Libri > Il diario del vampiro
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Autore: _Arya    04/03/2012    7 recensioni
Un giorno un uomo, vedendo un amico fuggire dall’amore, decise di rivolgerli queste parole: " Anche all’uomo più freddo e privo di emozione può capitare di vacillare sotto gli effetti dell’amore.
Tu non sei diverso solo perché sei un vampiro, perché prima di ogni cosa sei un uomo e non importa cosa o quali decisioni tu abbia preso nei confronti dell’amore.
Presto scoprirai che il tuo più forte e peggior nemico lo devi ancora incontrare. Sai di chi o di cosa si tratta?
Sono i tuoi sentimenti, i tuoi reali sentimenti.
Per quanto ancora scapperai?
Credo sia arrivato il momento di affrontali, amico, con le buone o con le cattive."
L’amico rimase impassibile sotto il reale significato di quelle frasi. Come ogni cosa lasciò che li scivolassero di dosso, senza prestarli importanza.
Lui non avrebbe fatto niente. Avrebbe continuato a vivere la sua vita come aveva sempre fatto nascondendo il suo amore alla donna che amava. Avrebbe ignorato lei e ciò che lui provava ogni volta che la vedeva.
La sera seguente la vita di quest’ultimo subì un profondo sconvolgimento.
Da quella sera la sua vita non fu più la stessa .
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Logica Immortale





 

