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Autore: Kodamy    06/10/2006    6 recensioni
Sakura ormai si era rassegnata al vederlo tornare a casa da morto.
C’era voluto tanto per convincersene…
… non tornerà più, vero?
… ma ce l’aveva fatta. A malincuore, ma ce l’aveva fatta.
Mai più.
Allora perché…?
Perchè lui aveva deciso di infrangere quella convinzione, così tenacemente costruita?
Perchè l'aveva tentata con un ritorno a lieto fine, per poi...
… Non era giusto.
Non era affatto giusto.
[SakuSasu]
Conclusa.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N:  L’idea del braccio tecnicamente bruciato è ispirata da Yu Yu Hakusho, sebbene con effetti e cause differenti. Il giorno prima avevo guardato la puntata del Torneo del primo combattimento di Hiei u.u
Ora non so come funziona, ma l’ispirazione è venuta da lì. O.o

Si, l’ispirazione di tutta la storia, unita al fatto che volevo fare una sorta di Sequel per “You Are My Sunshine” XD
Spero di aver reso la confusione un po’ addormentata e rassegnata di Sasuke nello scorso capitolo XD. Alcuni pensieri non avevano senso, però mi sono divertita un mondo. Come il commento del profumo di Orochimaru. Povera Sakura, ci manca soltanto che oltre al profumo di Pakkun, usi anche quello di Orochimaru °_°” [rabbrividisce]
Naruto è diventato un po’ volgare, mh O.ò Penso che passare tempo a leggere i libri di Jiraiya gli faccia quell’effetto u.u Sono stati una cattiva influenza ecco.

Canzone per questo capitolo, è decisamente più conosciuta °_°
[Because of You – Kelly Clarkson ]
Semplicemente perché sta bene con l’atmosfera di questo capitolo, che è abbastanza malinconico con qualche dose di zucchero. Nell’ultimo capitolo sono stata un po’ cattiva con Sakura, mi rifarò ^.^


 

 

“Ti odio.”
”Perché ti ho detto io di farlo.”
”Non è vero.”

“Come ti sei ridotto.”
”Per te.”
”Pensi che sia questa la forza di cui tu hai bisogno? Forza prestata da qualcuno più forte di te?”
”Non importa. Finchè potrò ucciderti, non importa.”
”Hai sempre voluto essere come me. E’ per questo che te ne sei andato da quel villaggio.”
”Io non sono affatto come te. Io non ho ucciso il mio…”
”L’avresti fatto, se non avessi voluto dimostrarmi il contrario.”
”Itachi…”
”Tu vivi per me. Fai tutto ciò che ti dico di fare, alla fine.”
”…”
”Sei debole, fino alla fine.”
”… sei morto.”

 

III – Because of You.

 

 

I will not make the same mistakes that you did.

 

Sakura chiuse la porta alle sue spalle, silenziosa come un fantasma. Bugia, una piccola bugia che non intendeva essere tale.
Aveva intenzione di andare da Shizune, davvero. Aveva avuto intenzione di dirle le condizioni di Sasuke-kun.
Davvero.
Aveva senso dire a Shizune che non era cambiato nulla? Sapeva che Tsunade poteva farlo ritornare come nuovo. I medici di Konoha avevano fatto miracoli.
Ma lui è Uchiha Sasuke.
Straniero nel villaggio di Konoha.

