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Autore: aliciablade    06/10/2006    19 recensioni
Un pomeriggio,Usagi è vista scarabocchiare concentrata su un quaderno ed un innamorato Mamoru sta morendo dalla curiosità di sapere cosa c'è dentro. Ma forse era meglio non saperlo... ATTENZIONE: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice: questa ff è tradotta da lithtys col permesso dell'autrice.

 

MORE THAN ICE CREAM

by Alicia Blade

PARTE TERZA

 

Sbattei le palpebre. "Che cosa voglio essere?".

Annuì, ma non aprì gli occhi. "Fino a che punto andiamo. Che...che cosa siamo? Che cosa vuoi...?", la sua voce si inaridì e credetti di vedere il principio di una lacrima all'angolo degli occhi, ma erano chiusi così saldamente che non avrebbe potuto scappare.

La guardai con aria sciocca, elaborando le sue parole. Dopo quello che mi aveva detto? La verità? Che cosa volevo essere? Che cosa volevo che NOI fossimo? Potevo pensare ad un migliaio di risposte a quella domanda: amanti, anime gemelle, ragazzo e ragazza, marito e moglie, insieme per sempre? Ma pensai alla conversazione nel parco, a tutto ciò che mi aveva detto e sapevo che non potevo dire nessuna di questa cose. Ovviamente era preoccupata che dopo avermi rivelato la sua anima apertamente come aveva fatto, l'avrei respinta. Ora vorrei tornare indietro alle prese in giro, ad essere nemici.

Mi chinai in avanti, osando allungare la mano e toccarle l'avambraccio. Rabbrividì.

"Mi piacerebbe che fossimo amici", dissi incerto, sapendo che era parzialmente vero. Nonostante non fosse abbastanza, non sarebbe mai stato abbastanza, era l'unica cosa che potessi dire vicina a raccontarle tutto, tutti i miei sentimenti più profondi.

Aprì lentamente gli occhi, ed alcune lacrime luccicanti scesero sulle sue guance. Strinsi i denti per trattenermi dall'asciugargliele. Infine, dopo avermi fissato silenziosamente ed averne versate altre intatte, abbassò lo sguardo e le asciugò con la manica. "Capisco", soffocò un singhiozzo. "Gr...grazie per avermi detto la verità".

La guarda di sottecchi. Avevo supposto di sentire come minimo una sorta di gioia o felicità dopo la mia mezza-confessione, ma non c'era stato nulla di simile. Anzi, sembrava più avere il cuore infranto.

Cuore infranto.

Boccheggiai, la verità mi colpì e sapevo che cosa l'aveva resa così triste. L'unica cosa che poteva averla resa così triste.

"Usagi-chan", sussurrai, afferrandole le dita. "Mi dispiace. Non lo sapevo".

"Naturalmente non lo sapevi. Ma ora lo sai", sussurrò.

"E'un completo idiota. Non ti merita", dissi con vigore, guardandola in viso.

"Oh, non dire quello di...", si fermò, la faccia rossa dal pianto, e mi guardò di nuovo. "Chi?".

"Il ragazzo...credo che tu gli abbia dato la lettera, no?".

Sbattè le palpebre e lentamente annuì, l'espressione divenne dubbiosa e sospettosa.

"Beh, se ti ha rifiutata, è un completo idiota. Non ha idea di quello che si perde".

"Stai...scherzando?", chiese con la voce tremante.

Era il mio turno di essere confuso. "Naturalmente no. Intendo, i complimenti da parte mia sono una rarità, e mi spiace anche per questo. Ma dico davvero, Usagi-chan. Sei una ragazza straordinaria. E se non riesce a vederlo. Allora...".

"Aspetta!", disse, chinandosi improvvisamente sul tavolo, con gli occhi piantati nei miei. "Fermati", si risentì ed analizzò la mia faccia mentre la fissavo a mia volta. Tutti i segni del pianto se n'erano andati, a parte gli occhi rossi e gonfi. "Dici davvero? Non sai...non sai della lettera?".

Boccheggiai. "Solo quello che mi hai detto".