 
Fuori di me avvertivo il gelo circondarmi. Dentro di me infuriava l’Inferno.  
Alle correnti d’aria, che nella libertà del cielo sconfinato cambiavano ogni volta che volessero la loro direzione, permisi di guidarmi affidandomi a loro, completamente.
Quella notte, qualcosa era cambiato.
Lo avvertivo.
Ne ero consapevole.
Lo rifiutavo.
Poter volare per me aveva da sempre significato tornare a respirare, ad assaporare l’aria dopo minuti di apnea.
Ricominciare a volare in quel cielo nero, punteggiato solo da quelle stelle solitarie che si affacciavano a quel mondo curiose di osservare e scoprire gli errori e le passioni dei mortali, significava riuscire a percepire quelle brezze fredde e calde, ma sempre leggere, sfiorarti la pelle.
Ricominciare a volare significava strappare le radici che mi congiungevano a quel mondo, significava liberarmi di ogni più piccolo riflesso di ogni mio pensiero.
Quella notte, qualcosa era cambiato.
Ovunque quei delicati sospiri di aria mi conducessero, mi sentivo in catene, come se un sottile legame mi vincolasse alla terra sottostante.
Qualcosa mi impediva di avvertire quei dolci sussurri del vento che da sempre placavano ogni mio pensiero, svuotando la mia mente.
Desideravo che tutti quei pensieri, rivelatori di scomode realtà, che urlavano e gridavano nella mia testa, si soffocassero lasciando spazio solo al silenzio. Desideravo che tacessero, perché quel mio nuovo dolore bruciava. Bruciava e ardeva di un fuoco dove la natura di quelle stesse fiamme sembrava fossero l’essenza di quelle degli inferi.
Quella notte, qualcosa era cambiato.
Tutto appariva velato da un debole annuncio di pioggia.
L’aria, quella notte, portava il suo odore.
In me la speranza che un temporale potesse spegnere quelle stesse lingue di fuoco che bruciavano dentro accentuando solo il dolore, nacque con quella stessa intensità con cui agognavo e pretendevo silenzio.
Il mostro dentro di me si agitò nuovamente, pretendendo di avere la meglio sui miei istinti e spingendomi a commettere quell’unico peccato di gola per il quale un vampiro si possa condannare: impossessarsi di una vita umana e privarla dell’esistenza, della gioia di vivere.
La voglia di appagare quel senso di doloro con il sangue gettò un’ombra nera sul mondo che mi circondava.
Lo squarcio che si era aperto dentro di me, aveva riaperto un varco alle tenebre, all’oscurità alla quale da secoli appartenevo e che avevo stupidamente rinnegato.
Come avevo potuto far accadere questo?
Prima di quella notte non mi ero mai veramente concesso il lusso che fossero le emozioni dettate dai così detti sentimenti a condizionare la mia vita e le mie azioni. Mi ritrovavo a salvare e a difendere vite umane, a provare dispiacere se una di loro moriva, rischiavo la mia vita per assicurare la loro e quella degli abitanti della loro città. Mi ritrovavo a fare cose che, se me le avessero raccontate solo qualche decennio prima, avrei ucciso chiunque avessi di fronte, convinto che questo si stesse beffando di me o cercando la morte. Mi ero ripromesso e ripetuto più volte che, se solo per un secondo mi avesse sfiorato l’idea di avvicinarmi ad essere quello che le scelte di Stefan lo avevano portato ad essere, mi sarei impalato io stesso.
Il lieve passaggio d’aria fredda che lambiva il mio corpo, risvegliò istinti e ricordi lontani, testimoni del Potere e della morte che avevo provato e imposto.
Avevo giurato a me stesso che non avrei permesso a nessuno di scalfire quei centimetri di puro ghiaccio che intrappolava gelosamente il mio cuore. Invece adesso, adesso, in quei pochissimi anni passati a Fell’s Church, avevo lasciato non una, ma ben due ragazze entrare nel mio cuore.
Come avevo potuto far accadere tutto questo?
La confusione che dimorava in me, mi fece solo desiderare di ritornare quel vampiro potente e sanguinario di una volta, ora sopito dentro di me. Quel vampiro che non si interessava di niente e di nessuno. Quel vampiro che al solo pronunciare il suo nome gli altri tremavano e imploravano di graziarli.
Quel vampiro ero io. Fui io.
Gola, lussuria, passione, Potere. Ogni cosa mi apparteneva ed era riuscita a plasmare quel principe delle tenebre che gli altri avevano imparato a temere e a rispettare, come re, come Dio.
Ad una sola cosa ero debole: il sangue.
Mortali, contenitori di quel nettare che mi regalava il Potere.
Deboli, stupidi, traditori, piccoli esseri insignificanti, ma al col tempo preziosi.
In ognuno di loro scorreva la sostanza del Potere e del piacere di cui si nutriva la Gola.
Da loro volevo e pretendevo solo il loro sangue, niente di più.
Erano solo piccole creature da usare al momento e gettare via.
Ma qualcosa decise di ritorcersi contro di me. Sulla mia strada mi imbattei in lei, Elena. Così simile a Katherine nell’aspetto, tanto diversa da riuscirmi a coinvolgere al punto da dipendere da lei.
Ma lei, il mio Angelo, era un caso a parte. Lei era tutto, ma allo stesso tempo niente. Umana, vampira, angelo. Viziata, determinata, bellissima.
Tutte quelle convinzioni che mi aveva accompagnato nei secoli vacillarono davvero per la prima volta, quando incontrai quel folletto dai capelli rossi e dalla voce di un tenero uccellino.
In cinquecento anni non mi ero mai dato pena nel riflettere se quello che facevo fosse giusto o sbagliato. Non mi ero mai preoccupato se essere un predatore della notte e interpretare a pieno quel ruolo che la mia natura mi imponeva di recitare, fosse giusto o se esistessero altre alternative. Trovavo inebriante la sensazione del Potere che potevo provare solo sacrificando qualche fragile vita umana. Nel corso dei secoli non ero mai stato attratto dalla luce. In essa non ci vedevo niente che l’oscurità mi stava già offrendo. Compiacere solo me stesso, era il mio solo interesse. Sacrificarsi per gli altri o tenere a qualcuno che andava oltre se stessi, erano cose che non mi interessavano. Questo, fino a quando non incontrai per la prima volta Bonnie. Come un eroe buono è affascinato ed è attratto dal male, io in quella piccola ragazza vidi per la prima volta in mezzo millenni la bellezza che la luce poteva avere. Mi meravigliò che una creatura così pura e ingenua potesse riuscire a sopravvivere in questo mondo. Forse è per via di questo che ogni volta che penso a Bonnie aggiungo quel piccolo aggettivo possessivo e mi costringe, ogni qual volta che il mio piccolo uccellino rosso dimentichi di saper volare o come questo si fa, perché troppo spaventata da qualcosa che la minaccia, a ricordarle che arriverà sempre qualcuno a salvarla e che, anche se all’impatto con il suolo mancassero solo pochissimi millimetri, questo qualcuno la salverebbe lo stesso, sempre. E quel qualcuno ero io. Ero io nel passato e con ogni probabilità lo sarei stato anche nel futuro.
Tra le tante cose a me inspiegabili, una delle principali era proprio questa. Ogni volta che l’uccellino si trovava in pericolo o che qualcuno di ben più potente di lei la minacciava, sentivo l’esigenza da me ignorabile di salvarla e saperla al sicuro. Ogni volta che rischiava di morire, non importava con chi fossi o cosa stessi facendo, dovevo strapparla alla morte.
Salvare Bonnie da vampiri e altre creature della notte era un dovere al quale non potevo e non desideravo sottrarmi.
E quella sera come mi aveva ringraziato per tutto quello che facevo per lei?  
Tradendomi. Ecco come in verità mi sentivo. Tradito e messo da parte. Un’altra volta.
Il rompo di un motore sedò momentaneamente la rabbia che mi stava investendo e che stava riducendo in cenere ogni parte morale di me.
Udì un altro rombo alle mie spalle e il ruggito di quel mostro che esultava impaziente. Sapeva che quella sera avrei ucciso e anche io.
Non mi importava chi, non importava se avrei strappato la vita una donna o una ragazza o se mi sarei limitato ad una sola persona. La parte oscura che dimorava dentro di me e che faceva parte del mio essere stava incominciando a venir fuori, trepidante dall’impaziente attesa di assaggiare quel dolce nettare rosso che portava il nome di sangue. Non avevo alcun motivo di trattenerla. Non l’avrei ostacolata o fermata, perché in realtà era quello che desideravo. Niente mi avrebbe trattenuto dall’uccidere.
Alzai gli occhi al cielo.
Era così maledettamente immenso, dove per rischiare di perdersi bastava solo che ti distraessi un secondo.
Quella notte, qualcosa era cambiato.
In quella notte lo specchio nero, punteggiato di piccole luci, non mi aveva accolto tra leu braccia, tranquillizzando quei respiri affannosi di rabbia e placando ogni dolore. In quella notte perfino il cielo mi aveva messo da parte, lasciando che i pensieri e quel nuovo tradimento mi spingessero ad imboccare quella strada per la via della perdizione.
Osservando la luna, alta in quel cielo, nascondersi dietro quelle nuvole grigie, provai improvvisamente odio anche per il lui, mentre su di esso si annunciava l’infuriare di una tempesta.
 





