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Autore: Evanside_    05/03/2012    5 recensioni
Bella sogna Edward da due anni a questa parte ma non l'ha mai incontrato. Che succederebbe se Edward si trasferisse a Forks?
Una storia sove il confine tra Sogno e Realtà diventa sottilissimo. Ce la faranno i nostri due protagonisti a restare insieme anche quando tutto sembra volerli dividere?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ed eccoci qua! Ringrazio TUTTI per le splendide recensioni: è grazie a voi se continuo a scrivere. Però vi avviso: forse sarà solo una mia impressione, ma rileggendo il capitolo ho notato che il mio modo di scrivere è cambiato. Non so se in meglio o in peggio, questo lo lascio decidere a voi.
Prima di lasciarvi alla lettura volevo parlare degli aggiornamenti: ancora non so bene quando e quanto aggiornerò, penso una volta alla settimana, ma è ancora tutto da stabilire. Se vi và lasciate qualche recensione, che non fa mai male, e alle magnifiche ragazze (siete tutte ragazze vero?) che hanno recensito il cap scorso prometto che risponderò al più presto a tutte le recensioni. Buona lettura!

 


 

Drin, Drin, Sveglia sono le sette, Driin...
Stavolta al posto di scaraventare a terra la sveglia, la spensi solamente. Ero già sveglia, lo ero dalle 6.00. Non riuscivo a dormire e questo perchè in testa avevo solo un nome: Edward.
Non riuscivo a non pensare a quello che ci eravamo detti: ieri ha detto di volermi conquistare, ma... cosa c'era da conqustare? Io ero già sua da due anni a questa parte, non aveva bisogno di corteggiarmi.
Ma ogni volta che pensavo di lasciarmi andare, le immagini di lui e Tanya dentro quel maledetto stanzino mi assalivano, riportandomi a quella che forse era la vera realtà: mi stava solo prendendo in giro, ero una delle tante. Ma, se era davvero così, come si spiegava quel benedetto "Sogno"? Lui era lì con me, questo l'avevo capito, ma quello che non riuscivo a spiegarmi era come e perchè.
Tutto questo pensare, mi aveva tenuta sveglia la notte, e ora davanti allo specchio della mia camera, provando a coprire le occhiaie profonde, cercavo di trovare una soluzione: era chiaro come il sole che non mi potevo ancora fidare di lui, ma dall'altro lato lo volevo con tutta me stessa. Decisi di seguire il mio istinto, avrei scelto cosa fare sul momento.
Con la tranquillità ritrovata da questa scelta, mi vestii, preparai la borsa e scesi per fare colazione. Non sentii neanche l'auto arrivare, ma alle 7.40 puntualissimo, sentii suonare alla porta.
Cercando di regolare il respiro aprii la porta. La prima cose che vidi fu il suo petto, purtroppo coperto dal pesante giubbotto. Piano piano salii con lo sguardo, meravigliandomi di quanto fosse bello anche di prima mattina. Alla fine, cedetti e lo guardai negli occhi.
Oh, Dio.
Affogai in due meravigliosi pozzi azzurri/verdi. In quel momento ebbi una certezza: Non mi sarei mai abituata alla bellezza dei suoi occhi, mai. Erano qualcosa di meraviglioso, ero completamente rapita. E la cosa peggiore era che anche lui sembrava completamente perso.
- Ciao...
Mi salutò dopo quelli che parvero millenni.
- Ciao Edward
Dire il suo nome mi provocò una scarica di adrenalina, che mi fece aumentare i battiti cardiaci. E la cosa non mi piacque per niente. Rimasi ancora diversi minuti (o secondi? ) a fissarlo, non sapendo cosa fare.
- Andiamo, o faremo tardi.
Disse mettendomi una mano intorno alla vita e spingendomi dolcemente fuori dalla porta.
Tardi? Tardi per cosa?
Mi domandai ancora stordita dai suoi occhi e da quella maledetta mano.
Oh già, la scuola!
Mi ricordai arrossendo furiosamente. Arrivati alla macchina, Edward mi tenne aperta la portiera per farmi salire. Lo guardai comminare davanti alla macchina, maravigliata ancora una volta di quanto fosse aggraziato.
No, avevo la sensazione che Edward fosse il genere di persona a cui era impossibile abituarsi.
- Perchè prima sei arrossita?
Chiese una volta partiti.
Ahia, che gli dicevo? Non potevo dirgli "Perchè ogni volta che mi sfiori non capisco più niente, tanto che stavo per trascinarti dentro casa mia e non farti uscire più per ore, altro che scuola."
- Ehmm... No, niente... pensieri miei.
Mentii spudoratamente.
- E io ci dovrei credere?
Era una domanda retorica, a cui io ovviamente non volevo rispondere. Diventai color pomodoro maturo.
- Sei bellissima quando arrossisci, esce fuori quella timidezza che vuoi a tutti i costi nascondere, non capendo che è anche questo che fa di te una persona stupenda.
Avevo il cuore impazzito, sembrava volesse uscire dal mio petto: pensa che io sia stupenda. Gli sorrisi, cercando di trattenermi.
