinistra.
“Fila dal preside, ora!” continuò, indicando con un dito la porta. Io mi alzai con uno sbuffo, e percorsi velocemente il tratto ultimo banco-porta.
Mi girai a guardare dietro di me proprio sull’uscio, e più dello sciame di ragazze preoccupate che aveva circondato la Peters notai lo sguardo penetrante di Malik, che mi guardava a braccia incrociate.
Lasciai la classe, e non ne fui mai così contenta.
 

 
 
IF THERE’S SOMEBODY CALLING ME ON, SHE’S THE ONE!
Buonciorno popolo, o meglio buonasera. Da oggi ho deciso di aprire ogni nota d’autore con un pezzo di una canzone, oggi per voi in diretta (?) She’s the one di Robbie Williams!
Detto questo, passiamo al capitolo. Liz comincia a sognare Dj Malik (era ora) e si è scoperto il nome di ragazzo-dagli-occhi-verdi.
Non che fosse un grande mistero, ma Harry sarà mucho mucho importante nella storia *ride maligna*
Detto questo, mi dileguo a vedere Peter Pan #yeep
Bacioni, siete meravigliose!

 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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