Un prezzo così caro da pagare. Ne era davvero valsa la pena?
Fosse stata al suo posto, non avrebbe avuto il coraggio di prendere quella decisione. Ci aveva pensato spesso. Eppure, quando si era trattato di lui, non aveva esitato a pregarlo, supplicarlo di prenderla con sé. Come sarebbe stata la sua vita, in quel caso?
Si sarebbero rifiutati di curare anche lei, se l’avessero trovata a quel modo?
Lo sguardo silvano si posò distrattamente sui due ANBU ai lati della porta. Non la stavano guardando. Erano lì, fermi come statue, fermi come sempre. Non sapeva se fossero gli stessi del giorno prima. O del giorno prima ancora.
Non aveva mai fatto veramente caso alle loro maschere, notò. Mai si era soffermata a pensare: questa è una scimmia, questo è un gatto, questo è un corvo.
Questa volta, distrattamente, lo fece. Gatto e Aquila.
Bene. Ignorò Gatto e Aquila, poggiando la schiena contro la porta chiusa. In quella stessa stanza, Kakashi era con Sasuke. Si era degnato di venire, infine.
Strinse la cartella clinica al petto, abbracciandola quasi le fosse cara – c’era il suo nome, sopra. Distrattamente scorse le varie voci, soffermandosi di tanto in tanto su quelle più preoccupanti.
Si lasciò, alla fine, sfuggire un sospiro.
”Alla fine non hai proprio voluto ascoltarmi, mh?”
La voce di Kakashi-sensei la colse lievemente di sprovvista. Sasuke-kun…
Sasuke-kun si era svegliato? Tuttavia il maestro, da dentro la stanza, non parve ottenere alcuna risposta.
”Incredibile come non mi hai ascoltato fino alla fine. Questo non fa di te il migliore degli allievi, davvero.”
Stavolta, le parve di udire un minuscolo sbuffo. Ma intenta com’era nel cercarlo, avrebbe potuto benissimo averlo immaginato. Kakashi rimase in silenzio, per qualche attimo.
Non si era svegliato.
Il cuore tornò al suo posto, ed un vago senso di ineluttabilità la colse sul posto. La presa sulla cartella clinica si fece appena più debole. Ricordò vagamente le parole di Ino.
Ricordati solo che non devi buttar via tutto quello che hai costruito in questi tre anni, per lui. Non lo merita.
Eppure eccola lì, come quando era piccola. In attesa di ogni suo più piccolo gesto che potesse esser rivolto a lei. In attesa che il suo sguardo incrociasse il suo. Che la sua mano sfiorasse, anche accidentalmente, la sua.
La sensazione del cuore che ti sale in gola…
Alla fine, ci sono ricascata. E’ tutta colpa tua, tua. Perché sei tornato?
Mi ero rassegnata a non vederti più.
Non è giusto.
Scosse il capo, morse il labbro, e distaccò la schiena dalla superficie lignea e laccata della porta. Guardò Gatto ed Aquila. Non si erano mossi di un centimetro.
Non li salutò – non li conosceva, eppure erano lì, a fare la guardia a ciò che di più importante aveva nella vita. Poteva fidarsi di loro, di lasciare alle loro mani qualcosa di così importante?
Girò sui tacchi, e predispose l’animo per andar a cercare Shizune.

 

I will not let myself cause my heart so much misery.

 

 

“Quindi, non è affatto migliorato, mh?”
”Senza iniezioni, direi che sta peggiorando. I tremori diventano via via più frequenti, ma fortunatamente non ha più tentato di rimettere nulla.”
”Mh.”

Ormai Sakura era arrivata molto vicina ad odiare quei mugugni di Shizune: quei mugugni che non danno di niente, che non ti dicono nulla.
Non ti dicono “Va tutto bene”, ma non ti dicono neppure “La vita è uno schifo.”
Ti lasciano sospesa sull’incertezza, il cuore in gola che lotta per saltar fuori, per esplodere, in attesa del verdetto.
In trepidante attesa.
”Aah, non so proprio cosa dire.”
In trepidante attesa non di questo verdetto.
Shizune sorrise, quel cenno a mo’ di scusa, prima di fare spallucce. Probabilmente avendo intuito l’espressione sul volto della ragazza.
Semplicemente priva di parole, e alquanto innervosita.
 “Voglio solo sapere se starà bene.” Precisò Sakura, con un fil di voce, poggiando la cartella clinica sulla scrivania, e sollevando lo sguardo.
”Potremmo anche farlo stare bene. Ma se il consiglio non si dà una mossa…”
”Che noia, ‘sto consiglio. Sai che me ne importa! Possiamo farlo stare bene, no? Che razza di medico sei?”
”… ma lui vuole stare bene, si? Pur sapendo che ormai è qui?”
Non ottenne risposta.

 

I will not break
the way you did, you fell so hard.