Intanto eravamo arrivati a scuola. Era ancora deserta. Guardai il telefono per assicurarmi che non fosse Sabato e l'occhio mi cadde sull'ora.
- Edward! Mi spieghi come hai fatto ad arrivare da casa mia a scuola in 7 minuti esatti mentre io di solito impiego un quarto d'ora buono?!
Strabuzzò gli occhi:
- Un quarto d'ora? Ma a quanto vai a 2 km/h?
Gli lanciai un'occhiata di fuoco.
- Al massimo sei tu che corri come un pazzo! E come ho fatto io a non accorgermene...?
L'ultima frase era rivolta più a me che a lui, e solo dopo averla pronunciata capii di aver fatto un errore. Infatti Edward prese la palla al balzo, per lanciarmi una delle sue frecciatine.
- Già chissà come mai, sarai stata distratta da qualcosa, o da qualcuno...
E poi sorrise il suo sorriso sghembo ed a me mancò il fiato. Era davvero bellissimo, tutto di lui era capace di farmi rimanere lì come una perfetta idiota. Poi, inaspettatamente, allungò una mano e, titubante, mi accarezzò la guancia.
- Dio, sei stupenda, non smetterò mai di dirtelo.
Si era detto che dovevo seguire il mio istinto no? E cosi feci: mi appoggiai deliberatamente alla sua mano, e chiusi gli occhi. Com'era possibile che questo misero contatto riuscisse a farmi sentire la ragazza più felice al mondo?
Aprii gli occhi, e proprio in quel momento lui sospirò, con lo sguardo fissò sul suo viso.
Quasi simultaneamente avvicinammo i nostri visi. Non riuscivo a pensare lucidamente, l'unica cosa che volevo in questo momento era baciarlo. Eravamo vicinissimi, ci guardavamo negli occhi sfidando l'altro ad avvicinarsi per primo... quando tutto andò in frantumi.
Sentii un colpo al finestrino del passeggero che mi fece sobbalzare, spedendomi direttamente tra le braccia di Edward. Un pò impaurita e un pò arrabbiata, mi girai per vedere chi si era permesso di rovinare il nostro momento. Emmett, Rosalie e Alice ci guardavano dall'altra parte del finestrino con l'aria innocente e divertita. Infuriata, abbassai il finestrino.
- Ciao Eddie, Ciao Bella.
Ci salutarono in coro i tre, sorridendo. Maledetti.
- Ciao ragazzi.
Li salutò Ed. Solo in quel momento mi resi conto di essere ancora tra le sue braccia, ma feci finta di niente.
- Ehi ragazzi, che ci fate qui?
La mia irritazione era palpabile. E loro sembravano ancora più divertiti.
- Sai, noi andiamo a scuola a volte...
Fece il sarcastico Emmett.
- Ma dai? Non l'avrei mai detto... - esclamai con finta sorpresa - Ma volevo dire: che ci fate qui in macchina di Edward? Perchè non siete al solito posto?
In quel momento mi resi conto che Edward aveva parcheggiato praticamente dalla parte opposta di dove stiamo di solito. Astuto il ragazzo.
- Non vi abbiamo visti, pensavamo fosse successo qualcosa di grave...
Iniziò Rosalie, ma a una mia occhiataccia si fermò di botto.
- Ma invece, notiamo che non sta succedendo niente di brutto, anzi..
Terminò Alice al posto suo. Provai a fulminare anche lei ma la mia occhiata non ebbe l' effetto desiderato, tutto il contrario, era già pronta per dire qualcos'altro.
- Sarebbe successo qualcosa di molto bello se voi non foste piombati qui dal nulla!
Sbottò Edward facendomi, mio malgrado, spostare da lui.
- Non preoccuparti Piccola, avremmo altri momenti tutti per noi...
Mi sussurrò all'orecchio prima di scendere dall'auto. Speravo solo fosse una promessa.
La mattinata passò lenta, forse perchè non incrociai Edward durante le lezione e, cosa ancora più strana, neanche nei corridoi. Passai tutta la lezione di Trigonometria a ripensare a quei momenti in macchina: ora, a mente fredda e sopratutto lucida, mi resi conto di dover ringraziare Alice, Emmett e Rose: gli ero grata di aver interrotto quel... qualsiasi cosa fosse. Non volevo che succedesse così, il nostro primo bacio, il mio primo bacio doveva essere speciale. Datemi dell'inguaribile romantica ma il mio primo bacio doveva essere magico.
Ancora immersa nei miei pensieri, mi avviai verso la mensa quando captai un pezzo della conversazione delle ragazze davanti a me:
- Sai, prima ho visto Edward Cullen e Tanya uscire dallo stanzino del bidello... chissà cosa stavano facendo!
Disse all'amica maliziosamente.
Mi bloccai di botto. Non ci potevo credere. Ecco dov'era stato tutta la mattinata, con lei. E io che pensavo che fidarmi del mio istinto avrebbe reso tutto più facile. Pensavo che...che...lui ci tenesse davvero. E anche se non voleva ammetterlo, faceva dannattamente male. Con le lacrime agli occhi, scappai il più lontano possibile dalla mensa, dalla scuola, da lui.

 
  
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