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Autore: Stiaref    06/03/2012    1 recensioni
"Dicono che l'amore faccia bene al cuore... è vero.
Solo, nel momento in cui credi che tutto sia perfetto, nel momento in cui credi di essere davvero felice, tutto scompare, lasciandoti una voragine dentro al petto; una voragine che brucia senza sosta squartando quella piccola parte di cuore che ancora ha la forza di andare avanti."
Ma quando uno spiraglio di luce si presenterà davanti ai tuoi occhi, rianimando una speranza ormai eclissata; troverai la forza di aggrapparti a questa tua unica salvezza?
-
La vicenda si svolge in New Moon. Bella si affiderà ad un Jacob pronto a dare tutto sè stesso per farla tornare a vivere, a dimostrarle che è la persona più importante della sua vita; che lo sarà sempre: Con o senza imprinting. Cosa gli riserverà il destino? Ed Edward, che fine ha fatto? Quale sarà la decisione di Bella? Leggete per scoprire :)
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Volevo dirti che ti amo

Chapter 02:

 

Hope

 

Mi svegliai di soprassalto, sempre per l'ennesimo incubo.

Guance arrossate, lacrime agli occhi, respiro affannato, fronte imperlata dal sudore; ero a pezzi.

Guardai l'ora, erano appena le sei del mattino.

Mi voltai verso la finestra: un altro giorno di pioggia.

Mi soffermai con lo sguardo su un punto indefinito fra gli alberi, immersa nei pensieri.

In qualche modo, era come se il tempo andasse secondo il mio stato d'animo.

Sbuffai. Andai in bagno e mi sciacquai il viso; preferii non guardarmi allo specchio, e presi tutto l'occorrente per una doccia risanante. Era tutto ciò di cui avevo bisogno, in quel momento. Il getto dell'acqua fresca scacciò via ai pensieri negativi e cercai di rilassarmi al meglio per poter affrontare un'altra noiosa, monotona, mattinata di scuola.

Chissà se sarei riuscita ad andare avanti, a dimenticare. La risposta? No, impossibile.

Scossi la testa e mi avvolsi nell'asciugamano, mi frizionai i capelli e li asciugai, dopodiché tornai in camera mia e mi preparai per la scuola.

Scesi le scale svogliatamente, e trovai mio padre in cucina, pronto per andare a lavoro.

«Buongiorno Bella» mi salutò, sorpreso nel trovarmi già alzata e vestita – in genere la mattina mi alzavo sempre dopo che lui era già uscito -.

«'Giorno papà» mi avvicinai e mi versai un bicchiere d'acqua .

«Come mai già in piedi?» mi chiese, osservando la mia reazione. In questi ultimi mesi mi riempiva di attenzioni, preoccupandosi per ogni sciocchezza.

Era vero che ero particolarmente vulnerabile, ma alle volte esagerava, mettendomi a disagio.

«Stamani ho il compito di biologia, vorrei essere a scuola in anticipo» era vero, o almeno, lo era in parte.

«Capisco» borbottò sistemandosi la giacca. Fece una pausa, cercando le le parole giuste. Poi continuò «Bella, tesoro... non so più come dirtelo» restai ad ascoltarlo, con lo sguardo basso «sei giovane, non puoi rovinarti la vita in questo modo, tu devi... riuscire a dimenticarlo, devi vivere Bella! Non frequenti i tuoi amici da quanto? Più di tre mesi? Apri gli occhi: lui non tornerà più, devi accettarlo! Vivi Bella! Se può farti stare meglio... vai a Jacksonville, da tua madre. Forse cambiare aria ti aiuterà. Io... tesoro, non posso più vederti così!» sbottò esasperato. Sentii una fitta dentro, mi faceva male il petto. Mi era stata appena sbattuta la verità in faccia, nient'altro che l'amara verità. Finalmente lo guardai in faccia, e vidi sul suo volto lo sguardo disperato di un padre in pena per la figlia, mi si strinse il cuore, un'altra fitta...

Aveva ragione, dovevo accettare la realtà, per quanto dolorosa poteva essere... dovevo andare avanti, in qualche modo. Così lo stavo solo facendo soffrire, e non volevo che stesse male per colpa mia...non più. Non se lo meritava.

«Io.. hai ragione papà, solo... non voglio andarmene da qui» No, non potevo farlo.

«Bella, neanche io voglio che tu te ne vada. Credimi. Ma se può farti stare meglio, io...»

«No, papà. Ti prego fammi restare...io... starò meglio» feci una pausa, dovevo trovare una soluzione «oggi vado... da Jake» soffiai quelle parole consapevole che mi avrebbe fatto bene rivedere il suo sorriso, e poi, dovevo ammettere che mi era mancata la sua presenza. Sì, sarei andata a trovarlo.

«Oh... bene. Mi fa davvero piacere Bella, così ti distrarrai un po. Adesso sono più tranquillo... brava, devi superare questa cosa una volta per tutte, e sono sicuro che la compagnia di Jacob ti aiuterà molto. E' un bravo ragazzo» sollevato, nonché entusiasta della notizia appena ricevuta, si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio affettuoso. Ricambiai, con una nuova speranza nel cuore.

 

A scuola, le ore di lezione sembravano non finire mai; poi, a mensa decisi di sedermi al tavolo con i miei vecchi amici. – in genere me ne stavo seduta al suo posto, distaccandomi da tutto e da tutti, dal mondo intero - Presi una mela e una bottiglietta d'acqua e con lo sguardo scorsi, al centro della sala, il tavolo con i miei amici.

