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Autore: Violetta_    04/03/2012    4 recensioni
Non riesco ancora a capacitarmi della mia stupida superficialità, del mio egoismo infantile.
Povera sciocca, che cieca che ero, avevo la luce e ho preferito l'inferno.
Ecco una piccola favoletta con protagonista una Hinata diversa, più seducente e sicura di se. Ma sarà un bene per lei?
Mai giocare coi sentimenti altrui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara , Sorpresa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Non riesco ancora a capacitarmi della mia stupida superficialità, del mio egoismo infantile.

Povera sciocca, che cieca che ero, avevo la luce e ho preferito l'inferno.

 

Mi chiamo Hinata e fino a qualche tempo fa ero la ragazza più invidiata di Tarrytown.

 

Figlia del più ricco fabbricante di tessuti, ereditiera di metà patrimonio e bellissima, ero contesa da tutti i giovani ragazzotti.

 

Due in particolare si contendevano da anni le mie attenzioni, ed io mi divertivo ad aizzare la loro rivalità.

 

Uno era il figlio del vecchio e burbero sindaco e nipote del medico del paese, aveva i capelli amaranto e due occhi color gemma di giada, purtroppo aveva la fama di essere un gran mascalzone, e dato che suo padre giocava d'azzardo tentando una fortuna che non gli apparteneva, era anche povero in canna.

 

L'altro era il figlio del socio di mio padre, unico ereditiero dell'immenso patrimonio che il padre era riuscito ad accumulare, il suo nome, Naruto, con la sua faccia d'angelo, i fili d'oro che gli portava ribelli sulla testa e i dolci occhi color oceano d'estate, faceva sciogliere il cuore di tutte le ragazze, ma solo io ero riuscita a rapire il suo.

 

Entrambi erano molto tenaci ed io ero il loro unico obiettivo.

 

 

Mi ricordo bene l'origine di quella contesa.

 

Mi trovavo nell'ufficio di mio padre per sua richiesta, si doveva firmare il contratto per unire le due importanti fabbriche: quella della famiglia Uzumaki e quello della mia famiglia, e ovviamente, mio padre voleva fare bella figura. Ricordo ancora il rumoroso movimento delle macchine, il delicato ed infantile abito rosa di mia sorella, il caldo torrido, ed una noia mortale.

 

I miei genitori stavano conversando con i coniugi Uzumaki, quindi mi alzai sui miei lucidissimi stivaletti neri, corti e severi, gettai un'inequivocabile sguardo a mia sorella in modo che non mi seguisse e mi incamminai sola per i corridoi della fabbrica.

 

Caldo, caldo, caldo...

 

Uno strano ticchettio mi fece voltare: in un piccolo spazio in uno dei corridoi secondari, un giovane si destreggiava tra infiniti numeri e calcoli su pile di fogli col solo aiuto dell'abaco.

 

<< Salve >>.

<< ... >>.

 

C'era tanto rumore, ma non doveva essere così forte da non poter essere sentita. Irritata riprovai.

 

<< Salve >>.

 

Due occhi stanchi, ma attenti e vigili mi si puntarono davanti, solo per un istante, poi diventarono sorpresi, quasi increduli.

 

<< Salve Miss Hyuuga >>.

 

Finsi una reazione timida e sorpresa.

 

<< Oh! Mi conosce? >>.

 

Lui intanto si era ricomposto.

 

<< Si Miss, sono... il nuovo contabile, lavoro qui da qualche settimana >>.

 

Finsi interesse per attaccare discorso, almeno ingannavo il tempo.

 

<< Aaah e ti trovi bene? >>.

<< Si >>.

<< Mmmh non è un lavoro noioso? Insomma tutti questi numeri, questi segni strani... >>.

<< Dovere Miss... >>.

 

Il suo tono serio e tremendamente profondo mi intrigava, distratta da questo pensiero non sentii una sua domanda.

 

<< Miss? >>.

 

Arrossii, avrei potuto benissimo nasconderlo, invece feci di tutto per sembrare timida e intontita dal caldo.

 

<< Mi perdoni... >>.

 

Lui terminò per me.

 

<< ... Gaara, il mio nome è Sabaku no Gaara miss... venga, l'accompagno a prendere del thè >>.

 

Mi fece mettere sottobraccio e insieme ci recammo in una piccola stanzetta, presi una delicata tazza di porcellana e lui mi versò la bevanda dorata con una fetta di limone, poi tornammo alla sua piccola scrivania.

 

<< Posso fare altro Miss? >>.

 

Quella voce era sempre più intrigante.

 

<< Ecco... >>.

<< Sempre a perder tempo e? >>.

 

Un giovane biondo si stava avvicinando con fare disinvolto, senza rendermene conto, ormai era un gesto istintivo, posai la tazza e porsi la mano avvolta da un candido guanto verso quella figura celeste, prontamente, come da galateo, il giovane mi prese la mano e poggiò le labbra sulla delicata stoffa.

 

<< Incantato mademoiselle, Uzumaki Naruto, futuro padrone dell’omonima fabbrica >>.

 

Che voce, e che portamento! Ne era valsa la pena uscire da quel noioso ufficio.

 

<< Ah siete il figlio del nuovo collega di mio padre, io sono Hyuuga Hinata >>.

<< E' un onore per me mademoiselle >>.

 

Stava per ribaciarmi la mano, quando si allontanò improvvisamente da me gettando un urletto irritato, mi accorsi quasi subito che la tazza col thè era “accidentalmente” caduta macchiando inesorabilmente i pantaloni del ragazzo e andando in frantumi. Da dolce e gentile, l'espressione dell'Uzumaki diventò furente: si scagliò contro Gaara che intanto si era seduto sulla scrivania ed aveva ripreso a lavorare.

 

Proprio in quel momento, stavano passando i miei genitori con i nuovi soci, fulmineo, Naruto si ricompose mostrando uno sgargiante sorriso.

 

Kushina guardò il figlio scandalizzata.

 

<< Cielo figliolo che ti è successo? >>.

 

Lui con nonchalance tolse dalle lucidissime scarpe alcuni frammenti di porcellana, poi si rivolse alla madre.

 

<< Un insignificante incidente, purtroppo al giorno d'oggi è difficile trovare dei bravi impiegati >>.

 

Kushina parlò in generale, ma si capiva che il destinatario della frase era uno soltanto.

 

<< Certa gente imbranata potrebbe almeno scusarsi >>.

 

Gaara continuava ad osservare l'abaco.

 

<< Sono costernato della poca abilità che il signorino possiede nel non travolgere le tazze da thè che si trovano nelle sue vicinanze, Mrs. Uzumaki. Non si preoccupi sistemerò io >>.

 

Kushina e gli altri arricciarono il naso, mio padre intervenne cercando di calmare le acque.

 

<< Perdonate signori, è il figlio del sindaco, mio grandissimo amico, ed ora se volete seguirmi vi mostro le varietà di tessuti >> poi si rivolse ha me << Coraggio cara vieni >>.

<< Subito padre >>.

 

Finsi di essere infastidita dal comportamento di Gaara, ma poi, quando tutti furono distratti, mi girai e guardai in modo malizioso quel diavolo dai capelli di fuoco.

Lui non mancò di ricambiare.

 

   
 
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