 


Il viaggio di ritorno verso la stanza controllata dagli ANBU fu più lungo dell’andata. Senza pensieri ottimisti a distrarla dall’amara ironia di tutta la situazione.
Konoha non lo vuole vivo, la Godaime non lo vuole vivo, il Consiglio non lo vuole vivo.
E lui non si vuole vivo.
Insomma, alla fine ci sono solo io?
Non era un bel pensiero. Avrebbe potuto addolcirlo pensando a Naruto e Kakashi. Ma le parole del primo, la sottile vena irrisoria del secondo…
No, non pensò a loro.
“Ah, sono proprio fortunato che tu stia così. Non sei certo il tipo da star seduto ad ascoltare le paternali, no?”
A qualche passo dalla porta, mano già protesa verso la maniglia, si fermò. I due ANBU, Gatto e Aquila, rimasero immobili alle loro postazioni. Soltanto il felino parve voltare appena lo sguardo verso di lei. Ma con la maschera, difficile dirlo.
”Ch. ‘trana sensazione di dejà-vu.”
Non era la voce di Sasuke quella?
Stanca, debole, e tremendamente seccata?
”Ti avevo detto di lasciar perdere la vendetta, di metterla da parte. Che ne ho visti un sacco di tipi come te. E che quelli come te sono quelli della peggior specie, vivendo per puro desiderio di vendetta. Sentiamo, a distanza di tre anni: hai qualcosa da dirmi che dimostri che io sia nel torto… Sasuke-kun?”
Ritrasse la mano accanto al fianco, battendo ciglio. Rilasciando il respiro che aveva trattenuto. Kakashi-sensei stava parlando con Sasuke-kun.
Per parlare bisogna essere svegli… vero?
Sasuke-kun era sveglio. Si, era quello il motivo. Trattenne il respiro. In attesa che la voce di lui tornasse, rispondesse a quella del maestro come aveva fatto prima.
Non accadde.
”Hai finito solo per farti del male, non è vero? Comincio a pensare che ti piaccia davvero soffrire. Cosa hai concluso, sentiamo. Sono genuinamente curioso.”
Eppure Kakashi continuava a parlare, con quel tono accondiscente venato di quella sfumatura severa. Vagamente irrisoria.
Kakashi-sensei, anche Kakashi-sensei era arrabbiato. Ne aveva il diritto, probabilmente.
E Sasuke-kun, Sasuke-kun ancora rimaneva in silenzio. Provò ad immaginare la sua espressione in questo momento. La stessa espressione rabbiosa, piena di rancore che aveva avuto con Naruto.
Sulla difensiva, l’avrebbe definita un tempo. La stessa espressione quando si insinuava che lui non fosse all’altezza del nome del suo Clan. Sulla difensiva.
”Ci sei riuscito, alla fine? In tal caso potrai confermare la mia teoria. Cosa hai guadagnato? Ti sei sentito meglio, mh?”
Sta male, sensei. Perché lo devi tormentare così? Perché tutti lo devono tormentare così?
Perché…
perché sto aspettando solo io che torni tutto come prima?

Perché loro sanno che non sarà mai tutto come prima, vero?

“Tutto ciò è rimasto,  è il rimpianto. E il vuoto. Vero?”
”… no.”
”Ah, no?”
”… non ci sono riuscito. Alla fine.”
Fu il turno di Kakashi: non rispose.

 

I’ve learned the hard way
to never let it get that far.

 

Non dissero più nulla, ma poté sentire il sospiro quasi sollevato di Kakashi, ovattato dall’ostacolo della porta fra lei e loro. Un paio di parole che non colse. Deglutì, una prima, una seconda volta. Il rumore della sua stessa gola coprì e confuse la replica. Avevano abbassato la voce, entrambi.
Quasi sapessero che lei era lì, e non volessero farla sentire. Strinse le labbra in una linea sottile.
Poi protese la mano verso quella stessa maniglia, la serrò sul metallo freddo… La porta si aprì senza che la tirasse verso di sé. Kakashi-sensei la stava guardando, espressione di pigra perplessità sul volto.
”Oh, Sakura. Già di ritorno?” abbozzò quel sorriso distratto, prima di far spallucce. Fedele la copia di Icha Icha Paradise nella mano sinistra.
Non mi dire che la stava leggendo. E’ semplicemente… disgustoso, ecco.
Concluse, in mancanza di termine migliore. Sollevò leggermente il mento, lieve atteggiamento di contegno e di professionalità che aveva visto più volte sul volto di Shizune.
”Dovresti lasciare la stanza, devo lavorare.”
Non riusciva a capire cosa la indisponesse così tanto contro il suo maestro. Forse la sua espressione, sempre così… menefreghista di tutto.
Probabilmente era quello, si convinse la ragazza. Non poteva biasimargli la colpa d’aver lasciato che Sasuke scappasse. Se qualcuno doveva essere biasimato, quel qualcuno era lei stessa. No?
Sbirciò all’interno della stanza. Sasuke aveva il viso voltato dall’altra parte, occhi fissi sul vaso di cosmee.