Tirò un incerto sospiro e lentamente si risedette contro la panca. "Oh", disse tranquillamente, con gli occhi che guardavano il soffitto. Potevo quasi sentire gli ingranaggi girare nella sua mente, prima che improvvisamente diventasse di nuovo completamente pallida. "Um, um...è stato un piacere vederti, Mamoru-san. Um...devo andare!". Saltando giù dallo sgabello, corse verso la porta. La seguii con lo sguardo, vedendo i suoi fiumi di capelli biondi volare dietro di lei mentre spariva giù per la strada. Tirando un sospiro, scossi la testa confuso. Quella ragazza mi stava facendo diventare pazzo, in più di un modo.

...

Un ora dopo, uscivo dall'ascensore sul pianerottolo del mio appartamento. Avevo aspettato che lei tornasse per quasi quarantacinque minuti, sperando che venisse indietro a spiegarmi...beh, tutto. Non potevo evitare di sentire che c'era qualcosa di molto importante che mi stavo lasciando sfuggire.

Ma mentre attraversavo il corridoio, cercando nella tasca le chiavi, una piccola, bella ragazza svoltò l'angolo a tutta velocità e mi sbatté contro emettendo un forte strillo. Sbigottito, sollevai le braccia per stabilizzarla prima che potesse cadere.

Il suo respiro era stanco, ma mentre alzava lo sguardo su di me, si trasformò in un forte affanno. Gli occhi le si spalancarono ed il volto, rosso per lo sforzo, impallidì notevolmente.

"Beh, questa è una novità", sogghignai, non avendo la forza di lasciarla andare anche se sapevo che era l'unica cosa giusta da fare.

Non ebbi comunque scelta poiché si tirò improvvisamente indietro e premette la schiena contro il muro come un animale preso in trappola od un criminale sotto i riflettori. "Che cosa ci fai qui?", boccheggiò.

"Vivo qui", dissi, indicando verso l'appartamento in fondo al corridoio dal quale era appena arrivata.

Arrossì, perdendo un po' della sua espressione sgomentata. "Lo so ", sussurrò. "Solo che pensavo che tu ancora...fossi...um...devo andare". In un battito di ciglia, si stava precipitando via, ma in mezzo battito di ciglia, stavo allungando la mano e afferrandola per la vita.

"Aspetta", dissi, disprezzando l'idea che lei se andasse via in questo modo due volte in un giorno. Non quando avevo così tante domande. Non quando avevo così tanti sentimenti. Mentre si girava a guardarmi, i suoi occhi sbirciarono timidamente all'insù attraverso le scure ciglia. Sentii le mie mani tremare volendo prenderle il viso e premere le mie labbra sulle sue. Pensai a lei col cuore infranto e mi chiesi se potevo guarirla. Ci avrei provato con piacere. Avrei fatto di tutto.

Ritrassi il braccio.

"Usagi-chan, non vuoi restare?", le chiesi nervosamente. "Devi essere venuta qui per vedermi, vero?".

Abbassò lo sguardo, non dicendo nulla.

"Deve esserci una ragione per la quale sei qui. Perché non entri? Ho del gelato".

Le sue labbra si piegarono all'insù e lentamente sollevò gli occhi verso di me. Sembrava ancora timida ed anche un po'spaventata, ma anche un po'felice. "Io...veramente...". Guardò indietro verso l'ascensore, mordicchiandosi debolmente le labbra, poi verso il mio appartamento. Infine raccolse le forze per qualche sorta di impatto ed esalò un grosso respiro. "Okay".

Sogghignai. "Da questa parte", volevo prenderle la mano, ma non potevo. Mi seguì ad un passo di distanza, strascicando i piedi. Mi voltai e la vidi fissare la mia porta con occhi spalancati. Con esitazione, le misi una mano sulla spalla.

"Stai bene? Ti sei comportata in modo così strano oggi".

Increspò le labbra, guardando ancora verso la mia porta ed annuì. Dopo, sollevando i suoi occhi su di me, dichiarò. "Sei stato così gentile con me".

Sbattei le palpebre, volendo sempre di più prenderla fra le braccia. Stava diventando quasi impossibile resistere, specialmente quando i suoi occhi mi stavano guardando con così tanta...che cos'era quella? Premura? Adorazione? Non osavo sperare.

