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Autore: Flaviuz    07/03/2012    3 recensioni
Il regno di Svervegia aveva bisogno di un erede al trono, e per questo il re decise di indire un torneo d'armi il cui vincitore sarebbe diventato il nuovo sovrano.
Una storia divisa in cinque capitoli, vagamente ispirata al film "Il destino di un cavaliere".
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giochi ricominciarono, e i partecipanti ripresero a darsi battaglia per conquistare il trono e la mano (seh, la mano) della principessa Jenna.
<Padre, chi credi che vincerà questo torneo?> disse Jenna.
<Il vincitore sarà sicuramente Goffredo “il fetuso”. È il più forte di tutti, e anche il più meritevole del trono. Perché mi fai questa domanda, figliola?>
<Così, per pura curiosità. Io credo invece che vincerà l’ispanico>
<Non dire sciocchezze. Quel ragazzo è troppo inesperto per vincere una competizione con partecipanti così esperti e agguerriti>
<Io però credo in lui, padre>
Così, tra una discussione e l’altra, venne anche il turno di Goffredo “il fetuso”, che riuscì a battere il suo avversario, umiliandolo pubblicamente, smutandandolo davanti a tutti e lanciando il proprio “trofeo di battaglia” alla principessa, che si scansò piuttosto schifata. Anche Tito riuscì a sconfiggere il suo avversario, passando così al turno successivo. Il suo stile nella lotta era grezzo: più che un vero guerriero addestrato alle armi, sembrava un ubriacone durante una rissa al bar. Ma al pubblico piaceva, ed iniziava ad affezionarsi a quel ragazzo dai tratti ispanici: i bambini per strada cantavano canzoni ispirate a lui, gli uomini lo rispettavano, le donne lo desideravano, e le magliette con la sua faccia andavano a ruba. A palazzo continuava però a non essere ben visto. Il re era ancora sospettoso nei suoi confronti, ma l’idea che non sarebbe mai riuscito a sconfiggere Goffredo “il fetuso” lo tranquillizzava.
Manolo era invece preoccupato per il ritrovamento di quel tovagliolo, prova inconfutabile dell’intrusione di qualcuno nelle stanze della principessa. Decise così di avviare delle indagini, cercando di mantenere la massima discrezione possibile: gli unici a sapere di quella storia erano lui e la domestica, e a nessun altro sarebbe dovuta giungere quella voce. La principessa Jenna si era trovata così spesso al centro di questo tipo di scandali che una notizia del genere non avrebbe fatto troppo scalpore, ma avrebbe potuto causare effetti devastanti, se fosse stata resa pubblica durante il torneo che avrebbe dovuto concludersi con l’incoronazione del nuovo re.
Per questo, Manolo decise di appostarsi all’ingresso delle camere della principessa, in modo da scoprire l’identità del misterioso visitatore notturno. Tutto andò liscio, e non entrò nessuno tranne un uomo che somigliava particolarmente a Tito, ma con un paio di occhiali e baffi finti sul volto. Diceva di essere il nuovo collaudatore del letto imperiale, così Manolo lo lasciò entrare. Nonostante le sue spiccate doti investigative, il suo istinto da segugio e la sua impressionante attenzione per i particolari, l’indomani mattina, una prova ancora più evidente fu ritrovata dalla domestica: un paio di calzini con le iniziali T.J.F.C.E.C.P.E.S.C.d.l.S.T.M.G.T. stampate sopra.
Quando la domestica si presentò da Manolo con questa nuova prova, lui stentò a credere che qualcuno era stato più furbo di lui. L’umiliazione fu talmente devastante che cadde in ginocchio, e con le ultime energie che gli erano rimaste, alzò le braccia al cielo urlando <Ti prenderoooooooooò!>.
<Prenderai chi, Manolo?> chiese Groucho, attirato da quell’urlo disperato.
<L’uomo che si è introdotto per ben due volte nelle camere della principessa Jenna. Ma non posso dirtelo, perché è un segr… oh…> rispose lui.
Diversi chilometri più ad ovest, l’esploratore Matusa era ancora in viaggio. Il suo itinerario quel giorno prevedeva di fare tappa nel villaggio di Rottermeier, famoso per la produzione di birra, birra e birra. Appena giunto sul luogo, il suo primo pensiero fu quello di entrare in una locanda, con lo scopo di rifocillarsi e chiedere informazioni. L’ambiente che si respirava era amichevole, e l’accoglienza era calorosa. Ci fu solo qualche sguardo minaccioso quando Matusa ordinò alla cameriera una analcolica.
<Allora, vengono spesso forestieri da queste parti?> disse lui, con voce suadente.
<Sì, soprattutto studenti. Si fermano in città per ubriacarsi> rispose la cameriera.
<Da queste parti viene anche qualche studente dal regno di Qualunque?>
Un silenzio improvviso avvolse tutta la locanda. Una cameriera che stava versando da bere si pietrificò, continuando a versare fino a far traboccare il bicchiere. Al bancone, un cliente rimase immobile, mentre sotto il suo naso passava il boccale di birra che il barista gli aveva appena lanciato.
Tutti si girarono verso Matusa, che capì di averla detta grossa, girò i tacchi e lasciò il villaggio.
Proprio in quel momento, Goffredo “il fetuso” si stava battendo nell’arena. Al contrario dell’andamento degli ultimi incontri, questa volta il suo avversario era in netto vantaggio, ed era quasi riuscito a chiuderlo in un angolo. Infatti, dopo essere stato disarmato della spada, Goffredo fu letteralmente messo in ginocchio, rimanendo col solo scudo per difendersi.
<Ti prego basta, ti scongiuro. Non farmi del male, non sopporto il dolore fisico. Hai vinto tu, io qui non ci volevo neanche venire> disse lui, inginocchiandosi e baciando i piedi del suo rivale il quale provò disgusto per quello spettacolo e si voltò di spalle. Fu proprio grazie a quest’ingenuità che Goffredo riuscì a sorprendere l’avversario, colpendolo alla testa con un cucciolo di foca, e confermando la sua fama di fetuso. La folla rimase sconcertata dal risultato dell’incontro, dato ormai per scontato a sfavore di Goffredo, il quale fu poi soggetto a cori di scherno. L’incontro successivo vide come protagonista Tito, che dominò il suo avversario nella sfida a colpi di asciugamani bagnati. Dopo la sua vittoria, un’ovazione potentissima riempì l’aria, e dagli spalti partì addirittura una ola quando Tito sollevò l’asciugamano del suo avversario. Vedendo questa scena, il re ebbe per la prima volta la sensazione che quel ragazzo potesse veramente riuscire a vincere quel torneo, così si ritirò nelle sue stanze prima della fine dei giochi, infuriato e preoccupato.
   
 
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