“Stavo giusto andando via.”
”Mh, bene.”

 

Because of you,
I never stray too far from the sidewalk.

 

Chiuse la porta alla sue spalle, una pigra malinconia insediatasi subdolamente fra i suoi pensieri, minando l’umore instabile degli ultimi giorni.
Alla fine, ci sono ricascata. E’ tutta colpa tua, tua. Perché sei tornato?
Mi ero rassegnata a non vederti più.
Non è giusto.

No, non lo era. Arrancò qualche passo verso il letto, sbattendo rumorosamente la cartellina clinica su un angolo del materasso del lettino.
Sasuke ebbe il coraggio di non guardarla, piuttosto che il contrario. Si limitò a crucciare le sopracciglia, lo sguardo ancora fisso sulla composizione di cosmee e eupatori.
”… non credo… mi siano mai piaciuti...” Mormorò distrattamente lui, sguardo appena crucciato. Mai posò quegli occhi neri su di lei, ma in quel momento ne fu lieta.
Le prime parole che le rivolgeva. Le prime parole, e dovevano essere quelle.
Non voleva vedesse come quelle parole avessero sortito più o meno lo stesso effetto di uno schiaffo. Non voleva quello sguardo adirato puntato su di lei.
Sono l’unica qui che vuole starti vicino, Sasuke-kun.

Ingrato.

“… crescono solo a Konoha.”  Replicò lei. Fu poco più d’un sussurro, ma non passò inosservato. Piuttosto, trasse un suono mestamente divertito dalla gola del ragazzo, che ancora non alzava lo sguardo.
”Volevo sapessi che sei tornato a casa. Che stupido da parte mia.”
Questa volta, non rispose. Fosse stata meglio, fossero ancora fermi a tre anni prima, avrebbe pensato semplicemente che Sasuke era di pessimo umore. Per via di Kakashi, per via della sua situazione.
Ma in quel momento, tutto ciò che riuscì a pensare fu: Come osa non guardarmi neppure?
Come può dire…
come può far solo intendere…
che non ha bisogno di me?
Dopo tutto… dopo tutto…

 

Because of you

I learned to play on the safe side

so I don’t get hurt.

 

Alla fine, ci sono ricascata eh?
”Mi hai rovinato la vita, Sasuke-kun. A volte penso proprio di essere una sciocca, come molte volte mi hai fatto gentilmente notare.”

[Non mi guarda.]
 E’ tutta colpa tua, tua!

“Per colpa tua ho perso l’unica persona che abbia visto in me qualcosa di buono, quando ero piccola. L’unica che mi aveva donato fiducia. Per uno a cui neanche importava del numero dei cuori infranti che seminava a destra e a manca.”

[N o n  m i  g u a r d a .]
 Perché sei tornato?
”Poi, mi hai fatto credere che di me ti importasse qualcosa. Quando è… successo tutto… durante gli esami, ti sono stata vicina, e tu mi hai permesso di starti accanto. Tremendamente egoista…”

[Non mi guarda.]
Io mi ero rassegnata a non vederti più.

E quando ti ho offerto il mio cuore su un piatto d’argento, quando ti ho offerto me stessa su un piatto d’argento… Tu non lo sai, tu non lo sai quanto è stato difficile per me! Per me, dire quelle cose… con la paura che non te ne fregasse assolutamente niente!”

[Non mi guarda!]

Non è giusto!
”Avevo ragione, vero?”
Silenzio. La voce, che era stata tutta un crescendo, si spense e si smorzò nella gola, provata, stanca. Sentì gli occhi pizzicarle appena, le guance arrossarsi, diventare più calde. Il respiro farsi più affannato, mentre l’istinto le intimava di trattenerlo, o si sarebbe ben presto trasformato in singhiozzi.
”Avevo ragione.” Un sibilo, un sussurro, incrinato dalla voce del pianto.
Lui…
… lui ancora non la guardava.