...

"Beh, intendo ciò che ho detto. Se ti va di essere amici...", smisi di parlare mentre il suo volto si abbassava per guardare al pavimento.

Raggiunto il mio appartamento, infilai la chiave, sentii il familiare scatto, e lasciai che la porta si spalancasse. La prima cosa che vidi nel mio pulito e lindo appartamento fu qualcosa fuori posto. Sbattei le palpebre e mi chinai per prendere una busta di carta Manila. "Che cos'è?", meditai fra me e me. Girandomi verso Usagi, sorrisi nel vederla stare immobile nel corridoio, giocherellando nervosamente con le dita. "Puoi entrare. Siediti. Mettiti a tuo agio".

Fece un profondo respiro, i suoi occhi incollati alla busta, prima di entrare nel mio soggiorno. Mi ricordava un prigioniero che andava all'esecuzione. Chiusi silenziosamente la porta e ritornai a fissare curiosamente la lettera.

In grandi, gonfie lettere, c'era il mio nome "Chiba Mamoru", scribacchiato su un lato. Nient'altro. Scuotendo le spalle, mi diressi verso la cucina. "Va bene al cioccolato?", le chiesi, posando la lettera sul bancone.

"Aspetta...non...non hai intenzione di aprirla?", chiese tremando.

Mi voltai e vidi uno sguardo ferito e guardando di nuovo la lettera, realizzai improvvisamente perché la scrittura mi sembrava così familiare. " Usagi-chan, questa è...da parte tua? E' questo il motivo per cui sei venuta qui?".

Trasalì e abbassò lo sguardo al pavimento. " Pensavo di avertela data due giorni fa, ma sono andata in un appartamento al piano sbagliato. Pensavo mi stessi evitando per questo". Si fermò, forzando una piccola risata. "Non so se i tuoi vicini l'hanno aperta, ma sicuramente sembravano contenti quando sono tornata a riprenderla".

Lentamente allungai la mano verso la busta, sentendola come un peso nelle mie mani, e lessi nuovamente il nome. Non c'era alcun modo che questa potesse essere ciò che speravo fosse. Semplicemente non c'era...

"Perché non ti siedi?", le chiesi gentilmente, schiarendomi la gola. Guardò il mio sofà e si diresse cautamente lì. Pensavo che sarebbe svenire, tremava così tanto, ma lo raggiunse e si sedette, le gambe unite e la schiena dritta come un asse.

"Mi piace il tuo appartamento".

Sorrisi, andando a sedermi al tavolo da caffè di fronte a lei."Grazie. Puoi tornare ogni volta che vuoi".

"Vedremo", sussurrò, guardando mentre le mie tremanti mani strappavano la busta.

Misi una mano dentro e tirai fuori un quaderno a spirale color porpora. Il mio cuore iniziò a battere selvaggiamente. Tutto il mio corpo tremava mentre riconoscevo il quaderno al quale era stata così attaccata.

Combattei per respirare, guardando in su verso la trepidante ragazza. Stava fissandosi il grembo, cercando disperatamente di non avere contatto visivo.

"Usagi-chan, questo...questo è...".

Increspò le labbra e si sforzò di annuire.

"Per me?", deglutii. Non si mosse.

Con dita tremanti, lo aprii lentamente.

"Oh, per favore", gemette improvvisamente, sbattendo le mani sulla pagina. "Per favore, per favore, non leggerla di fronte a me!", la guardai vedendo che stava piangendo di nuovo, la faccia infuocata. "Per favore, Mamoru-san...".

"Okay", sussurrai, e lentamente chiusi il diario, non avendo letto neanche una parola. "Okay, non lo farò". Misi il quaderno sul tavolo e stesi le braccia per prenderle le mani. La mia voce tentennava mentre le accarezzavo i palmi delle mani con i pollici. "Non la leggerò di fronte a te. Ma...ma Usagi-chan, mi diresti...mi diresti che cosa dice?", non feci alcuno sforzo per nascondere il tono supplichevole della mia voce, volendo così fortemente credere, sperare, sapere...