 
 
 
L’angolo di Lilydh

 
Buon sera fanciulle!
Eccomi qui ad aggiornare con il secondo capitolo di “Sospeso tra cielo e terra”.
Capitolo che per scriverlo e concluderlo è stato davvero molto difficile.
Infatti, proprio per questo motivo, ho deciso di dividerlo in due.
Questa prima parte, praticamente, è una full-immersion nella testolina di Damon. E’ importante capire, provare a capire, cosa prova Damy soprattutto dopo ciò che ha visto.
Forse è per questo che mi è risultato difficile scriverlo, poi ormai si sa…quando si tratta di scrivere sui sentimenti che prova Damon e provarli ad analizzare, per me non è mai semplice.
Damon sa che qualcosa è cambiato, ci sono molti elementi che li suggeriscono ciò e tutti vengono dal quel cielo che li regala la vera libertà.
Tra tutti i diversi suggerimenti che vengono da questo, c’è quello più importante: è arrivato il momento di affrontare i tuoi veri sentimenti, le tue vere emozioni.
Cosa che Damon fa in parte, ma che lo porta solo a desiderare di ritornare quel vampiro potente di un tempo, dove niente e nessuno era in grado di ferirlo.
I suoi ragionamenti lo portano a definire ciò che ha visto nella camera di Bonnie un tradimento. E’ così che Damon si sente. Tradito.
Ma perché?
Anche se cercherà di sviare questa domanda, di non cercare una risposta, quel suggerimento silenzioso di affrontare una volta per tutte se stesso, avrà anche un altro alleato.
Damon sarà costretto a guardare in faccia alla realtà, ma soprattutto dentro se stesso.
Soffermandomi solo sul vero e proprio casino che ha in questo momento Damon in testa, mi ha aiutato a concentrarmi di più su quello che prova.
E quello che prova non porterà nulla di buono.

C’è aria di tempesta!
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, a me non convince, ma aspetto sempre e comunque le vostre recensioni.
Un grazie infinito ha chi ha letto il primo e anche questo capitolo, a chi ha recensito il precedente e farà lo stesso con questo.
Grazie a quelle ragazze che nelle loro recensioni mi spingono a continuare a scrivere, recensioni alle quali rispondo sempre.

 
Un saluto e al prossimo capitolo,
Lilydh
 
  
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