 

Because of you
I find it hard to trust not only me,
 but everyone around me.

 

“Spero tu ti sia divertito, allora, per quanto mi duole ammettere che tu avessi ragione. Sono una stupida, un’illusa, una sciocca, una visionaria, perché ho visto affetto dove probabilmente non c’era. E sono una stupida, un’illusa, una sciocca, una benemerita cretina, perché nonostante tutto questi anni non ho fatto altro che pensare a te, soltanto a te, a quello che stavi facendo, se stavi bene, se eri vivo e se non eri pentito. Se pensavi a me, almeno qualche volta, per sbaglio.”
Non fare scendere le lacrime. Non dargli questa soddisfazione.
Ho continuato ad aspettare te, te, te, te, sempre te e mai nessun altro, m a i, il bastardo che si era preso il mio cuore me l’aveva strappato e l’aveva portato con sé da quell’uomo talmente viscido da approfittare della disperazione di un ragazzino con promesse contro le quali non potevo assolutamente competere!”
Non ho mai avuto speranza.

“E Naruto che mi è stato sempre vicino, sempre, non ha mai detto nulla, quando chiaramente pensavo a te e lui mi stava vicino e mi guardava e con quegli occhi lui stava male perché a lui importa, a lui è sempre importato, e avrei anche potuto amarlo, per l’amor del cielo, se non ci fossi stato tu, sempre tu, sempre e lui lo ha sempre saputo e non me lo ha mai rinfacciato… mai… mai…”
Avrei anche potuto amarlo, avrei potuto essere felice con qualcuno che mi teneva stretta quando avevo voglia di piangere.
Ma tu…
E persino Lee, mi è stato vicino sempre, da sempre, pur avendo sempre saputo di non avere alcuna speranza perché purtroppo il mio cuore è solo uno, e purtroppo è sempre stato tuo, persino ora, persino adesso io…”
Persino adesso io…
”… e tu…”
… e tu…
… tu non mi guardi nemmeno.” Ancora una volta, un sibilo.
Ma stavolta, rotto da un singhiozzo. Voce pericolosamente vicina all’essere isterica.

 

Because of you.
I am afraid.

 

I lose my way
and it’s not so long before you point it out.
I cannot cry.
Because I know that’s weakness in your eyes.

 

Non tentò neppure, questa volta di trattenere le lacrime. Lasciò che le scorressero lungo il viso, le bagnassero le guance bollenti, le guance arrossate, le guance furenti.
Per un attimo si sentì troppo debole per trattenerle oltre. Un singhiozzo, due.
Tre.
Prima che si lasciasse cadere seduta sulla sedia accanto al lettino, mani serrate in due pugni, stretti, nocche bianche.
Sollevando lo sguardo appannato dalle lacrime, si accorse che lui, ora, la stava fissando.
Ma non smise di piangere. Non smise.
L’intera figura minuta, sottile, certamente non provvista delle stesse curve di Ino, era scossa dai singulti.
Non fare scendere le lacrime. Non dargli questa soddisfazione.
Chinò il capo, lasciando che le ciocche rosa pallido le cadessero sulla volte, le nascondessero il viso. Era stato così facile, quand’era piccola, nascondersi dietro quelle tende che la separavano dal mondo.
Corti, capelli corti.
E’ tutta colpa tua, tua, tua, tua, tua

Non mi guardare così.
Sono debole, debole, è come hai sempre detto tu.
Debole.
[ N o n  m i  g u a r d a r e  c o s ì . . .]

 

I’m forced to fake a smile, a laugh
everyday of my life.

 

“ … n-non hai mai pensato a nessun altro. Solo… solo a te stesso – a tuo fratello e a te ste-stesso, ossessione, eri ossessivo… e non… Non capivi che eri fortunato comunque, t-tu, perchè non eri solo anche se ti piaceva fin troppo pensarlo…”
Ecco, continua così. Sorridi, o sii arrabbiata, sii amareggiata, accondiscendente, seccata, sarcastica, metti su quel sorriso distorto, o la maschera arrabbiata…
Fa di tutto, ma non piangere…
Non piangere…
” … E io… io a far finta d-di essere felice e Na… Naruto a far finta di essere felice e tutti a far finta di essere felici così l’altro non doveva esser triste nel saperci tristi e alla fine non facevamo che… non facevamo che mentirci a vicenda e non ce ne rendevamo neanche conto, ed era così difficile…”
Così difficile e non ce ne rendevamo conto, e tornavo a casa e piangevo e loro non capivano perché di giorno ero così felice
Non riesco ad avere un cuore che sia libero dalle lacrime, ed è così sbagliato…
Così…

 

My heart can’t possibly break
when it wasn’t even whole to start with.