Sollevata, ma un po in ansia – mi avrebbero accettata? - mi avvicinai a loro, c'erano tutti: Angela, Jessica, Mike, Eric, Tayler e infine Lauren – anche se per quest'ultima il termine “amica” non era proprio adatto: non mi aveva mai sopportato – Giunta vicino al gruppo, salutai, cercando di sembrare il più normale possibile.

«Ciao ragazzi... posso sedermi con voi?»

L'unica a rispondermi fu Angela -la ragazza con la quale avevo instaurato un rapporto più stretto – «Ma certo Bella! Siediti pure» Così, mi misi fra lei e Jessica, che come gli altri non aveva aperto bocca, ancora sconvolta che mi fossi fatta viva.

Li guardai uno alla volta: Mike mi sorrise, Lauren rimase impassibile, Eric e Tayler tornarono con i volti sui loro vassoi, non sapendo cosa dire; mentre Jessica mi lanciò una battutina.

«Finalmente ci degni della tua presenza, quale onore!» abbassai lo sguardo, non sapevo cosa risponderle.

Dopo un po riuscimmo a tirare su dei discorsi sensati, parlammo normalmente del più e del meno - evitando l'argomento Cullen – e tutto sembrò tornare come prima.

Le lezioni successive passarono abbastanza in fretta, e quando uscii mi diressi nel parcheggio, verso il mio pick-up scolorito; sollevata dal fatto che, visto che era sabato, non ne avrei più saputo di scuola fino a lunedì.

Arrivata a casa, preparai il pranzo, e dopo un quarto d'ora Charlie tornò a casa.

Mentre pranzammo, mi chiese come fosse andata a scuola e non appena gli dissi che avevo provato a riallacciare i rapporti con i miei amici, non ne fu che felice.

Appena finito di mangiare sparecchiai mentre Charlie andò, come al solito, sul divano a guardare la TV. Pulii il tavolo e rigovernai i piatti sporchi, poi mi diressi in camera mia a fare i compiti. Finii che erano appena le quattro del pomeriggio, decisi di andare, dovevo farlo per Charlie, per me stessa.

Scesi di sotto, salutai mio padre, e uscii di casa.

Il tragitto in auto fu abbastanza breve, arrivai a La Push alle quattro e un quarto, il rombo del pick-up era a dir poco assordante, tanto che vidi Billy affacciarsi alla finestra e pochi secondi dopo un Jacob sorpreso che usciva di casa.

Un Jacob... diverso. Era molto più alto e robusto – non sembrava affatto due anni più piccolo di me - rispetto all'ultima volta che lo avevo visto, si era tagliato i capelli e... si era fatto un tatuaggio?

Fui molto più sorpresa io di quanto non lo fosse lui nel vedermi.

Mi corse incontro e mi abbracciò di slancio, sollevandomi da terra «Bella!» che era felice era dir poco; e anche io ero felice, la sua gioia mi contagiava... era una bella sensazione tornare a sorridere dopo tanto – troppo – tempo.

Un momento... avevo sorriso veramente? Era incredibile l'effetto che Jacob aveva su di me, mi faceva stare bene.

«Ciao Jake!» lo salutai con entusiasmo, mi era mancato tanto.

«Che bello vederti! Che ci fai da queste parti?» dolce come sempre.

«Beh... diciamo che avevo voglia di vederti» sorrisi, di nuovo . Lui si illuminò «sei cambiato» affermai.

«Eh già, non immagini quanto» fece un sorriso amaro che non capii, chissà, prima o poi ne avremmo riparlato.

«Mi sei mancato Jake» confessai. Vidi il suo sorriso allargarsi ancora di più, se possibile.

«Anche tu mi sei mancata... da quando hai iniziato a frequentare i succh... emh, i Cullen, è diventato praticamente impossibile passare un po di tempo insieme» Ed ecco un'altra fitta, con un braccio mi strinsi il petto per cercare di fermare il dolore, gesto inutile.

Jacob parve accorgersene, lo vidi dal suo sguardo dispiaciuto.

«Scusa» era sincero, sapeva lo stato in cui ero caduta negli ultimi mesi, probabilmente glie lo aveva riferito Billy, sempre in contatto con mio padre.

«Fa niente. Ormai... è acqua passata» Dio quanta fatica pronunciare quelle parole, a coglierne la realtà.

«Beh? Che ti va di fare?» fece per cambiar discorso, sapeva che parlare di quell'argomento mi metteva a disagio «Che ne dici di una passeggiata sulla spiaggia?» propose. Dire che era al settimo cielo non bastava. Adoravo il suo carattere così spontaneo e incredibilmente solare e luminoso. Mi faceva star bene: se lui era felice, lo diventavo anch'io, incondizionatamente.

«Certo, volentieri» accettai con piacere. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che passeggiammo sulla spiaggia di La Push? Quando mi raccontò... no, basta. Basta pensarci, basta.

Non potevo rovinami una così bella giornata in compagnia del mio sole.

No, era escluso.

Jake non se lo meritava.

Decisi di divertirmi, dopo tanto tempo passato all'ombra di un cuore spezzato.

Jacob oramai era la mia salvezza, lo era sempre stato.

Lui era il mio porto sicuro, il mio sole pronto a scaldarmi in ogni volta che ne avessi bisogno. Mi stava aiutando e io mi sarei fatta aiutare.

Dovevo continuare a vivere; per me, e per chi mi voleva bene.

Camminammo sull'immensa spiaggia, il luogo che ci rappresentava di più, consapevoli di una nuova speranza, una speranza che avrebbe riempito i nostri cuori.

   
 
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