Stette zitta per un lungo momento, mentre le accarezzavo le mani, le lacrime che lasciavano minuscole linee umide sgorgando dai suoi meravigliosi occhi. Infine, mordicchiandosi il labbro, guardò in su verso di me e fece un profondo, tremolante respiro.

"Bene. Dice", sussurrò, dopo si fermò per schiarirsi la gola e ricominciò nuovamente con un po'più di convinzione. "Dice...dice che sei l'uomo più splendido al mondo". I suoi occhi ardevano nei miei, pieni di lacrime, onestà, verità, e , Dio, poteva essere? "E che so che penserai che è una stupida cotta, ma...ma sono pazzamente innamorata di te. Lo sono sempre stata. E lo sarò sempre". Scoppiò in singhiozzi, tirando via le mani per coprirsi il volto.

Da parte mia, potevo solo fissarla, cercando disperatamente di contenere l'impatto, il significato delle sue parole. Cercando disperatamente di ricordare il discorso che avevo provato così tante volte nelle mie fantasie. Cercando disperatamente di non svegliarmi da questo sogno.

Con cautela, allontanai gentilmente le mani dal suo volto. Me lo lasciò fare.

"Non piangere", sussurrai, sentendo l'inadeguatezza delle mie parole non appena le ebbi pronunciate, ma le ripetei ancora due volte, asciugandole le lacrime con dita tremanti. Avevo così paura di farle del male, ero così spaventato dall'idea che potesse sparire ad ogni tocco. "Usagi-chan", mormorai lentamente, inginocchiandomi davanti a lei. "Non so...non so cosa dire", gemetti, sperando disperatamente di riuscire a spiegarle come mi sentivo, ma mi sfuggivano le parole.

Scosse la testa. "Non dire nulla", disse, distogliendo lo sguardo. "Lo so già. Amici, giusto?", singhiozzò e potevo vederla cercare disperatamente di ricacciare indietro le lacrime.

"No, non è così", dissi con forza, prendendole il viso fra le mani, forzandola a guardare in basso verso di me. L'euforia improvvisamente esplose in me e sorrisi guardando la sua faccia così incredibilmente bella. "E'solo che...Usako...non ci sono parole abbastanza forti per dirti quello che vorrei".

Chinandomi in avanti, premetti le mie labbra sulle sue, gentilmente quanto riuscivo vista la passione che mi inondava. Ansimò, il corpo che diventava rigido, ma le sue labbra erano calde e morbide mentre cercavo di dirle attraverso i baci quello che non riuscivo a comunicarle con le parole.

Le mie dita si allacciarono nei fili dei suoi capelli, i miei pollici che massaggiavano la pelle perfetta delle sue tempie e delle sue orecchie. Era così tanto più morbida di quanto avessi mai potuto immaginare.

La sentii piangere silenziosamente, quasi inudibile, e la tensione la abbandonò improvvisamente. Mi tirai indietro, stando abbastanza vicino da sentire il suo respiro mentre teneramente facevo scorrere le dita sul suo collo e sulle sue braccia, lasciandole con esitazione sulla sua vita. Le mie labbra tremavano per il desiderio e la soddisfazione. Anche le sue.

Appoggiandomi indietro, guardai in su verso di lei, mentre spalancava gli occhi. Brillavano ancora di lacrime non versate mentre mi fissava, la bocca aperta per la sorpresa. Fu il miglior momento di silenzio che ebbi mai provato.

Si leccò le labbra, trattenendo il fiato, guardandomi con dubbio ed incredulità. "Non capisco", sussurrò infine, ed il mio sciocco sogghigno tornò.

"Usako", dissi, la voce poco più alta di un sussurro. "Quello che sto cercando di dirti è che...sei la ragazza più splendida al mondo. E so che penserai che è una stupida cotta, ma...ma sono pazzamente innamorato di te. Lo sono sempre stato. E lo sarò sempre".

Iniziò a tremare, alcune lacrime che cadevano nonostante avessi allungato una mano per asciugarle. Si appoggiò nella mia mano. "Davvero?", chiese innocentemente.

"Davvero".

"Oh, Mamo-chan", squittì, gettandosi fra le mie braccia e piangendo sulla mia maglietta. Non persi tempo e la strinsi a me, memorizzando ogni sensazione, ogni centimetro della sua schiena, ogni profumo dei suoi capelli e della sua pelle, ogni suono che usciva dalle sue perfette, amabili e stupende labbra.