La grottesca maschera di imitazioni di emozioni crollò, si infranse, fragile com’era stata creata. Rotta ed incrinata dal peso delle lacrime, che dopo la magnanima pausa erano riprese a scorrere lungo il viso.
La voce si chiuse su sé stessa, in rigido silenzio, imposto dalle lacrime.
E lui, lui ancora la fissava.

 

Because of you
I never stray too far from the sidewalk.

 

Ancora la fissava, come se, per la prima volta, si fosse accorto che era vera.
Reale.
Aveva gli occhi vagamente annebbiati dai medicinali, ma quegli occhi, nonostante tutto e per la prima volta, stavano guardando veramente lei.
Lei soffocò un singhiozzo, osservandolo mentre l’espressione di lui mutava da stranamente assorta ad una smorfia di dolore.
Stava sollevando il braccio, quel braccio dal polso rotto che, seppur adeguatamente medicato, non era ancora guarito.
Quella mano era protesa verso il viso di lei, come un girasole si protende verso il sole che gli è stato negato per troppo tempo. Titubante, quasi timoroso, quel gesto sofferto. Le sopracciglia di lui erano appena corrugate, sospese a metà fra i propri pensieri e lei. I suoi occhi, sfocati, erano fissi in quelli di Sakura, scrutavano quelle due piccole nuvole che in quei minuti avevano lasciato il via libera alla pioggia, quasi potessero rivelargli qualcosa di diverso dal fiume di parole che erano sfociate dalla bocca poco più in basso. E la sua mano indugiava, qualche centimetro dal suo viso, in quella che a lei sembrava semplicemente una carezza sospesa.

 

Because of you
I learned to play on the safe side
so I don’t get hurt.


Le dita rovinate tremavano, mentre le bende asetticamente curate sul polso si macchiarono appena di rosso. Ma i polpastrelli di lui sfiorarono ugualmente il profilo della sua guancia, quasi il dolore fosse di gran lunga meno importante che assicurarsi che lei, - lei, Sakura, lei, l’inutile, lei, la sciocca – che lei fosse vera.
Che fosse lì.
Lo stesso gesto che, d’istinto, aveva fatto anche lei, sfiorandogli il viso nel Paese dell’Acqua, quando l’aveva creduto morto.
Sotto le dita, la pelle, reale…
Era reale. Era lì.

(E’ primavera, è casa, dopotutto)

Vide gli occhi scuri annebbiarsi, e la sua mano andò a sostegno di quella di Sasuke, senza sapere cosa dire.
Non fare scendere le lacrime.

La premette contro i capelli, ne carezzò piano il dorso con il pollice.
Quasi un gesto di conforto, che diceva “sono qui”, mentre la sua voce non riusciva a trovare le parole adatte per farlo.
Lui sembrava senza parole, occhi sfocati, chiusi al mondo, imperscrutabili.

“Non puoi…”
Non posso?
La confusero, la confusero, mentre le lacrime s’andavano asciugando in piccole strisce salate sulle guance.
”… cosa?”
”Non puoi rimproverarmi di averti strappato il cuore…” la voce era un sussurro, stanco. Ma era per lei. Solo per lei. “… non… non sei l’unica. Ad esser rimasta… rimasta senza cuore. Questi anni…”
E vide quel fantasma di sorriso assonnato farsi strada sulle labbra di lui – un minuscolo accenno, l’ombra di un fantasma più che altro. Amaro, agrodolce.
”Io… midispiace.”

 

Because of you
I find it hard to trust not only me
but everyone around me.


Era poco più d’un sussurro, la voce si spense sull’ultima sillaba, debole. Ma a lei bastò.
Tirò le labbra in una linea sottile, e sentì le lacrime minacciare ancora una volta la loro comparsa. La gola farsi secca.
Pianse, pianse e pianse, gettandogli le braccia al collo, dimenticando la sedia, gli ANBU, l’ospedale, questi tre anni, Naruto, Lee, Kakashi-sensei, il Consiglio, Konoha ed ogni principio che si era imposta.
Lui non disse nulla, lui non fece nulla. Smise di guardarla, chiuse gli occhi.
Sopracciglia incrinate come in un lieve mal di testa.

