Tampo Cachi!
*appoggia la
mano sul Grande Libro delle Fan Fictions* Sono un’autrice di parola, e mantengo
sempre le promesse, parola di Giovane Marmotta! Ed ecco perché ho postato il
primo capitolo di Ginny e il Bidibi Bodibi Bù, poiché ho così tante
persone che credono in me e a cui voglio taaanto bene *strapazza orsetto di
pezza* e sarebbe stato ESTREMAMENTE meschino
deluderli.
Ringrazio per
quella che deve essere la 100.00 volta tutte le
persone che hanno recensito o commentato l’ultimo capitolo e non solo di
BiancaHarry!!
Sono commossa!
°°
Questo capitolo
lo dedico ad una persona molto dolce, attenta e gentile, che oggi – 8 Ottobre –
compie 17 anni… se ho fatto bene i miei conti (altrimenti mi postro ai suoi
piedi):
TANTI
AUGURI ]ANGEL[!!
Sei fantastica
tesoro, ti adoro! Kiss!
Per il resto,
buona lettura a tutti voi! (e fate un favore… ciccate quella scritta in blu così
carina! ^____^)
Pinkstone
Ginny e il Bidibi Bodibi Bù
The Fable Of…
Once upon a time…
Ginny Weasley si massaggiò i piedi doloranti sedendosi sul divano: non ne poteva più di andare su e giù, destra e sinistra, seguendo gli ordini del Generale Fleur Delacour – quasi Weasley – da ormai una settimana. Quel pomeriggio ci sarebbe stato il matrimonio, ma ora voleva cinque minuti tutti suoi per rilassarsi.
Si distese sul sofà, poggiando la testa su un cuscino, assaporando quella morbidezza che lo distingueva da sempre; ma quel giorno, guarda caso risultava piuttosto scomodo. Sbuffando scocciata mise una mano sotto alla stoffa, e tirò fuori un libro… Cenerella.
Lo guardò con tant’occhi: non vedeva quel libricino di favole da quando aveva sette anni e sua mamma glielo leggeva per farla addormentare.
Prese a sfogliarlo distrattamente, mentre riaffioravano i ricordi di quella storia che da bambina l’aveva tanto affascinata: una povera ragazza, con dei parenti cattivi, che incontra il principe azzurro…
Sembrava uno scherzo del destino che proprio lei, che aveva assaporato la felicità delle favole, ne avesse trovata una che finiva con l’immancabile frase: ‘e vissero per sempre felici e contenti’.
Sorrise triste, e messasi comoda, scivolò nelle dolci braccia di Morfeo.
.:*:..:*:..:*:..:*:.
« Jinnì! Jinnì! Vieni subito qui! »
« Si, madre. »
La ragazza cercò inutilmente di rassettarsi la lurida gonna e di
sistemarsi i capelli, prima di entrare nel salottino privato della
matrigna.
Fleur Delacour Weasley sedeva nobilmente sulla sua poltrona vittoriana
preferita, accarezzando di quando in quando Draco, il perfido gatto bianco e
nero di casa.
« Mamma, guardala! Non potrebbe vestirsi più decentemente? » si lamentò
Gabrielle, sua sorella minore.
« O almeno darsi una lavata di quando in quando » aggiunse austera
Romilda, la maggiore, alzando brevemente gli occhi dal suo
libro.
« Stavo pulendo il camino del salone » si giustificò pacatamente Ginny,
attendendo gli ordini che di lì a poco sarebbero giunti, tanti e
gravosi.
« Quando avrai finito, c’è da stirare gli abiti e lavare quelli lì.
» indicò con un cenno la pila di indumenti sporchi in un angolo « Poi, striglia
i cavalli e dai da mangiare a Draco. » il gatto miagolò scontento. La
padrona sorrise furba « Anzi, lo farai adesso. Così ti resterà del tempo per lavare le
scale. »
Ginny non disse niente, raccolse la manciata di abiti e aspettò
pazientemente che il gatto uscisse dalla stanza, per poi richiudersi la porta
alle spalle.
Ginny Weasley era l’unica figlia di Lord Arthur e Lady Molly. Quando la
signora era morta in seguito al parto, Ginny non aveva altri che il suo papà e i
domestici.
Il Lord sapeva però che alla sua bambina serviva una figura femminile, e
si era risposato con la Contessa Fleur Delacour, che aveva due figlie: Romilda e
Gabrielle.
Sfortunatamente il buon uomo era morto l’anno seguente, e la Lady aveva
avuto così campo libero per se stessa e le sue
figliole.
I domestici, indignati da tale comportamento, se ne erano andati,
lasciando pur a malincuore Ginny alla mercé di quella donna: ora era la piccola
che puliva la casa, lavava, stirava, rifaceva i letti, tutte le mansioni che
comunemente svolgevano le persone meno agiate. Ma Ginny non si lamentava: era
convinta che prima o poi tutti pagano per le proprie colpe, e perciò sopportava
le cattiverie delle sue parenti acquisite con il cuore
leggero.
« Allora Draco… hai fame? » chiese al gatto intento a strusciarsi sui
suoi polpacci. Quest’ultimo la guardò malignamente, graffiandole poi le
gambe.
« Draco! » si lamentò lei coprendo i tagli con un fazzoletto; il gatto
saltellò tutto tranquillo verso le scale diretto al cortile. Ginny resistette
alla tentazione di dargli un calcio che lo avrebbe spedito dall’altro lato del
corridoio: l’avrebbero punita duramente.
Così, sospirando, seguì il felino nel giardino
interno.
To be Continued…