"Usako", sussurrai contro i suoi capelli quando il suo triste pianto venne meno. "Stavo diventando matto pensando che fossi innamorata di qualcun'altro".

Ridacchiò. "Stavo diventando matta pensando che l'avessi letta e mi stessi evitando".

Baciandola sulla testa le chiesi. "Posso leggerla ora? Per davvero?".

Ridacchiò e acconsentì.

Strisciai verso il sofà e la portai con me, non sopportando di starle lontano più di qualche centimetro. Mi seguì volentieri, portando i piedi sul cuscino e si accoccolò contro il mio fianco mentre prendevo il quaderno. Mentre saltellavo fra le pagine, notai che quasi ogni riga era stata cancellata, scribacchiata e ricancellata tantissime volte, in modo che ora risultava illeggibile. Risi, e mi guardò, con gli occhi scintillanti.

"Volevo davvero che fosse perfetta", disse, arrossendo. Qui e là potevo a malapena capire qualche parola.

"Occhi meravigliosi...energico, ma...quello che intendo...quando ti vedo sorridere...per sempre...".

"Mi sarebbe piaciuto che la avessi lasciata stare", dissi, baciandole la fronte. "Mi sarebbe piaciuto leggerla".

Sogghignò, "Te ne scriverò un'altra. Questa volta non tralascerò nulla. E'stato così facile, davvero. Una volta che ho iniziato, è uscito tutto. Ma...non sapevo che cosa avresti pensato, così l'ho cancellata". Batté le ciglia. "Ne scriverò un'altra per te.. Ma...c'è qualcosa...in fondo".

Andai alla fine, all'ultima pagina, e non potei evitare di ridere davanti alla lettera d'amore. La mia lettera d'amore. Diceva:

Caro Mamoru-san,

sei l'uomo più splendido al mondo. E so che penserai che è una stupida cotta, ma...ma sono pazzamente innamorata di te. Lo sono sempre stata. E lo sarò sempre.

Per sempre tua,

Usagi

"Te l'ho detto che avevo scritto quello", sussurrò. Sollevai il suo viso verso il mio.

"Grazie", mormorai.

Mi sorrise radiosamente, facendo battere pazzamente il mio cuore. Dopo, con un po'di preavviso, mi avvolse le braccia attorno al collo e mi baciò. Mi sciolsi istantaneamente nel suo tocco, tenendola stretta a me, ricambiando il bacio con tutto l'amore e la passione e la verità che avevo tenuta nascosta da quando l'avevo incontrata. Era quasi come un nuovo primo bacio - questa volta, era lei a baciarmi. Mi stava dicendo, senza parole, che questo era tutto vero e favoloso e sarebbe stato così anche domani.

Quando si ritrasse e posò la testa sulla mia spalla, mi sentii come se mi fosse caduto il Paradiso addosso. Sapevo che se ogni persona avesse potuto sentire questo tipo di felicità, tutti i problemi del mondo si sarebbero risolti. Sapevo che non l'avrei mai, mai lasciata andare.

"Ti amo, Mamo-chan".

"Ti amo anch'io, Usako", baciando i suoi soffici capelli, feci scorrere una mano sulla sua schiena, carezzandola gentilmente. "E credo di dovere al mio amore un po'di gelato".

"Mmmm...no grazie".

La guardai confuso. "Che cosa?".

Ridacchiando, si ranicchiò ancora di più fra me ed il sofà. "Per prendere il gelato, devi alzarti. E...questo è meglio. Stiamo così per sempre".

Sospirai felice. Se fosse rimasto qualche dubbio, svanì a quelle parole.

Mi amava più del gelato, e conoscendola, l'amore non poteva essere più forte di così.

 

FINE

___________________________________________________________________

 

Note di lithtys: eccomi giunta all'ultima parte di questa storia. Spero vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me! Mi scuso se la traduzione non è proprio pefetta, ma ho fatto del mio meglio ^___^'

Ringrazio Mykaila, miki90, sailormoon81, Strega_Mogana, Shura23 e Cassandra14.

  
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