Mano inerte, dimenticata sulla spalla di lei.
Un petalo di cosmea cadde sul comodino laccato ma, ovviamente, non fece alcun rumore.

 

Because of you.
I  a m  a f r a i d.

 

I watched you die

I heard you cry
Everynight in your sleep.

 

Quella sera, forse fin troppo incredibile a dirsi, Sakura tornò a dormire a casa.
Sua madre non fece in tempo ad investirla di domande, che lei si chiuse in camera sua. Rimase lì, appoggiata alla porta. Al buio. Gli occhi rossi, gonfi di chi ha pianto.
Di chi ha finalmente pianto.
”Non puoi rimproverarmi di averti strappato il cuore… non… non sei l’unica. Ad esser rimasta – senza cuore. Questi anni…”
Suonava quasi… suonava quasi come…
una dichiarazione.
Illusa, illusa.
Povera piccola illusa.
I passi si munsero quasi da soli verso il letto, lo sguardo si posò sul poster rovinato dagli anni.
Issen ai no jinsei yo!” recitava questo, come ogni minuto, come ogni ora, come ogni giorno, come aveva sempre fatto.
”Una vita piena d’amore.” Mormorò lei di rimando, scostando lo sguardo e lasciandosi cadere sulle coperte di mezza stagione.
Una vita piena d’amore.
Amore.
Una vita piena d’amore.
Chiuse gli occhi al buio della stanza, unici raggi di luna che filtravano dalla finestra, si perdevano tra le tende tirate.
Una vita. Lo conosco da una vita.
E’ sempre stato così. Fin da quando l’ho conosciuto.
Una vita piena d’amore…
Quand’era piccolo, sembrava sempre sul punto di scoppiare a piangere. Non l’ho mai visto piangere.
Una vita…
Prima volevo essere sua amica. Poi, quel giorno, mi ha sorriso.
Chissà, forse per pura cortesia.
E’ stata colpa di quel sorriso. Con quel sorriso, volevo essere qualcosa di più
Volevo che quel sorriso fosse dedicato unicamente a me. Volevo essere sempre e solo io il motivo di quel sorriso su quelle labbra che sembravano sempre sul punto di piangere.
Quanto ha cambiato la mia vita, un solo sorriso.
Non era amore, allora. Non lo era.
… piena d’amore.
Una vita.

Se non mi avesse sorriso, io…
Una vita piena d’amore.
Quando l’ho visto rischiare di morire… quando ho pensato: lui non ci sarà più, niente più Sasuke-kun, niente sorriso, niente… niente Sakura, niente Sakura, niente…
Lo amavo. Lo amo.
Una vita.

 

I was so young,
you should have known better
than to lean on me.
You never thought of anyone else
you just saw your pain.

 

Serrò gli occhi, serrò le labbra, serrò i pugni.
Percosse il cuscino, una, due volte.
Non ho scelto io di innamorarmi di lui. E’ stato quel sorriso. Quel sorriso che non aveva alcun significato per lui, ha cambiato la mia vita. Perché il pensiero di irrita così tanto?
Per avermi a cuore, ha dovuto abbandonarmi. Non dovrebbe essere così. E’ tutto sbagliato.
Che importa?
Si è sempre fidato di me. Sempre. Forse per questo quella sera mi sono illusa. Si fidava di me, lui che non si fidava di nessuno, di fidava di me, di Sakura Haruno, ragazza inutile, ragazza come tante, banale kunoichi che non sapeva fare nulla di particolare.
Come potevo capire, allora, che essere l’unica persona di cui una persona diffidente si fida, è una grandissima responsabilità? Ero felice, felice, f e l i c e, tutto il resto non importava, non mi interessava.
”Sasuke-kun si fida di me!” quante volte me ne sono vantata con Ino.
Come una stupida.
Si fidava di lei, ma non abbastanza per darle ascolto. Non abbastanza per chiamarlo amore.
Era una responsabilità così grande. E lei, lei era così piccola.
Lei non poteva capire il vero peso che le gravava sulle spalle. La sua ingenuità l’aveva sollevato, gliel’aveva fatto sembrare talmente piccolo, quasi inesistente.

 

And now I cry in the middle of the night
for the same *damn* thing!

 


Ora lo sentiva, il peso. Quel peso la stava schiacciando. Gli occhi con cui l’aveva guardata… Come poteva aver mentito con quegli occhi? Probabilmente non si rendeva conto di ciò che stava dicendo, conciato com’era fra medicinali e dolore. Ma in quello stato non si può mentire.
Non si può.
Si fida di me, si fida di me, ora, di nuovo.

E la prima volta non sono stata all’altezza. La prima volta è stato tutto sbagliato.
La sua vita è appesa ad un filo, e solo io qui voglio che non sia reciso.
Solo io?
La sua vita è appesa ad un filo, un filo nelle mie mani.

Affondò il viso nello stesso cuscino, serrando gli occhi, fino a farsi venire mal di testa. Via quei pensieri, via.
Quella notte non avrebbe dormito, di questo passo.
… nelle mie mani…
Non ne sono in grado.
Eppure lui… si fida. Non devi fidarti di me, Sasuke-kun.
Non ne sono all’altezza. Perché io?

Riprese a respirare, voltando appena il viso, per lasciare che si riesponesse all’aria che per qualche minuto si era negata. Il respiro era lievemente affannato, ed il filo dei pensieri era troppo.
Troppo per una giornata come quella.
Non ne sono in grado… io…
Non poteva lasciarlo in balia del Consiglio. O di Tsunade-sama, per quanto la donna avesse tutta la sua fiducia. Tsunade-sama non poteva andare contro il consiglio, sarebbe stato fin troppo anche per lei.

Io… solo io…
Lo curerò io.
Io posso… questi tre anni… non sono stata senza far nulla, io…
Io posso…
Sarò all’altezza, Sasuke-kun… ti curerò io. Promesso.
Io… ti curerò e sarà tutto…
sarà tutto come prima.
Lanciò il cuscino contro lo specchio, le labbra serrate. Purtroppo la sua mira da ninja non la tradì neppure questa volta. Il cuscino rimbalzò sullo specchio a figura intera, urtò la lampada a fusto alto. Cadde.
Abbassò lo sguardo al rumore, affondò il canino nel labbro. E già sentiva sua madre salire le scale, con il suo passo allarmato.
”Sakura?”
Fissò i cocci di vetro sparsi per terra, con occhi quasi sbarrati.
”Sakura, tutto bene? Sto entrando.”
La trovò accovacciata sul letto, luce della luna che le illuminava due piccole strisce bagnate sul volto. Sua figlia la osservò, con aria mortificata, sillabando un “Mi spiace.”
Non diede spiegazioni per quel gesto totalmente istintivo quanto fuori luogo.
Sua madre non chiese nulla, rispettando le sue lacrime.
Io, ti guarirò io, Sasuke-kun.
E tu… tu mi sorriderai come allora. Solo per me.
Fidati, fidati, fidati… solo di me, te ne prego.

Una vita piena d’amore.

 

Because of you
I never stray too far from the sidewalk.
Because of you
I learned to play on the safe side so I don’t get hurt.
Because of you
I tried my hardest just to forget everything.
Because of you
I don’t know how to let anyone else in.
Because of you I’m ashamed of my life, because it’s empty.
Because of you,
I am afraid.

 

 

B e c a u s e  o f  y o u.

 

 



A/N: ecco, con la scuola ci metto molto di più a postare i capitoli. E a scriverli. Ancora una volta, scusatemi XD Che dire di questo capitolo?
Forse ci sono andata un po’ troppo giù con lo zucchero. Ultimamente sono in vena puccettosa, non è colpa mia. Ho bisogno di coccole ç__ç [e di una vita u.u]
Era un capitolo necessario, comunque. Sakura prende la sua decisione, e Sasuke dovrebbe mettere un po’ di ordine nella sua testa, perché di problemi ne ha. Per il prossimo? Avremo un “verdetto”, mi sa XD.
La canzone è stupenda, e so dove andrà a finire questa ficcy! Dite grazie ad una canzone di Loveless, ecco. La musica è la mia musa ispiratrice XD

  
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